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Autore: suni    28/12/2005    2 recensioni
Malandrini. Sogni. Speranze. Desideri. Risate. Lacrime. Attimi di vita sbiaditi dal tempo. Argomento non nuovo ma trattato spero con originalità. Fatemi sapere.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3: GRIFONDORO???!

 

“E ti prego, Jimmy, cerca di non finire in presidenza prima di Natale…”

“Sì, mamma” risponde lui dolcemente, sistemandosi gli occhiali sul naso. La signora Potter lo abbraccia forte quasi da stritolarlo.

“Mi mancherai tanto…” sussurra commossa accarezzandogli i capelli.

“Anche tu, ma’… -risponde lui con il groppo in gola. Si separa da lei lentamente e sorride- Salutami tanto papà!” aggiunge con voce strozzata. Non è mai stato lontano dai suoi genitori per più di qualche giorno, e ora non li vedrà fino a Natale.

La signora Potter gli fa un ultimo buffetto e lo sospinge verso l’Espresso. James le sorride ancora per un attimo, quindi trascina a bordo il suo baule e, dopo un cenno di saluto, si avvia a cercare un posto. Nel corridoio c’è un gran via vai di bambini e ragazzi. Lui ne conosce qualcuno, ma solo di vista, e fa qualche cenno intimidito. Non è un bambino introverso –decisamente- ma è tutto così nuovo da intimorirlo un pochino. E a quel pensiero gli spunta sul viso un gran sorriso: sicuramente sarà grandioso. Ne ha la granitica certezza.

Attraversa un paio di scomparti pieni, e qualcuno in cui non conosce nessuno. Poi, ne trova uno in cui ci sono solo due persone: una ragazza grande, forse dell’ultimo anno, e un ragazzino che probabilmente ha la sua età, che tiene lo sguardo fisso fuori dal finestrino.

“Ciao!! –esclama allegramente- E’ libero qui?”

La ragazza sorride amichevolmente: è molto bella, bruna e con gli occhi chiari.

“Certo, siediti pure” risponde con un gesto del braccio.

“Grazie! –replica lui sistemando il baule- Cominciavo a pensare che fosse impossibile trovare un posto!” si siede lasciando un posto tra lui e il ragazzino, che è rimasto immobile come se non si fosse accorto del suo arrivo.

“Sei del primo anno?” gli chiede la ragazza offrendogli una Tuttigusti.

“Sì, sono un nuovo arrivato –fa un cenno di ringraziamento prendendo la caramella- Io sono James.” Si presenta tendendole la mano.

“Andromeda Black. –risponde lei stringendola- E lui è mio cugino, Sirius” fa un cenno verso il ragazzino, che si ostina a guardare fuori in silenzio.

“Piacere!” risponde James senza sapere se rivolgersi o meno a lui. E’ un po’ intimidito: i Black sono una delle famiglie più importanti del paese, insieme ai Malfoy. Suo padre però dice che sono persone poco pulite.

Andromeda sospira.

“E’ un po’ nervoso oggi. Te lo lascio un custodia, io devo tornare dalle mie compagne –si alza stiracchiandosi- Occhio che morde!” ridacchia.

“Mmh.. Ok –James sorride- Devo avere una museruola da qualche parte!” si tasta le tasche rapidamente, mentre Andromeda ride.

“Ripasso più tardi, ok? Ma ho promesso alla mia compagna di stanza che le avrei fatto copiare… Oh, lasciamo perdere! –sbuffa- a dopo!” saluta prima di uscire dallo scompartimento.

James si sistema più comodamente sul sedile e sospira. Ci mancava solo il musone come compagno di viaggio! Spera ardentemente che qualcun altro venga a sedersi con loro, se quel tizio ha davvero intenzione di rimanere pietrificato per tutto il tempo.

E’ il caso di fare almeno un tentativo.

“Sei anche tu del primo anno?” chiede amichevolmente.

Il ragazzino non sposta neanche lo sguardo, limitandosi a sbuffare.

James leva gli occhi al cielo. Ma il movimento del treno lo distrae.

“WOW!! –strilla alzandosi e appiccicandosi al finestrino- SI PARTE!!! YOO-HOO!!!”

