Capitolo 1.
(e di paure più o meno nascoste)
Il sole era
già sorto da almeno un'ora, ma le finestre semichiuse lasciavano
la stanza di Charles ancora in penombra: egli se ne stava seduto sul
letto, respirando affannosamente, ancora piuttosto scosso. Il suo grido
improvviso aveva richiamato l'attenzione di sua madre che, piuttosto
preoccupata, spalancò la porta della sua camera.
«Cosa succede, Charlie? Ti ho sentito urlare»
«Non è niente mamma. Non temere. Solo, un brutto sogno."
«Un sogno?»
«Un incubo. Ma ora è passato, non ti preoccupare: i sogni sono solo sogni, no?»
«Va
bene. Quando vorrai fare colazione, il caffè è già
pronto». La donna chiuse la porta e si allontanò,
lasciando il figlio solo.
Charles van
Pelt non aveva mai frequentato Divinazione. Non è che avesse in
antipatia Sibilla Trelawney: semplicemente riteneva che non si
trattasse di una materia che fosse possibile insegnare e su cui si
potesse fare affidamento. Da suo padre aveva appreso, o forse
ereditato, una certa avversione per oroscopi, sogni premonitori e cose
di questo genere.
Tuttavia i fatti di un anno
prima, all'Ufficio Misteri, per come li aveva appresi dai confusi e
spesso contraddittori resoconti del Profeta, gli avevano in parte
aperto gli occhi sulla possibilità di fare profezie. (Questo
benchè, personalmente, ritenesse che Barnabas Cuffe1 avrebbe
volentieri riempito paginate intere sui Ricciolcorni Schiattosi e gli
Snorticoli Cornuti del Cavillo se solo avesse pensato di poter vendere
qualche copia in più).
E tuttavia, come ripeteva spesso
al suo amico Hac (che al contrario era arrivato persino a dare i
M.A.G.O. guadagnandosi la stima del Centauro Firenze), "conoscere in
anticipo il futuro non è nemmeno lontanamente interessante come
averne esperienza in quanto divenuto presente".
Malgrado
ciò il sogno di quella notte lo aveva sconvolto. In precedenza
non aveva mai dato alcun peso ai suoi sogni, anzi il più delle
volte semplicemente li dimenticava, non conservandone al risveglio il
minimo ricordo. Ora, però ogni particolare di quello
strano incubo sembrava essere stato vividamente scolpito nella sua
mente e sembrava anche voler emergere a tutti i costi dalla
memoria. Così Charles si ritrovò a ripercorrerlo
mentalmente: a partire dalla meravigliosa sensazione di gioia e di
libertà della prima parte, quella in cui volava sotto forma di
Animagus ("Forse dovrei davvero registrarmi" si disse, ancora una
volta, prima di scacciare quel pensiero come irrilevante). Ricordava la
gioia nel rivedere Serena e la decisione che, in sogno, aveva preso
all'improvviso di lasciarla, per proteggerla da ogni eventuale pericolo
("sarà meglio che lo faccia entro domani sera" pensò
fugacemente prima di scacciare anche quel secondo pensiero per
ritornare al sogno). E poi il terrore, dapprima nell'insolita
sensazione di non riuscire a tornare umano e poi..
Quasi non
riuscì a proseguire; si prese la testa fra le mani, ancora
profondamente scosso da ciò che aveva visto, seppure solo in una
visione onirica. Si ritrovò, come spesso gli accadeva a pensare
tra sé e sé.
"Cosa diamine
significa questa cosa? Può essere una visione? E' accaduto
qualcosa di grave a Serena? No, no.... queste sono sciocchezze. Non
può essere una visione. Era un sogno, solo un sogno e a Serena
non è accaduto nulla....Ma forse potrebbe essere un sogno
premonitore, una visione del futuro? No, no! Io non ucciderei mai
Serena e poi non potrei mai essere un Mangiamorte. Ma il sogno deve
pure significare qualcosa. Non può essere un caso se io, di
tutti i sogni che faccio, mi sono ricordato solo questo...".
Accese la luce e si alzò
in piedi, vestendosi per andare a fare colazione. Si muoveva
lentamente, sempre immerso nel flusso turbinoso dei suoi pensieri.
"Calma. Calma,
vediamo di riflettere. Prima di tutto perchè questo mi
è rimasto così impresso? Certamente perchè
è stato spaventoso. Ma qual'è la cosa che più mi
ha colpito, in tutto l'incubo? E' stato quando non riuscivo più
a tornare umano? Forse temo che la mia trasformazione in Animagus mi
crei qualche genere di problemi....No, è ridicolo. Anche se il
Ministero mi scoprisse, non rischierei più di una multa e di
qualche mese ad Azaban. Poi c'è stato l'omicidio di Serena" al
ricordo, benchè sapesse che non era altro che un sogno
rabbrividì. "Quindi forse ho fatto quel sogno perchè temo
che lei muoia? Forse, forse....Ma non è stato ancora il punto
più spaventoso, quello che mi ha fatto svegliare. Mi sono
svegliato solo quando ho visto il viso del Mangiamorte. Quando nel suo
viso ho visto il mio."....
