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Autore: Thumbelina    29/01/2011    2 recensioni
- Parlo per esperienza personale, dico davvero, i piani A riservano spesso complicazioni. Certo, molto probabilmente ne riservano molte anche i piani B ma non ci fu un piano B nella nostra storia, e non mi va di parlare di qualcosa che non conosco. Quello che volevo raccontarvi quest’oggi è come…
(per informazione, posso fornire solo 5 personaggi perciò ho dovuto sintetizzare ma penso che anche Astoria Greengrass, Ginny Weasley, Pansy Parkinson e molti serpeverde possano considerarsi personaggi di notevole importanza)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Problemi nella secret room

Blaise si scostò dalla finestra e si guardò intorno: Draco che faceva avanti e indietro per tutto il perimetro del grosso tappeto persiano rosso a ghirigori panna e blu, Daphne mollemente sdraiata sul divano con una gamba scomodamente appoggiata alla spalliera, Tiger e Goyle seduti sui due sedie a caso, visibilmente in imbarazzo che si guardavano l’un l’altro con fare interrogativo, Pansy seduta sulla sua poltroncina viola ciclamino che contemplava ammirata il suo Draco: la secret room di casa Zabini si era insomma appena ritrasformata nel loro quartier generale.
- Che la riunione abbia inizio. - sancì Draco senza alzare gli occhi dal tappeto, continuando a camminare nervosamente.
Pansy si lisciò la gonna sulle gambe e portò i capelli dietro le orecchie prima di assumere un’espressione attenta ed interessata.
- Blaise, ti dispiace venirti a sedere, per favore – fece Daph alzando lo sguardo verso il moro – mi metti ansia stando lì in piedi così.
Blaise si allontanò subito dalla finestra e, dopo aver preso un bicchiere di cognac dal tavolinetto di legno accanto al camino, si sistemò a sedere su uno dei braccioli del divano di Daph.
- Allora, Dra – fece il ragazzo portando l’alcol alla bocca – quale sarebbe il motivo di questa riunione speciale? Qual è il problema?
- Già – confermò Daph – e poi perché tanto affollamento? – aggiunse volgendo lo sguardo verso Pansy, Tiger e Goyle.
Pansy arrossì stizzita. Era vero, non era solito che lei, Tiger o Goyle fossero ammessi alle loro riunioni, ma era proprio questo che rendeva quella sedata così speciale: il suo adorato Draco Malfoy aveva voluto che ci fosse anche lei quella sera: si doveva discutere di una questione importante.
- Loro li ho invitati io – rispose Draco – la faccenda è importante.
La bionda si lasciò ricadere sul divano, parzialmente saziata da quella risposta, senza sentire comunque il bisogno di far ulteriori domande.
Il suo sguardo vagò nuovamente su Pansy. Nell’abbigliamento della ragazza, nel suo contegno per quell’occasione speciale, si leggeva chiaramente un timido e faticoso tentativo di far buona impressione, di rivelarsi degna dell’onore tanto grande a cui era stata resa partecipe. Come un’iniziata a una setta segreta si stringe timida e impaurita nelle proprie ginocchia, cercando di mostrarsi degna di quell’ammissione, così Pansy Parkinson, i corti capelli corvini, la gonna corta di colore nero lisciata sulle ginocchia, la camicetta grigia a colorarle il petto, il giacchino nero a nasconderle le spalle, conservava la sua espressione attenta e partecipe, vogliosa di dire la sua, desiderosa di venir invitata alla prossima riunione. Tutto in quella ragazza quella sera ammetteva un che di terribilmente patetico, pensò Daph vagando lo sguardo dai suoi orecchini grigi a catenella alle sue ballerine laccate di nero che se la ragazza si fosse lasciata cadere in ginocchio supplicando lei, Blaise e Draco di ammetterla al loro gruppo probabilmente il tutto sarebbe apparso meno esplicito.
Non fraintendetemi, non era odio quello che provava nei suoi confronti, solo pena, insofferenza, fastidio al pensiero che una persona così vuota ed assolutamente priva di personalità venisse ammessa alle loro riunioni.
Non che Pansy le fosse antipatica, anzi, le due ragazze erano praticamente cresciute insieme, causa le loro madri, amiche fin dai tempi della scuola, lei e Pan avevano condiviso le estati, le cene a casa dei suoi, le feste di capodanno. Daphne ricordava ancora le solite ramanzine dei propri genitori su come avrebbero di gran lunga preferito per la loro primogenita un portamento ed un contegno che un’amicizia femminile come quella con la giovane fanciulla di casa Parkinson le avrebbe probabilmente garantito, ma, fortunatamente, nulla in quei sedici lunghi anni era riuscito a staccare Daphne dal profondo legame d’amicizia che l’univa a Draco e Blaise. Certo, un legame che i suoi condannavano, un legame che aveva fatto sì che la loro splendida primogenita si trasformasse nello sconsiderato maschiaccio che ora era, un legame che, ai tempi dell’infanzia, il signore e la signora Greengrass avevano cercato di troncare tramite punizioni e sabati pomeriggio passati segregata in casa, povera Daph, ma neanche questo era riuscito a dividerla dai suoi amici, che si erano presentati più volte, piccoli nei loro otto anni, a chiedere a lord e lady Greengrass di mettere in punizione anche loro, affinché anche il castigo diventasse un ben gioco, e che, passando dalla finestra della camera della bambina, erano riusciti a raggiungerla tutte le volte che i suoi non le avevano permessi di uscire. E con gli anni, a forza di perdere, i Greengrass avevano smesso di provare, ed avevano accettato quel legame indissolubile fra la propria figlia e i due giovincelli, e meno male che c’era astoria, sorella minore di Daph, dolce fiore all’occhiello della famiglia Greengrass che con i suoi modi composti, gentili ed educati da damina era riuscita a riabilitare persino il nome della sua scampanatissima sorella maggiore.
