Questo
Matrimonio
Non
s’Ha
Da
Fare
Capitolo
Quarantacinquesimo – Silente
[Eppure, quello che mi si para
davanti ha la capacità di farmi congelare il sangue in un
secondo.
La chiesa è appena stata invasa da
una decina di incappucciati neri... con quelle orrende maschere di
ferro che
appartengono ad un solo ed unico motivo.
Voldemort.]
«James?»
ansiosa, Lily mi chiama in un bisbiglio.
Io
ritorno a nascondermi completamente dietro il muro e mi giro verso di
lei.
«La
chiesa è piena di...».
«Potter!!»
m’interrompe una voce possente.
Con
uno scatto felino, mi volto di nuovo verso la fine del muro.
Stringo
ancora di più l’impugnatura della bacchetta e mi
allontano di qualche passo
spingendo indietro anche Lily, allontanandola.
«Mangiamorte?»
chiede lei, spalancando gli occhioni verdissimi.
Subito
dopo, sento il mio braccio, quello che la tiene ferma contro il muro,
che viene
stritolato dalla sua mano libera.
Questo
mi porta solo a digrignare i denti.
Maledetti!!
Che
cosa vogliono adesso?
Che cazzo vogliono questi adesso?
Che devo fare?
Forza, James... pensa, pensa,
pensa, pensa, pensa...
continuo a comandarmi da solo nel tentativo di trovare una via
d’uscita più
veloce e più sicura possibile.
«È
inutile che ti nascondi, Potter!! Ti abbiamo visto insieme alla tua
schifosa
Sanguesporco!!» mi chiama di nuovo la stessa voce di prima.
Bastardo, come osi?! penso in mente,
trovandomi a
stringere involontariamente il braccio di Lily che ho nella mano libera.
La
sento muoversi, dolorante, e mollarmi istantaneamente un pizzicotto
sullo
stesso.
«Scusa»
mormoro infastidito non osando dare le spalle alla parte da dove
provengono le
voci e gli incantesimi dei Mangiamorte.
«Cosa
facciamo adesso?» mi domanda in risposta, totalmente
dimentica dell’inutile
scambio di pizzichi e battutine.
«Potter!!!»
urla ancora più forte la solita voce, «Non abbiamo
tutto il giorno, Potter!!!
Esci immediatamente allo scoperto!».
«Siete
dei poveri illusi se pensate di poterci prendere!!» gli
rispondo, piccato.
Come...
come osano comandarmi in questo modo?
«Lo
sai che non è te che vogliamo, Potter!» continua,
imperterrito l’uomo, ridendo
subito dopo.
Come
se fossi stato colpito in una ferita ancora più interna, mi
ritrovo ad
arretrare ancora di più distanziando quanto più
possibile Lily da quei mostri.
Lei,
per quanto non lo ammetterà mai, invece, ha trattenuto il
fiato.
«E
non vogliamo nemmeno la schifosa Sanguesporco» procede lo
stesso di sempre con
un tono strano... quasi di scherno.
Lo
so riconoscere.
Sono
del tutto convinto che se adesso mi sporgessi a controllare la
situazione e
potessi vedere quel gran figlio di puttana in faccia, scoprirei un
ghigno
orribile.
Eppure,
ora si che non ho più la sensibilità al braccio.
Lily
me lo sta completamente stritolando, mentre il mio cuore ha ripreso a
battere con
una velocità tripla a quella di prima.
Non
vogliono me...
Non
vogliono Lily...
...
E...
e chi diamine vogliono?
Il...
il prete, vero?
Vogliono
il prete!
Devono
volere il prete!
Non...
non ci sarebbe altra spiegazione.
Queste
sono le uniche persone che si trovano qui...
Loro
non... non vorrebbero mai prendersela con un bambino, no?
Che
senso avrebbe, poi?
Insomma,
la storia della Profezia era tutta una sciocchezza... per quale motivo,
quindi,
vorrebbero Harry?
Non
c’è nessuna spiegazione logica!!
Quindi,
non sono qui per noi.
Ma
da quale mondo i Mangiamorte fanno la carità e lasciano
andare le loro
potenziali vittime?
«James...»
mi chiama Lily con una voce del tutto diversa da quella che mi
aspettavo.
Oso
dare una sbirciata nella sua direzione e la scopro bianca cadaverica e
terrorizzata da quello che ha appena sentito.
Non
penserà mica che la storia della Profezia sia vera, no?
È
una sciocchezza!!
Quale
persona sana di mente ci crederebbe, Porco Merlino?
«...
A quest’ora avranno già circondato la chiesa,
James. Che facciamo?» mi domanda
in un lampo di razionalità provando a tirarmi nella
direzione opposta alla fine
del corridoio.
Giusto!
Cerchiamo
una via d’uscita dall’altra parte!
Anche
se avranno circondato la chiesa, basterà schiantare qualcuno
e avere campo
libero per la smaterializzazione.
«Aspetta,
Lily, aspetta un secondo» le dico, opponendo per un attimo un
po’ di resistenza
e bloccando la sua iniziativa.
«Cosa
vuoi fare? Vuoi farti ammazzare?» risponde in un sussurro
infuriato,
incenerendomi al secondo.
Io
la ignoro.
Punto
la mia bacchetta contro la mia gola ed estraggo una piccola luce da
essa.
È
un incantesimo decisamente utile che ho imparato da Remus durante la
nostra
lunghissima permanenza a Villa Black.
Questo
permette di... in un certo senso... prestare, copiare la propria voce
alla
lucina per qualche momento, illudendo i nemici (o gli amici se si
tratta di uno
scherzo) che si è ancora in un preciso posto quando, invece,
ci si può
allontanare per quanto si vuole.
Lily,
dietro di me, sono sicuro, mi sta guardando sconcertata.
Ed,
infatti, quando mi volto dopo aver lasciato galleggiare in aria la luce
ben
coperta dal muro ed invisibile agli occhi dei Mangiamorte, leggo la
confusione
nei suoi occhi.
Ma
ho il tempo di farle solo un piccolo sorriso incoraggiante, prima di
farla
girare e spingerla nella direzione opposta a quella dei nostri nemici.
Non
voglio lasciarla dietro di me.
Se
i Mangiamorte si accorgessero che ci siamo allontanati e iniziassero a
percorrere il corridoio vedrebbero prima lei ed attaccherebbero prima
lei.
In
queste posizioni, sono io il primo, in ogni caso, ad essere colpito e
lei può
avere la possibilità di scappare.
Veloci
come sappiamo essere solo noi, torniamo indietro e percorriamo tutto il
corridoio indietro.
Resto
bene concentrato su qualsiasi cosa che guardiamo e superiamo,
soprattutto per
non lasciare la mente libera di vagare con i pensieri.
Continuiamo
a percorrere celeri il corridoio che, ininterrotto, curva alla nostra
sinistra
percorrendo le spalle del presbiterio.
Se
non troviamo nessuna porta d’uscita d’emergenza,
credo proprio che arriveremo
dall’altra parte della Chiesa e non avremo concluso niente.
In
poche parole, ci ritroveremmo in trappola.
...
Cazzo!
Dobbiamo
sbrigarci, o qui finisce davvero male.
Non
ho alcuna intenzione di iniziare una battaglia contro questi vermi!
Non
per paura... sia chiaro!
Li
sterminerei in un attimo se solo volessi affrontarli.
Il
problema è mettere al sicuro Lily.
Il
più in fretta possibile, anche.
Per
quanto continui a ripetermi che quei bastardi sono qui per il prete...
è logico
che in cuor mio, invece, percepisca tutt’altra motivazione.
