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Autore: nitro    07/02/2011    1 recensioni
Può l’amore sbocciare in un terreno arido coperto solo di sangue e dolore? Due cuori, uno che ama soltanto se stesso, l’altro che non sa manifestare i propri sentimenti. Riusciranno a incontrarsi? Riusciranno a migliorarsi a vicenda? Una storia d’amore, quella tra Draco e Asteria, s’intreccerà con i tragici avvenimenti che devasteranno il Mondo Magico.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Mangiamorte, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Estate 1997

 
La Foresta Proibita si stendeva sotto di lei in tutto il suo oscuro splendore. Le cime degli alberi si protendevano verso il cielo, come se stessero cercando di afferrare la sua scopa e trascinarla giù, tra la vegetazione fitta.
Asteria sfrecciava sopra quel mare verde smeraldo, ma non sembrava curarsi delle onde sinistre che salivano dalla foresta. Puntava dritta verso un luogo preciso, sulla sponda del Lago Nero opposta a quella su cui si arrampicava il castello di Hogwarts.
Aveva volato per molto tempo sopra a Hosmeade e sopra la foresta, tormentandosi su quale fosse la cosa giusta da fare, ma poi si era decisa a visitare il posto su cui si era tanto tormentata.
Atterrò in una piccola radura e rimase ferma a osservare la vista triste e meravigliosa allo stesso tempo che si era aperta davanti ai suoi occhi.
La tomba candida di Albus Silente giaceva al centro di un prato ben curato e ricoperto di piccoli fiorellini azzurri. Dietro il marmo bianco, l’acqua del Lago riposava placida fino alle pendici della scarpata del castello. Sicuramente era un posto meraviglioso in cui riposare per l’eternità.
Asteria si avvicinò al sarcofago bianco e osservò i riflessi dorati che correvano sulla superficie di marmo, creati dai raggi luminosi del sole di luglio.
Non conosceva esattamente il motivo che l’aveva spinta a far visita al defunto preside, ma una forza interna al suo cuore l’aveva spinta fino al cospetto di quella tomba.
Non conosceva Silente.
Gli aveva parlato soltanto una volta, ma in qualche modo si sentiva responsabile per quella morte tanto improvvisa quanto inutile.
Le sue labbra si contrassero in un’espressione triste e una profonda fossetta rovinò i lineamenti gentili del suo viso. Si sentiva scossa.
Si accasciò ai piedi di quel sarcofago bianco e rimase immobile per molto tempo. Il suo cervello non le dava tregua, le proiettava davanti agli occhi immagini tristi e cupe.
La sua mente viaggiò lontana da lì, in un tempo non troppo passato, ma ormai impossibile da rivivere.
 