Il ragazzino di nome Sirius sospira teatralmente.

“Fantastico, no?”  chiede James prima di tornare a sedersi. L’altro non dà segno di averlo sentito.

James fissa il soffitto esasperato per qualche secondo.

“Hai veramente intenzione di non parlare finchè non saremo arrivati?” chiede seccato.

“Non ti ho detto io di sederti qui…” risponde lugubre Sirius.

James lo fissa per qualche istante, allibito, e lo osserva: ha anche lui gli occhi chiari e capelli nerissimi, un po’ lunghi, con un viso paffuto da bambino e un naso piccolo un po’ all’insù. Spalanca la bocca per dare una qualche risposta piccata, ma la porta si apre di scatto.

“S-scusate –balbetta trafelato un ragazzino biondo piuttosto grassoccio- P-posso sedermi qui?”

“Sì” risponde James con un’occhiataccia a Sirius.

“Grazie!” risponde l’altro con evidentemente sollievo, sistemandosi a fianco a lui.

“Io sono James Potter, e questa statua qui si chiama Sirius Black, a quanto mi hanno detto” si presenta lui con un sorriso.

“Piacere, io sono Peter Minus” risponde l’altro timidamente.

“Primo anno anche tu?” continua James, contento di poter parlare con qualcuno.

“Sì… Chissà come andrà…” replica Peter con aria preoccupata.

“Alla grande!! –commenta James euforico- Sarà uno spasso! Ci pensate, in un castello pieno di gente, senza genitori e con un sacco di cose fantastiche da –Sirius sospira di nuovo, ma lui lo ignora- imparare!”

Peter sorride leggermente.

“Ho sentito che il soffitto è un cielo, e le scale si muovono come gli pare, e ci sono delle stanze stranissime…” dice un po’ impensierito.

“Wow! – James annuisce entusiasta- E nel lago c’è un mostro!!!”

Peter sgrana gli occhi spaventato.

“S-sul serio?” balbetta.

“Non ti preoccupare, ciccio –Sirius si intromette sprezzante- Non ha mai aggredito nessuno, anche se in effetti tu sembri un pasto saziante.”

Peter arrossisce mortificato, e abbassa lo sguardo.

“Ma che bel sacco di boria abbiamo qui!” esclama James indignato.

Sirius lo guarda storto, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al finestrino.

“Questo tipo è insopportabile…” sussurra James a Peter.

Lui abbozza un sorriso rincuorato. Tutto sommato è stato fortunato, ha conosciuto subito un ragazzino simpatico. Forse saranno compagni…

“Tu in quale Casa pensi di finire?” chiede ansioso.

James sorride e si mette una mano sul mento, meditabondo.

“Tassorosso non è male, ma io spero tanto di andare a Grifondoro, come papà. Tutto ma non Serpeverde!” risponde deciso.

Peter annuisce con vigore.

“Anch’io vorrei finire a Grifondoro! E’ la casa migliore, no?” commenta insicuro.

James si volta verso Sirius.

“E tu?” chiede brusco.

Il silenzio che segue è talmente lungo che James è sicuro che l’altro non risponderà di nuovo.

“Io andrò a Serpeverde” annuncia Sirius tetro, con sicurezza.

James, dandogli le spalle, fa una smorfia a Peter per prenderlo in giro, e questi soffoca rumorosamente una risata.

 

“Qualcosa da mangiare ragazzi?”

James e Peter si voltano verso il carrello con l’acquolina in bocca, mentre Sirius si dà mentalmente dello stupido: si è dimenticato di farsi lasciare la sua parte di galeoni da sua cugina.

James intanto ha monopolizzato le provviste e si è messo a comprare una quantità di dolci che basterebbe per  un’intera squadra di Quidditch.

“Signori –esclama sistemando il tutto sul sedile centrale- Si mangia! Servitevi”

Sirius, sorpreso, si volta verso di lui, e per la prima volta lo guarda: è piuttosto buffo, con degli occhiali rotondi ben piantati sul naso e una zazzera di capelli neri assolutamente arruffati. Non sembra poi così male…

“Terra chiama Sirius, rispondete… -scherza James- Puoi mangiare se vuoi, non ho avvelenato la tua parte… Anche se la tentazione è stata forte” ridacchia.