Una
motivazione che mi spinge il cuore sempre più a galoppo,
sempre più
terrorizzato da questa possibilità.
Che
cosa se ne farebbe Voldemort di un semplicissimo prete babbano?
È
praticamente chiaro che i Mangiamorte siano qui per noi.
E,
da quanto detto da loro, non cercano rogne né con me
né con Lily... l’unico che
rimane, quindi, è proprio lui.
Harry.
E,
a questo punto, sorge spontanea la domanda: che cosa se ne fanno di un
bambino
che non sa nemmeno che cosa sia un bacchetta magica?
Non
che loro non attaccassero neonati quando escono allo scoperto per
creare
qualche strage e qualche massacro... ma in quei casi, prima dei
bambini,
muoiono i genitori che li difendono.
Qui,
l’obbiettivo non sono i genitori...
Il
primo a morire, per loro, deve essere il neonato.
Ed
è qui che non mi tornano i conti.
Insomma,
come... come può essere
vera quella
Profezia della quale hanno parlato i McCullen quel giorno durante
l’attacco?
Harry
deve ancora nascere... sarà soltanto un bambino innocente ed
indifeso in un
mondo pieno di sofferenza e di guerre insensate.
In
che modo tutto questo può rappresentare un pericolo per
Voldemort?
Certo,
Harry, prima o poi, crescerà e, se vorrà far
parte dell’Ordine o diventare un
Auror, allora sarà sicuramente probabile che
potrà fare la differenza per molti
e arrivare addirittura a contrastare Voldemort in persona.
Ma
come può essere vero adesso?
Adesso
è soltanto un bambino... niente di più.
E,
per quanto questa fantomatica Profezia possa spingere questi assassini
a
cercare nostro figlio, io e Lily faremo qualsiasi cosa sarà
necessaria e
possibile per proteggerlo!
Questo
lo possiamo giurare qui e subito!
«Lily!
Lily!!» la chiamo, tirandola indietro.
«Cos...?».
«Di
qua!».
Non
le lascio nemmeno il tempo di parlare che la tiro dall’altra
parte, nella
direzione dove ho intravisto una porta.
Abbiamo
superato l’ufficio del prete da un bel pezzo e se non usciamo
adesso da
qualsiasi porta ci capiti sotto mano, finiamo direttamente tra le
braccia dei
Mangiamorte.
La
raggiungiamo e, tenendo salde le bacchette, con Lily dietro le mie
spalle
pronta per qualsiasi evenienza, la apro di scatto.
Come
due lampi puntiamo le bacchette di fronte a noi, ma non troviamo
nessuno.
Siamo
solo in un’anticamera vuota.
Di
fronte a noi, un’altra porta con sopra un’apertura
in vetro che lascia entrare
la luce esterna.
«Ci
siamo» dichiaro entrando ed aspettando che anche Lily si
accomodi per sigillare
la porta dietro di noi.
Lei
raggiunge quella di fronte, per uscire, e mi aspetta.
Le
arrivo accanto e mi piazzo di fronte la maniglia.
Prendo
un grosso respiro e mi volto a guardare la mia piccola Bibi.
Lei
mi restituisce la stessa occhiata sicura e decisa.
«Non
siamo sicuri che qui fuori ci saranno altri Mangiamorte a controllare
il
territorio. Ma basta allontanarci di qualche metro
dall’uscita per
smaterializzarci» le dico.
Lily
annuisce, convinta.
«Sicuramente
qualche Mangiamorte ci sarà qua fuori, James».
Anche
io annuisco alla sua constatazione.
È
una cosa logica.
Ed
è tremendamente frustrante, maledizione!
Quanto
detesto le leggi così severe e restrittive della
smaterializzazione!
Che
cosa cambia se scompariamo adesso, qui, nell’anticamera di
questa chiesa e
arriviamo direttamente a Godric’s Hollow?
No!
Ovviamente!
Doveva
essere creata almeno una norma stupida che contrasti la
smaterializzazione in
luoghi chiusi troppo stretti.
Maledette
cagate giuridiche!
«Facciamo
a turno, Lily. Uno colpisce e l’altro para
entrambi» la osservo asserire di
nuovo alla mia tattica, «Evitiamo di restare fermi, dobbiamo
muoverci.
Altrimenti ci possono circondare facilmente».
«Ok».
«Quando
ti do il segnale, evoca l’incantesimo di protezione e io ci smaterializzo» concludo con
sguardo duro e pronto.
Anche
lei è pronta.
Me
lo fa capire attraverso i suoi splendenti occhi verdi che mi scrutano
il viso
fieri e decisi.
Si!
Siamo
pronti!
Andiamo!
«Resta
attaccata alla mia giacca con la mano libera, Lily» le dico
per ultimo.
Mi
giro verso la porta e faccio per aprirla, quando...
«James!».
«Cosa?»
domando immediatamente, tornando a fissarla ansioso.
Non
faccio neanche in tempo a mettere a fuoco il resto della stanza che si
trova
dietro di lei che Lily mi prende il viso tra le mani e mi bacia con una
veloce
passione.
Ci
stacchiamo e restiamo a fissarci per pochi secondi negli occhi: io
confuso, lei
sorridente.
«Nel
caso...» dice a bassa voce, ma senza cancellare quel suo
fantastico sorriso,
«... questo fosse l’ultimo».
Come
se fossi stato punto nel vivo da una provocazione senza precedenti, le
afferro
le mani sul mio volto e le stringo.
Intanto,
il mio sguardo si fa duro e deciso allo stesso tempo.
Non
voglio sentirle dire una cosa del genere mai più.
«Non
lo sarà, Lily!» le rispondo, convinto, baciandole
le mani e aggiungendo un
ghigno alla situazione, «Non ti azzardare neanche a
pensarlo».
Non
sarà questa la nostra fine.
Non
oggi.
Non
ora.
Lei
mi lancia un ultimo sorrisetto divertito prima di avvicinarsi di nuovo
alle mie
labbra e illudermi di un secondo bacio.
A
distanza di due soffi dalla mia bocca si blocca, stordendomi
completamente.
«Vediamo,
Potter» mi sfida, «Se sopravviviamo, a casa faremo
i conti».
Ghigno.
Oh,
si, che li faremo, Amore Mio.
Eccome
se li faremo!
Come
caricato di nuova energia, con lo stesso sorriso che ha caratterizzato
tutta la
mia vita, accetto la sua sfida e torno a fissare la porta di fronte a
me.
Poi,
con uno scatto della mano libera, abbasso la maniglia e stringo furioso
la mano
intorno alla bacchetta.
Si
va in scena!
Veloce
la spalanco ed entrambi puntiamo, nello stesso modo di prima, la
bacchetta in
avanti.
Proprio
come ha previsto la mia piccola Bibi, alla nostra sinistra scorgiamo
tre figure
incappucciate che tengono sotto controllo il territorio.
«Eccoli!!!»
urla uno di loro, indicandoci agli altri due.
Senza
perdere altri secondi preziosi, cominciamo a correre verso la foresta
vicina
alla chiesa per guadagnare spazio e smaterializzarci.
Eppure,
nei miei calcoli non avevo contato il fatto che non posso trascinare
nello sforzo
Lily.
Lei
che, con delle occhiate assassine, sta scrutando quei tre Mangiamorte
che, come
noi, iniziano a correre nella nostra direzione.
«Stupeficium!» urlo per primo,
puntando
la bacchetta contro uno di quei tre.
Devo
guadagnare più tempo di quanto avessi pensato ne avessimo
bisogno.