Ma, tornando al rapporto Pansy-Daph, le due, costretta ad amicizia forzata, non avevano poi mai legato così tanto, al punto che, anche se Pansy avrebbe probabilmente venduto l’anima al diavolo pur di entrare a far parte di quella cerchia ristretta di persone che la Triade Blaise-Draco-Daph ammetteva alla propria presenza, mentre Daph, il cui carattere forte e determinato l’aveva portata a divenire la ragazza che ora era , non considerava la giovane Pan né più né meno di quanto considerasse tutte le altre ragazze della casata che le venivano dietro a scuola.
Certo, essendo cresciute insieme Pansy sapeva ogni cosa di Daph, sapeva delle sue marachelle mai castigate, dei suoi casini mai scoperti, sapeva di Leslie, sapeva tutto, come del resto anche Daph era a sua volta custode di tutti i segreti di Pan, ma, al contrario della prima, custode smaniosa e curiosa, onorata del compito che le era stato dato, la seconda compiva passivamente il proprio mestier di custode, come un la guardiano annoiato che non sa e non vuol sapere cosa vi sua nella teca che protegge, e che, distratto appena dal passaggio di un qualcosa di più interessante, potrebbe facilmente abbandonare il noioso compito senza curarsi di ciò che custodiva.
Così, la giovane Greengrass non aveva mai detto a nessuno della cotta di Pansy nei confronti di Draco, né della brutta lite che, all’età di dodici anni,. era esplosa fra la mora e i suoi genitori, né della sua antipatia nei confronti di Tracey Davis, ma non per vocazione amichevole alla conservazione del segreto, ma semplicemente perché questo non le sembrava così interessante da poter essere brama delle sue attenzioni.
- “Una questione importante” – sottolineò Blaise Zabini facendo il verso all’amico – non è ancora cominciata la scuola e tu già ci assilli con i tuoi problemi, Dra?
- Questo è più serio – rispose Draco – è un problema enorme che è nato fra me e i miei genitori, e voi dovete aiutarmi.
- Sai, Dra – intervenne Daphne arrotolando una ciocca dei suoi bellissimi capelli intorno alle dita – il tuo mancato aumento annuale della paghetta non credo possa considerarsi un così gran problema degno delle nostre attenzioni… o della presenza di così tanta folla…
Sottolineando ancora una volta l’inadeguatezza della loro presenza, Daphne concentrò stavolta lo sguardo si Tiger e Goyle. Il primo arrossì indietreggiando con la sedia, mentre il secondo, per sottrarsi dall’imbarazzo, si alzò camminando fin al tavolinetto di legno per prendere un bicchiere di cognac.
- Prendine due – fece Draco distrattamente.
- Tre – rincarò Daphne – ed il mio fammelo doppio.
Il ragazzo si fermò un momento a guardare perplesso i bicchieri di vetro. Prenderne tre insieme si dimostrava un’impresa più ardua del previsto. Dopo aver temporeggiato un momento tra l’ipotesi di portar uno alla volta i bicchieri e quella di ribellarsi agli ordini dati, incastrò poi il proprio bicchiere di vetro fra i denti e le labbra, prendendo quindi con le mani libere i bicchieri che consegnò prima a Draco poi a Daph.
- Avevo detto di farmelo doppio – incalzò Daphne.
- Fattelo da sola, - rispose lei Gregory, tentato alla ribellione dalla mondana insofferenza di Daph – ce l’hai la bacchetta.
Daphne lo guardò per un secondo. Intorno a se poteva immaginarsi l’espressione di tutti i partecipanti a quella assurda riunione: Draco che continuava a fare su e giù per la stanza, Pansy che si irrigidiva incredula, Vincent che indietreggiava ancora come a mettersi al riparo dalla caduta delle macerie della bomba che stava per esplodere, Blaise che lasciava che un sorriso di divertimento gli colorasse il volto accompagnato da un cenno di diniego. Anche Gregory, nel frattempo, doveva essersi a sua volta reso conto dell’errore commesso, ed era indietreggiato a sua volta, mordendosi le labbra e muovendo convulsamente le mani.
In quel breve lasso di tempo che Daphne passò distrattamente a immaginarsi tutto questo, intanto, fatta eccezione per il suono sordo dei passi di Draco sul pavimento, era calato il silenzio.