L’aula di Trasfigurazione si stava lentamente svuotando degli ultimi studenti, la professoressa McGranitt aspettò che Asteria le passasse accanto per posarle delicatamente una mano rugosa sulla spalla.
Chiaramente voleva parlare con lei di qualcosa d’importante. Le labbra sottili della strega erano arricchiate in un’espressione indecifrabile.
Asteria fece cenno ai suoi compagni Serpeverde di andare avanti e attese che la McGranitt le dicesse qualcosa.
- Andiamo nell’ufficio del preside. –
Non aveva dato altre spiegazioni, si era semplicemente incamminata, sicura di essere seguita.
L’ufficio di Silente era esattamente come Asteria si era immaginata l’ufficio di un preside, pieno di scartoffie burocratiche e aggeggi magici singolari; un ambiente austero, osservato dai mansueti ritratti dei predecessori che si erano susseguiti su quella cattedra. L’attenzione di Asteria fu catturata da un oggetto particolarmente stravagante a destra della massiccia scrivania. Un trespolo decorato finemente ospitava una magnifica fenice dalle piume rosse come il fuoco e lo sguardo intelligente quanto quello di qualsiasi persona.
Silente la fece accomodare sulla sedia di fronte alla sua scrivania, la McGranitt si posizionò in piedi accanto alla sedia del preside.
Entrambi avevano un’espressione enigmatica sul volto, tanto che Asteria cominciò a chiedersi cosa avesse fatto di tanto grave da essere convocata nell’ufficio del preside.
Silente si arricciò la folta barba bianca e le rivolse un sorriso rassicurante.
- Ho voluto convocarti per discutere di persona della tua situazione famigliare. –
Asteria corrucciò le sopracciglia.
- Non c’è molto da dire signore. –
I due professori si scambiarono un breve sguardo d’intesa, come se si fossero aspettati da lei esattamente quella risposta.
-Io e la professoressa McGranitt conveniamo che tu debba rimanere a Hogwarts per l’estate. È il posto più sicuro e più lontano da Lord Voldemort e dalla tua famiglia. –
Asteria si era chiesta più di una volta, dove avrebbe potuto passare l’estate e ne aveva discusso anche con sua sorella. L’alternativa migliore che avevano trovato era stata farsi ospitare da Milla, ma Asteria era poco incline a imporre la sua presenza in casa di estranei.
- Signore, la ringrazio per l’offerta ma io…beh, non vorrei essere un peso. Qualcuno dovrebbe rimanere a controllarmi e… -
- Suvvia, non tutti i professori hanno una seconda casa. Molti vivono proprio qui a Hogwarts. Hagrid per esempio e anche la signorina McGranitt. Non preoccuparti, non sarai un peso! Io stesso non ho particolari programmi per questa estate. –
La scrutò da oltre gli occhialini a mezza luna e le fece un sorrisino complice.
- Non rendere la tua posizione più complicata di quanto già sia. È difficile aiutare chi non vuole accettare aiuti altrui, non trovi? -
Asteria uscì dall’ufficio del preside con una strana sensazione che le rimescolava il pranzo nello stomaco. Aveva finalmente trovato una valida sistemazione per l’estate e si sentiva sollevata, ma la decisione definitiva di non tornare a casa, o a Villa Malfoy in quel caso, l’aveva scossa molto. Non desiderava vedere sua madre, ma non voleva che Daphne rimanesse sola in quel covo di assassini. Temeva che tentassero di marchiare anche lei.
La giornata successiva fu una delle più sconvolgenti della sua vita. Scoprì che lo stato d’animo delle persone poteva mutare da euforico a disperato in una frazione di secondo, il tempo di scagliare un incantesimo, il tempo di realizzare quanto sia miserabile la vita di ognuno.
Nel tardo pomeriggio la Sala Comune di Serpeverde era vuota e silenziosa. Asteria aveva approfittato della tranquillità per leggere il nuovo numero della rivista del Quiddich. Il fuoco del camino scoppiettava allegramente ed emanava un tepore rilassante.
La quiete fu però interrottà da un rumore di passi nel corridoio delle camere. Una camminata decisa e baldanzosa riecheggiava fino in Sala Comune. Asteria si sporse dalla poltrona per vedere cosa stesse succedendo. Fu costretta a fronteggiare lo sguardo tempestoso di Draco.
Lui si bloccò di colpo sulla soglia della Sala Comune. Aveva un’espressione stranamente felice ed eccitata. Il ghigno di soddisfazione gli morì sulle labbra non appena vide Asteria.
Si morse il labbro per un breve istante e si diresse verso la porta del dormitorio. Si bloccò di nuovo prima di uscire e gettò un’occhiata dietro di sé. Asteria lo stava ancora osservando, incapace di distogliere gli occhi da qualcuno che non guardava da troppo tempo.
Draco sospirò e tornò indietro, verso di lei.
S’inginocchiò accanto alla poltrona di Asteria con movimenti lenti ed eleganti.
- Vorrei che tu rimanessi nel dormitorio questa sera. Non uscire per nessun motivo al mondo. -
Asteria aprì le labbra ma non riuscì a emettere alcun suono. Era confusa.
Draco la guardò supplichevole.
- Per favore. Io…- strinse i pugni e scosse la testa, qualcosa dentro di lui stava andando in frantumi.
Asteria gli posò una mano sulla guancia e lo vide chiudere gli occhi e sospirare.
- E va bene. Stasera metterò in atto il mio piano. Finalmente sono riuscito a trovare un modo per far entrare dei Mangiamorte nella scuola. -
- Che cosa? –
- Ti prego, non uscire da qui. Se ti vedessero…-
Asteria gli accarezzò il mento e lo costrinse a guardarla negli occhi con una leggera pressione verso l’alto.
- Stai bene? -
Draco sorrise.
- Certo! Sono felice. Stasera sarà tutto finito e l’onore della mia famiglia sarà riscattato! Io dovrò soltanto uccidere Silente.-
Strinse i denti, le parole gli morirono in gola. Pronunciare quelle parole ad alta voce, rendeva il suo compito vivido e reale.
Asteria ritrasse la mano di scatto, non era sicura di aver udito bene.
Draco si alzò in piedi e si mise le dita tra i capelli, un gemito di rabbia gli sfuggì dalle labbra contratte.
- Io non sono un assassino, io non…- la guardò con occhi acquosi e disperati. Ansimò a lungo ma poi riuscì a calmarsi. La disperazione si chetò un po’ e una fervida determinazione illuminò il suo sguardo. Asteria era pietrificata e non riusciva a reagire.
– Io devo farlo. Non azzardarti a uscire. -
 