Lily
non può assolutamente correre in queste condizioni.
Faremmo
rischiare troppo ad Harry.
Con
una notevole rapidità, l’incappucciato contro il
quale avevo lanciato
l’incantesimo lo para abilmente.
Poi,
lancia una maledizione che si ferma a qualche metro da noi grazie allo
scudo evocato
da Lily.
Ed
è proprio lei, a questo punto, a lanciare un altro
incantesimo.
Per
un soffio non prende il Mangiamorte che corre al centro fra gli altri
due.
E,
mentre il terzo si prepara a lanciare una delle loro maledizioni
atroci, riesco
a colpirlo con uno schiantesimo.
Allo
stesso tempo Lily ne para altri due provenienti dagli altri due che ci
stanno
velocemente raggiungendo.
Digrigno
i denti, mentre con il braccio libero trascino dalle spalle la mia
piccola Bibi
per non farla distrarre dall’incantesimo Protego
che ha evocato.
Mi
volto nella direzione verso il quale ci stiamo tutti dirigendo
accorgendomi che
siamo quasi in prossimità del bosco.
Mi
giro di nuovo verso i due Mangiamorte sempre più vicini e mi
rendo conto che,
in queste condizioni, non possiamo assolutamente smaterializzarci.
Rischiamo
di portarci dietro uno di questi bastardi.
Stringendo
ancora più forte l’impugnatura della bacchetta,
percepisco il nervosismo e la
rabbia pervadermi maggiormente.
Ed
era anche ora!
È
solo quando sono iper-incazzato che riesco a sbaragliare tutti i miei
nemici.
La
alzo in direzione di uno dei due e, ripetendo in mente la formula, vedo
il
fascio di luce rossa partire dalla punta del mio bastoncino e svanire a
qualche
centimetro dalla faccia del Mangiamorte puntato.
Non
gli lascio neanche un secondo che, immediatamente dopo, ne scaglio un
altro ed
un altro ancora... e un altro ancora.
Tutto,
mentre Lily continua a schivare gli attacchi dell’altro.
Ad
un certo punto, cambio prospettiva di lancio.
Mi
abbasso un secondo sulle gambe e punto la bacchetta contro lo stesso
Mangiamorte da sotto.
La
mossa, effettivamente troppo assurda, lo prende decisamente in contro
piede.
Facile
capirlo nel momento in cui vedi il tuo nemico volare a qualche metro di
distanza da te.
Dentro
di me ghigno come un assatanato, pieno di me.
Ne
manca solo uno e, finalmente, andrà tutto meglio.
Eppure,
proprio nell’esatto momento in cui sia io che Lily puntiamo
la bacchetta contro
l’unico incappucciato rimasto contro di noi e lo sentiamo
borbottare contro
l’incapacità dei suoi due colleghi, ecco che
un’esplosione proprio dietro il
Mangiamorte attira le nostre attenzioni.
Io
e Lily osserviamo la scena inorriditi, mentre dentro di noi si fa largo
la
consapevolezza che la parte della Chiesa saltata in aria era proprio
quella in
cui si trovava lo studio del prete.
...
Se
la sono presa con un Babbano che non aveva niente a che fare con tutto
questo!
Come
hanno potuto?
Per
quanto quell’uomo fosse stato rimbambito e ci abbia trattato
come due poveri
deficienti, non si meritava di certo una morte come quella!
Nessuno
se la merita!
...
Stringo
i denti e i pugni... infuriato.
Se
la devono prendere con noi!
Solo
con noi se hanno un problema con noi!
È
solo da vigliacchi attaccare i più deboli... quelli che non
sanno difendersi!
Ed
io non mi stancherò mai di ripeterglielo in faccia per
fargli ribollire le
viscere di rabbia.
Di
fronte a noi, sentiamo il Mangiamorte ridacchiare dopo aver capito
dalle nostre
facce scandalizzate quello che era successo.
«Mi
sa tanto che quello che avevate pianificato con quello schifoso Babbano
sia
andato accidentalmente a
monte!» ci
schernisce con un tono fin troppo divertito.
Un
tono che le fa ribollire a me, le viscere!
Maledetti
bastardi!!!
Se
solo potessi, gli staccherei la testa, li spellerei vivi, li
tagliuzzerei in
mille pezzi, li sbudellerei, li incenerirei...
Merlino
solo sa cos’altro potrei fare accanendomi sui loro corpi
privi di vita... se
solo potessi.
Ma
il punto è questo: Silente non lo ha mai perdonato.
E,
infondo, non gli do torto.
Uccidere
questi pezzi di merda significherebbe solo abbassarsi al loro lurido
livello di
vermicoli striscianti... cioè, diventare assassini.
Ecco
tutto!
Ed
io non voglio diventare la vera piaga dell’umanità!
«Vigliacchi!!»
urla, invece, Lily scagliando qualsiasi incantesimo del suo vastissimo
repertorio, «Siete solo dei vigliacchi!!» grida
ancora più forte, «È troppo
facile prendersela con quelli più deboli!! Troppo facile
vincere in questo
modo!!!» continua, furiosa.
E,
nel contempo che non posso fare a meno di ascoltare le stesse parole
che penso
e che vorrei dire, mi accorgo dei pugni sempre più stretti
del Mangiamorte di
fronte a noi.
Poi,
ecco un passo in più nella nostra direzione.
«Perché
non provate a combattere contro dei vostri degni rivali? Voglio vedere
se, in
quel caso, avreste la stessa “fortuna” che avete
attaccando dei semplici
Babbani che non possono difendersi!!!» dice, intanto, Lily
mimando le
virgolette e non accorgendosi affatto dell’ira del suo nemico.
La
sua ira, probabilmente, è molto più grande di
quella del Mangiamorte.
Ed
ecco, un secondo passo nella nostra direzione.
«Ma
secondo me non avreste proprio le palle di affrontare dei veri maghi
che sanno
tenervi testa!! Altrimenti perché fuggite quando Albus
Silente arriva sul campo
di battaglia?».
Terzo
passo.
La
mia bacchetta viene automaticamente stretta sempre di più...
man mano che
l’incappucciato di fronte avanza.
«Siete
solo dei vigliacchi!» finisce con tono sommesso e sicuro Lily.
Osservo
il nostro rivale dinanzi a noi e mi accorgo dei suoi fremiti di rabbia
mal
trattenuta.
Eppure,
guardandolo attentamente per assaporare meglio questo momento di
goduria unica,
mi accorgo di un altro dettaglio che mi fa congelare il sangue nelle
vene.
Dalla
porta dalla quale siamo usciti io e Lily, in questo preciso istante,
stanno
venendo fuori altri cinque, sei... Mangiamorte in aumento.
...
Merda!
Ci
dobbiamo sbrigare, altrimenti qui finisce malissimo!
Non
male...
«Stupida
Sanguesporco...» sento parlare il nemico.
L’uomo
col cappuccio nero, alza il capo e, allo stesso tempo, potenzia i toni
di voce:
«...
Non ti permetto di parlare di noi in questo modo!!! Crucio!».
«Protego!».
«Crucio!».
«Protego!».
«Avada Kedavra!».
Con
la stessa velocità del lampo verde, io e Lily ci buttiamo
ognuno da un lato per
evitarlo.
Repentino,
mi rimetto in posizione di combattimento controllando Lily.
Ed
è proprio su di lei che sento il cuore fermarsi.
Quel
bastardo si sta avvicinando a lei in maniera paurosa.
Corro
nella loro direzione, fremendo d’ira.
Non ti avvicinare, bastardo!
Non la toccare!
