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Autore: Mayo Samurai    03/02/2011    5 recensioni
Tutti noi abbiamo un angelo custode, che veglia su di noi, che prega per noi.
E anche se non ne siamo a conoscenza o non ci crediamo, lui c’è e continua ad osservarci e a proteggerci.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci qui col secondo capitolo, vi lascio subito così andate a leggere! : D
 
 
 
 
Il giorno dopo Alfred aveva tutta l’intenzione di passarlo a letto, ne i suoi zii, ne quel maledettissimo angelo avrebbero rovinato i suoi piani.
Si rigirò tra le coperte, chiedendosi come mai avesse pensato che un angelo potesse rovinargli la giornata, e mentre ancora pensava, con un lampo fastidioso si ritrovò a terra, dolorante.
“ma che caz-“ alzò lo sguardo furente, chi si permetteva di svegliarlo in quel modo ne avrebbe pagato le conseguenze!
“è da dieci minuti che ti chiamo!” disse Arthur mettendosi le mani sui fianchi.
Alfred guardò intontito la sveglia, che ore erano? I suoi zii erano già andati al lavoro?
“ma… SONO SOLO LE 7:00!! Tu sei pazzo a svegliarmi così presto!” sbraitò rimettendosi in piedi e indicando la sveglia.
“a quest’ora la gente normale sta andando al lavoro, o ci è già! E tu devi andare a scuola!” ribattè Arthur, incrociando le braccia al petto.
“non ne ho voglia….” Borbottò l’americano buttandosi sul letto.
“alzati!” la voce di Arthur gli giunse ovattata sotto tutte quelle coperte.
“no!”
“BRITANNIA THUNDER!!” e per la seconda volta si ritrovò faccia a faccia col pavimento.
“e ora vieni giù in cucina, la colazione è pronta!”
Che? Solitamente gli zii non gliela preparavano, gli toccava sempre arrangiarsi. Allora, se la prima colazione era pronta, voleva dire che qualcuno l’aveva preparata!
Si alzò barcollante e seguì le ali del suo ospite.
Non appena arrivò in cucina rimase esterrefatto, la tavola era piena di marmellate e pane caldo e al suo posto se ne stava in attesa un bella tazza piena di latte fumante.
Aprì la bocca per parlare e guardò Arthur accanto a sé: ”l’hai fatto tu?” sussurrò, temendo che fosse tutto un sogno o uno scherzo di cattivo gusto.
L’angelo arrossì e annuì: ”visto che dovremo stare insieme per un po’ e sono il tuo tutore… tanto vale iniziare col piede giusto no?”
Alfred si prese due secondi per pensare: “ma certo!” urlò dandogli una sonora pacca sulla spalla, facendogli perdere l’equilibrio.
Alfred rise alla faccia sconcertato del biondo e si mise a tavola, addentando un grosso boccone di pane e marmellata: “delifioza!” bofonchiò a bocca piena.
“fai bocconi più piccoli e vedi di parlare con la bocca vuota!” lo riprese Arthur tirandogli un tovagliolo, Alfred ridacchiò divertito: “hai cucinato tu?”
A quella domanda l’angelo si irrigidì e cominciò a guardare fuori dalla finestra: “n-no… purtroppo no…”
“e perché?” Arthur si chiese se il ragazzo lo faceva apposta o era davvero così.
“…ho rischiato di far esplodere la cucina…”borbottò, tentando di mimetizzarsi col bancone.
“ CHE COS-coff !!coff!!” tentò di urlare Alfred, strozzandosi col latte, si batté il pugno sul petto e mandò giù tutto: “e come scusa!?” urlò esasperato, la cucina sembrava a posto.
Arthur scrollò le spalle con noncuranza: “e che ne so io! è la cucina che ce l’ha con me! Ero lì che facevo delle uova e all’improvviso un fumo nero riempie la cucina!” esclamò agitando le braccia di qua e di là.
Alfred sospirò, e pensare che si era sempre definito un disastro ai fornelli, ma questo tizio lo superava!
“bhe almeno la cucina sembra a posto…”
“si ho pulito tutto con la magia…”
E calò il silenzio, quasi imbarazzante, visto che nessuno dei due guardava l’altro, Alfred decise di concentrarsi sulla sua tazza ancora per poco, per poi passare lo sguardo ad Arthur, che aveva ripreso a guardare fuori dalla finestra.
Poteva definirlo anche “carino” in quel momento, così tranquillo, appoggiato al bancone in silenzio. Fuori gli uccellini cantavano e il sole entrava in cucina scaldando l’ambiente.
Ma naturalmente, visto che le cose perfette non esistono, Arthur interruppe i suoi pensieri: “spicciati e vai a cambiarti!”
Con uno sonoro “uffa” e uno sbuffo, Alfred finì la colazione, si alzò e andò in camera a cambiarsi.
 