- Non uso la magia fuori da hogwarts – rispose semplicemente Daphne, mentre la semplicità della sua risposta disinnescava silenziosamente la bomba – non voglio essere espulsa. Fammelo doppio.
- Lascia, faccio io – fece Blaise togliendo bruscamente l’alcol di mano al ragazzo, e, strizzando l’occhio all’amica come a complimentarsi con lei del modo brillante con cui era riuscita ad uscire da quella brutta situazione.
- Oh sei un angelo, Blaise, – enfatizzò Daphne ridendo, mentre Blaise estraeva la bacchetta dalla tasca dei pantaloni, puntandola contro l’alcol dell’amica – forse dovrei seguire i consigli di mia madre e sposarti!!
Il moro scoppiò a ridere mentre la bionda gli toglieva di mano il bicchiere. Il gioco era divertente, la battuta ben fatta, e l’umorismo sottile di Daph era andato perfettamente a scagliarsi contro quella patina di sottile ostilità che ornava il rapporto delle loro madri fin da quando loro due avevano appena 9 anni.
Il motivo era semplice. La bionda ed austera Temperance Greengrass avrebbe notevolmente gradito unire la sua figlia primogenita con il rampollo di casa Zabini, ma Tabitha Zabini, madre del ragazzo, aveva più volte cortesemente respinto le proposte di Temperance poiché la cara Daphne, già nei suoi primi anni di vita, era riuscita a farsi conoscere in tutto il mondo magico non solo per la sua stupefacente bellezza, ma anche per la sua totale inadeguatezza alla vita di alta società.
Daphne il maschiaccio, Daphne viziata, Daphne presuntuosa, Daphne arrogante, Daphne costantemente annoiata, Daphne mangiatrice di uomini, Daphne ribelle, Daphne spregiudicata, Daphne insomma pessima moglie, e di certo i Zabini non avrebbero dato in sposa al loro coccolato e prezioso unico figlio una ragazza del genere.
Al contrario, infatti, tanto Tabitha Zabini quanto Narcissa e Lucius Malfoy non vedevano troppo di buon occhio l’amicizia dei figli con quella ragazza. Certo, anche loro avevano nel corso degli anni ripetutamente provato ad allontanare da lei i propri figli, ma i loro tentativi fallivano come quelli di Temperance erano già falliti.
- Non è una questione di paghetta – riprese Draco mentre un sorso di cognac gli pizzicava in gola – è una faccenda più complicata.
- Quanti misteri!! – lo canzonò Daphne – hai intenzione di dirci di cosa si tratta o no??
Draco Malfoy smise un momento di camminare. L’attenzione di tutti i partecipanti alla riunione era ora rivolta verso di lui, in attesa della sua risposta. Pensò di farsi aspettare.
- E’ un problema molto grave – sottolineò – gravissimo, lo definirei.
- E dai, Draco, non farci preoccupare – fece Pansy giocando convulsamente con le mani.
- È una faccenda delicata – marcò ancora il ragazzo, poco soddisfatto della suspence che fin ad allora era riuscito a creare.
- Di che cosa si tratta, capo?- fece Vincent – c’è da menare qualcuno??
- Magari, Vince, magari – riprese Draco con fare melodrammatico – la questione è molto, molto più complessa.
Blaise sbuffò sonoramente. Conosceva Draco dalla bellezza di sedici anni, lo conosceva da abbastanza, insomma, per sapere che l’amico non si sarebbe deciso a parlare fino a che tutti non si fossero finti assolutamente curiosi ed ansiosi di sentire cosa gli fosse successo. A pensarci bene, era una ragazzo alquanto viziato. Probabilmente, pensò Blaise, molto presto Daphne lo avrebbe bruscamente interrotto, dicendo schiettamente qualcosa del tipo "Draco, basta con la commedia, se devi dire qualcosa diccelo senza fare tante storie, altrimenti io me ne vado, non ho mica tempo da perdere io.". Al che Draco, sminuito, avrebbe crucciato un momento il viso, e poi, ripresosi in un millisecondo, avrebbe finalmente esposto il suo grande problema. Eppure lo sapeva anche lui che Daphne non se ne sarebbe mai andata. Era la loro migliore amica, lo era sempre stata, da otto anni a quella parte, e in tutti gli anni che la loro amicizia era durata la ragazza non aveva mai lasciato una riunione prima della sua conclusione, benché minacciasse di farlo praticamente tutte le volte. Gli era rimasta vicino, facendoli rendere spesso conto che quelli che hai loro occhi apparivano grandi problemi, erano in realtà minimi, e si potevano risolvere facilmente. Ed in più era estate, e Blaise Zabini pensò che la cara Daph avrebbe pagato oro e diamanti affinché quella riunione non finisse mai.
- Vuoi dirci qual è il problema o cosa, Dra?? – disse Blaise riemergendo dai propri pensieri.
- Già, - confermò Daph – non tirarla per le lunghe: dicci il problema.