Eppure,
mi ritrovo ad osservare la sua mano violenta afferrare duramente il
braccio di
Lily e scuoterla, mentre lei, furiosa come una leonessa, tenta di
colpirlo con
pugni e calci.
Un
tentativo fin troppo vano, direi, considerando le stazze totalmente
diverse di
Lily e del Mangiamorte.
Ma
nello stesso attimo, io sono lì accanto a tirare un pugno in
faccia a
quell’uomo.
Subito
dopo averlo visto accasciarsi a terra dolorante, sento le urla degli
altri
Mangiamorte in arrivo, allarmati.
Mi
volto nella loro direzione e li osservo correre verso di noi.
Se
prima stavano solo camminando sentendosi fiduciosi del loro collega,
ora sono
timorosi di poter perdere le loro vittime.
I
loro obiettivi.
Ed
è proprio questo che sta per succedere.
Non
mi interessa un accidente se non siamo ancora troppo lontani dalla
chiesa;
afferro con delicata fermezza il braccio di Lily e, senza neanche
aspettare che
lei si rialzi da terra, mi smaterializzo da li...
...
a Godric’s Hollow.
Non
dimenticherò mai il senso di soddisfazione che ho provato
quando ho visto fasci
di luce sfiorarci e non colpirci e imprecazioni e preghiere dei
Mangiamorte per
aver miseramente fallito contro di noi.
Proprio
come io... avevo detto loro.
...
Mai
sfidare un Potter!
Si
potrebbe rimanere profondamente scottati.
...
Con
un gesto veloce e secco, apro la porta di casa e conduco Lily
all’interno.
La
chiudo alle nostre spalle con un tonfo (chiaro sintomo del mio
nervosismo) e la
sigillo con qualsiasi incantesimo di protezione che mi viene in mente.
Mi
volto verso l’entrata.
Lily
è rimasta immobile lì, con lo sguardo perso a
terra in chissà quali pensieri.
Per
quanta voglia provi in questo momento di abbracciarla e farla sentire
al
sicuro, protetta, adesso non c’è tempo.
Non
lo abbiamo.
Con
la rabbia che lentamente scivola via davanti alla devastante immagine
della sua
tristezza, mi avvicino a lei e le poggio le mani sulle spalle.
«Tesoro...»
la chiamo accostandomi al suo orecchio, «... vai a sederti in
sala, io mando
una lettera a Silente e avviso anche Sirius».
Passo
la mia mano su e giù sulla sua spalla, accarezzandola.
«James...».
«Andrà
tutto bene, stai tranquilla» le sorrido, cercando di calmare
anche il mio cuore
impazzito.
«Io...».
«Vuoi
andare al San Mungo per un controllo? Non ti senti bene?»
domando ancora,
apprensivo.
Se
solo vengo a sapere che quei maledetti Mangiamorte sono riusciti anche
solo a
sfiorarla e a danneggiare qualcosa della gravidanza... sono capace di
rintracciarli in un attimo e farli secchi.
Li
uccido!
Bastardi!
«Ti
hanno ferita da qualche parte?».
La
vedo negare con il capo.
«No...»
prende un grosso respiro, facendo come per ingoiare un grosso boccone.
Un
grosso groppo alla gola, sicuramente.
...
Lily...
«Solo...»
dice, voltandosi nella mia direzione, poggiando una mano sul mio petto
e
sfiorandomi in un piccolo bacio, «... fai in fretta,
Buch» mi prega, ad una
vicinanza micidiale per i nostri controlli.
Ed
in un attimo, sento il miele bollente scorrermi nelle vene mentre il
mio cuore
si scioglie in un ritmo decisamente più calmo.
Non
ha nessun problema, la mia piccola Bibi.
È
solamente un po’ spaventata dall’accaduto e da
quello che abbiamo supposto.
E
tutto quello che vuole è solo stare con me... e con Harry.
Con
la nostra famiglia.
Perché
è questo quello che rappresenta una famiglia.
Non
è altro che un luogo dove tutte le preoccupazioni della vita
non hanno né capo
né coda.
Non
hanno senso.
Ed
è proprio questo che Lily – e, sinceramente, anche
io – vuole provare.
Vuole
sentirsi, anche solo per un istante, un’aliena da questo
mondo pazzo ed
assassino.
E
l’unico posto dove farlo è qui, con la sua famiglia.
Le
sorrido abbassandomi di nuovo per rubarle un ultimo piccolo bacio.
«Siamo
stati grandi, poco fa» le dico fiero facendole
l’occhiolino.
Soddisfatta
quanto me, sorride anche lei.
«Vero»
sussurra con un piccolissimo ghigno sulle labbra a due centimetri da
me,
probabilmente ricordando il nostro “conto in
sospeso”.
Poi,
come una leggera folata di vento, si sposta e mi bacia la guancia.
Si
gira e se ne va in salotto, accomodandosi pesantemente sul divano.
La
vedo tesa.
Incredibilmente
e maledettamente tesa.
In
inutili tentativi di rilassamento.
Ed
ecco che la rabbia e l’odio tornano imperanti dentro di me.
Se
lei è così ansiosa l’unica colpa va
attribuita a quei pezzi di merda vaganti
con il nome di Lord Shit (*) disseminando morte ovunque.
Quei
dannatissimi Mangiamorte con la loro mania del sangue puro...
Voldemort...
Schifoso
essere che un giorno vedrò perire!
Non
mi interessa da quale parte mi troverò o se sarò
ancora vivo... ma, anche se
non lo sarò, lo vedrò.
Pretendo
di vedere il giorno in cui Lord Voldemort finalmente cadrà.
Me
lo devono e basta!
E,
di certo, insieme a me ci sono chissà quante altre persone
che possiedono lo
stesso diritto.
Con
un sospiro impotente e la rabbia ancora bollente dentro me, mi volto
verso la
rampa di scale e le salgo veloce.
Arrivo
in camera e comincio a cercare come un forsennato carta e penna.
Sirius
deve sapere quello che è successo.
Mi
ucciderebbe altrimenti.
E
Silente... Silente mi deve delle spiegazioni, anche se può
non essere affatto a
conoscenza di questa storia.
Ma
non m’interessa niente!
Quello
è il mago più potente che il mondo magico abbia
mai generato!
E,
soprattutto, il primo in assoluto schierato contro Voldemort.
Come
può non sapere neanche un’informazione che
potrebbe tornare utile a me per
proteggere la mia famiglia?
Continuo
a cercare e dopo aver mosso qualche mobile ed aver incasinato la stanza
per
benino, riesco a trovare almeno una piuma.
Con
una rapidità che a momenti mi fa ruzzolare giù
per le scale, ritorno nella hall
e, vicino all’armadio delle giacche, apro il cassetto del
mobile posto li.
Frugando
senza sosta trovo due fogli di pergamena della lunghezza soddisfacente
e mi
fiondo in cucina trascinando dietro di me una nube di polvere alta tre
metri.
Neanche
un uragano!
Afferro
una sedia e mi ci siedo sistemando ogni cosa sul tavolo.
Prendo
la mia bacchetta ancora “fumante” per gli ultimi
incantesimi lanciati alla
vittoria dei Potter contro quei maledettissimi incappucciati neri e
faccio
comparire una boccetta d’inchiostro.
Subito
dopo mi getto letteralmente sulla pergamena ancora linda.
Sirius,
sono io.