A Sirius sfugge un piccolo sorriso che subito ricaccia indietro, e scuote lentamente la testa.

“Mangiate pure, io non ho fame”. Risponde. Accidenti: messa così sembra che voglia essere gentile e lasciarli rimpinzare, mentre lui voleva essere scostante.

“Beh, se cambi idea…” aggiunge James addentando una grossa Cioccorana. Ha sorriso. Sir Muso ha sorriso, lo ha visto chiaramente.

Sirius esita a lungo, quindi, lentamente, agguanta una Cioccorana anche lui, e la scarta piano. Quella ha uno scatto improvviso e gli sfugge di mano, andando a sbattere contro un finestrino e poi precipitando in terra. James e Peter scoppiano a ridere, mentre lui si dà alla caccia.

“Ma che diamine…” borbotta, tentando di afferrarla, nascosta sotto il sedile. Peter, colto da un accesso di risa, si sta spalmando tutto il cioccolato sulla faccia e James, nel guardarlo, si è fatto venire le lacrime agli occhi dalle risate.

“AH-HA!! -esclama Sirius afferrando con uno scatto  la Cioccorana. Nel gesto brusco urta il sedile e la valigia che vi è sistemata sopra gli cade sulla schiena- AHIO!…” inizia a lamentarsi, ma poi si volta: James è scoppiato a sghignazzare, ed è il suono più incredibile, divertente e contagioso che abbia mai sentito, tanto che senza rendersene conto sta ridendo anche lui di gusto. Quando l’ilarità del vagone si calma, si rimette a sedere pulendosi i vestiti, e addenta fieramente la preda.

“Non ne avevo mai vista nessuna comportarsi così…” osserva piano Peter, pulendosi la faccia.

“La mia solita iella” replica Sirius scrollando la testa. Quindi si volta di nuovo verso il finestrino.

“Ah no! –esclama vivamente James- Non avrai intenzione di ricominciare a giocare alla bella statuina, adesso!” protesta.

Sirius gli lancia un’altra occhiataccia.

“Chi ti ha detto che avresti incontrato solo persone che morivano dalla voglia di fare amicizia con te, cocco?” replica acido.

James lo fulmina con lo sguardo e torna a voltarsi verso Peter, mentre lui sospira soddisfatto. Ha perfettamente spezzato la familiarità che si stava creando con la storia del mangiare. Del resto, non può mica dare confidenza al primo che passa: lui è un Black, un pezzo grosso. Appoggia la testa al vetro e osserva la campagna, estraniandosi dalle chiacchiere esagitate degli altri due.

 

Sirius si sveglia sentendo frenare il treno, e apre lentamente gli occhi.

“Siamo arrivati! Siamo a Hogwarts!!!” sta starnazzando James al colmo dell’agitazione. Sirius, ancora intontito, segue gli altri due ragazzi fuori dallo scomparto, e appena scesi dal treno raggiungono gli altri studenti del primo anno intorno ad un omone enorme che si presenta come Hagrid: Andromeda gliene aveva parlato.

“Dov’eri finito, cugino?” lo apostrofa sua cugina Narcissa, raggiungendolo. James la osserva incuriosito: è bionda e molto carina.

“Dormivo in uno scomparto semivuoto” risponde lui brusco.

“Già –si intromette James con aria amichevole- era con noi. James” aggiunge tendendole la mano.

“Tanto piacere.” Replica lei petulante senza neanche guardarlo, prima di allontanarsi.

Che razza di famiglia di boriosi…

“Mossa sbagliata, Potter…” commenta Sirius con un sogghigno, incamminandosi verso le carrozze.

Quando giungono in vista del castello, si lanciano in esclamazioni di sorpresa: è enorme, bellissimo e maestoso. All’ingresso, una donna dall’aria arcigna li accoglie.

“Sono la professoressa Donovan, la vicepreside. Benvenuti ad Hogwarts. Tra poco sarete sottoposti alla cerimonia dello smistamento, e poi ci sarà il banchetto”.