Giunse in cucina e mentre
metteva sul fuoco la moka ripensò, quasi senza ragione, ad un
fatto avvenuto poco più di un anno prima, un ricordo che, dopo i
terribili eventi degli ultimi mesi, aveva come rimosso e che ora, forse
in virtù del sogno, gli ritornava prepotentemente alla memoria.
«C'è qualcosa che
non va in un armadio in soffitta» annunciò Hac con
uno sbadiglio «Che ne dici, Jack? Ce ne occupiamo noi?»
«Prima di tutto, Hac,
smettila di chiamarmi Jack! Sai che non lo sopporto! Non riesco a
capire perchè non mi puoi chiamare Charles o Charlie o in
qualunque modo che comprenda uno qualunque dei miei nomi!» disse
Charles levando appena gli occhi da 'Affrontare l'informe'
«Non mi piacciono i tuoi, nomi 'Charles Joseph', sono brutti. Preferisco di gran lunga Jack»
«Oh, Santo Cielo! Sentirsi
dire che i propri nomi sono brutti da un tizio vanta il nome di
Hackluit Gawain Riddle è davvero il colmo» rispose Charles
con un sorriso chiudendo finalmente il libro e appoggiandolo sul
tavolo. «Comunque, che cosa intendi con ‘qualcosa che non
va?’»
«Oh niente di che, in
realtà. Credo che si tratti semplicemente di un Molliccio. Ma
sarebbe interessante affrontarlo, non ti pare?»
«C'è un Molliccio in
un armadio?» intervenne dalla poltrona vicina la voce di Gwen
O'Sullivan. «Non è che sia poi molto interessante. Li
abbiamo affrontati con Lupin, al quarto anno, e li avremmo affrontati
anche prima se solo avessimo avuto professori di Difesa almeno decenti.
Alla fine sono piuttosto innocui»
«Non è questo quello
che intendo» ribattè Hac «Voglio dire: i Mollicci
fanno vedere le nostre paure più profonde no? Sono proprio
curioso di vedere quali sono...»
«Se ben ricordo, Hac - lo
interruppe, sempre sorridendo Charles - il TUO Molliccio si era
trasformato in un Lupo Mannaro...il povero prof. Lupin deve aver preso
un mezzo colpo» Scoppiò a ridere, insieme a Gwen. Hac
incrociò le braccia, fingendosi risentito.
«Oh, ma il prof. Lupin
è a posto. Non potrei mai avere paura di lui. Ma se avessi
sentito la metà di quello che ho sentito io su Fenrir
Greyback....e comunque non permetterò di essere preso in giro
sulle mie paure da una ragazza che teme gli scorpioni - e indicò
eloquentemente Gwen - o da un Ravenclaw che teme i corvi....» e
si rivolse con un ghigno a Charles, il quale si limitò a
scrollare le spalle.
«Quello che volevo dire -
proseguì poi Hac dopo un attimo di pausa - è che mi
piacerebbe vedere se in questi anni le nostre paure sono
cambiate...sapete dopo il ritorno di Voi-Sapete-Chi....in fondo siamo
cresciuti tutti».
Borbottando qualche parola in
assenso, Charles e Gwen seguirono Hac in soffitta. La casa dei Riddle
non era certo una residenza grandiosa, come quella di molte famiglie
purosangue inglesi, restava tuttavia una gran bella villa a due piani
con molte stanze e anche un piccolo giardino. La soffitta, che si
poteva raggiungere attraverso una botola, era molto ampia e polverosa
scarsamente illuminata dalle torce che si erano accese ad un cenno
della bacchetta di Hac; addossato ad una parete, proprio al centro,
c'era un vecchio armadio piuttosto malridotto che traballava
vistosamente, come scosso da una bestia nascosta al suo interno.
«Ecco, il Molliccio deve essere lì dentro!»
«L'avevamo capito, sai, Hac - rispose Gwen - Siamo discretamente
intelligenti».
«Allora chi lo affronta per
primo? - continuò Hac ignorando il commento della ragazza -
«Magari tu, Gwen, che capisci sempre tutto? Pronta ad affrontare
le tue paure?».
Gwen fece un cenno d'assenso e
avanzò verso l'armadio, sfoderando la bacchetta, mentre Hac
apriva lo apriva ("Alohomora"). Subito dall'armadio uscì un
gigantesco Schiopodo Sparacoda. Simile ad un enorme scorpione, ma molto
più orribile e molto più pericoloso. La coda vibrava
minacciosamente, come se stesse per esplodere in fiamme e la creatura
avanzava verso Gwen che esitò solo qualche secondo prima di
gridare «Riddikulus!». Dalla coda dello Schiopodo, invece
che una fiammata uscì un grosso mazzo di fiori di campo mentre
il corpo dello strano animale, 'creato' da Hagrid, diventava di un
colore rosa intenso. I tre risero, lasciando il Molliccio piuttosto
confuso e Hac avanzò per attaccare di nuovo. Con un sonoro CRACK
lo Schiopodo rosa si trasformò in un Lupo Mannaro che per
effetto dell’incantesimo si ridusse alle dimensioni di un
chihuahua. Infine, si fece avanti anche Charles; il Molliccio attese
per qualche secondo poi CRACK: una figura umana incappucciata, alta
più o meno come lo stesso Charles, avvolta in un lungo mantello
nero, il volto coperto da una maschera orribile. Il Mangiamorte
avanzò verso Charles che gridò «Riddikulus!»:
istantaneamente il vestito lungo del Mangiamorte divenne una lunga
veste a fiori, il cappuccio sostituito da un cappello con un avvoltoio
impagliato e la maschera si trasformava in una faccia da pagliaccio.