Siamo
appena tornati a casa... però c’è stato
un problema enorme: i
Mangiamorte ci hanno attaccato dopo essere usciti dallo studio del
prete! Noi
stiamo bene ed anche Harry, non ti preoccupare. Il prete babbano,
però, è
morto... a quanto pare dovremo trovare un altro modo ancora
più sicuro per
sposarci. Adesso sto per scrivere a Silente perché ho
bisogno di risposte: i
Mangiamorte erano venuti in chiesa urlandomi contro che non siamo io e
Lily
quelli che vogliono... e se la storia dei McCullen fosse vera?
Per favore, avvisa Remus e Peter e tranquillizzali che non siamo
feriti. Lily,
forse, è solo poco più scossa di me. Se volete
venire a casa per parlare con
Silente anche voi, sapete che siete i benvenuti. Ora devo andare... ho
la
sensazione che prima sbrigo questa faccenda più al sicuro
saremo.
James.
Afferro
la lettera per Sirius, piegandola accuratamente in un piccolo rombo.
Poi
mi alzo dalla sedia aprendo un’anta della nostra cucina e
prendendo due
bicchieri di vetro.
Con
un colpo di bacchetta sul primo dei due, lo trasfiguro in un gufo al
quale
affido la prima missiva.
Mi
avvicino alla finestra, aprendola e aiutando la bestiola a spiccare il
volo nel
cupo cielo di Godric’s Hollow.
Eppure,
notando la fretta del gufo che scompare rapidamente oltre la spessa
coltre di
nubi e pioggia ricordandomi quanta urgenza ho anche io nel muovermi,
resto li
impalato a fissare il cielo.
È
un cielo davvero strano.
Per
quanto noi inglesi siamo così abituati a vivere sotto una
quasi perenne coltre
di nuvole, questo cielo è veramente diverso.
Come
se volesse presagirci qualcosa di puramente terribile.
E
questo non fa altro che farmi tremare le ossa.
...
Sarò
in grado di proteggere la mia famiglia?
Riuscirò
a portarli fino alla fine di questa guerra senza senso?
...
Perché
nessuno mi risponde?
Avessi
capito stessi facendo domande assurde oppure infantili... ma qui ne va
del
destino della mia famiglia, delle persone che amo... delle persone per
le quali
darei e darò la vita!
È
una domanda... sono dei quesiti così importanti,
così fondamentali... perché
non posso avere risposta a questo?
Perché
non ho certezze?
Che
cosa abbiamo fatto di male per finire in un mondo così?
Per
vivere con questi orrori ogni giorno?
Sospiro...
Una
goccia di pioggerella estiva mi è appena caduta sulla
guancia destandomi eppure
ricordandomi tutto.
Ho
ancora un’altra missiva da scrivere.
Con
uno sguardo che traspare tutta la mia malinconia, ritorno a sedermi al
tavolo
dopo aver richiuso la finestra.
Afferro
la piuma e ricomincio a scrivere sulla seconda pergamena.
Io
e Lily siamo stati appena attaccati da dei Mangiamorte che
sostenevano di non voler arrivare a noi, ma ad un altro obiettivo! Non
penso
che questo obiettivo possa essere stato il prete che si trovava nella
chiesa
dove ci hanno colto d’assalto...
Ho bisogno di risposte, Silente! Ti aspetto il prima possibile!
James
Potter
Poche
parole e concise.
Non
mi interessa niente se posso essere sembrato poco educato e formale.
Io
necessito di queste risposte come dell’aria che respiro.
Mi
sono stancato di tutta questa storia e voglio capire una volta per
tutte perché
i Mangiamorte sembrano aver sviluppato un particolare interesse per noi.
Se
nessuno risponde alle mie domande... se nessuno mi da delle certezze
che
richiedo come l’ossigeno per far pompare un cuore... allora
me le creerò da solo,
queste certezze.
Lotterò
per tutto il resto della mia vita per assicurarmi quello che voglio: la
sicurezza di Lily e di Harry... e, perché no?, di possibili
altri figli nel
futuro.
Ci
riuscirò perché so che sarà
così!
Primo
perché un Potter non fallisce mai... e secondo
perché mio padre e mia madre mi
hanno sempre insegnato che solo quelli che lottano e sanno di poter
riuscire in
qualcosa, alla fine, escono vittoriosi.
E
io so per certo che voglio il futuro per la mia famiglia...
Ed
è per questo che ci riuscirò!
Mi
sento determinato come pochi... e, alla fine, saremo noi Potter a
vincere
contro il male che tenta di oltrepassare queste pareti.
Le
nostre pareti!
Quelle
della nostra famiglia!
Quelle
dove qualsiasi intruso mal intenzionato sarà punito e
cacciato a calci in culo.
Con
un altro pesante sospiro, ripiego la seconda pergamena abbandonando la
piuma
sul tavolo e impugnando nuovamente la bacchetta.
La
punto contro il secondo bicchiere di vetro e, immediatamente, ne appare
un
secondo gufo.
Assicuro
la lettera a una delle due zampe e lo faccio salire con un piccolo
balzo sul
mio braccio.
Mi
avvicino alla finestra e la apro velocemente.
Con
un altro piccolo saltello, anche la seconda bestiola è
partita scomparendo in
un istante oltre lo spesso strato di nubi.
Spero
che facciano presto...
Sento
di non avere chissà quanto tempo...
Tiro
per un attimo su con il naso e mi accorgo di stare tenendo aperta la
finestra
per troppo tempo.
Per
quanto sia estate, ormai, qui da noi fa sempre freddo.
Certo,
non si tratta di un freddo fastidioso, ma può essere tanto
particolare da
lasciare il via libera ad un fantastico raffreddore.
E,
sicuramente, per uno sposo che ha intenzione di portare
all’altare la donna
della sua vita in un tempo più breve di un mese, non
è la cosa migliore
ammalarsi.
Chiudo
la finestra e mi giro a guardare la cucina poggiando i palmi delle mie
mani sul
bordo del grande tagliere sul quale sono appoggiato da dietro.
Un
altro grande sospiro si fa strada dalla mia bocca verso
l’esterno.
...
Anche
io vorrei fuggire.
So
che non sarebbe affatto coraggioso, o giusto, o leale nei confronti di
tutte
quelle persone che sono morte, o stanno morendo, o combattono
sacrificando ogni
cosa.
Ed
io, normalmente, sarei il primo ad urlare contro colui che vorrebbe
scappare.
Ma
è proprio questo il punto: normalmente.
Questo
non è normale.
La
guerra non è nomale.
Restare
qui, mentre l’odio e il pregiudizio imperversano minacciando
di morte la mia
famiglia, richiede un coraggio del tutto maggiore per me in confronto a
quello
che dovrei trovare per prendere Lily, Harry, i soldi che mi hanno
lasciato i
miei genitori ed andarmene nel posto più lontano che esista.
...
Eppure...
so che non lo farò mai.
Sarà
difficile mantenere al sicuro le persone che amo, ma di certo io non
scapperò
con la coda in mezzo alle gambe.
Proprio
io!
Assolutamente
no!
Per
chi mi hanno preso?
Per
un codardo?
Tsk!
Ci
vuole ben altro per...
Spalanco
gli occhi di scatto, sentendo i singhiozzi mal trattenuti della mia
piccola
Bibi seduta nel salotto di casa nostra.
Velocemente,
abbandono tutto quello che ho preso, fatto e pensato qui in cucina e mi
dirigo
li dove mi chiama l’altra metà del mio cuore.
Supero
la soglia e raggiungo, rapido, il divano.
Lily
è stesa sul lato, poggiando la testa sul bracciolo del
sofà.
Le
lacrime che continuano a scendere dal lato del suo viso.
Il
pancione che si posa tranquillo e quasi privo di vita sul lato del
divano...