“WOW WOW WOW!!!” esclama James entrando nella Sala Grande. Sirius si guarda intorno a occhi sgranati e Peter sembra sul punto di scoppiare in lacrime per l’ansia. Non smette di tormentarsi le mani per tutto il tempo della filastrocca del Cappello Parlante. Chissà in quale casa lo metterà… Spera tanto con James. Lui è così timido e goffo, e ora che ha conosciuto un amico sarebbe un peccato perderlo.

James osserva “Black, Narcissa” dirigersi verso il centro della sala.

“Credi che andrà a Serpeverde?” sussurra Peter.

“Certo. Hai sentito Sirius, no? E poi tutti i Black vanno a Serpeverde” risponde, mentre la ragazzina viene effettivamente mandata con uno strillo in quella casa.

“Black, Sirius!” chiama il cappello parlante.

“In bocca al lupo!” esclama James, mentre il ragazzino si dirige con sicurezza verso il Cappello e se lo calca in testa.

“Oh, ma abbiamo un altro Black, qui… Allora, è facile, vai a…-s’interrompe all’improvviso- Però, però… -Sirius sussulta spalancando gli occhi: però cosa?- Mmh… Astuzia e spregiudicatezza non mancano, è indubbio… Ma coraggio, sprezzo del pericolo e altruismo abbondano nella tua testa… Hai molte qualità qui… Sì, credo che ti manderò a… GRIFONDORO!!!”

Nella Sala cala un momento di assoluto silenzio. Narcissa Black geme, allibita e orripilata, mentre sua sorella Andromeda sorride tra sé. Persino il Preside Silente ha puntato su di lui uno sguardo intenso. Un Black a Grifondoro non si vedeva da molto, moltissimo tempo.

Dopo il momento di shock, la tavola di Grifondoro esplode in un boato di festeggiamento: hanno strappato ai rivali un membro che pareva loro di diritto.

Sirius ha ancora il cappello in testa, e rimane impalato con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta.

Grifondoro? GRIFONDORO???! Non è possibile! Non può essere, c’è un errore! Io sono un BLACK! Sono un SERPEVERDE!!

Ma il cappello rimane muto.

Lancia un occhiata verso il tavolo dei professori, e il Preside gli fa un cenno verso il suo nuovo tavolo. Cercando di non scoppiare in singhiozzi, Sirius si toglie il cappello e va verso i Grifoni, sentendosi pizzicare gli occhi. Non fa neanche caso all’applauso e ai numerosi benvenuto. Cosa dirà sua madre?!!

“Hai visto?” bisbiglia Peter a James.

“Già. Saremo compagni” risponde lui con un sorriso, totalmente certo che quella sarà anche la sua Casa.

I nomi continuano a scorrere, e James ne ascolta solo qualcuno distrattamente, mentre osserva la sala e prega mentalmente di finire tra i rosso-dorati; Diggory Amos, Evans Elizabeth, Goyle Patrick, Lupin Remus…

“Minus, Peter” chiama il cappello. Il ragazzino, tremando, raggiunge il centro della sala e con un gemito indossa il cappello.

“Mmh… che confusione, qui… Sarà un’ardua scelta… Arrivista, come le serpi, fantasioso come i grifoni. Non laborioso, non vai bene a Tassorosso… Forse Corvonero…” inizia il cappello.

Grifondoro Grifondoro Grifondoro Grifondoro…ripete mentalmente lui.

“Oh, ma per andare a Grifondoro ci vuole coraggio, e tu sei molto pauroso, ragazzino. No, io credo che…”

Sarò coraggioso, prometto che sarò coraggioso.

“Oh, in fondo non sei del tutto adatto a nessuna Casa. E allora va bene… GRIFONDORO!”

Peter si toglie il cappello con un sorriso trionfante e corre verso i nuovi compagni, che lo applaudono. Anche James fa altrettanto, e lo osserva tentare di parlare con Sirius –che però è pallido e ha lo sguardo perso nel vuoto- e poi sedersi a fianco ad altri ragazzi. Dopo un po’ torna a seguire lo smistamento. Tocca quasi a lui.