 
 
“Tu non vorrai mica venire con me, vero?”
Alfred guardò male Arthur che era già sulla porta, pronto a uscire: “sono il tuo custode! Devo venire con te!” sbottò, chiaramente offeso.
L’americano sospirò e notando il tono ferito dell’altro si apprestò a chiarire: “intendo… non serve che tu venga con me, ho 19 anni! So cavarmela da solo! So dov’è la scuola e so come arrivarci!”
Ma Arthur non sembrava molto convinto, alzò un sopracciglio per esprimere il suo disappunto, poi con un sonoro sbuffo acconsentì: “ok… ma vedi di arrivarci a scuola! E in orario! Se provi a fregarmi io lo saprò chiaro!?”
“si, si, non preoccuparti!” urlò Alfred già fuori dal giardino, correndo per il vialetto.
Corse ancora per un po’, fino ad arrivare a una svolta, si guardò indietro per accertarsi che Arthur non lo stesse seguendo e poi scoppiò a ridere, imboccando la via.
“che idiota quell’angelo! Davvero credeva che sarei andato a scuola! E quella cosa del vedermi! Hahah! Oltre che insopportabile è anche bugiardo!” ghignò mentre si accendeva il suo I-pod.
Molti potevano considerare New York caotica, tutta quella gente, tutto quel traffico, ma Alfred no.
Amava quella città, amava prendere la metro sotterranea, che se sempre piena e amava passeggiare per le vie della città più bella e importante al mondo! Più fiero che mai camminava a testa alta e con un gran sorriso per il marciapiede guardandosi attorno.
Per un attimo, guardando una mamma che attraversava col figlio, si chiese se era davvero il caso di disubbidire ad Arthur… magari un piccolo sforzo poteva farlo…
“no.” disse ad alta voce per auto convincersi, infilandosi nella folla, sperando di riuscire a scomparire.
Ma si sbagliava di grosso.
 
 
 
