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Autore: EmilyGraison    06/02/2011    1 recensioni
Sono passati anni da quando Blaise chiuse definitivamente ogni rapporto con Jenny, perche` cosa lo ha spinto a questo? e se Jenny avesse affrontato la cosa sposandosi? come sarebbe stata la sua vita?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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ORGOGLIO E DOLORE
Capitolo 1 (parte 2)
Testamento...


Draco era preoccupato e incuriosito, ma decise che non era il caso di fare altre domande, per il momento. Era certo che, quando se la fosse sentita, Jenny le avrebbe raccontato tutto.
In quegli ultimi due anni si erano visti molto raramente. Robert aveva fatto di tutto per impedire loro di frequentarsi. Sembrava che fosse gelosissimo di sua moglie, o almeno questo era ciò che Draco aveva pensato all'inizio. In seguito aveva cominciato a sospettare che vi fosse qualcosa di più, ma Jenny non gliene aveva mai voluto parlare.
«Sarà bello poterti vedere quando voglio» disse Draco.
Jenny sollevò su di lui due grandi occhi colmi di angoscia. «Non hai detto a Blaise che eravamo costretti a vederci di nascosto, vero?»
«No» rispose il fratello. Poi si interruppe un istante. «Non è stato difficile. Blaise non mi hai mai permesso di parlare di te» aggiunse con esitazione.
«Capisco» mormorò Jenny.
«Io no» scattò Draco, gli occhi lampeggianti d'ira. «Non lo capisco affatto. E oggi mi sto vergognando del modo in cui si comporta.»
«Voleva bene a Robert.»
«Forse, ma non ha mai cercato di mettersi nei tuoi panni. Con lui Robert era molto diverso. Lo rispettava. Del resto, nessuno con un briciolo di cervello oserebbe mai fare il gradasso con Blaise.»
«Sì, lo so.»
La limousine si fermò e l'autista scese ad aprire loro la portiera. «Grazie, Henry» disse Jenny con un sorriso.
Henry era un uomo sui cinquant'anni, un ex militare dalle spalle larghe e dai capelli grigi. Da quando era venuto a lavorare lì, sei mesi prima, era stato la salvezza di Jenny, e lei gliene era profondamente grata. In giro si era diffuso il pettegolezzo che lei tradisse il marito con l'autista e Jenny lo sapeva, ma non avrebbe mai potuto rivelare a nessuno la verità.
«Prego, signora Graison» rispose Henry gentilmente.
Draco entrò in casa con Jenny, notando incuriosito che non c'era personale di servizio. Strano, pensò.
Jenny si accorse dell'espressione perplessa con cui il fratello si guardava intorno. Si tolse il velo e lo posò sul tavolino dell'ingresso. «Robert ha licenziato tutto il personale, tranne Henry. Voleva mandare via anche lui, ma sono riuscita a convincerlo che avevamo bisogno di un autista.»
Notando che Draco non rispondeva, Jenny si voltò di scatto a guardarlo. «Credi anche tu che io vada a letto con Henry?»
Il fratello serrò le labbra. «Non adesso che l'ho conosciuto» rispose con sincerità.
Per la prima volta da tempo, Jenny scoppiò a ridere. Poi fece strada verso il salotto. «Ti preparo del caffè.»
«Niente affatto» replicò Draco. «Il caffè lo faccio io. Hai bisogno di rilassarti. Hai dormito, stanotte?»
Jenny alzò le spalle e, ancora una volta, Draco notò, con una stretta al cuore quanto fosse dimagrita. Era alta un metro e sessanta ed era sempre stata minuta, ma ora sembrava fragile come un passerotto, pensò.
«Ho sempre degli incubi» confessò Jenny a bassa voce.
In quel momento la porta d'ingresso si aprì e si richiuse. C'era una sola persona che si considerava in diritto di entrare senza bussare, e Jenny non alzò nemmeno lo sguardo quando Blaise fece il suo ingresso in salotto allentandosi il nodo della cravatta.
