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Autore: iryssha    04/02/2011    1 recensioni
Non vi siete mai chiesti cosa nasconda Kakashi sotto la sua maschera? o cosa significhi il suo sguardo triste? Forse sono solo i ricordi che ci tace. (Tengo sottolineare che Tsubaki non è un riferimento ma un personaggio originale)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie
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Nel bosco si sentivano dei colpi secchi, molto forti e dati contro il tronco di un albero facendone cadere le foglie, accompagnati da grida cadenzate per scandirne il ritmo. Le mani del bambino cominciavano a risentire della durezza della corteccia, alcune schegge si conficcarono nelle nocche ma i colpi non cessarono. Non poteva smettere, non ora, doveva allenarsi al massimo se voleva farcela, se voleva essere il migliore del suo gruppo e poi un ninja potentissimo. Si figurava già, adulto e forte, nulla lo avrebbe fermato e sarebbe stato l’orgoglio del Paese. Vedeva l’immagine del futuro se stesso chiaramente e questo lo spronava a continuare. “Smettila!” Una voce lo colse alla sprovvista, il pugno scivolò sul tronco e Kakashi finì a terra, imprecando e dandosi dell’incapace. Una bambina, più o meno della sua età, sbucò da dietro un albero e si mise a ridere mentre lui bruciava dall’imbarazzo. “Cosa ridi?- ringhiò scontroso- è colpa tua che mi hai spaventato! Che cosa vuoi?” la bimba si intimorì vedendolo così adirato, si portò una mano alla bocca ed istintivamente fece qualche passo indietro, andando quasi a ritornare nascosta nell’ombra. “Non volevo spaventarti, ma vorrei la smettessi di picchiare quell’albero.” lui volse lo sguardo alla pianta, i colpi avevano formato una piccola incavatura e non poté fare a meno di sentirsene fiero. “E’ solo un albero. Ora lasciami in pace, devo continuare ad allenarmi.” lei però non se ne andò, invece si avvicinò e passò il palmo della mano sulla corteccia malconcia. “Anche le piante hanno uno spirito, sai? Poi questa è speciale e non voglio che tu le fai del male.” Kakashi la guardò attonito, forse per la voce dolce con cui lo aveva detto o la delicatezza con cui aveva carezzato il tronco non poté fare a meno di sentirsi in colpa. “Ma che dici? È solo un dannato albero ed io devo allenarmi!” gridò stizzito. “Allenati su un altro albero, a questo qui ci tengo.”
“Perché?”
“Tu non puoi capire.” Stinse i pugni e si voltò mostrandogli il volto con le labbra increspate ed uno sguardo duro. Lui rimase a guardarla: era minuta ed avvolta dalla stoffa bianca e verde lo sembrava ancora di più, infatti indossava un kimono tradizionale, se non fosse per le scarpe e la gonna che era stata strappata ai lati per lasciar le gambe libere di muoversi. I capelli erano neri e raccolti in due piccoli odango, stretti da non lasciar sfuggire nemmeno un capello, eccezion fatta per la ciocca che le ricadeva sull’occhio sinistro. Si concentrò sugli occhi, neri e grandi, parevano soffocare qualunque emozione, due bacche dall’oro che spiccavano sul bianco quasi perlaceo della sua carnagione.  Kakashi, che ancora non capiva cosa spingesse il cuore ad aumentare il suo battito, arrossì e, sentendosi spiata, anche le guance della bambina si colorirono. “Poi fa male anche a te.” Disse finalmente lei, guardando le nocche di lui arrossate e quasi sanguinanti. Si avvicinò e con delicatezza gli prese la mano, la osservò e poi con piccoli gesti veloci e precisi riuscì a togliere tutte le schegge. “Grazie.” mormorò in fine. “Scusa se ho interrotto il tuo allenamento, ma vedi dentro quell’albero c’è la mia mamma ed io non voglio che tu le faccia del male.”
“Cosa? Tua madre è lì dentro?  Sciocca perché non lo hai detto subito? Dobbiamo liberarla, presto!” Si avventò contro la pianta con foga mentre lei rideva. “Ma cosa hai capito? Calmati e siediti, riposati. Domani c’è l’esame finale dell’accademia, ti alleni per quello?”
“Sì, ovvio. Ma tua madre? Non la liberiamo?”
“Mia madre è già libera, il corpo non lo ha più. Era un ninja, sai? Molto potente, per questo è stata uccisa, proprio lì.” Un brivido percorse la schiena del ragazzino, come era stato stupido. Andò a sedersi vicino a lei ed insieme contemplarono il bosco. “Anche io ho perso la mamma ed il papà, sai?”
“Allora puoi capire perché tengo a quell’albero.” Seguì un momento di silenzio, si stava bene lì, con un leggero venticello fra i capelli ed il profumo del bosco, vicino a quella ragazzina. “Anche tu sarai all’esame?”
“No, sono troppo piccola, lo farò l’anno prossimo ma non qui.”
“Perché?” Non si spiegava la ragione, ma la notizia gli procurò un dolore alla bocca dello stomaco, più simile ad un morso che ad un pugno, ma non come quando aveva fame, era qualcosa di diverso e non riusciva a decifrarlo.
“Vado al Villaggio della Nebbia, voglio diventare Oinin.” Era la prima volta che sentiva quella parola, forse lo aveva studiato al corso ma non gli sovvenne nulla, era sempre stato molto più bravo come oratore che come ascoltatore. “Che cosa è?”  
“Un ninja inseguitore. Voglio imparare l’anatomia e le tecniche più veloci, il mio compito sarà trovare i ninja traditori e distruggere i loro corpi perché nessuno possa appropriarsi delle loro capacità.”
“Bleah.. tu vorresti davvero smembrare cadaveri?” chiese lui, all’idea gli tremavano le ginocchia ma ovviamente non lo dette a vedere. Lei sorrise.
“Sì. Se non fosse stato per un Oinin i ninja che hanno fatto quello alla mia mamma le avrebbero rubato tecniche segrete e sarebbero ancora in giro. Voglio diventare come loro e mi impegnerò molto.”
“Ma senza picchiare gli alberi.”
“Già.” Si stava davvero bene seduti lì, talmente bene che sembrava dimenticare l’immagine dell’uomo che sarebbe stato, quella che era la centro di ogni suo pensiero fino a qualche attimo prima. “Comunque io mi chiamo Kakashi, tu?”
“Io sono Tsubaki, piacere.”
   
 
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