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Autore: Beatrix Bonnie    08/02/2011    6 recensioni
Che cosa convinse Albus Dumbledore ad affrontare in un duello il suo eterno nemico, Gellert Grindelwald? Perché improvvisamente il grande mago cambiò idea e decise di andare incontro al suo destino?
Storia prima classificata al contest "Free Contest" indetto da AliH e vincitrice del premio "Miglior personaggio originale".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Für der Obergute'
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I



L'uomo si rigirò la penna d'oca tra le mani con fare dubbioso. Trovare l'inizio giusto per un libro era certamente uno dei momenti più difficili, soprattutto visto che lui non era nemmeno uno scrittore. Però il buio lo aiutava a pensare meglio: in tutto il grande salone silenzioso e freddo, l'unica fonte di luce era un moccolo di candela che stava dando gli ultimi segni di vita. L'uomo si perse via a fissare i giochi sinuosi della fiamma che danzava nel buio, immerso nei propri ricordi. Dopo qualche attimo di incanto, tornò a guardare il foglio di pergamena che aveva abbandonato sulla scrivania.
Almeno il titolo l'aveva scelto: Mein Kreig. Für der Obergute. La mia guerra. Per il Bene Superiore.
Un libro di memorie, il suo libro di memorie. Ora che era arrivato al vertice sentiva il bisogno di lasciare ai posteri qualcosa che potesse parlare di lui, che avesse la sua voce, che raccontasse la sua verità.
Mostro, dittatore, assassino, lo chiamavano gli altri.
Nessuno riusciva a capire il senso profondo di quello che aveva fatto, di ciò che stava realizzando. Nessuno riusciva a cogliere il Bene Superiore che lo spingeva ad agire, che muoveva i suoi passi, che si nascondeva dietro ogni suo gesto. Nessuno, tranne quell'unica persona che invece gli aveva voltato le spalle. Quella persona che ora era il suo peggior nemico.
Ma non sarebbe venuto ad affrontarlo, o no, aveva troppo paura di lui! Era un codardo, oltre che un rammollito. Si era lasciato andare, aveva dimenticato quello che avevano passato insieme. Ora stava dalla parte dei buoni! Come se esistessero davvero quelle sciocche categorie di “buoni” e “cattivi”.
Stolti!
Esisteva solo il Bene Superiore e le poche persone che avevano il coraggio di combattere per esso.
Il suo sguardo indugiò sulla bacchetta magica graziosamente adagiata su un cuscino di velluto. Era lei, la Bacchetta di Sambuco, per la quale aveva lottato tanto. L'invincibile, l'unica e la più potente. La migliore dei tre Doni.
Oh sì, se anche Albus avesse trovato il coraggio di venire, non avrebbe avuto scampo contro di lui.
Improvvisamente gli venne in mente la frase con cui cominciare il suo libro di memorie. Intinse la punta della penna d'oca nell'inchiostro nero e la lasciò gocciolare nella boccetta per evitare di macchiare la pergamena. Dopo qualche secondo, con una calligrafia minuta e precisa, scrisse: Combatti i tuoi avversari. Abbatti i tuoi nemici. Uccidili e cibati dei loro resti. E fai in modo che la morte li avvolga per il resto dell’eternità.
Era quello che avrebbe fatto di Albus. Si era ribellato a lui, aveva dimenticato quello che c'era stato. L'aveva tradito, abbandonato.
Bene, non gli avrebbe concesso nessuna pietà.
«Herr Grindelwald?» disse una voce nel buio, richiamandolo dai suoi pensieri.
Era tanto concentrato nella stesura di quelle prime frasi, che non si era nemmeno accorto che qualcuno era entrato nel salone. Effettivamente ora sentiva un fastidioso rivolo di aria calda che entrava dalla porta sul fondo. Dovevano avere acceso un fuoco, di là. Possibile che nessuno riuscisse ad apprezzare il freddo come lui?
«Who seid ihr?» domandò, afferrando la Bacchetta di Sambuco e puntandola contro l'uscio.
Apparvero tre figure, illuminate dalla fioca luce di una bacchetta. Grindelwald strizzò gli occhi per vedere meglio e riconobbe due dei suoi uomini che trascinavano dentro una terza persona, evidentemente svenuta.
«Herr, Grindelwald. È Gerwine VonTraust, l'abbiamo catturata».
Un sorriso soddisfatto increspò gli angoli della bocca di Grindelwald. Finalmente una buona notizia: tutto procedeva secondo i suoi piani.
«Ottimo lavoro. Ora lasciateci soli» ordinò ai suoi uomini, che con un inchino abbandonarono il salone.
Quando la porta si fu chiusa alle loro spalle, tornarono a regnare il freddo e il buio, mentre un silenzio innaturale calava sulla grande sala.
«Innerva» sussurrò il mago, poggiando debolmente la Bacchetta sul corpo della giovane, che venne scossa da qualche sussulto e poi aprì gli occhi. «Benvenuta, fräulein VonTraust».