E poi era successo. Una squadra di Mangiamorte aveva attaccato il castello e Silente era morto.
Milla era entrata dalla porta del dormitorio con un’aria sconvolta e aveva annunciato ad Asteria la morte del preside. Molti altri Serpeverde erano rimasti tranquillamente nelle loro camere ad attendere la fine della battaglia.
Asteria aveva aspettato che i colpi e le esplosioni si placassero e poi era corsa fuori dal dormitorio.
Molti studenti stavano correndo verso la porta principale del castello e si erano ammassati sotto la Torre di Astronomia.
Asteria era riuscita a infilarsi tra quella folla allibita e aveva visto Harry Potter accasciato sul corpo inerte di Albus Silente. Il ragazzo piangeva e sbatteva i pugni a terra. Era distrutto dal dolore.
Asteria non riusciva a credere che Draco avesse avuto il coraggio di uccidere un uomo. Qualcuno dalla folla aveva cominciato a urlare il nome dell’assassino.
È stato Piton. Piton ha ucciso Silente. È scappato assieme ai Mangiamorte.
Asteria aveva sorriso a quella notizia. Un sorriso perfettamente fuori luogo, ma che le aveva permesso di ricominciare a respirare. Il Marchio Nero rischiarava ancora il cielo.
 
Asteria strinse la bacchetta tra le mani e trattenne un gemito. Si appoggiò al bellissimo sarcofago bianco e aprì gli occhi.
Rimase pietrificata dall’improvvisa apparizione di un gatto grigio striato. Era sbucato da dietro l’angolo della bara, i battiti del suo cuore persero il ritmo per un breve istante.
Il gatto si deformò e al suo posto apparve la professoressa McGranitt con un viso triste ma risoluto.
- Signorina Greengrass, mi costringe a ripeterle molto spesso di non uscire dalla scuola da sola! Non è sicuro…-
Minerva notò la tristezza negli occhi della ragazzina e ritenne inutile continuare la ramanzina.
- Torniamo al castello. -
Prima di allontanarsi da quella radura la professoressa gettò uno sguardo disperato alla tomba di Silente.
L’estate trascorreva veloce per Asteria, che temeva la riapertura della scuola. Le notizie della Gazzetta del Profeta le annunciavano che l’anno venturo sarebbe stato molto difficile.
Piton era stato eletto Preside di Hogwarts, degli ispettori del Ministero sarebbero stati presenti per controllare l’andamento della scuola. In pratica ci sarebbero stati dei Mangiamorte stabilmente residenti al castello. Molti maghi e Babbani erano spariti senza lasciare traccia e le notizie di morti inspiegabili si susseguivano senza sosta.
Anche quella mattina Asteria stava facendo colazione e leggeva il giornale che le era stato consegnato dal suo gufo.
Posò il giornale e diede un morso nervoso alla sua brioche. Sollevò il resto della posta e trovò due lettere. Una era di Daphne. Si erano scritte molto dopo la scarcerazione di suo padre da Azkaban. Daphne le aveva raccontato che sua madre aveva smesso di tormentarla per avere notizie sulla secondogenita e che ormai erano rare le occasioni in cui riusciva a incontrarla. Il loro papà stava bene, chiedeva spesso di lei, ma soltanto quando Kalliope non era nei paraggi.
Asteria aveva pensato spesso di scrivergli, ma aveva paura che sua madre intercettasse la lettera.
La seconda missiva, appoggiata sul tavolo dei Serpeverde era una lettera di Sasha.
Asteria aveva risposto alla lettera di scuse che lui le aveva mandato, ma gli aveva scritto soltanto che stava bene, poi non aveva più risposto alle sue lettere.
 