“non potresti allentare la presa?” mugolò tenendo la testa chinata verso destra.
“scordatelo!”
“per piacere! Mi fa male e poi tutti mi stanno fissando!”
“mamma guarda quel ragazzo! Cammina in modo strano!”
“tesoro non avvicinarti… tsk ubriaco a quest’ ora del mattino…”
Alfred tentò, molto stupidamente, di rizzarsi bene sulla schiena e di spiegare alla donna che non era ubriaco, ma che un angelo piuttosto strano lo stesse torturando, ma un dolore lancinante al suo orecchio destro lo fece desistere.
“HAIA!! Per piacere! Daaiiii, mi fa malissimo!”
“te lo scordi, mi hai preso in giro, e ora paghi” borbottò Arthur dando un giro di polso, che fece spuntare delle lacrimucce ad Alfred, che tentava in tutti i modi di camminare normalmente.
“ma la gente non ti vede?” chiese notando che le persone non avevano minimamente notato la presenza di Arthur, nonostante girasse in tunica e con un paio di ali bianche e tanto lunghe che quasi toccavano terra.
“solo tu puoi vedermi…” rispose Arthur continuando a camminare imperterrito.
Che figo! Solo lui poteva vedere un angelo! Forse non era così male! Era tipo come il bambino che vedeva i fantasmi… però quello era inquietante… ma anche figo a dirla tutta. Aveva visto quel film da solo, “per testare il mio coraggio” aveva detto a se stesso quando si era chiesto quasi sull’orlo delle lacrime: “perché lo sto guardando?”
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal dolore intenso che sentì all’orecchio, per un attimo era sicuro di averlo sentito staccarsi. Arthur aveva svoltato e trascinato il povero americano distratto con sé.
“siamo arrivati? È questa la tua scuola?” chiese fermandosi di fronte a un bell’edificio dall’alta parte della strada.
“no.”
Un altro giro di polso un altro gemito.
“s-si… è la mia scuola…” pigolò.
“bene, allora io ti lascio qui, cerca di seguire la lezione mi raccomando!” disse Arthur mollando la presa su Alfred, che non perse tempo e corse nel cortile, scappando il più lontano possibile.
Non appena fu dentro tirò un sospiro di sollievo nel constatare che Arthur era sparito, si appoggiò alle ginocchia e prese un grosso respiro, era da un po’ che non faceva ginnastica…
“ALFRED! Cherì! Non dirmi che attraversare il cortine è diventata un impresa così ardua!”
Alfred si voltò sentendosi chiamare, sorrise leggermente notando che era Francis, suo vecchio compagno di classe, che gli camminava incontro con un gran sorriso.
“si, è da un po’!” rise Alfred avvicinandosi, Francis spalancò le braccia per abbracciarlo, non che ad Alfred dispiacesse, ma il francese tendeva ad allungare la mani un po’ troppo spesso.
“aaaah, Alfred! Abbiamo sentito molto la tua mancanza!” disse allegro Francis.
Francis era un ragazzo francese giunto apposta dalla sua patria per venire a studiare lì, come tanti d’altronde. In quella scuola venivano ragazzi da tutti il mondo, solo per studiare, ad Alfred sembrò un tantinello stupido viaggiare per andare dall’altra parte del mondo solo per studiare! In una nazione come l’America ci vieni per divertirti non per rimanere chiuso tra quattro mura!
Chiacchierando di come avessero passato i mesi precedenti, Alfred e Francis si avviarono in classe.
“nihao Alfred! Sei tornato-aru!” questa parlata doveva appartenere solo al suo compagno cinese Yao, gli si avvicinò con un gran sorriso, che non accennò a diminuire quando vide il suo compagno russo, Ivan, salutarlo con quel sorrisetto inquietante.
Passarono i minuti precedenti all’inizio delle lezioni per raccontarsi di tutto e di più, delle scorribande di Francis con Antonio e Gilbert, dei fratelli di Yao e delle sorelle di Ivan.
Non appena suonò la campanella entrò il professore e Alfred, decidendo che forse non era il caso di essere maleducati al primo girono, si sistemò al proprio posto.
“buongiorno ragazzi... aaah vedo che il signor Jones ci ha degnati della sua “eroica” presenza…” commentò sarcastico, segnando finalmente “presente” accanto al suo nome.
Alfred gli rispose un gran sorriso: “mi mancavate!” ed era anche vero, in un certo sento starsene lì, con i suoi amici seduto tranquillo non era la fine del mondo, magari sopportavi qualche borbottio indistinto dei professori e poi andava tutto a meraviglia.
Ma anche adesso si sbagliava di grosso.
Forse d’istinto, forse perché qualcuno lassù glielo aveva detto, smise di parlottare con Francis e si voltò verso il professore, rimanendo completamente spiazzato.