«Sto andando a preparare il caffè» disse Draco lanciando uno sguardo di avvertimento all'amico. «Ne vuoi una tazza?»
«Sì, grazie. Anche un paio di biscotti, se ne trovi. Non ho fatto colazione.»
«Va bene.» Draco non aveva detto nulla, ma aveva notato che nessuno si era offerto di portare cibo per la veglia funebre, come sarebbe stato usuale a Jacobsville.
Blaise, invece, non ebbe nessuna remora. Si lasciò cadere sulla poltrona di fronte a Jenny e la fissò in viso con espressione ostile. «Come mai nessuno si è offerto di portare cibo per la veglia?» le chiese senza peli sulla lingua. «Anche i tuoi vicini ti ritengono responsabile della morte di Robert?»
Jenny fece un respiro profondo, combattendo contro la nausea che le faceva contrarre lo stomaco. Con uno sforzo lo guardò negli occhi. «Non abbiamo vicini né amici. A Robert non piaceva avere gente intorno.»
Blaise contrasse la mascella. «E a te non piaceva avere lui intorno, vero?» sibilò con freddezza. «Mi ha raccontato tutto di te, Jenny. Proprio tutto.»
Lei immaginava che cosa gli aveva detto Robert. Gli piaceva far credere alla gente che lei fosse frigida. Chiuse gli occhi e si massaggiò leggermente la fronte. Le stava venendo un forte mal di testa.
«Che ci fai qui, Blaise? Non hai un mucchio di affari a cui badare?» chiese in tono stanco.
Lui accavallò le lunghe gambe con disinvoltura. «Il mio unico cugino è morto» le ricordò. «Sono qui per assistere ai suoi funerali.»
«Il funerale è finito, ormai.»
«Già, e tu sei una ricchissima vedova, adesso. Almeno finché non sarà aperto il testamento.»
Lei guardò fuori della finestra tentando di ricacciare indietro i penosi ricordi della sofferenza e del tormento degli ultimi due anni. «Già» convenne.
Blaise la guardò alzarsi in piedi e non poté fare a meno di notare come l'abito nero che indossava ne enfatizzasse la figura snella. Troppo snella. Sembrava piuttosto scossa ed era pallidissima. Alzò le spalle scacciando con determinazione la compassione che si stava facendo strada dentro di lui.
«Non illuderti di mettere le mani su troppo denaro» le disse freddamente.
Jenny si voltò e lesse con dolorosa chiarezza l'accusa negli occhi di lui. «Non sono responsabile della morte di Robert» mormorò senza convinzione.
Ted si alzò in piedi lentamente, minaccioso. «Hai lasciato che guidasse quando era ubriaco» disse. «Anche se Draco e io siamo appena tornati qui da Victoria, sono nato e cresciuto a Jacobsville e conosco tutti. Mi hanno detto che eravate a un ricevimento e che lui ti aveva chiesto di guidare fino a casa. Tu però non hai voluto lasciare la festa e lui è andato da solo. È per causa tua che la sua auto è uscita di strada.»
Jenny lo fissò per un attimo senza parlare. Era questo che si diceva in giro? E Blaise non aveva dubbi che si trattasse della verità.
«Be', non ti difendi?» chiese lui con sarcasmo. «Non riesci a trovare nemmeno una scusa per il tuo comportamento?»
«Sarebbe fiato sprecato» rispose lei stancamente. «Tanto, non mi crederesti.»
«Hai ragione!» Blaise si ficcò le mani in tasca mentre gli giungeva il forte rumore di piatti che proveniva dalla cucina: era Draco che gli stava manifestando la propria disapprovazione.
Jenny incrociò le braccia sul petto cercando di impedirsi di tremare. Credeva di essere abituata a tutto, ma non riusciva a sopportare il modo in cui lui la stava guardando, l'odio e il disprezzo nei suoi occhi.
«Robert mi scrisse una lettera, due settimane fa, per informarmi di aver cambiato il proprio testamento. Mi annunciava che io vi ero citato. Ne sei sorpresa?» le chiese Blaise con ironia.
