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Autore: AlexDavis    06/02/2011    7 recensioni
Isabella Swan amministratore delegato della Cullen assicurazioni si troverà un giorno a dover avere a che fare con il figlio del presidente Carlisle Cullen, Edward Cullen.
Edward e Isabella non si sono mai sopportati per questo quest'ultima decide di vendicarsi su di lui, ma non sempre va come ci si aspetta.
Come finirà?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Salve ragazze, come state? Io mi sento una pezza, la febbre è appena passata e mi sento uno straccio.
Cmq vedo che è piaciuta quindi lo metto il secondo capitolo e mentre lo scrivevo ho deciso una cosa... farò un capitolo ciascuno, cioè alternati i Pov Bella e i Pov Edward. Vi piace così?
Cmq spero vi piaccia.
Buona lettura.
xoxo Alex
ps. mi scuso per gli errori.



 

Capitolo 2


POV Edward


Finalmente stavo ritornando a New York dopo cinque anni e non vedevo l’ora di rincontrare la mia famiglia e di abbracciare la mia sorellina che stava per darmi un nipotino. Era quasi un anno che non tornavo e mi ero perso molto in quel periodo e adesso avevo in mente di recuperare tutto il tempo perso, partendo da mio padre. Mi aveva assunto come stagista nella sua azienda e questo non poteva che farmi piacere, mi sarei fatto perdonare di tutte le stronzate che avevo fatto da ragazzo e avrei trovato il modo di renderlo orgoglioso di me. Avevo ventinove anni da poco compiuti avevo appena conseguito una laurea in economia aziendale e management a pieni voti, ma avevo perso molto tempo a correre dietro alle ragazze e al sogno Americano, ma alla fine ce l’avevo fatta e adesso stavo per iniziare una nuova vita. Un nuovo Edward stava per approdare.
Nessuno sarebbe venuto a prendermi perché non avevo dato un orario preciso, così appena uscito dall’aeroporto chiamai un taxi e diedi l’indirizzo di mia sorella Alice. La prima tappa doveva essere lei e il mio nipotino. Decisi di chiamare mio padre per avvisarlo del mio arrivo.
<< Edward, figliolo? >> rispose.
<< Ciao papà, come stai? >> chiesi contento di sentirlo.
<< Io sto bene, tu? Dove sei? >> mi chiese.
<< Sono appena arrivato, sto andando da Alice. >>
<< Oh okey. Passi da noi? Dobbiamo darti una cosa io e tua madre e poi devo spiegarti un po’ come funziona l’azienda. Ti va? >> chiese.
<< Certo, ci vediamo dopo. >> e riattaccai.
Quando arrivai davanti al palazzo di Alice mi parve di veder uscire una chioma di capelli mogano molto familiare, ma non mi ci applicai molto. Pagai la corsa e salii direttamente senza neanche bussare al citofono e quando bussai alla porta, venne Alice ad aprirmi.
<< Cosa hai… Edward? Oh mio dio! >> e mi saltò letteralmente tra le braccia stritolandomi nella sua presa stile koala.
<< Ciao, Ali. Come stai? >> le chiesi mentre la stringevo a me.
La scostai da me per guardarla meglio e sorrisi vedendo con perfetto rigonfiamento al ventre che la rendeva ancora più bella di quanto non lo fosse già. Mia sorella Alice sembra un folletto nel suo metro e cinquanta e con il suo nasino all’insù, a profondi occhi verdi come i miei e corti capelli neri. E’ davvero bellissima.
<< Sei bellissima, Ali. >> le dissi accarezzandole il ventre.
Lei sbuffò. << Ma se sembro una botte. >> disse indicandosi.
Sorrisi notando che non fosse cambiata neanche di una virgola e l’abbracciai.
<< Mi sei proprio mancata, folletto. >>
<< Anche tu. >> e si strinse a me dandomi un dolce bacio sulla guancia.
Dopo un momento di commozione ci accomodammo sul divano davanti ad una tazza di the caldo e una fetta di torta che mangiai con gusto visto che non mettevo qualcosa nello stomaco da quella mattina ed erano quasi le sette.
<< Domani inizierai a lavorare con papà? >> chiese lei, ma era più un’affermazione che altro.
Annuii. << Non vedo l’ora. Sai a chi siamo stati affidati? >> chiesi.
Lei sorrise divertita. << Se te lo dico promettimi che non prenderai il primo aereo e tornerai indietro. >>
Sorrisi confuso. << Perché dovrei? >>
<< Ti ricorda qualcosa ‘Isabrutta’? >> mi chiese lei ed immediatamente le immagini della mia infanzia mi arrivarono alla mente.
Mi ricordavo una ragazzina con i brufoli e l’apparecchio ai denti, era davvero brutta. Si chiamava Isabella, ma io la chiamavo Isabrutta e lei scappava sempre via piangendo. Gliene avevo fatte passare di tutti i colori, era sempre uno spasso prendermela con lei. Adoravo vederla piangere e urlare contro di me.
<< Sarà lei ad occuparsi di noi? >> chiesi già pensando a cosa fare per renderle la vita un inferno.
Alice mi guardò male. << Edward Cullen so cosa stai pensando, non ti azzardare a fare nulla. Sei cresciuto ormai ed anche Bella, è arrivato il momento di fare le persone mature e poi potresti sorprenderti di quanti cambiamenti sono avvenuti in lei. Non è più la ragazzina brutta e timida, è diventata bellissima ed è anche bella tosta. >> mi disse mettendo freno già ai miei piani.
Le sorrisi divertito. << Non sono un bambino, Alice, non farò nulla. >> mentii.