Accanto a lui se ne stava un ragazzo, con un viso fin troppo simile a quello di Arthur, le stesse orribili sopracciglia e gli stessi magnifici occhi verdi.
Boccheggiò tentando si dire qualcosa: “tutto bene Alfred? Lo conosci?” gli chiese Francis, chinandosi verso di lui.
“n-no assolutamente no!” sbottò rizzandosi sulla sedia.
Francis non aggiunse altro, ma continuò a guadarlo con l’espressione “ti credo ma non mi convinci.”
“guarda, c’è un posto libero là infondo, dietro Alfred. E’ un po’ lontano dalla cattedra ma penso che come inizio vada bene lo stesso…”
Che cosa? pensò Alfred mentre vide avvicinarsi Arthur.
Seguì attento la camminata semplice ed elegante del biondo: “mmm…ma che ci fa qui?... sarà qui per spiarmi? Non si fida così tanto di me?... certo che la divisa gli sta bene, gli fa un bel- ma che cazzo stai pensando Alfred!? Ti sembra questo il momento di pensare a certe cose?... si però ti piace no? Si... cioè, no, nel senso che sta bene così! non che mi piace a me, non intendo in Quel senso! Accidenti!”
Mentre Alfred si scervellava a litigare con sé stesso, la mattinata passò tranquilla, Arthur era contento che Alfred seguiva in silenzio la lezione, magari il Britannia Thunder non sarebbe servito per oggi.
Suonò la campanella della ricreazione, come un fulmine Alfred afferrò Arthur per un braccio e lo trascinò fuori, sotto lo sguardo attonito dei compagni.
“MI SPIEGHI CHE CI FAI QUI!? SEI VENUTO A TORMENTARMI ANCHE A SCUOLA!?” gli sbraitò contro dopo averlo portato dietro la scuola, così che nessuno lo avrebbe preso per pazzo.
L’altro non sembrava minimamente scosso, spostò le mani di Alfred dalle proprie spalle e parlò: “di che stai parlando?” chiese con voce neutra.
Cosa? aspetta!
“d-di che sto parlando? Del fatto che piombi nel mio giardino e che mi tormenti da ieri! Ecco di cosa sto parlando!”
“io non ti ho mai visto prima…”
Ad Alfred cadde la mascella, che si stesse sbagliando? Che ci fosse un enorme malinteso, alzò le sopracciglia e chiuse la bocca, confuso.
“q-quindi tu non sei... un angelo?” chiese titubante, sicuro che il ragazzo sarebbe scappato dalla polizia e lo avrebbe denunciato.
L’alzarsi delle sopracciglia folte gli fece capire tutto.
“oh no…” Alfred cadde in ginocchio, aveva urlato ai quattro venti delle esistenza di Arthur! E molto probabilmente il biondo lo avrebbe detto in giro, facendo spargere la voce, lui sarebbe stato arrestato e portato in un manicomio per quello! No no, non poteva finire così, non per colpa di quello stupido angelo che…
“hahahahaha!!”
Alfred alzò la testa incredulo, il ragazzo davanti a sé rideva tenendosi la pancia, piegato in due dalle risate.
“…perché?” fu l’unica cosa che riuscì a dire, interdetto com’era.
“hahaha! E poi sono io l’idiota! Ma ti sembra? Hahahaha”
L’americano ammutolì e si sentì il più grande deficiente di tutta la storia, era naturale che non potesse esistere un copia sputata di Arthur! E per fortuna, aggiunse dopo.
“m-ma… ti sembrano gli scherzi da fare!? E io che credevo che saresti scappato dalla polizia…” mormorò, rialzandosi e tenendosi una mano al petto, altezza cuore.
“per dire cosa? che sei scemo fino al midollo? Hahaha!”
“ok, ora smettila! Gli angeli non dovrebbero essere pazienti e misericordiosi?”
Arthur si zittì, reprimendo a fatica un risolino: “si d’accordo, smetto…” disse asciugandosi una lacrimuccia.
“grazie… e così per sapere… che ci fai qui?” borbottò Alfred piuttosto offeso.
Arthur si rizzò e lo guardò serio: “sono qui per accertarmi che tu segua le lezioni con la dovuta attenzione, però da come ho visto nelle ore prima, sembra che tu sia capace di startene buono e tranquillo per qualche ora… che non siano del sonno.”
Alfred aggrottò le sopracciglia, cercando di stare dietro alle parolone usate da Arthur, scosse la testa rinunciandoci e guardando l’altro.
Notò, quasi con spavento, che le ali di Arthur erano sparite, non ci aveva fatto caso prima, mentre tentava di non rimanere segnato dall’incontro col suo cervello.
“…e le tue ali?”chiese titubante.
“ah... le ho ritirate”
“e come?” chiese affascinato.
“gli angeli possono passare alla forma umana semplicemente ritirando le ali”
Provò a immaginarsi le ali che accartocciavano e che si fondevano in qualche modo con la schiena.
“e non fa male?” chiese preoccupato.
“no.” rispose Arthur alzando un sopracciglio davanti all’espressione pensierosa e poco convinta di Alfred.
“ti farò vedere prima o poi… ah! La campanella, torniamo in classe”
Alfred annuì e insieme tornarono in classe.
 