Lei scosse il capo. No, non lo era. Sapeva che Robert aveva cambiato il testamento, e anche se non ne conosceva il contenuto, era sicura che non le avesse lasciato molto.
«Ci sarà un lascito anche per Tina, immagino» insistette lui con un sorriso così crudele da raggelarla.
Jenny sospirò. Si sentiva immensamente stanca. Stanca di vivere in quell'incubo, stanca di essere insultata e torturata. Si passò una mano sul viso. «Va' via, Blaise» sussurrò. «Per favore.»
Si sentiva come se fosse già morta. Si voltò per nascondere le lacrime che le stavano salendo agli occhi, ma inciampò nel bordo del tappeto e perse l'equilibrio.
Con una mossa fulminea Blaise balzò in avanti e la afferrò prima che cadesse. Si chinò a guardare il viso pallido e scarno di lei e poi, senza una parola, le passò un braccio intorno alla vita per sostenerla con fredda gentilezza.
«Bella mossa. C'ero quasi cascato» le disse con tono secco. Sembrava che pensasse che lei avesse fatto apposta a perdere l'equilibrio.
Jenny si irrigidì, mentre le lacrime cominciavano a scorrerle silenziosamente lungo le guance senza più freni. Le sembrava che il cuore le si spezzasse. «Non l'ho fatto apposta» sussurrò con voce roca. «Sono inciampata, ma non perché non vedevo l'ora che tu mi abbracciassi! Non voglio niente da te.»
Gli occhi di lui mandarono un lampo gelido. «Nemmeno il mio amore?» sibilò con crudele determinazione. «Eppure c'è stato un tempo in cui mi imploravi in ginocchio di toccarti.»
Lei rabbrividì e cercò di divincolarsi, ma lui la trattenne. Come in un incubo Jenny sentì il suo respiro, la forza di quelle braccia che la imprigionavano. Era con l'unico uomo che avesse mai amato e lui la disprezzava! Blaise, pensò con sorda disperazione. Oh, Blaise!
Chiuse i pugni contro il petto di lui cercando invano di respingerlo e strinse i denti con forza.
La mano sulla sua schiena si fece pian piano carezzevole, quasi suo malgrado. Jenny sentiva il respiro di lui contro i propri capelli. Le stava offrendo conforto, pensò incredula. Si trattava di qualcosa che negli ultimi due anni le era diventato sconosciuto. Ma Blaise era come Robert: forte, impulsivo e violento, e lei non era più la ragazza che lo aveva ingenuamente amato anni prima. Spaventata, quando lui le strinse leggermente il braccio si lasciò sfuggire un suono strozzato. Le stava facendo male senza nemmeno accorgersene... Oppure lo stava facendo apposta, per punirla per la morte di Robert?
Blaise udì quel gemito di dolore e il suo autocontrollo svanì di colpo. «Oh, per l'amor del cielo» sussurrò, e all'improvviso la strinse forte contro di sé, il viso di lei contro la propria spalla, fremendo involontariamente di piacere a quel contatto.
Jenny rabbrividì. Due anni prima le sarebbe sembrato meraviglioso essere tra le braccia di Blaise. Ma adesso provava solo un cieco, violento terrore a quel contatto fisico.
Si irrigidì e le lacrime presero a sgorgarle copiose dagli occhi, mentre violenti singhiozzi scuotevano il suo corpo provato. Pianse per Robert, che temeva e che non aveva mai amato. Pianse perché Blaise la disprezzava e perché Robert aveva distrutto in lei ogni sentimento, ogni spontaneità. Pianse finché non ebbe esaurito tutte le sue lacrime e si sentì svuotata ed esausta.
Draco si fermò di colpo sulla soglia, il vassoio in mano, fissando il viso di Blaise mentre teneva Jenny tra le braccia. Sconvolto dalle emozioni che vi leggeva, si schiarì la voce per avvertirlo della sua presenza.
«Caffè!» annunciò con finta allegria, ed entrò nella stanza per posare il vassoio sul tavolino.
