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Autore: Good Old Charlie Brown    01/02/2011    4 recensioni
Una storia dedicata ad un gruppo di personaggi originali. Spero vi piaccia.
Charles, Hac e Gwen sono tre amici che hanno frequentato Hogwarts insieme. La nuova Guerra Magica li porterà ad affrontare i loro limiti e le loro paure.
Corretti i primi capitoli.
Genere: Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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L'Interpretazione dei Sogni.

Capitolo 1.

Dell'interpretazione dei sogni.
(e di paure più o meno nascoste)


   Il sole era già sorto da almeno un'ora, ma le finestre semichiuse lasciavano la stanza di Charles ancora in penombra: egli se ne stava seduto sul letto, respirando affannosamente, ancora piuttosto scosso. Il suo grido improvviso aveva richiamato l'attenzione di sua madre che, piuttosto preoccupata, spalancò la porta della sua camera.
    «Cosa succede, Charlie? Ti ho sentito urlare»
    «Non è niente mamma. Non temere. Solo, un brutto sogno."
    «Un sogno?»
    «Un incubo. Ma ora è passato, non ti preoccupare: i sogni sono solo sogni, no?»
    «Va bene. Quando vorrai fare colazione, il caffè è già pronto». La donna chiuse la porta e si allontanò, lasciando il figlio solo.
    Charles van Pelt non aveva mai frequentato Divinazione. Non è che avesse in antipatia Sibilla Trelawney: semplicemente riteneva che non si trattasse di una materia che fosse possibile insegnare e su cui si potesse fare affidamento. Da suo padre aveva appreso, o forse ereditato, una certa avversione per oroscopi, sogni premonitori e cose di questo genere.
Tuttavia i fatti di un anno prima, all'Ufficio Misteri, per come li aveva appresi dai confusi e spesso contraddittori resoconti del Profeta, gli avevano in parte aperto gli occhi sulla possibilità di fare profezie. (Questo benchè, personalmente, ritenesse che Barnabas Cuffe1 avrebbe volentieri riempito paginate intere sui Ricciolcorni Schiattosi e gli Snorticoli Cornuti del Cavillo se solo avesse pensato di poter vendere qualche copia in più).
E tuttavia, come ripeteva spesso al suo amico Hac (che al contrario era arrivato persino a dare i M.A.G.O. guadagnandosi la stima del Centauro Firenze), "conoscere in anticipo il futuro non è nemmeno lontanamente interessante come averne esperienza in quanto divenuto presente".
     Malgrado ciò il sogno di quella notte lo aveva sconvolto. In precedenza non aveva mai dato alcun peso ai suoi sogni, anzi il più delle volte semplicemente li dimenticava, non conservandone al risveglio il minimo ricordo.  Ora, però ogni particolare di quello strano incubo sembrava essere stato vividamente scolpito nella sua mente e sembrava anche voler  emergere a tutti i costi dalla memoria. Così Charles si ritrovò a ripercorrerlo mentalmente: a partire dalla meravigliosa sensazione di gioia e di libertà della prima parte, quella in cui volava sotto forma di Animagus ("Forse dovrei davvero registrarmi" si disse, ancora una volta, prima di scacciare quel pensiero come irrilevante). Ricordava la gioia nel rivedere Serena e la decisione che, in sogno, aveva preso all'improvviso di lasciarla, per proteggerla da ogni eventuale pericolo ("sarà meglio che lo faccia entro domani sera" pensò fugacemente prima di scacciare anche quel secondo pensiero per ritornare al sogno). E poi il terrore, dapprima nell'insolita sensazione di non riuscire a tornare umano e poi..