Draco annuì, alzando le sopracciglia bionde. Il suo grande momento era arrivato, la suspence era cresciuta, ed ora il suo grande problema era finalmente degno di essere esposto.
- I miei genitori sono terribili – disse infine – li, odio, voglio costringermi a…
La vista di Daphne Greengrass che lo fulminava con un’occhiata pensando di non venir vista e che un’espressione offesa di girava dall’altra parte per non guardarlo distrasse Draco dai propri pensieri. Si morse le labbra. Forse non avrebbe dovuto invitarla. Di sicuro Daphne Greengrass non era certo la persona più adeguata da includere in un discorso di lamentele nei confronti dei propri genitori. Anche Draco doveva ammetterlo: per quanto improponibile fosse stato l’ordine dei suoi genitori era chiaro che questi lo adoravano come nessuno, e per nulla, nulla al mondo avrebbe mai voluto scambiarli con quelli di Daph. Pensò che la ragazza avrebbe fatto un commento. Pensò che avrebbe detto qualcosa del tipo: "Smettila di lamentarti, Dra, io pagherei per avere genitori come i tuoi." o come: "Ma quanto sei melodrammatico, Dra, i tuoi non sono poi tanto male, vuoi fare a cambio??". Pensò che probabilmente avrebbe fatto meglio a rimanere zitto. Ma come gli era venuto in mente di parlare di un problema simile con Daph?!? Si sentiva un verme.
Alzò lo sguardo verso il suo amico Blaise, mordendosi le labbra, sperando che il moro riuscisse a salvarlo in corner, e questo gli dedicò una muta occhiata di lieve rimprovero, prima di rivolgersi a Gregory Goyle.
- Hey, Greg – fece il ragazzo – prendi un altro bicchiere per Daph. Faglielo triplo.
Daphne alzò gli occhi verso i due ragazzi, sorridendo spiacente, come un amico che mette ridendo fine a una lite, e prima il suo sguardo si posò su Blaise, che le strizzò l’occhio complice, per poi vagare con lo sguardo fino a Draco, che si mordeva ancora le labbra colpevole, ma i cui occhi vivaci sorridevano chiedendole scusa. La ragazza gli sorrise scuotendo la testa, pensò a qualcosa di divertente da dire, qualcosa per sdrammatizzare, qualcosa che avrebbe smorzato quel filino di tensione che per qualche secondo si era andata istaurando fra la magica Triade, ma non le venne in mente nulla, e così si drizzò a sedere, sorridente, e fece gioviale:
- Allora, Dra, che cos’ha combinato stavolta il povero Lucius??
- Sposarmi – rispose Draco – mamma e papà hanno detto che devo sposarmi.
Blaise Zabini sprofondò in una grossa risata, mentre Pansy Parkinson trasaliva al suonon di quelle parole. Era forse per questo che lei era lì? Era forse per questo che Draco aveva scelto di convocare anche lei quella sera? Draco Malfoy, il ragazzo di cui aveva una cotta da ben cinque anni stata forse per chiederle di…?
- Ovviamente – riprese Draco – ovviamente, non ho la minima intenzione di farlo, non sono uno che si sposa io.
Blaise continuava a ridere divertito, non potendo dar torto all’amico. Draco Malfoy, da molte definito uno dei ragazzi più gettonati di hogwarts, non soleva sprecar in ragazze il suo tempo prezioso. Non che fosse così bello. Insomma, un bel ragazzo, ma nella media, ma quella sua aria da bastardo, da ragazzo irraggiungibile, da bello e dannato, per non dire i suoi soldi, attiravano a lui un numero considerevole di ammiratrici. Certo, non era andato a letto con tutta la fauna femminile di hogwarts come lo stesso Blaise Zabini, definito a parer comune uno fra i dieci ragazzi più belli di hogwarts, ma, francamente, non gliene importava molto. Non era un tipo alla Blaise lui, le ragazze ed il sesso non erano il suo bisogno primario, anzi. Certo, il sesso non gli dispiaceva mica, semmai il contrario, ma di certo non andava costantemente in giro per hogwarts a caccia di nuove amanti come il moro faceva ben troppo spesso. Anzi, era così ottuso, così non curante nei confronti di ogni cosa non fosse lui, così poco interessato che gli capitava molto di rado di rendersi conto di piacere a qualcuno, e spesso dovevano essere Blaise o Daphne a farglielo notare. C’era una cosa in particolare che gli piaceva poi delle ragazze, di quelle che gli venivano dietro, da loro gli piaceva venir coccolato. Da bambino viziato il quale Draco Malfoy era sempre stato, era chiaro che puntasse all’adorazione. Bramava esser ricoperto di attenzioni, a meno che queste non diventassero petulanti, godeva di baci e coccole, quando andava a lui però, gli piaceva esser lodato, amava i complimenti, ma mai azzardarsi a fargli una critica, o anche solo un apprezzamento mal fatto, perché era molto, molto suscettibile. Blaise si chiedeva davvero come facessero le ragazze a non stancarsi di lui…
Comunque, ritornando a Draco, questo rimaneva in piedi al centro del grosso tappeto, spettando che l’amico smettesse di ridere.