Cara Asteria,
non ho più ricevuto tue notizie. So che stai bene, ma vorrei verificarlo di persona. Probabilmente non abiti più dai Malfoy. Dove ti trovi? Vorrei vederti…
 
- Il mio gufo non è più efficiente come una volta. Sono arrivato quasi prima della lettera. -
Asteria alzò lo sguardo dalla lettera e rimase basita nel vedere Sasha appoggiato all’altra estremità del tavolo della sua Casa.
La lettera le scivolò dalle dita e lei rimase immobile con un’espressione poco intelligente pietrificata in faccia.
Sasha non si mosse, era titubante e non sapeva se poteva avvicinarsi a lei.
- Ehm, tranquilla. La professoressa McGranitt mi ha costretto a fare un giuramento, non dirò a nessuno, dove ti trovi…se è questo che ti preoccupa. -
Asteria si riscosse e osservò gli occhi di quel ragazzo alto. Erano luminosi, ma soprattutto erano sinceri. Sasha non aveva mai saputo raccontare bugie. Asteria riusciva sempre a capire se stesse fingendo o no. Si alzò lentamente dal tavolo e si avvicinò al suo migliore amico.
Con pochi lunghi passi Sasha azzerò la distanza tra loro e la abbraccio, alzandola da terra.
Asteria si abbandonò all’affetto di quel ragazzone dai capelli corvini e risero insieme per alcuni minuti.
- Mi sei mancata strega! -
- Anche tu Sasha…almeno fino a Natale. –
Il ragazzo abbassò lo sguardo. I lunghi capelli neri scivolarono dalle spalle e gli coprirono il volto come cortine.
- Scusa. -
- Sasha, guardami. – spostò dolcemente una ciocca di capelli che nascondeva i suoi occhi color dell’almandino.
- Sei stato impulsivo, è uno dei tuoi difetti, ma sai, anch’io ne ho tanti che non riesco a migliorare. –
Gli sorrise.
- Sembra che io non riesca a portare rancore a nessuno, tranne che a mia madre. Daphne ed io siamo diventate quasi amiche in quest’ultimo anno. Ho persino perdonato Draco per ciò che mi ha fatto. -
Si accomodarono sulla panca. Sasha era pensieroso.
- Cosa ti ha fatto il rampollo dei Malfoy? Se vuoi punirlo, sappi che sono pronto a sfidare tutti i Mangiamorte del Signore Oscuro per farti felice. -
Asteria scosse la testa ridendo.
- Non sarà necessario. Credo che essere un Mangiamorte sia per lui una punizione sufficiente. Accidenti non vi conoscete nemmeno ed entrambi avete giurato di scannarvi. -
Sasha alzò un sopracciglio e si stiracchio, allungando i due trampoli che aveva al posto delle gambe.
- Ah sì? E cosa avrebbe pensato di potermi fare? Perché soprattutto? Io almeno ho un motivo valido. Ti ha fatto soffrire. -
- E tu no? Era soltanto geloso che avessi un amico con cui confidarmi. –
Il ragazzo si portò un braccio sulla nuca e la guardò con uno sguardo strano.
- Voi due siete fidanzati? -
Asteria spalancò la bocca.
- Non usare la parola “fidanzati”, è troppo definitiva. Comunque qualsiasi cosa ci fosse stata tra noi, ormai è finita. -
- Sembri così triste Asteria. Ti manca? –
- Sono soltanto preoccupata per lui. –
Sasha le passò un braccio oltre le spalle e la strinse a sé.
- Non ti ho mai visto tanto presa dai ragazzi. Sono geloso! Ma non preoccuparti, quest’anno ho fatto strage di cuori a Durmstrang. -
Passarono il resto della giornata a spettegolare sugli ex compagni di classe di Durmstrang. Asteria si rattristò nel doverlo salutare alla fine di quella giornata, ma si ripromisero di rivedersi ancora per le vacanze d’inverno.
 