    Quasi non riuscì a proseguire; si prese la testa fra le mani, ancora profondamente scosso da ciò che aveva visto, seppure solo in una visione onirica. Si ritrovò, come spesso gli accadeva a pensare tra sé e sé.
    "Cosa diamine significa questa cosa? Può essere una visione? E' accaduto qualcosa di grave a Serena? No, no.... queste sono sciocchezze. Non può essere una visione. Era un sogno, solo un sogno e a Serena non è accaduto nulla....Ma forse potrebbe essere un sogno premonitore, una visione del futuro? No, no! Io non ucciderei mai Serena e poi non potrei mai essere un Mangiamorte. Ma il sogno deve pure significare qualcosa. Non può essere un caso se io, di tutti i sogni che faccio, mi sono ricordato solo questo...".
Accese la luce e si alzò in piedi, vestendosi per andare a fare colazione.  Si muoveva lentamente, sempre immerso nel flusso turbinoso dei suoi pensieri.
    "Calma. Calma, vediamo di riflettere.  Prima di tutto perchè questo mi è rimasto così impresso? Certamente perchè è stato spaventoso. Ma qual'è la cosa che più mi ha colpito, in tutto l'incubo? E' stato quando non riuscivo più a tornare umano? Forse temo che la mia trasformazione in Animagus mi crei qualche genere di problemi....No, è ridicolo. Anche se il Ministero mi scoprisse, non rischierei più di una multa e di qualche mese ad Azaban. Poi c'è stato l'omicidio di Serena" al ricordo, benchè sapesse che non era altro che un sogno rabbrividì. "Quindi forse ho fatto quel sogno perchè temo che lei muoia? Forse, forse....Ma non è stato ancora il punto più spaventoso, quello che mi ha fatto svegliare. Mi sono svegliato solo quando ho visto il viso del Mangiamorte. Quando nel suo viso ho visto il mio."....
  Giunse in cucina e mentre metteva sul fuoco la moka ripensò, quasi senza ragione, ad un fatto avvenuto poco più di un anno prima, un ricordo che, dopo i terribili eventi degli ultimi mesi, aveva come rimosso e che ora, forse in virtù del sogno, gli ritornava prepotentemente alla memoria.