La voce dell'uomo era flebile, ma densa di una malvagità tale che la ragazza ebbe un tremito. Anche se i suoi occhi non si erano ancora abituati all'oscurità che regnava in quel luogo, non ebbe difficoltà a riconoscere il suo ospite.
«Gellert Grindelwald» sputò con tutta la cattiveria di cui era capace, sebbene fosse atterrita dall'idea di essere una bambola di pezza nelle mani di quell'uomo. Anche al bagliore fioco del mozzicone di candela, ora che i suoi occhi si erano abituati al buio, la ragazza riuscì ad intravedere il sorriso perfido che si era disegnato sulle labbra del dittatore e la luce malvagia che illuminava i suoi penetranti occhi azzurri.
«È proprio vero che la lingua di una donna è più pungente della sua bacchetta» commentò ridendo, e quella sua risata rimbombò tra le pareti immerse nel buio della stanza ghiacciata, facendo tremare la giovane.
«Mio padre verrà a liberarmi!» strillò con foga la ragazza, come se gridando potesse scacciare via la paura che le attanagliava il cuore.
Grindelwald si avvicinò a lei e le afferrò il volto con la mano, in una stretta ferrea. «È proprio quello che spero, mia cara Gerwine» le sussurrò all'orecchio.
L'alito caldo di lui sul suo collo le provocò un tremito, ma non smise di mostrarsi più spavalda e sicura di quanto non fosse. «Mio padre non è così sprovveduto come credi. Non cadrà nella tua trappola» gli rispose, con voce tagliente.
Grindelwald le lasciò andare il viso e si allontanò, dirigendosi verso la scrivania, che pareva essere l'unico mobilio di quell'immenso salone. Ignorando completamente Gerwine, si sedette sulla poltrona di velluto scarlatto e vergò qualche parola con una penna d'oca candida su un foglio di pergamena.
Gerwine, sempre senza distogliere lo sguardo dal suo carnefice, si alzò dalla posizione supina e mise lentamente a sedere.
«E ci cadrà invece!» esclamò tutto ad un tratto Grindelwald, erigendosi in piedi in tutta la sua statura. «Ci cadrà! E quando verrà a salvare la sua adorata figliola, per mano mia troverà la morte, che lo avvolgerà per il resto dell'eternità! Sarà la fine del vostro patetico tentativo di resistere al mio potere. Sarà il trionfo del Bene Superiore!»
«Sei solo un pazzo!» esclamò Gerwine con foga, anche se sapeva che le parole del mago avrebbero potuto rivelarsi veritiere: se suo padre fosse morto, nessuno avrebbe mandato avanti la resistenza contro il folle dittatore, nessuno sarebbe più riuscito a fermarlo.
«No» rispose flebilmente Grindelwald, come se quel discorso gli avesse risucchiato ogni energia, lasciandolo debole e stanco.
«No» ripeté di nuovo, sorpassando la scrivania e avvicinandosi alla ragazza.
«No» disse per la terza volta, abbassandosi a terra, con lo scopo di guardarla dritta negli occhi. «Sono un eroe».
Gerwine gli scoppiò a ridere in faccia, incapace di trattenersi davanti a quell'assurdità.
«Tu non capisci! Io sto realizzando un ordine superiore e perfetto, sto forgiando un cosmos dal caos, sto portando a compimento il disegno di armonia del creato!» strillò Grindelwald in preda alla follia, come un pazzo predicatore di epoche passate.
«No, tu sei solo un assassino! Trucidare milioni di Babbani e Sanguesporco non è la realizzazione di nessun maledettissimo ordine!»
«Quei morti non saranno altro che detriti lasciati lungo l'argine dal fiume, in confronto al raggiungimento del Bene Superiore» rispose Grindelwald, nuovamente calmo.
Gerwine era terrorizzata da quegli improvvisi sbalzi d'umore del mago, sicura che fossero un segno della sua follia, ma non poté trattenersi dal ribattere: «Non c'è nessun ideale che valga più della vita di un uomo!»
Grindelwald sorrise, un sorriso che faceva ghiacciare il sangue nelle vene. «Tu non puoi capire» sussurrò. «Non puoi capire».






Haloa!
Ecco qui, come promesso, il primo capitolo di una storia dedicata a Gellert Grindelwald. Questa l'ho scritta per il contest “Free Contest”, indetto da AliH, ma da qui partirò per una serie di racconti (4 in tutto) dedicati a tutta la vita di Grindelwald, dall'ultimo anno a scuola, alla morte.
La storia, al contest, si è classificata prima, vincendo inoltre il premio per “Miglio personaggio originale”. Quando pubblicherò l'ultimo capitolo, vi allegherò il giudizio della giudiciA.
Grazie a chiunque deciderà di leggerla!
Beatrix Bonnie
Ps. In origine il racconto non era diviso in capitoli, ma visto che sono 15 pagine, mi è sembrato più logico spezzarlo.



EDIT: continua l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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