Lei mi liquidò con un gesto della mano e continuammo a parlare fino a che non arrivò il momento di separarci anche perché prima di andare alla festa di mio cognato dovevo passare dai miei genitori. Salutai Alice stringendola ancora una volta a me e me ne andari, dieci minuti dopo stavo bussando alla porta dell’appartamento dei miei genitori. Venne ad aprirmi quello spettacolo di donna che era mia madre e mi abbracciò singhiozzante.
<< Oh tesoro, bentornato. >>
<< Ciao mamma, mi sei mancata. >> e la strinsi forte a me.
Entrammo in casa e subito mi venne incontro mio padre che mi abbracciò dandomi una pacca sulla schiena.
<< Bentornato, figliolo. >>  e mi sorrise amorevole.
Mi girai verso mia madre che mi osservò da capo a piede.
<< Come ti sei fatto bello. >> mi disse ed io risi abbracciandola.
<< Anche tu sei sempre più bella. >> e le diedi un bacio sulla guancia.
Ci accomodammo in salotto e mio padre prese parola.
<< Edward hai già un posto dove andare? >>
Io scossi la testa. << Pensavo di farmi ospitare da Emmett mentre non trovo un posto tutto mio. >>
Lui annuì. << In realtà ci abbiamo già pensato noi, ti abbiamo comprato un appartamento nei pressi dell’azienda. >> mi disse tranquillamente.
La mia famiglia era ricca di per se e con l’azienda di mio padre le nostre ricchezze erano aumentate notevolmente, ma non avrei mai pensato che mi comprassero un appartamento.
Sorrisi contento. << Grazie. >> e li abbracciai.
Mio padre mi porse le chiavi. << Ha già tuto quello di cui tu hai bisogno, okey? Se hai qualche problema sai dove trovarci. >>
Annuii e presi le mie valigie e chiami un taxi.
<< Ci vediamo stasera, okey? >>
Mia madre annuì e mi diede un bacio sulla guancia. << Sono contenta che tu sia tornato. >>
<< Anche io. >> e le sorrisi lasciandole una carezza sulla guancia.
Amo mia madre in un modo esasperante e stare lontano da lei in tutti quegli anni è stato tragico.
Mi accompagnò mio padre alla porta e mi consegnò una cartella. << Qui c’è una parte di tutto quello che devi sapere, domani Isabella ti informerà sul resto. >>
Annuii e lui continuò. << Edward non prendere Isabella sotto gambe perché è tosta è non si fa mettere in tasca da nessuno. Ama il suo lavoro e tende ad eliminare tutto ciò che non le permette di portarlo a termine, quindi evita di comportarti come hai sempre fatto. >> mi raccomandò.
Annuii ancora e me ne andai. Ma come poteva essere cambiata questa Isabella? Io me la ricordavo come una ragazzina timida ed impacciata terrorizzata dalla sua stessa ombra e adesso mi dicevano che era diventata una specie di pesce cane dell’economia, cosa che io stentavo a credere. Se era tanto tosta come dicevano io sarei stato più tosto di lei e ben presto avrei preso il suo posto come giusto che fosse come figlio del presidente. Quando arrivai al mio appartamento rimasi piacevolmente sorpreso dal buon gusto di mia madre nell’arredarlo. Il salotto aveva due divani di pelle nera posati su un tappeto grigio perla come la parete attrezzata con tanto di televisore al plasma, mi diressi in cucina e notai lo stesso arredamento, il bagno aveva i mobili neri e le pareti grigie e infine la mia stanza con un letto grigio perla e i mobili neri lucidi. Era davvero bello ed era buono per uno scapolo come me.
Disfai le mie valigie e poi mi andai a fare una doccia perché ero già in ritardo per la festa che si sarebbe tenuta in un locale del centro alle nove erano già le otto e mezza e sapevo quanto mia sorella odiasse i ritardatari e di certo non si sarebbe fermata davanti al nostro legame di sangue.
Alle nove ero pronto, avevo optato per un paio di pantaloni classici neri ed una camicia grigia infilai il mio cappotto nero e uscii nell’aria fredda della mia città che tanto mi era mancata. Quei cinque anni passati in Massachusetts non erano stati brutti, ma non era come la mia New York.
Arrivai al locale con quindici minuti di ritardo, ma siccome il locale era pieno Alice non se ne sarebbe accorta così lasciai che una ragazza prendesse il mio cappotto e cominciai a camminare cercando di vedere Jasper e lo trovai mentre parlava con mio padre.
<< Ehi cognato. >> lo salutai.
Lui si girò verso di me e sorrise. << Guarda un po’, il figliol prodico. >>
Io sorrisi e lo abbracciai. << Tanti auguri. >>
Lui mi ringraziò e restai un po’ con loro a parlare e mentre seguivo la loro conversazione che la vidi per la prima volta. La donna più bella e sensuale che avessi mai visto eri li davanti ai miei occhi con un bicchiere di vino tra le mani che sorrideva mentre stava parlando con un ragazzo. Aveva il suo corpo stupendo fasciato da un vestito blu che le faceva da seconda pelle, le sue gambe lunghe slanciate ancora di più dalle sue scarpe dal tacco altissimo; aveva la pelle nivea e potevo scommetterci anche morbida e liscia, aveva lunghi boccoli color mogano, labbra carnose e lucide e un naso perfetto. Mi scoprii a pensare ‘Girati, girati’ per vedere i suoi occhi che sapevo anzi speravo fossero magnifici e avevo ragione perché si girò verso di me per un attimo e mi parve di sprofondare in quelle pozze di cioccolato fuso.
<< Ehi Ed, cos’hai? >> mi chiese Jasper perché molto probabilmente mi ero incantato a guardarla.
Mi riscossi e lo guardai. << Ehm niente, io-io vado, ci vediamo in giro. >>
Lui annuì ed io mi incamminai verso di lei, volevo conoscerla volevo dare un nome a quella dea.
 
   
 
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