    «C'è qualcosa che non va in un armadio in soffitta»  annunciò Hac con uno sbadiglio «Che ne dici, Jack? Ce ne occupiamo noi?»
    «Prima di tutto, Hac, smettila di chiamarmi Jack! Sai che non lo sopporto! Non riesco a capire perchè non mi puoi chiamare Charles o Charlie o in qualunque modo che comprenda uno qualunque dei miei nomi!» disse Charles levando appena gli occhi da 'Affrontare l'informe'
    «Non mi piacciono i tuoi, nomi 'Charles Joseph', sono brutti. Preferisco di gran lunga Jack»
    «Oh, Santo Cielo! Sentirsi dire che i propri nomi sono brutti da un tizio vanta il nome di Hackluit Gawain Riddle è davvero il colmo» rispose Charles con un sorriso chiudendo finalmente il libro e appoggiandolo sul tavolo. «Comunque, che cosa intendi con ‘qualcosa che non va?’»
    «Oh niente di che, in realtà. Credo che si tratti semplicemente di un Molliccio. Ma sarebbe interessante affrontarlo, non ti pare?»
    «C'è un Molliccio in un armadio?» intervenne dalla poltrona vicina la voce di Gwen O'Sullivan. «Non è che sia poi molto interessante. Li abbiamo affrontati con Lupin, al quarto anno, e li avremmo affrontati anche prima se solo avessimo avuto professori di Difesa almeno decenti. Alla fine sono piuttosto innocui»
    «Non è questo quello che intendo» ribattè Hac «Voglio dire: i Mollicci fanno vedere le nostre paure più profonde no? Sono proprio curioso di vedere quali sono...»
    «Se ben ricordo, Hac - lo interruppe, sempre sorridendo Charles - il TUO Molliccio si era trasformato in un Lupo Mannaro...il povero prof. Lupin deve aver preso un mezzo colpo» Scoppiò a ridere, insieme a Gwen. Hac incrociò le braccia, fingendosi risentito.
    «Oh, ma il prof. Lupin è a posto. Non potrei mai avere paura di lui. Ma se avessi sentito la metà di quello che ho sentito io su Fenrir Greyback....e comunque non permetterò di essere preso in giro sulle mie paure da una ragazza che teme gli scorpioni - e indicò eloquentemente Gwen - o da un Ravenclaw che teme i corvi....» e si rivolse con un ghigno a Charles, il quale si limitò a scrollare le spalle.
    «Quello che volevo dire - proseguì poi Hac dopo un attimo di pausa - è che mi piacerebbe vedere se in questi anni le nostre paure sono cambiate...sapete dopo il ritorno di Voi-Sapete-Chi....in fondo siamo cresciuti tutti».
Borbottando qualche parola in assenso, Charles e Gwen seguirono Hac in soffitta. La casa dei Riddle non era certo una residenza grandiosa, come quella di molte famiglie purosangue inglesi, restava tuttavia una gran bella villa a due piani con molte stanze e anche un piccolo giardino. La soffitta, che si poteva raggiungere attraverso una botola, era molto ampia e polverosa scarsamente illuminata dalle torce che si erano accese ad un cenno della bacchetta di Hac; addossato ad una parete, proprio al centro, c'era un vecchio armadio piuttosto malridotto che traballava vistosamente, come scosso da una bestia nascosta al suo interno.
    «Ecco, il Molliccio deve essere lì dentro!»
    «L'avevamo capito, sai, Hac - rispose Gwen - Siamo discretamente intelligenti».   
    «Allora chi lo affronta per primo? - continuò Hac ignorando il commento della ragazza - «Magari tu, Gwen, che capisci sempre tutto? Pronta ad affrontare le tue paure?».
Gwen fece un cenno d'assenso e avanzò verso l'armadio, sfoderando la bacchetta, mentre Hac apriva lo apriva ("Alohomora"). Subito dall'armadio uscì un gigantesco Schiopodo Sparacoda. Simile ad un enorme scorpione, ma molto più orribile e molto più pericoloso. La coda vibrava minacciosamente, come se stesse per esplodere in fiamme e la creatura avanzava verso Gwen che esitò solo qualche secondo prima di gridare «Riddikulus!». Dalla coda dello Schiopodo, invece che una fiammata uscì un grosso mazzo di fiori di campo mentre il corpo dello strano animale, 'creato' da Hagrid, diventava di un colore rosa intenso. I tre risero, lasciando il Molliccio piuttosto confuso e Hac avanzò per attaccare di nuovo. Con un sonoro CRACK lo Schiopodo rosa si trasformò in un Lupo Mannaro che per effetto dell’incantesimo si ridusse alle dimensioni di un chihuahua. Infine, si fece avanti anche Charles; il Molliccio attese per qualche secondo poi CRACK: una figura umana incappucciata, alta più o meno come lo stesso Charles, avvolta in un lungo mantello nero, il volto coperto da una maschera orribile. Il Mangiamorte avanzò verso Charles che gridò «Riddikulus!»: istantaneamente il vestito lungo del Mangiamorte divenne una lunga veste a fiori, il cappuccio sostituito da un cappello con un avvoltoio impagliato e la maschera si trasformava in una faccia da pagliaccio. Allo scoppio di risate che seguì il Molliccio, definitivamente sconfitto, svanì in una nuvola di fumo.