Blaise lasciò andare Jenny lentamente, tendendole un fazzoletto. La guardò prenderlo con esitazione distogliendo lo sguardo. Non gli era sfuggita la reazione spaventata di lei quando l'aveva abbracciata, e questo lo turbava quasi quanto il profondo, doloroso desiderio che si era destato in lui.
«Siediti, Jey, mangia qualcosa» disse Draco con premura, mentre il suo migliore amico si allontanava e si sedeva sul divano. Era furioso con se stesso per aver perso il controllo, anche se per poco.
Jenny si asciugò gli occhi e sorrise al fratello.
«Dovresti prenderti qualche giorno di riposo» continuò Draco. «Perché non vai un po' via, ai Caraibi, per esempio?»
«Già, perché no?» intervenne Blaise con una risata sgradevole. «Adesso te lo puoi permettere.»
«Smettila» scattò Jenny con voce acuta. I suoi occhi sembravano enormi nel viso smagrito. «Smettila, per favore!»
«Blaise, ti prego!» disse Draco rivolgendogli un'occhiata eloquente.
Lui si alzò e si avvicinò alla finestra, richiamato dal rumore di un'auto che si avvicinava. «Credo che si tratti di Tina» disse. «Vado ad aprire» aggiunse allontanandosi. Evitò di guardare Jenny. Era ancora scosso per le proprie reazioni di poco prima.
«Non lo sopporto» sussurrò Jenny al fratello. «Perché si comporta così? Che cosa gli ho fatto?»
«Robert gli ha detto qualcosa, ma non so cosa» rispose Draco.
«Conoscendo Robert, avrà inventato qualche storia per farsi compatire» disse piano Jenny. «Dava sempre la colpa a me per le cose che faceva.» All'improvviso scoppiò in una risatina amara. «Non sai che diceva che ero stata io a spingerlo a bere?»
«Se beveva, era perché lo voleva lui» ribatté il fratello.
Jenny sorrise senza allegria. «Sei il solo a pensarla così in tutta Jacobsville.» Mentre sorseggiava il caffè, udì due voci che si avvicinavano. Una, quella di Blaise, era bassa e calma, mentre l'altra suonava acuta e impaziente.
«Credevo che il notaio fosse già qui» disse Tina Zabini con irritazione sfilandosi i guanti e avvicinandosi a sua nuora e a Draco.
«Immagino che sia dovuto passare dallo studio a prendere i documenti» mormorò Jenny.
Tina le rivolse un'occhiata gelida. «Comunque sarà qui tra poco. Se fossi in te, comincerei a fare i bagagli.»
«Li ho già fatti» rispose Jenny senza espressione. «Non ci ho messo molto.»
Udendo il motore di un'altra auto, Draco si avvicinò alla finestra. «È il notaio» annunciò.
«Era ora!» sbottò Tina.
Jenny rimase in silenzio. Stava guardando la poltrona su cui Robert si sedeva di solito e i suoi occhi erano colmi di angoscia e di un'altra espressione che si sarebbe detta di terrore. Blaise la fissò con astio pensando che probabilmente si sentiva in colpa per la morte del marito. Ben le stava! Sperava che il rimorso la perseguitasse per tutta la vita. Sperava che non avesse un solo istante di pace.
Lei si accorse dello sguardo di lui e lo fissò. Blaise strinse i braccioli della poltrona con forza, sostenendo quello sguardo con aria di sfida. Tutto preso dai propri sentimenti, notò a malapena quanto gli occhi di lei sembrassero enormi e stranamente spenti.
Il notaio, un signore anziano e distinto, entrò in quel momento e tutti gli occhi si rivolsero verso di lui, compresi quelli di Blaise.
Jenny provò un forte senso di sollievo. Non riusciva a capire perché Blaise la odiasse tanto per la morte di un cugino al quale non era stato poi molto affezionato. Del resto l'aveva sempre detestata, fin dalla prima volta in cui si era trovato solo con lei più di tre anni prima...

   
 
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