 
 

Finalmente la campanella della fine, Alfred si alzò di scatto pronto a tornare a casa, si voltò verso Arthur per tornare insieme ma si accorse che si era trattenuto, o meglio era stato trattenuto da un francese fin troppo contento di fare la sua conoscenza.
“piacere cherì, sono Francis, e il tuo nome qual è?” chiese mellifluo allungando la mano.
Arthur non sembrava molto contento di fare la sua conoscenza, tuttavia allungò la mano e rispose alla stretta.
“Arthur Kirkland…”
Giocando sporco, Francis, non appena prese la mano del ragazzo, la voltò e la portò alle labbra, baciandogli le nocche: “il piacere è tutto mio, cherì” bisbigliò facendogli l’occhiolino.
Alfred pensava di non aver mai visti una persona fare una sfuriata simile.
Vide chiaramente le mutazioni del viso di Arthur che passava dallo scocciato allo schifato e vide anche la mano libera atterrare, con pochissima grazia, sulla faccia di Francis, allontanandolo.
Nel lasso di tempo che corse tra il bacia-mano e lo schiaffo fu minimo, ma bastò ad Arthur per tirare giù qualche santo, e poi lui era un angelo…
Con passo di marcia e indignato più che mai, Arthur si precipitò fuori dall’aula, Alfred fece per rincorrerlo, ma arrivato nel cortile non trovò nessuno: “che si sia trasformato e sia volato via?” si chiese alzando la testa e scrutando il cielo pensieroso, con un ultimo sbuffo l’abbassò e se ne tornò a casa, forse era lì.
 
 
 