Allo scoppio di risate che seguì il Molliccio, definitivamente
sconfitto, svanì in una nuvola di fumo.
«Non
avrei mai pensato che ti facessero paura i Mangiamorte, Charlie.
Credevo che fossi ben deciso ad affrontarli».
«Non è proprio così Gwen. Non sono i Mangiamorte che mi fanno paura...»
«Intendi dire un
Mangiamorte in particolare? Ho sentito dire che Rodolphus Lestrange
è crudele quasi quanto Voldemort. E pare che Fenrir Greyback sia
anche lui alleato di Tu-Sai-Chi»
«No, no.
Non è
nemmeno questo, credo....accidenti è difficile da spiegare... -
rivolse uno sguardo esasperato ad Hac che continuava a sorridere
divertito. Inspirò profondamente e poi proseguì -
credo
che quel Mangiamorte, insomma... ero io...»
«Ma tu non sei un Mangiamorte» esclamò Hac a voce un po' troppo alta.
«Certo che no! Non sono forse un 'Sanguesporco'?»
«Non usare quella parola» lo interruppe Gwen protestando.
Charles agitò la mano,
come a scacciare quella protesta e proseguì. «Io voglio
lottare contro Voldemort e i suoi tirapiedi, capite? Ma cosa
succederebbe se nel combatterli diventassi come loro? Se iniziassi ad
usare le Arti Oscure, a provare piacere nel fare del male ai miei
avversari o, peggio ad ucciderli?»
«Non dire sciocchezze! Tu non sarai mai come loro!»
«Esatto, Jack»
intervenne Hac ignorando l'espressione insofferente dell'amico
all'ennesimo uso del nomignolo «Tu sei troppo nobile per
abbassarti al livello di un Mangiamorte! E non sei mai stato il tipo da
ricercare il potere per il potere!».
«Ma io ho anche studiato le
Arti Oscure" protestò Charles . "Insomma, è innegabile
che abbiano un certo fascino su di me!».
«Ma lo hai fatto solo per
desiderio di conoscenza, Charles!» rispose Gwen pestando un pugno
sul tavolo. «Per conoscerle e capire come contrastarle meglio!
Non è così? Insomma, io SO che tu non le vuoi usare»
Charles sorrise, sbuffando
leggermente: «Certo che sì. Ma credevo non approvassi,
Gwen. Ti sei arrabbiata come una bestia quando mi hai scoperto del
reparto proibito. Giuro che in quel momento il mio Molliccio saresti
stata tu». Charles fece un leggero sorriso.
«E ancora non approvo del
tutto Charles!" rispose lei "E non sei poi così in disaccordo
con me, a quanto vedo. Ma, insomma! Il fatto stesso che tu non voglia
essere come loro, dimostra inequivocabilmente che tu non sei come
loro?. Capisci?"
«Veramente, IO, non capisco" intervenne Hac, piuttosto confuso.
«Ma è semplice Hac:
Se uno teme di divenire ciò che potrebbe diventare seguendo una
certa strada, significa che non vuole essere ciò che teme di
diventare. Invece se uno vuole diventare ciò che vuole
diventare, significa che non teme ciò che vuole diventare. E
questo rende il primo diverso dal secondo. E' chiaro il concetto?"
«Sai,
Jack, ti odio davvero quando ti comporti come un maledetto, confondente
e profondo Ravenclaw»
Alcune note utili:
1 - Barnabas Cuffe è effettivamente il direttore del profeta. Viene nominato da Slughorn/Lumacorno in Harry Potter e il Principe Mezzosangue cap. 4. Tuttavia se nomino questo personaggio è come omaggio a Morea e alla sua Teoria dell'Immutabilità.
2 - Il nome Hackuit esiste veramente, a quanto pare, io l'ho trovato in un elenco su un famoso dizionario. Mi serviva un nome che potesse avere come diminutivo "Hac" e così ho scelto questo. Posso dirvi che Hackuit è di famiglia purosangue, Slytherin ma non legato a pregiudizi sul sangue puro. Non è parente dei Riddle di Voldemort, ma il cognome mi piaceva così ho stabilito che il padre di Charles è di origine Sudafricana.Nelle prossime storie vedremo come sorse la sua amicizia con Charles.
4 - Charles è figlio di Babbani, il padre ha origini olandesi, ma piuttosto remote, la madre invece è di orgine Italiana (su questa parte della famiglia ci sono sorprese in serbo, ma non so ancora come e quando svelarle).