- Blaise, la faccenda è seria – lo rimproverò.
- Oh sì che è seria – commentò il moro sforzandosi notevolmente per riuscir a smettere di ridere – non sei certo il tipo che si sposa tu.
- Infatti! – confermò Draco – ma i miei sono stati irremovibili.
- E chi hanno scelto? Con chi ti dovresti sposare, allora? – chiese ancora il moro.
- Hanno detto che posso scegliere da solo – rispose lui Draco – hanno detto che si fidano di me e che sono sicuri che non li deluderò.
- È bello che i tuoi si fidino di te, Draco – commentò Daph sorridendo – magari avessi io dei genitori così!
- Già – rispose Draco – ma io non voglio sposarmi lo stesso.
- Che cosa pretendono che tu faccia i tuoi genitori? – chiese Blaise tornando ad essere serio, accavallando le gambe – che tu fermi forse la prima ragazza che capita e che, inginocchiandoti dinnanzi a lei, tu le dica “sposami”?!?
- No, non proprio – rispose Draco accennando a un sorriso – vogliono che prima della fine dell’anno scolastico io trovi una ragazza con cui voglio stare e con la quale sarei disposto a sposarmi. Non è pazzesco?!?!?!?!
- Forse dovresti semplicemente sceglierti una ragazza di una buona famiglia – propose timidamente Pansy – una ragazza che sia ben disposta a sposarti e presentarla ai tuoi genitori. La vita da sposati non è poi così male.
Daphne Greengrass trattenne un conato di vomito. Non solo Pansy con quell’insulsa proposta stava palesemente alludendo a se stessa, patetico, ma in più con quell’ultima frase la ragazza con i capelli corvini si era appena guadagnata tutta la sua antipatia. Solo una persona molto, molto stupida avrebbe potuto affermare che un matrimonio forzato a 17 anni non fosse poi una così grande catastrofe.
Trattenne il respiro.
- Lo ripeterò ancora una volta, Pan – riprese Draco trattenendo la rabbia – in caso non fosse già chiaro: io non voglio sposarmi!! Allora, qualcuno di voi ha un’idea su come farmi sfuggire alle nozze?? Draco Malfoy incrociò le dita. Se nei dieci secondi successivi alla sua richiesta d’aiuto nessuno dei partecipanti alla riunione avesse tirato fuori una buona idea, molto probabilmente avrebbe dovuto presto rinunciare alla sua fantastica vita da scapolo. Vagò con lo sguardo su tutti i partecipanti alla adunata. Tiger e Goyle, in imbarazzo sulle loro seggiolette, il secondo con il suo bicchiere di vetro ancora in mano. Draco si chiese perché mai li avesse invitati. Insomma, non erano certo le persone più adeguate per dare un buon consiglio, per partorire una buona idea. Il ragazzo li conosceva da 9 anni, i tre si erano incontrati ad una cena organizzata da suo padre a cui avevano partecipato anche lady e lord Tiger e Goyle con i rispettivi figli Gregory e Vincent, e Draco, giocando al re e ai cavalieri nella sua cameretta, era riuscito fin da subito a sottometterli alla sua autorità, autorità alla quale i due ragazzi non erano ancora riusciti a ribellarsi. A volte, ma solo a volte, Draco pensava che fosse solo questione di tempo, che prima o poi si sarebbero staccati da lui, e questo lo faceva star male. Il suo ego spropositato aveva un assoluto bisogno di loro, e, quando se ne sarebbero andati, non sarebbe più stato il capo di nessuno. questo pensiero di solito lo rattristava un poco, ma poi, di solito, Vince entrava in camera sua dicendo qualcosa del tipo: "Salve, capo, ci sono ordini per noi?", e a Draco ritornava il sorriso. Loro non lo avrebbero abbandonato mai.
Spaziò poi con lo sguardo su Pansy Parkinson, la ragazza arrossì terribilmente e scavalcò e riaccavallò palesemente le gambe, ma Draco non se ne chiese il perché. Quella ragazza non era certo un genio, ragionò Draco, e di certo quella che aveva inoltrato pochi secondi prima era la proposta migliore che fosse riuscita ad avere, e questo era deprimente, ma Draco era ben consapevole di non potersi aspettare poi tanto da lei. Non era certo Pansy Parkinson un così gran genio, non lo era mai stata, e nessuno con un po’ di cervello si sarebbe mai rivolto a lei per un consiglio o per una consulenza. Draco ripensò al perché l’avesse invitata lì. Si era appena congedato da Greg e Vince quando l’aveva incontrata, lei gli era corsa incontro gridando il suo nome, muovendo le mani a mo’ di saluto, e in pochi secondi gli era stata dinnanzi. Pansy Parkinson, i corti capelli corvini fermati in un codino, i jeans scuri a fasciarle le gambe, una canottiera dal colorito cangiante che però non riusciva a ricordare, le ballerine verdi smaltate, che gli fecero pensare che molto probabilmente anche la canotta dovesse essere di quel colore, gli si parò davanti con un sorriso. Draco ricordò che la ragazza gli avesse chiesto qualcosa del tipo: "Di che cosa stavate parlando?", e che lui aveva semplicemente risposto con un "Riunione a casa Zabini stasera, per un mio problema da risolvere, è alle nove di sera, vieni se ti pare.". Dopo aver detto ciò aveva visto il volto della ragazza illuminarsi ed il suo sorriso ingigantirsi fino al limite del verosimile, prima che, ancora sorridente, la ragazza gli rispondesse che non sarebbe mancata per nessun motivo al mondo.