“sono tornato!” disse non appena aprì la porta.
“ah, ciao Alfred…” rispose la zia alzando la testa dal libro che stava leggendo.
“ciao zia…” lui con gli zii non ci parlava molto e loro non parlavano molto con lui, rimaneva con loro e il loro adorato figliolo solo perché ci era costretto.
Se finisci la scuola puoi potrai andartene… pensò tra sé e sé mentre saliva le scale
“ah… Alfred, ho sentito dei rumori in camera tua, potresti controllare la finestra?” chiese la donna voltandosi e muovendo i lunghi capelli bruni.
“uhm? Ah, si, certo, ora vado…”
Rumori strani? Lui era a scuola, magari era stato Arthur quando era tornato. Se era tornato.
“Arthur? Sei qui?” bisbigliò aprendo piano la porta.
“si.”
La risposta secca dell’altro gli fece capire che non era per niente contento, se ne stava appollaiato sulla sedia della scrivania con le ali a fargli da guscio e fissava torvo la finestra.
“guarda che anche se la fissi male la finestra non si sposta…” commentò Alfred poggiando lo zaino vicino alla scrivania.
Arthur si voltò per guardarlo, gli regalò una smorfia e tornò a guardare fuori.
“…come vuoi.” Disse Alfred alzando le spalle: ”ma spostati, perché mi serve la sedia, grazie…”
Ma Arthur rimase lì d’era, ignorandolo completamente.
“…per piacere…”
Niente.
Scocciato decise che se non si fosse spostato da solo, lo avrebbe fatto lui.
Con la facilità con cui solleva un cuscino e con la stessa grazia di un elefante indiano, prese Arthur in braccio e lo buttò sul letto, questo non senza imprecazioni a go go.
“m-ma come ti permetti! Stavo pensando! Tsk! Devo ricominciare a usare il Britannia Thunder?” sibilò, mettendosi seduto a gambe incrociate e richiudendo le ali attorno a sé, senza lasciare nessun spiraglio.
“certo che sei permaloso! Ti ho anche chiesto per piacere!” sbottò Alfred leggermente offeso, sbuffò sonoramente vedendo che non reagiva, nascosto com’era dal guscio di piume e si sedette alla scrivania.
“devi fare i compiti…” borbottò Arthur.
“solo se mi chiedi scusa!”
“…”
Rimasero in silenzio per un po’, Alfred non aveva nemmeno voglia di ascoltare la musica, guardò l’ammasso bianco che era diventato Arthur riflesso nello schermo e sospirò.
“Perché devi essere così acido e permaloso? te la sei presa perché Francis ti ha fatto il baciamano? Certo che sei sensibile! Capisco che forse non è molto…”normale” per un ragazzo fare il baciamano al nuovo arrivato, ma Francis è fatto così, ha salutato anche me così la prima volta!” Alfred disse queste parole sperando che Arthur reagisse e gli spiegasse il perché della sua rabbia.
“ho avuto brutte esperienza con un francese… non mi piacciono…” rispose Arthur senza scostare le ali.
Rimase in silenzio ancora un attimo.
“non mi piacciono le sue attenzioni.” continuò facendo spuntare i piedi da sotto la sua “coperta”.
Alfred ridacchiò, aveva lo stesso tono di un bambino quando raccontava di aver combinato un guaio, probabilmente aveva anche la stessa espressione.
“che hai da ridere?” sbottò Arthur facendo spuntare metà viso da un ala.
Alfred scrollò le spalle senza smettere di sorridere: “pensavo che con un comportamento simile fossi carino!”
“che cosa!?” in un nano secondo Arthur aprì le ali e gli fu addosso, lo agguantò la maglietta e cominciò a sbraitargli contro:” NON SONO CARINO HAI CAPITO!? LA PROSSIMA VOLTA USERO’ IL BR-MMMPFF!!” non poté continuare perché Alfred gli tappò la bocca con una mano.
“idiota non urlare così! se ci sente mia zia e ti vede siamo fritti!” sussurrò terrorizzato all’idea di dover spiegare perché ci fosse un angelo in casa sua.
“Alfred tutto bene?” la voce della zia gli giunse chiara anche oltre la porta.
“merda!” si alzò di scatto, aprì l’armadio e ci scaraventò dentro Arthur che ancora si dimenava, riuscì a chiudere in tempo l’anta prima che la donna fece la sua comparsa da dietro la porta.
“Alfred qualcosa non va?”
“erm… noooo, niente zia..hahaha, va tutto a meraviglia…” sentì una spinta dall’altra parte delle ante ma non ci fece caso, si abbandonò ancora di più contro l’armadio.
“sicuro? Ho sentito urlare…”
“era il computer! È partito un video all’improvviso!”
La donna non sembrava molto convinta, fece viaggiare gli occhi verdi da Alfred  alla scrivania un paio di volte: “e perché tieni su l’armadio?”
“p-perché stavo cercando una maglietta… e… s-sei entrata tu! Mi hai colto di sorpresa!”
“…capito… bhe la prossima volta fai più attenzione quando ti guardi i filmati d’accordo?” e se ne andò.
Alfred tirò un sospiro di sollievo, che durò poco. Di fatti Arthur, ormai rimasto senza aria, spinse con tutta la forza di cui era dotato e riuscì ad aprire le ante e a catapultarsi fuori addosso ad Alfred, che perse l’equilibro e cadde a terra.
“ma sei deficiente!? Tenermi chiuso lì dentro a far compagnia ai tuoi calzini!?” sbottò rosso in volto.
“senti, non potevo lasciare che la zia ti vedesse! Non tutti i giorni ti piomba in casa un angelo!”
Arthur gli sibilò contro e tornò sul letto dell’altro, sedendosi come prima: “idiota, solo tu puoi vedermi, ricordi?”
Alfred rimase seduto a terra a guardarlo, poi parlò: “…mi dispiace di averti chiuso lì dentro, ok?”
L’angelo sembrava una statua da quanto era immobile.
Mosse un’ala, guardando da dentro il suo riparo Alfred, che sorrideva gentilmente.
“non mi sembra il caso di farsi venire il sangue amaro con me solo perché sei arrabbiato con Francis, domani gli spiegherai che il suo gesto non ti è piaciuto e poi amici come prima, ok?”
Arthur rimase sorpreso dal discorso appena fatto, credeva che quel ragazzo fosse un insensibile buzzurro americano, invece ora, si dimostrava molto più maturo e sensibile di lui.
Scostò definitivamente le ali e guardandolo imbronciato si alzò e si chinò su di lui per dargli una mano ad alzarsi.
“…m-mi dispiace…” borbottò rosso in volto, tendendogli la mano.
Alfred sorrise ancora di più: “e ci voleva tanto?” chiese afferrando la mano e mettendosi in piedi.
Arthur lo guardò male e Alfred rise:” ok, ok stavo scherzando…” ecco di nuovo quello sguardo burbero, che in un certo senso aveva cominciato ad apprezzare, finalmente si era ripreso.
Arthur si staccò, e si sedette normalmente sul letto: “ ora inizia a fare i compiti!”
“noooo!”
“BRITANNIA THUNDER!!”
Si, si era decisamente ripreso.
 