“Paciock, Frank! –chiama il cappello, prima di fare un altro –GRIFONDORO!!” seguito dall’ennesimo scroscio di applausi.

“Piton, Severus –un ragazzino arcigno e pallido, viene mandato a- SERPEVERDE!” e si dirige verso il suo tavolo con aria estremamente soddisfatta.

“Potter, James!” chiama il cappello.

Lui si alza sorridendo e va a infilarselo.

“Beh, non c’è alcun dubbio: generoso, coraggioso ed incosciente, con un forte senso di giustizia: senza scampo, sei un… GRIFONDORO!”

James lancia uno strillo di gioia e raggiunge i compagni tra i festeggiamenti. Quindi corre da Peter.

“Visto? –esclama- Ce l’abbiamo fatta!!!”

 

“Ti ho fatto preparare qualcosa qui, visto che i tuoi compagni avranno già quasi finito di cenare. Poi la professoressa Donovan ti accompagnerà in dormitorio” spiega Silente con un sorriso gentile.

Remus annuisce in silenzio.

“Spero che ti sia chiaro tutto             quello che abbiamo detto, –prosegue Silente- sono sicuro che ti rendi conto che queste precauzioni sono importanti sia per te che per i tuoi compagni.”

Remus annuisce di nuovo.

“Certo, Preside. La ringrazio per…” inizia a dire timidamente

“Non è necessario che tu mi ringrazi, Remus. E’ mia convinzione, e i miei colleghi la pensano perlopiù come me, che tu meriti di frequentare questa scuola come chiunque altro. Sono certo che saprai comportarti coscienziosamente riguardo al tuo piccolo… problema. Ora mangia pure, sarai affamato. Buona notte” si congeda Silente uscendo.

“A presto, Preside” risponde Remus. Aspetta che l’uomo sia uscito prima di iniziare a mangiare lo squisito porridge che ha davanti.

E così, è a Hogwarts. Non aveva mai osato sperare che un giorno avrebbe potuto frequentare quella scuola nonostante sia… Un mostro. Fa una smorfia continuando a mangiare. Dovrà stare molto attento. Se qualcuno lo scopre, di certo tutti lo eviteranno. Nessuno vuole avere a che fare con un licantropo. E li può ben capire. Odia se stesso quando succede. Odia la luna piena, lo terrorizza quel che avviene al suo corpo e alla sua mente durante la trasformazione.

Silente è stato generoso con lui. E’ sicuro che non lo scorderà mai: gli ha dato un’opportunità che non sperava di poter avere. Non ha mai provato tanta riconoscenza verso qualcuno che non sia sua madre. Sorride finendo il piatto, e la professoressa Donovan entra in quel momento.

“Ha finito, signor Lupin?” chiede austera.

“Sì, professoressa” risponde lui docilmente, alzandosi.

“Mi segua, allora. Le mostro la strada per il suo dormitorio” prosegue lei facendogli strada. Remus la segue silenzioso lungo i corridoi del castello, guardandosi intorno incuriosito, mentre alcune armature scattano sull’attenti al loro passaggio; ha sentito storie incredibili su Hogwarts, e ha sempre guardato con invidia ai fortunati che potevano andarvi. E ora si trova lì anche lui, ha paura che sia un sogno. Sorride tra sé.

“Bene –la professoressa si ferma davanti ad un ritratto di una donna grassa che lo guarda incuriosita- la parola d’ordine è: Coppa delle Case.”

Il ritratto si apre per farlo passare.

“Grazie, professoressa” dice lui osservando l’interno: la sala è accogliente, con parecchie poltroncine e alcuni camini nei quali scoppietta il fuoco.

“La sua stanza è l’ultima in cima alle scale della torre: i suoi compagni dovrebbero essere già lì. Buonanotte” spiega la donna prima di voltarsi.

Remus entra, e il ritratto si chiude alle sue spalle. Si incammina lungo le scale osservando l’ambiente, e bussa davanti all’ultima porta.

“Avanti!” sente dire dall’interno. Entra, e si trova davanti altri tre ragazzini, che lo guardano incuriositi.