Ed ora, guardandola dinnanzi a se intenta com’era a lisciarsi i capelli neri, però che molto probabilmente aveva fatto la scelta sbagliata ad elargire anche a lei quell’invito, e che, ancor più probabilmente, la sua presenza avrebbe apportato a quella riunione un contributo pari, se non inferiore, a quello della poltroncina sulla quale sedeva. Draco si soffermò un momento sul suo abbigliamento. I colori più tenui, la minigonna, i capelli lisciati a sfiorarle le spalle. A quanto pare la ragazza doveva essersi cambiata d’abito prima di recarsi là, e Draco si chiese per meno d’un millisecondo perché mai avesse pensato di farlo.
Poi al poco interessante argomento Pansy Parkinson andò a sostituire la figura del suo migliore amico Blaise. Il moro, che fino a poco prima rideva sguaiatamente, sedeva ora serio e composto sul suo solito braccio del divano e, captati, come solo lui e Daphne sapevano fare, tutti i suoi pensieri, si divertiva a fargli le boccacce, in modo da portarlo al riso ed allontanarlo da giudizi e riflessioni. Era solito di Blaise cercare di distrarlo dai propri pensieri, era il suo gioco, quello di riuscire a sdrammatizzare in qualsivoglia situazione, per quanto tragica essa fosse, e così il suo amico tentava di riportarlo alla serenità anche in presenza di un’imposizione così drastica. Pur non essendo in vena di scherzi, pur se avrebbe di gran lunga preferito che l’amico lo lasciasse pensare in pace, pur non essendo affatto divertito dal suo gioco, apprezzando lo sforzo del moro finse comunque un lieve sorriso, ed il suo sguardo si concentrò stavolta su Daph.
Se c’era qualcuno in quella stanza che fosse in grado di salvarlo quel qualcuno era senza dubbio lei. Furba, intelligente, abile come stratega, era per quello che era l’unica esterna ammessa alle riunioni della squadra Serpeverde di quiddich. Era lei che creava le loro strategie di gioco, lei che si era occupata di riarredare i loro spoiatoi, anche se guai a chi le proponesse di salire su una scopa.
Così, l’alcibiedica Daphne Greengrass si presentava quella sera come la sua unica possibilità di salvezza.
Anche la ragazza, mentre Draco si concentrava su di lei, intercettò il suo sguardo, e così, plasmando le labbra rosee in un lieve sorriso, allo scadere del settimo secondo disse:
- Forse un’idea ce l’ho io.
Draco Malfoy trattenne in un respiro tutta la voglia di mettersi a saltellare dalla gioia idolatrando Daph come una dea e, dopo aver contenuto l’enorme sorriso che gli era appena comparso sul volto, chiese sollevato:
- Un’idea? Davvero? Ti prego fa che sia buona!
- Oh ti avverto – rispose ridendo Daph – non ti piacerà affatto.
- Sono tutto orecchi – rispose lei Dra – farei davvero qualsiasi cosa pur di sfuggire alle nozze.
E mentre Daphne rideva ancora l’attenzione di tutti in quella sala ritornò a concentrarsi su di lei: Draco, anche aspettava bramante di sapere quale soluzione Daph avesse mai trovato per risolvere il suo problema, Blaise, incuriosito e divertito dalla scena, Tiger e Goyle, curiosi anche loro a questo punto di sapere come il tutto sarebbe andato a finire, ed infine Pansy Parkinson, scocciata ed invidiosa del fatto che l’idea brillante che avrebbe salvato il suo Draco non fosse venuta a lei. Certo, se l’idea-soluzione fosse venuta in mente a lei questo avrebbe sicuramente portato Draco a un livello più alto di considerazione nei suoi confronti, ma ormai… ormai la sua unica speranza era che l’idea di Daphne si rivelasse deludente, in modo da poterne partorire lei una migliore.
- La mia idea è la seguente. – espose Daphne portando con la mano destra i capelli dietro le orecchie – ricordi l’anno scorso? Tabitha e Robert si lamentavano perché Blaise non riusciva a prendere un voto superiore all’”Accettabile” a scuola, e qual è stato il mio consiglio??
- Hum… "studia"?? – ipotizzò Malfoy
- Già, - commentò Daphne – gran bel consiglio, peccato però che il tuo amico qui di studiare non volesse proprio saperne. – Blaise camuffò per qualche momento il viso in una poco credibile espressione spiacente – ed allora, - riprese Daph – abbiamo dovuto cambiare tattica. Ho suggerito a Blaise infatti di cominciare a prendere “Troll” in tutte le materie.