Settembre arrivò come una folata di vento gelido e portò con sé la nuova amministrazione della scuola. Piton e i fratelli Carrow si insediarono pochi giorni prima del ritorno degli studenti.
Asteria notò il freddo bentornato che la McGranitt riservò a Piton. La professoressa, suo malgrado, fu costretta ad accettare i numerosi cambiamenti che Piton volle apportare alla scuola.
Alecto e Amycus Carrow diventarono i responsabili della disciplina scolastica e le loro nuove e rigide regole furono accolte con gioia dal custode Gazza, convinto che gli studenti avessero bisogno di più controllo e educazione.
Alecto Carrow avrebbe insegnato Babbanologia e suo fratello sarebbe stato il nuovo professore di Arti Oscure. Difesa Contro le Arti Oscure non esisteva più.
Minerva McGranitt era già stufa e sconsolata ancora prima che la scuola ricominciasse.
Asteria scese a Hogsmeade con Hagrid per attendere l’arrivo dell’Espresso. Aveva avuto una dura discussione con la professoressa di Trasfigurazione ma era riuscita a strapparle il permesso di andare.
- Vieni! Andiamo controllare le carroze. Voglio vedere se i Thestral stano comodi. -
La ragazza osservò il mezzo gigante con un’aria confusa. Non capiva perché doveva andare con lui. Avrebbe voluto sedersi a terra e attendere il treno. Voleva vedere sua sorella e assicurarsi che non le fosse successo nulla.
- Minerva mi ha fato prometerle di non perderti d’ochio. -
Prevedibile. Asteria seguì l’insegnante di Cura delle Creature Magiche con un’andatura rassegnata.
Appena furono abbastanza vicini alle carrozze, la ragazza sussultò violentemente e si mise una mano sulla bocca per non urlare.
Riusciva a vedere i Thestral.
Una macabra immagine le riaffiorò dai ricordi. Una mano cianotica e ormai inerme scompariva tra le fauci di un enorme serpente verdastro. Asteria aveva visto morire quel mago che aveva osato disubbidire al Signore Oscuro.
Una grossa manona la scosse bruscamente.
- Non essere spaventata. Sono mansueti. -
Quei strani cavalli alati stavano fermi e attendevano di poter ritornare verso il castello.
Il loro viso appuntito terminava con uno strano becco da rapace e la loro pelle senza peli, pur essendo nera, sembrava trasparente. Si intravedevano le lunghe costole della loro cassa toracica, i tendini delle zampe e le venature disseminate sulle ali.
Asteria si avvicinò a uno di loro e notò i suoi grandi occhi infossati nel cranio.
Non erano occhi cattivi, la scrutavano con sguardi docili e curiosi.
Alzò una mano con cautela e la avvicinò al muso del Thestral. L’animale appoggiò il muso sule palmo della sua mano e sbuffò. Il becco era morbido al tatto, sembrava di accarezzare del soffice velluto. Asteria sorrise.
Un fischio lontano la distrasse da quella strana creatura. Corse fino ai binari e osservò il lungo treno mentre frenava, alzando nuvole di polvere che si mischiavano con il fumo che usciva dalla sua ciminiera.
Il treno arrestò la sua corsa e Asteria si preparò a dover cercare i suoi amici tra la folla, tuttavia, non ebbe alcuna difficoltà a trovarli. Dai vagoni scesero pochi gruppi di studenti. Tutti avevano uno sguardo titubante.
Daphne circondò con le braccia la sorella e cominciò a tempestarla di domande. Asteria riuscì a opporsi a quegli abbracci soffocanti e finalmente fu in grado di salutare il resto dei suoi amici.
Milla era eccitata per l’inizio del loro quinto anno e manifestò le sue preoccupazioni per il fitto programma che li aspettava, volle anche sapere se Asteria aveva studiato durante quelle vacanze. L’aria da professoressa severa, che Milla sfoggiava, fece sorridere Asteria.
Le raccontò dei lunghi e noiosi pomeriggi che aveva dovuto trascorrere in biblioteca a studiare, sotto le incessanti minacce della professoressa McGranitt.
Asteria riconobbe Luna Lovegood e andò a salutarla. Il gruppo di Grifondoro con cui stava chiacchierando la guardò con diffidenza. La sua divisa da Serpeverde doveva aver scatenato una reazione di repulsione nei suoi confronti. Luna la salutò cordialmente e le chiese se voleva sedersi sulla sua stessa carrozza.
Vista la reazione dei Grifondoro, Asteria decise di rifiutare e tornare indietro.
In quel momento lo vide.
Draco era appena sceso dal treno. Il suo viso era magro e tirato. La sua carnagione non aveva approfittato dei mesi estivi per migliorare il suo colore, ma era grigiastra e malsana. Draco camminava con la schiena curva e le mani nelle tasche del mantello.
I loro sguardi s’incrociarono e Asteria si bloccò di colpo. I suoi occhi erano spenti e tristi. Lui si diresse verso le carrozze senza nemmeno salutarla, come se non la avesse riconosciuta.
 
 
 
Ciao a tutti! Capitolo di transizione. Mi scuso per gli eventuali errori, non ho avuto tempo di rileggere il capitolo con la cura dovuta. A presto! 

   
 
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