Aveva
ragione Lily quando mi raccontò il comportamento di Harry
durante i suoi
periodi peggiori.
Sembra
quasi che dentro quella pancia enorme non ci sia più nessuna
vita.
Ed
è orribile!
Non
permetterò mai una cosa del genere!
Il
mio bambino vivrà sano, felice e, soprattutto, al sicuro.
Impedirò
a chiunque di avvicinarsi a mio figlio e anche il solo pensare di
potergli
puntare la bacchetta contro.
Prima
dovranno vedersela con me.
E
così anche per la mia bella Lily, alla quale mi avvicino in
silenzio da dietro.
Afferro
i due cuscini più grandi sui quali si appoggia la schiena e
li tolgo per creare
più spazio sul quale stendersi.
Poi,
con un piccolo balzetto, salgo sul divano tra lo schienale
più rigido e la
schiena scossa dai singhiozzi di Lily.
Lei
si accorge, naturalmente, del mio arrivo ma resta ferma.
Io,
invece, l’abbraccio da dietro poggiando il mio capo sulla sua
testolina rossa
dopo aver posato un bacio su di essa.
La
mia mano va, inevitabilmente, a finire sul pancione, accarezzandolo.
«Non
c’è più niente di cui preoccuparsi,
Amore».
«Non
è vero!» protesta lei mettendo la sua mano sopra
la mia e stringendola forte,
ansiosa, «I Mangiamorte continueranno a darci la caccia
finché non avranno
avuto quello che vogliono» tira su con il naso e si passa
l’altra mano sopra
per strofinarselo leggermente, «Non finirà qui,
Buch» ammette, infine, con tono
afflitto.
Le
restituisco una stretta ancora più ferrea, ma pur sempre
delicata, alla mano e,
per quanto Lily non mi possa vedere, assottiglio lo sguardo quasi come
se lei
con queste parole mi avesse ferito nell’orgoglio.
Ciò
che ha detto è vero, verissimo.
Ma
non significa assolutamente che questo ci impedirà di essere
felici con la
nostra casa, il nostro matrimonio, la nostra vita e il nostro bambino!
«E
anche se fosse, Lily?» le chiedo, sicuro, «Non
è certo il primo anno che
passiamo questa guerra da soli, io e te. E non è certo la
prima volta che i
Mangiamorte ci danno la caccia. È da quando siamo entrati a
far parte
dell’Ordine che rischiamo ogni giorno, eppure non sono mai
riusciti ad
impedirci di essere felici e di stare insieme. Siamo riusciti a
superare
persino il trambusto che aveva causato quel deficiente di
McCullen».
«Si,
ma adesso ci sarà anche Harry con noi...» soffia
con un evidente macigno sul
cuore e sui polmoni come ad impedirle di respirare, «... con
lui non possiamo
più permetterci di rischiare ogni giorno, di non essere
completamente certi di
essere al sicuro».
«Ma
da quando in una guerra si è totalmente sicuri di non
correre pericoli, Lily?».
Il
silenzio risponde alla mia domanda.
Lily
rimane muta per qualche secondo.
Poi,
spostando leggermente dal suo pancione la mia mano ancorata alla sua,
comincia
a muoversi lentamente.
Si
gira e porta i suoi due smeraldi di fronte ai miei occhi tanto
innamorati di
lei.
A
pochissima distanza...
«È
nostro figlio, James».
«Lo
so» le dico, con un mezzo sorriso orgoglioso sul viso.
È
bello sentirle dire queste parole.
«Te
l’avevo già detto che per lui sarei capace di
morire, pur di assicurargli un
futuro privo di guerra e pieno di serenità» dice
seria.
Annuisco.
Lo
so.
«Lo
so, Lily. Me lo ricordo» le assicuro.
Noto
i suoi occhi rifarsi più umidi del normale, ospitanti
qualche goccia d’acqua in
più.
Veloce
e leggero, le porto la mano sulla guancia e l’accarezzo
dolcemente.
Le
asciugo la pelle già bagnata e resto ammaliato a fissare
quel visino gentile
che tanto amo.
Lily
chiude per un attimo gli occhi, strizzandoseli.
Poi,
spaventata e sicura al tempo stesso, li riapre in uno sprizzo di
fierezza.
«Però...»
comincia, «... quando sei venuto ad impedire quel matrimonio
il mese scorso...
è successo tutto quello e... e noi abbiamo detto una cosa...
una cosa
importante, Buch» continua con voce sempre più
strozzata.
Le
sorrido, non voglio dire altro.
L’unica
cosa veramente importante adesso è tranquillizzarla da tutto
quello che ci è
capitato.
Non
importa che quello che dice può essere vero e pesante;
quello che so mi basta e
avanza per mandare avanti la mia decisione.
E
quello che so per certo è che le persone che amo andranno
avanti nella loro
vita, anche se questo dovesse significare il sacrificio della mia.
Ecco
perché ora la lascio parlare.
Le
permetto solamente di sfogarsi.
Ne
abbiamo bisogno entrambi, ma lei molto di più di me.
Annuisco
semplicemente alla sua constatazione per rassicurarla del fatto che
rimembro
alla perfezione tutto quanto:
«Io voglio che tu arrivi alla fine
di questa guerra, Lily». ...
«Anche io lo voglio per te,
James»
mi risponde repentina. ...
«Ci proverò...» le
sorrido. ...
«No!» dice subito, quasi non
lasciandomi il tempo di garantirle che tenterò di fare come
vuole lei, «No,
James! O tutti e due o nessuno». ...
Getto stupefatto l’aria fuori dai
miei polmoni, guardandola stordito. ...
«Vuoi che Harry cresca senza
genitori?». ...
«Voglio che mio figlio cresca con
due genitori che lo amino... esattamente come è giusto che
sia» continua
risoluta, «Questo significa che nessuno di noi due deve
rischiare!». ...
...
«Ci proveremo, Lily...» le dico
con sicurezza, quasi come se sarà una certezza che
riusciremo a sopravvivere.
E noi, infatti, ce la metteremo
tutta!
«... ce la faremo» concludo
fiero.
Eccome
se lo ricordo!
Uno
dei momenti più belli della mia vita quando credevo di aver
perso tutto e,
invece, grazie alla fantastica reazione incazzata della mia piccola
Bibi che,
non solo mi ha fatto guadagnare un meraviglioso bernoccolo in testa per
una
scarpa col tacco lanciata alla massima velocità, ha anche
permesso di chiarirci
il giorno stesso dell’attacco definitivo dei McCullen.
O
quello che secondo i loro piani doveva essere... visto che noi gli
abbiamo
letteralmente fatto il culo!
«Avevamo
detto che ci avremmo provato e... il... il modo in cui lo hai
detto...» sospira,
stanca di tutto quel peso sulle spalle, «... sembrava quasi
una certezza, una
cosa scontata».
Mi
fissa con i suoi due grandi occhi verdi adesso lucidi per queste paure
che sta
condividendo con me.
Tira
su con il naso, e prende un po’ d’aria nei polmoni,
pronta a dire altro.
«Ma,
adesso...» il nodo alla gola, invece, le impedisce di andare
oltre.
Si
porta una mano chiusa a pugno davanti al suo viso contorto dal dolore e
dalla
preoccupazione e cerca di nascondere e bloccare le lacrime che, ora,
escono
copiose dai suoi occhi meravigliosi.
Per
me, in momenti come questi, è diventato automatico
accarezzarla nei punti
esatti dove quelle gocce tentano di scendere.
Porto
le mie grandi mani a contatto con le sue guance così morbide
e con la sua mano
così piccola ed affusolata.