 
 
 
Consumarono la cena in camera di Alfred, che non se la sentiva, nè di mangiare con gli zii, nè di lasciare Arthur da solo in camera sua.Arthur mangiava in silenzio, guardando ogni tanto fuori dalla finestra. Alfred era abituato a mangiare così, gli zii non erano molto loquaci nei suoi confronti.
“sembra però che il cibo umano ti piaccia…”
Arthur alzò lo sguardo da sopra il suo piatto: “oh, bhe… non è la prima volta che mangio cibi umani... ci sono abituato” disse con una scrollata di spalle.
“ah si? E quando hai mangiato qui?”
“…quando ho fatto da custode a quel ragazzo francese… non si mangiava male… ma lui era insopportabile…”borbottò rabbrividendo leggermene.
Alfred preferì non fare domande su questo fantomatico ragazzo e preferì concentrarsi sulla sua cena.
Quando fu ora di andare a dormire Alfred fece qualche lagna, tutte zittite dalla comparsa della bacchetta in mano ad Arthur: “fila a nanna, ora.”
“ma non ho sonno…” borbottò Alfred rintanandosi sotto le coperte, nonostante fosse estate la sera faceva un bel frescolino.
“dormi.”
“non ho sonno ho detto!”
“e io ho detto dormi…”
“e tu non dormi?” lo ribeccò Alfred, sistemandosi sulla schiena.
“dopo.”
L’americanorimase un attimo in silenzio, guardando la figura di Arthur poggiato alla finestra che continuava a guardare fuori.
“perché guardi continuamente la finestra?” chiese mettendosi a pancia in giù e puntando il viso sui gomiti.
“cosa?... ah… perché… mi mancano un po’ gli altri…” sussurrò voltandosi un attimo verso il letto per poi tornare nella stessa posizione di prima.
Alfred interpretò quel “gli altri” come riferimento ai compagni angeli, appoggiò la testa al cuscino e fisso il viso serio di Arthur.
“perché non dormi anche tu?”
Arthur sbuffò sonoramente guardandolo torvo: “non ho sonno e aspetto che tu ti addormenta!”
“tsk… tanto non mi addormento così a comando…”commentò Alfred con voce impastata, mettendosi su un fianco.
“vedremo…”
“…”
“…stai dormendo vero?”
Un sonoro russare face capire all’angelo che ormai il ragazzo era partito per il mondo dei sogni, scosse la testa e gli sistemò le coperte: “ma tu guarda se devi fargli anche da balia! Tsk…”
Si mise seduto sulla sedia e fissò le coperte che si alzavano e abbassavano al ritmo del respiro.
“…buonanotte Alfred…”
 
 
 
 
 
Ringrazio infinitamente chi ha recensito *fa inchino*
 
 
_Moon: non so se comportandosi male appaia un Britannia Angel, io sono pigra e molte volte indisciplinata, però a me non è mai apparso…magari se tenti sei fortunata! XD
 
Usuk_love: io ti adoro solo per il nome ch porti (UsUk REGNA! >:D)  e naturalmente per la recensione lasciata, grazie mille!
 
SabakuNoKatrine: grazie per il geniale, è da un po’ che mi sono fissata col Britannia Angel, e vedendo che non c’erano fic in giro…mi sono arrangiata!
 
 
Konoha_hellising_94: certo che Arturo si ammorbidirà (non riesco nemmeno a pronunciarlo…ndMe, “se sei mongo-spastica non è colpa mia! ndAltraMe “ooohh, sta zitta!ndMe “allora zitta anche tu! Sei me stessa! Nd AltraMe.) ok la smetto XD
 
  
E quindi come al solito vi dico: commentate! Perché i commenti sono il cibo per noi scrittori, non costiamo tanto e regaliamo sorrisi e risa, e anche qualche lacrima! Quindi orsù! Sfamate le bocche insaziabili degli artisti! *fa un inchino teatrale*
Ciaossu!
   
 
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