    «Non avrei mai pensato che ti facessero paura i Mangiamorte, Charlie. Credevo che fossi ben deciso ad affrontarli».
    «Non è proprio così Gwen. Non sono i Mangiamorte che mi fanno paura...»
   «Intendi dire un  Mangiamorte in particolare? Ho sentito dire che Rodolphus Lestrange è crudele quasi quanto Voldemort. E pare che Fenrir Greyback sia anche lui alleato di Tu-Sai-Chi»
   «No, no. Non è nemmeno questo, credo....accidenti è difficile da spiegare... - rivolse uno sguardo esasperato ad Hac che continuava a sorridere divertito. Inspirò profondamente e poi proseguì  - credo che quel Mangiamorte, insomma... ero io...»
    «Ma tu non sei un Mangiamorte» esclamò Hac a voce un po' troppo alta.
    «Certo che no! Non sono forse un 'Sanguesporco'?»
    «Non usare quella parola» lo interruppe Gwen protestando.
Charles agitò la mano, come a scacciare quella protesta e proseguì. «Io voglio lottare contro Voldemort e i suoi tirapiedi, capite? Ma cosa succederebbe se nel combatterli diventassi come loro? Se iniziassi ad usare le Arti Oscure, a provare piacere nel fare del male ai miei avversari o, peggio ad ucciderli?»
    «Non dire sciocchezze! Tu non sarai mai come loro!»
    «Esatto, Jack» intervenne Hac ignorando l'espressione insofferente dell'amico all'ennesimo uso del nomignolo «Tu sei troppo nobile per abbassarti al livello di un Mangiamorte! E non sei mai stato il tipo da ricercare il potere per il potere!».

    «Ma io ho anche studiato le Arti Oscure" protestò Charles . "Insomma, è innegabile che abbiano un certo fascino su di me!».
    «Ma lo hai fatto solo per desiderio di conoscenza, Charles!» rispose Gwen pestando un pugno sul tavolo. «Per conoscerle e capire come contrastarle meglio! Non è così? Insomma, io SO che tu non le vuoi usare»
Charles sorrise, sbuffando leggermente: «Certo che sì. Ma credevo non approvassi, Gwen. Ti sei arrabbiata come una bestia quando mi hai scoperto del reparto proibito. Giuro che in quel momento il mio Molliccio saresti stata tu».  Charles fece un leggero sorriso.
    «E ancora non approvo del tutto Charles!" rispose lei "E non sei poi così in disaccordo con me, a quanto vedo. Ma, insomma! Il fatto stesso che tu non voglia essere come loro, dimostra inequivocabilmente che tu non sei come loro?. Capisci?"
    «Veramente, IO, non capisco" intervenne Hac, piuttosto confuso.
    «Ma è semplice Hac: Se uno teme di divenire ciò che potrebbe diventare seguendo una certa strada, significa che non vuole essere ciò che teme di diventare. Invece se uno vuole diventare ciò che vuole diventare, significa che non teme ciò che vuole diventare. E questo rende il primo diverso dal secondo. E' chiaro il concetto?"
    «Sai, Jack, ti odio davvero quando ti comporti come un maledetto, confondente e profondo Ravenclaw»




Alcune note utili:
1 - Barnabas Cuffe è effettivamente il direttore del profeta. Viene nominato da Slughorn/Lumacorno in Harry Potter e il Principe Mezzosangue cap. 4. Tuttavia se nomino questo personaggio è come omaggio a Morea e alla sua Teoria dell'Immutabilità.
2 - Il nome Hackuit esiste veramente, a quanto pare, io l'ho trovato in un elenco su un famoso dizionario. Mi serviva un nome che potesse avere come diminutivo "Hac" e così ho scelto questo. Posso dirvi che Hackuit è di famiglia purosangue, Slytherin ma non legato a pregiudizi sul sangue puro. Non è parente dei Riddle di Voldemort, ma il cognome mi piaceva così ho stabilito che il padre di Charles è di origine Sudafricana.Nelle prossime storie vedremo come sorse la sua amicizia con Charles.
3 - Llwellellin "Gwen" Michaela O'Sullivan. Hufflepuff, della stessa età di Charles e Hac è anche la ragazza di quest'ultimo.
4 - Charles è figlio di Babbani, il padre ha origini olandesi, ma piuttosto remote, la madre invece è di orgine Italiana (su questa parte della famiglia ci sono sorprese in serbo, ma non so ancora come e quando svelarle).

   
 
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