“Ciao! Ci stavamo giusto chiedendo di chi fosse quest’ultimo letto!” lo accoglie con un sorriso uno di loro, con gli occhiali e i capelli spettinati.

“Io.. Ehm.. Ho tardato un po’” balbetta, impappinandosi.

“Nessun problema. Io sono James Potter, e questi sono Peter Minus –indica un biondino dall’aria sparuta- E Frank Paciock. E Qui –fa un gesto del braccio verso il letto accanto al suo, che ha le tende tirate in modo da nasconderne l’occupante- c’è Sirius Black, ma non è molto loquace”

“Molto piacere. Io sono Remus Lupin” risponde allegramente, lasciandosi cadere sul suo nuovo letto. Si guarda intorno soddisfatto. La camera è piccola ma molto accogliente.

“Ciao” dicono in coro Frank e Peter.

James si sistema meglio sul letto e si sfrega le mani compiaciuto; sorride genericamente agli astanti e si toglie gli occhiali per pulirli.

“Bene, ce l’abbiamo fatta! –esclama euforico- Siamo a Hogwarts e a Grifondoro! Non vedo l’ora di dirlo ai miei genitori!”

“A-anche io! Mamma sarà così contenta!” aggiunge Peter gongolante.

“Oh sì! Mio padre mi regalerà sicuramente qualcosa di fantastico per festeggiare. E anche i miei nonni ci tenevano tanto!” commenta Frank sdraiandosi. James gli sorride: sembra simpatico, e inoltre è appassionato di Quidditch quasi quanto lui, a quanto gli ha detto poco fa. Andranno sicuramente d’accordo.

“Beh, papà è un Babbano, perciò non ne capisce molto, ma anche mia madre sarà sicuramente felice della mia sistemazione. E…” commenta Remus pensieroso.

“OH, PERFETTO!!! –la tenda del letto di Sirius si spalanca all’improvviso, per rivelarne l’infuriato occupante- DAVVERO GRANDIOSO! STATE TUTTI A GONGOLARE PER LA VOSTRA GRANDE VITTORIA, COMPLIMENTI!!” sbraita.

Gli altri quattro lo guardano a bocca spalancata.

“Ma perché scusa? Grifondoro è un’ottima casa…” inizia James perplesso.

“COME NO!! PIENA DI DEFICIENTI E MEZZE CARTUCCE, DAVVERO IL MASSIMO!!” ulula Sirius lanciando il cuscino contro il muro.

“Mio padre era a Grifondoro…” sibila James risentito.

“QUESTO SPIEGA MOLTE COSE, NON CREDI??!!” replica l’altro quasi ringhiando.

“Perché non ti dai una calmata, adesso? In fondo non…” inizia Remus gentilmente.

“E tu non permetterti di parlarmi, Mezzosangue!” lo interrompe Sirius livido, con un’espressione disgustata.

Cala un attimo di silenzio generale.

James balza in piedi.

“RITIRA SUBITO QUELLO CHE HAI DETTO, BLACK!” intima infuriato.

“Altrimenti che mi fai, Potter? Oh, certo, corri da quel babbanofilo di un Auror degenerato di tuo padre a dirgli quanto è cattivo il tuo compagno di stanza??” lo sfotte Sirius aggressivo.

James sussulta e gli si avventa contro a pugni stretti.

“Non importa –Remus si è alzato e lo tira per un braccio- Grazie, James, ma non me la sono presa. Lascialo perdere”

Lui rimane indeciso per qualche istante. Poi torna a sedersi impettito.

“Ecco, bravo, Potter, tornatene nel tuo lettino. Ti sei subito trovato un bell’amichetto, no? Che fortuna –fa un’altra smorfia schifata a Remus- Lo dicevo che questa casa fa schifo! Io dovevo andare a Serpeverde! Io SONO un Serpeverde! …Grifondoro..! GRIFONDORO???!” urla ancora il ragazzo prima di chiudersi in bagno.

“E magari ti ci avessero mandato, a Serpeverde, così non scocciavi noi…” brontola James arrabbiato.

I quattro ragazzini si scambiano qualche occhiata scettica e scocciata, prima di scoppiare a ridere.

 

   
 
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