La
stringo, attirandola verso il mio petto, mentre con l’altra
mano libera le
sfioro la pelle umida.
«Lily...»
la chiamo con un tono profondo della mia voce.
Per
quanto il suo enorme orgoglio le abbia sempre impedito di
confermarmelo, io ho
sempre saputo dell’effetto che ho su di lei quando mi
comporto in questi modi.
Perché
di solito è sempre stata lei quella seria tra noi due,
mentre io ero il
giocherellone della situazione.
È
sempre stato così... anche ad Hogwarts.
Ma
sono questi attimi che dimostrano davvero quanto bisogno abbiamo
l’uno
dell’altra e viceversa.
«Lily...»
la chiamo di nuovo osservandola aprire gli occhi e guardarmi in attesa.
So
che vorrebbe sentire certezze uscire dalla mia bocca.
Lei
è sempre stato il tipo da aggrapparsi alle basi
più certe e costruirsi delle
mura e delle difese imbattibili.
Su
queste basi si fonda anche la sua lotta contro Voldemort e i suoi
seguaci.
Su
queste basi si fonda tutto della sua vita.
E
questi istanti sono così pericolosi, così pieni
di tensione, così malinconici
che fanno vacillare persino le motivazione del nostro continuo lottare
in
questa guerra di pazzi.
Una
cosa inammissibile per due Auror come noi e come molti altri che stanno
combattendo e morendo per difendere chi più ne ha bisogno.
Ma
siamo pur sempre esseri umani e non delle macchine create solo per
lottare.
Anche
noi, che possediamo il movente più solido tra i due
schieramenti, possiamo
vacillare e perdere per un attimo il lume della ragione.
Capita
a tutti proprio perché tutti sono umani e soggetti, quindi,
alla paura e
all’ira.
Due
sentimenti che, a mio parere, sono i più confusionari nella
vita di un uomo.
Accecano
i nostri obiettivi, i nostri principi, i nostri buon sensi... ci fanno
perdere
tutto.
E,
con tutto, intendo anche la buona strada e la determinazione nel
combattere.
Persino
i Grifondoro più coraggiosi come siamo io, Sirius, Lily,
Remus e molti altri,
fluttuiamo nella tristezza, nella paura e nella rabbia che annebbiano
tutto
nella nostra ragione.
Sorrido.
Io
non potrò mai restituirle le certezze che possedeva quando
ancora eravamo al
sicuro ad Hogwarts, dove ogni nemico veniva abbattuto ancora prima che
potesse
avvicinarsi a noi studenti.
Non
avrò mai una capacità del genere.
Ma
esistono, comunque, dei motivi validi per cui sacrificare anche la
propria
vita.
E,
uno di questi, è proprio per la famiglia.
L’unico
posto in cui un uomo qualsiasi può dimenticare ogni cosa:
ogni male, ogni odio,
ogni sofferenza... tutto.
Tutto
ciò che fa male e provoca dolore viene eliminato dalle
persone che ami e con le
quali, tutti insieme, si forma e si costruisce la famiglia.
Noi
la stiamo costruendo, la nostra famiglia.
Ci
stiamo provando.
Ed
è per questo motivo che lei, adesso, non deve perdere
più di tanto la luce del
giusto cammino.
Sorrido
ancora di più, pensando ad un qualsiasi argomento che
potesse distrarla da quei
pensieri.
Inevitabilmente,
il mio sguardo cade di nuovo sul suo pancione e mi viene spontaneo
pensare che,
probabilmente, ora, trovare un discorso diverso da quello che ci sta
capitando
è del tutto impossibile.
Eppure,
continuando a fissare quella pancia enorme, mi ritorna in mente un
momento
della mia vita da temporaneo single che non ho ancora raccontato alla
mia
piccola Bibi.
Allargo
ancora di più il mio sorriso, sapendo finalmente cosa dire.
«Sai,
io credo che non avremo molto di cui preoccuparci» la guardo
strabuzzare
leggermente gli occhi, stordita, «Sai...» riprendo,
chiudendo per un secondo
gli occhi e cercando di ricordarmi meglio quell’istante della
mia vita, «...
una volta mi è capitato di fare un sogno veramente strano.
Talmente strano che
sembrava addirittura premonitore».
I
suoi occhi non smettono un solo secondo di fissami attenti e curiosi.
Sorrido
davanti alla sua espressione da bambina.
È
bellissima, la mia Lily.
«O
forse lo era davvero...» sospiro orgoglioso.
«Perché?».
Le
porto una mano sulla guancia e l’accarezzo ancora una volta.
«Nel
sogno ero in un posto strano...» le racconto, ammaliato dal
suo sguardo insolito
ed accorto, «... intorno a me c’era una distesa di
un bianco strano... come se
fossi attorniato da nuvole così dense che non potevo vedere
oltre il mio
naso... poi, però, una voce ha parlato. Un ragazzo mi stava
chiamando...»
amplio il mio sorriso, divertito da quella scena, «... ed era
strano, sai,
Lily, perché in quel luogo sembrava non esserci nessuno a
parte me e un paio di
occhi che continuavano a fissami. Potevano essere di chiunque, ma io
non avrò
mai il coraggio di confonderli...» la fisso intensamente,
osservandola persa
nel mio racconto, «... semplicemente perché erano
i tuoi, Bibi».
Li
guardo inumidirsi un attimo, commossi dalle mie parole, prima di
abbassarli per
sfuggire ai miei e mormorare:
«E
tutto questo cosa c’entra, Buch, con quello che stavamo
dicendo? Stavamo
parlando di Harry...».
«Infatti!»
la interrompo subito, alzandole il volto per far tornare la solita
catena tra i
nostri sguardi, «Infatti, Lily!» le dico ancora con
il solito sorriso sulle
labbra, «Ero convinto che fossi tu, nel sogno, anche se non
riuscivo a vederti
del tutto» rido leggermente, «Mi prese un colpo
quando mi resi conto che la
voce del ragazzo che mi chiamava veniva proprio da li».
Ora,
si che la mia bella Lily ha strabuzzato gli occhi ancora più
confusa.
«Che
significa?».
Sorrido
di nuovo, sentendo il cuore accelerare i suoi battiti.
Le
sto per dire che ho visto nostro figlio.
Sto
per parlare di mio figlio.
E,
anche questa sola semplice cosa, non fa altro che accrescere dentro di
me quello
che mio padre e mia madre chiamerebbero orgoglio.
«Sai
come mi chiamava quel ragazzo, Lily?» le chiedo in un
sussurro.
Lei
sembra ancora più incantata da questo racconto grazie al mio
tono così soffuso
e nega con la testa.
«Come?»
domanda calma, ma in una mal celata trepida attesa.
«Diceva
sempre... “Papà”» le dico,
infine, annullando completamente la sua aspettativa
e creando in lei uno stupore unico.
«Cosa?».
«Mi
chiamava “papà”, Lily! Quegli occhi
verdi che credevo fossero i tuoi, in
realtà, appartenevano a quel ragazzo che mi chiamava
“papà”!» rincaro la dose
di entusiasmo, «Ho sognato Harry, quella notte, Lily. E...
e... lui era...
era...» vago per un attimo con lo sguardo sul soffitto del
salotto, cercando di
mettere a fuoco nel modo migliore l’immagine che mi apparse
quella notte, «...
era bellissimo, tesoro» concludo, ritornando a fissarla
intensamente.
Lei
resta in silenzio.
Un
silenzio che mi piace fin troppo solamente grazie al suo sguardo.
Unico
al mondo.
Proprio
come quello che, spero, avrà anche il mio bambino.