- Daph, – l’interruppe Draco – non ti seguo più. In che modo peggiorare a scuola lo avrebbe aiutato?
- Oh è semplice, amico mio – rispose lui Blaise – visti i miei brutti voti i miei si sono praticamente disperati e così, quando ho ricominciato la mia lunga collezione di “A” loro sono stati ben lieti di accettarla.
- Quindi… - fece Draco Malfoy con la faccia di uno il cui livello di comprensione varia da 0 a -20 – quindi per evitare di sposarmi dovrei prendere Troll??
Daphne Greengrass pensò che molto probabilmente se il suo amico non era il ragazzo più stupido del pianeta poco gli ci mancava per diventarlo, ed anche Blaise, che continuava a guardarla interrogativo come se Draco con quella domanda gli avesse appena strappato le parole di bocca, ci andava molto vicino.
Non è che fossero mai stati due ragazzi geniali, né particolarmente perspicaci, neanche in infanzia. Daphne ricordava ancora le grosse risate che le avevano fatto fare all’età di sette anni, quando erano corsi in lacrime da lei convinti di averle ucciso la bambola. Era accaduto tutto in un pomeriggio d’estate, di un sabato in cui lei era in punizione. Blaise e Draco si erano arrampicati come al solito fino alla finestra della sua stanza per andare a farle compagnia e l’avevano trovata intenta a giocare con una bella bambola che i suoi genitori le avevano regalato il 27 luglio per il suo compleanno. Quando i due le avevano chiesto perplesse che cosa fosse quella “cosa da femmine” che la bambina teneva in mano, lei aveva risposto che quella era Elina, una sua amichetta, ammiccando ripetutamente. La piccola Elina dai boccoli rame, a cui Daphne prestava la voce, si era rivelata sin dal principio alquanto antipatica nei confronti dei due forestieri, e così, quando Daphne si era allontanata un momento per andare in bagno lasciando la bambola seduta su una seggiolina, i due ragazzi ne avevano approfittato e, per vendicarsi di Elina l’antipatica, le avevano tirato contro una pallina rimbalzante verde. La bambola, subito il colpo, era caduta, come ogni altra normalissima bambola avrebbe fatto, e, essendo sdraiata a terra, le si erano chiusi gli occhi. Le risate di gioco di Draco e Blaise si erano spente in fretta; subito i due giovani si erano precipitati sulla bambola: Draco aveva provato senza successo a sentirle il polso, Blaise a rianimarla con un massaggio cardiaco, ma la povera Elina rimaneva ferma immobile senza dare alcun segno di ripresa, con gli occhi, (Blaise le aveva sollevato le palpebre), con gli occhi fissi nel vuoto. Ed in più non le batteva più il cuore. La risposta poteva essere solo una: la sventurata Elina doveva essere morta. Quando la consapevolezza dell’omicidio commesso toccò la mente dei due bambini subito scoppiarono a piangere. Povera Elina, morta per colpa di una pallina verde, cattivi loro che gliela avevano lanciata contro solo per gioco, e povera anche Daph, perdere così una sua grande amica…. E così quando la bambina era ritornata dal bagno li aveva trovati in lacrime, a piangere e a cullare a turno disperati il cadavere della povera Elina, chiedendole fra i singhiozzi mille e mille volte scusa. Quando l’avevano vista, in piedi, perplessa, presso la porta, erano corsi subito da lei a raccontarle, disperati, la brutta notizia. Potete immaginare benissimo da soli che sorpresa che ebbero i due bambini quando la loro amica, dopo aver ascoltato attentamente tutta la loro triste storia, invece di piangere aveva cominciato a ridere a crepapelle! Le ci erano voluti più di trenta minuti buoni per spiegare agli amici che Elina era in realtà solo una bambola, che era finta, che non era morta mica (semmai mai vissuta!), ed altri trenta per consolarli dello spavento preso, ed alla fine i maschietti avevano solennemente deciso che le bambole non gli piacevano, che non erano un bel gioco e non erano roba per loro, e poi tutti e tre avevano cominciato a giocare al gioco dell’oca, un gioco molto meno pericoloso di quella pestifera bambola!
Quindi, come ho già detto, quella non era certo la prima volta che i suoi amici Draco e Blaise si dimostravano totalmente deficienti, eppure il vederli attendere il suo responso a quella domanda così cretina le fece venir su una grandissima voglia di prenderli a schiaffi.
- No che non dovrai prendere “Troll”, pezzo di rimbambito! – lo apostrofò Daph infine.
Un’espressione crucciata e interrogativa colorò per un momento il volto Draco e Blaise.
- Stavo dicendo, - riprese la ragazza – per far accettare ai tuoi il tuo temporaneo celibato basta soltanto che tu finga davanti ai tuoi di voler sposare una ragazza che loro proprio non sopportano, così che quando la lascerai saranno contenti contenti contenti, elementare, non trovi?
- Oh sì, - rispose Draco annuendo – questo ha molto più senso della storia dei Troll.
- Già – commentò sarcastica Daph – ora il problema è trovare una ragazza che non vada a genio ai tuoi genitori che tu possa frequentare, qualche idea?
- Non so. – fece Draco – mamma l’altro giorno ha detto che Tracey Davis aveva dei brutti capelli, pensi che possa andare?
Pansy trattenne il respiro.
- Ma certo che no! – rispose Daphne – non basterà certo un brutto taglio a convincere i tuoi che celibe è bello, ci vuole qualcosa… qualcosa di più.
- Topo una Corvonero? – ipotizzò Blaise.
- Sì, siamo sulla buona strada – rispose la Greengrass – ma io personalmente oserei di più.
- Tipo una Tassorosso o una Grifondoro? – domandò Draco.
- E se fosse una mezzosangue? – ipotizzò la bionda, euforica per la bella trovata.
- Hey, ma vuoi scherzare?!?! – fece Draco schifato – mai e poi mai io oserei uscire con una…
- E se fosse la Granger? – rincarò Blaise.
- Ma sei scemo!?!?!?!?
- Pensaci, Draco – continuò il moro – tuo padre odia la Granger, suppongo che preferirebbe saperti omosessuale piuttosto che innamorato di lei!!
- Oh lei sarebbe perfetta! – commento Daphne.
- Voi due siete fuori!! – rispose loro Draco – anche se io fossi d’accordo la Granger non accetterebbe mai di aiutarmi, appena le dirò il mio piano lei…
- E chi parla di dirglielo?! – fece Daph – basta che tu la faccia innamorare.
- Io??!?!??!!? Fare innamorare la Granger?!?!?!? Impossibile!
- E dai, Draco – fece lui Blaise – tu hai pur sempre un certo fascino, e sei un ottimo, ottimo attore.
Un sorrisetto compiaciuto sfiorò per un millisecondo le labbra di Draco. È vero, lui era proprio un bravo attore.
Era solito fingere di svenire per evitare snervanti cene con parenti ed amici dei suoi, camuffava brillantemente la sua colpevolezza in innocenza quando un professore lo beccava a combinar qualcosa di sbagliato, ed era anche molto abile a recitare la commedia dell’amante dolcissimo per riappacificarsi con una delle sue ragazze se mai ci avesse litigato. Sì, Blaise aveva ragione, forse il suo piano avrebbe davvero potuto funzionare.
- E poi – continuò Blaise – e poi immaginati le lacrime della Granger quando la lascerai, lei cos’ perdutamente innamorata… potresti, (che so?), farti trovare a letto con un’altra ragazza, o magari due ragazze, o potresti dirle che sei stato con lei solo per scommessa, o qualcosa di simile.
- E così prenderesti due piccioni con una fava. – concluse Daphne soddisfatta.
- Da una parte convinci i tuoi che single è bello – spiegò lui Blaise – e dall’altra fai soffrire la Granger: un piano perfetto.
Draco li squadrò entrambi per un momento. Avevano ragione, Blaise e Daph avevano perfettamente ragione. Il loro piano era perfetto, è vero, geniale, brillante, e Draco sapeva che avrebbe potuto funzionare, sì, stare con la Granger, far arrabbiare mamma e papà, mollarla, farla soffrire, e ritrovarsi di nuovo sigle, finalmente, libero da ogni pretesa. Oh sì, il piano avrebbe funzionato, il piano avrebbe sicuramente funzionato, ed avrebbe funzionato solo se lui si fosse deciso a metterlo in atto. Ed era proprio questo il punto: era disposto lui, Draco Malfoy, rampollo di una delle più importanti famiglie purosangue della contea, a fidanzarsi con la mezzosangue Hermione Granger, anche se solo per finta?

Strano, vero? Chi mi conosce come scrittrice può ben sapere che capita di rado, ossia mai, che i miei capitoli siano così lunghi. Di solito sono capitoli di una o due pagine che riesco a scrivere in cinque o dieci minuti, mezz'ora per esaggerare, un giorno o due se mi manca ispirazione. Questa volta invece mi ci sono messa d'impegno per una settimana riportando il capitolo prima a penna e poi a pc, cosa che mi ha preso molto tempo perchè io odio riportare a pc!!! Spero che ne sia valsa la pena. Ora rispondo alle vostre recensioni (scriverle qui mi diverte di più).
VULNERARIA: allora? sono riuscita a far aumentare la tua curiosità o forse ti ho fatto ricredere?? Vedi, parlare con te mi ha fatto bene, questa è la seconda storia che aggiorno nell'arco di una settimana! Spero il capitolo ti sia piaciuto. Baci.
FIFI95: visto che eri curiosa ecco come continua, so che questo capitolo non dice poi molto ma illustra la situazione di partenza sullo sfondo della quale si svilupperà gran parte della storia, proponendo l'immagine di alcuni personaggi ricorrenti. Spero continuerai a seguirmi. Baci.
MALTRERIO: la tua prima dramione??? Sono lusingata! Come puoi ben vedere in questo primo capitolo il fattore dramione non è ancora affatto sviluppato ma la situazione cambierà nel tempo. Spero di non deluderti con questa mia stoira. Baci.
   
 
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