Emozionato
e stupefatto.
«E...»
una voce strozzata dall’entusiasmo della scena che,
sicuramente, sta tentando
di figurarsi nella mente, «... e...
com’era?» chiede ansiosa di conoscere il
più presto la risposta.
Allargo
il mio sorriso, fiero.
«Era
la mia fotocopia, Lily. Identici, eravamo.» rido leggermente,
«Aveva i miei
stessi capelli arruffati, la mia stessa corporatura, i miei stessi
occhiali!
Era completamente uguale a me... tranne per gli occhi» le
spiego, estasiato,
«Erano quelli che lo rendevano più bello del suo
papà» sorrido infine.
«Verdi?»
domanda, con un filo di voce, lei.
Annuisco
e mi sento al settimo cielo davanti al suo sorriso trepidante e colmo
di
emozione.
Non
vede l’ora di vederlo.
E
come darle torto?!
Harry
Potter...
Il
mio bambino...
Il
nostro bambino...
Sta
per arrivare, eppure l’attesa che dobbiamo ancora sopportare
sembra così lunga.
«Ma,
sai...» continuo, «... quella notte il mio sogno
non si limitava solamente a
farmelo vedere e basta».
Lily,
sorpresa, si avvicina ancora di più al mio viso.
«Vi
siete parlati?» chiede come se dalla risposta a questa
domanda dipendesse il
resto della sua vita futura.
Annuisco
di nuovo e lei sorride raggiante.
«Davvero?».
«Si...»
le soffio sulle labbra dischiuse per la sorpresa.
«Cosa
vi sie...».
«È
il motivo per il quale ti sto raccontando questo sogno, Lily»
le dico
interrompendola e riprendendo ad accarezzale teneramente la guancia,
«Noi ci
preoccupiamo così tanto per il futuro e per il nostro
bambino come è giusto che
sia...» faccio una leggera pausa ricordando il ragazzo del
sogno.
Quello
che dovrebbe essere mio figlio.
Il
mio piccolo Harry.
È
stato lui che, più di chiunque altro, mi ha messo in guardia
contro McCullen e
Johnson.
È
stato lui che, attraverso la pressione del suo pensiero, mi ha fatto
rinsavire
dal baratro nel quale stavo precipitando, permettendomi,
così, di salvare la
sua mamma.
«...
ma, sai, Lily... Harry sarà il nostro bambino...
è nostro figlio! E io credo
che, proprio per questo, non ci sarà persona più
in gamba di lui».
«James...»
mi richiama Lily, la tristezza della guerra di nuovo calcante sul suo
meraviglioso viso.
Tenta
di continuare a parlare per farmi ragionare, ma io la anticipo di nuovo.
«Lily...
in quel sogno è stato lui a mettermi in guardia contro
Johnson».
Lei
spalanca gli occhi, shoccata.
«Cos...».
«E
sai come l’ha fatto?» le chiedo, non permettendole
di andare oltre, «Mi ha
detto semplicemente di stare attento... “alla mamma”»
concludo serio.
Il
sussulto che le sfugge dalla bocca è un chiaro avvertimento
di aver colpito nel
segno.
Resta
a fissarmi con gli occhi spalancati, ancora per una buona manciata di
minuti.
In
silenzio.
È
sorpresa.
Decisamente
sorpresa.
E
glielo si legge facilmente negli occhi.
Poi,
improvvisamente, si alza dalla sua posizione sul divano e si mette
seduta senza
staccare per un solo secondo i nostri occhi concatenati.
Infine,
si passa una mano, quasi fosse automatico e scontato, sul ventre
rigonfio.
Facendola
scorrere da sopra a sotto e da sotto a sopra in una carezza che sapeva
tutta di
maternità e di una dolcezza infinita.
«Harry...»
mormora, guardandomi con occhi brillanti e pieni di emozioni che, tutti
insieme, non saprei nemmeno definire.
Io,
con una lentezza che traspare come sicurezza in tutto ciò
che faccio, mi alzo,
seguendola.
Mi
metto seduto di fronte a lei e le porto, nuovamente, la mano sulla
guancia.
I
miei occhi certi e decisi, nei suoi colmi di aspettative.
Scorro
con il polpastrello del pollice sulla sua morbida guancia.
Io
che la guardo ammaliato e lei che mi fissa rapita.
Uno
perso nello sguardo dell’altro.
«Harry»
parlo, sicuro, dando un’ulteriore certezza al semplice
mormorio della mia
piccola Bibi.
Poi,
tutto il resto, fu confuso e pieno di scalpitii di cuori che
galoppavano
insieme alla passione dei nostri baci.
Baci
che si disperdevano nel silenzio, ma che restavano ben netti dentro di
noi.
Impressi
in ogni nostra minima cellula che va letteralmente a fuoco.
Perché
sono questi i momenti in cui, al posto del sangue, nelle mie vene
scorre lava
pura.
(*)
Shit = Merda xD
ANTICIPAZIONE:
Verrò
questo pomeriggio a casa tua.
Aspettatemi a qualsiasi ora: prima ci vediamo, più
velocemente troveremo una
soluzione.
Soluzione? Soluzione a cosa?
[...]
«Black, delle tue galline non me
ne frega niente! Vieni qui e comportati da uomo!».
«Non vorrai tradire James,
cognatina, vero? Lo sai quanto si arrabbierebbe se sapesse che hai
voluto
vedere i miei gioiellini di famiglia?».
«Io ti ammazzo,
imbecille!!!!!!».
Note
Autrice
::::::::::::::::::::::::::
u.u
u.u
u.u
u.u
Ok!
Sono pronta per tutto il vostro disprezzo!
Naturalmente, anche per questo ritardo di 3 mesi e 5 giorni
(è un record O.O),
ho la scusante, ma sicuramente a voi non interesserà un tubo
secco delle mie
pippe mentali sulla vita e sulla futura via che prenderà la
mia vita dopo aver
concluso questo ultimo e stressantissimo anno di superiori...
... perciò...
ANDIAMO
AVANTI =D!
Bene!
Questo è un capitoletto abbastanza filosofico, quindi se
stavate cercando l’azione
mi dispiace di avervi deluso. Vi dovete accontentare solamente
dell’inizio del
capitolo; ma, a proposito di questa, non sono sicura che la ritroveremo
di
nuovo d’ora in avanti, dato che da adesso devo solo trovare
un modo onorifico
di chiudere questa storia che sta andando avanti da troppo tempo, ormai.
Mancano altri momenti salienti, ma oltre quelli dovrò
pensare ad un definitivo
Epilogo, perciò... se non ci saranno altri intoppi possiamo
dire di essere
arrivati, gente.
Cmq, per quanto riguarda il particolare
“filosofico” di questo capitolo, volevo
chiedervi di avvisarmi se sono noiosa con questo tipo di aggiornamenti.
Provvederò a limitarmi, nel caso =D.
Beh,
non so che altro dire. Non voglio fare previsioni sul prossimo
aggiornamento
perché in questo ultimo anno tutto è dato al caso
(tranne lo studio =.=) quindi
non saprei neanche fare uno schema approssimativo dei tempi. Scusate!
Potrei riuscire ad aggiornare anche il mese prossimo, o potrei essere
capace
anche di non aggiornare più fino alla fine degli esami di
maturità O.O!
Io spero davvero di avere la forza ancora per un po’ di
ultimare questa fan
fiction per iniziare la prossima =)!
E
spero
anche che voi non mi abbandoniate proprio in questi momenti
così difficili
<3!
Grazie
di cuore a tutti, cmq!
La
vostra
Giorgi@