Capitolo 3
Sbarcammo all’aeroporto di Port Angels
che era sera inoltrata, da là prendemmo una macchina e Jake guidò verso casa.
Quando capì che ormai eravamo davvero vicini a casa esclamai –Jake, ho paura.-
-E di cosa?.- mi chiese sorpreso.
-Che quando metterò piede a casa mio
padre non mi vorrà più, che mi butterà fuori di casa dicendomi che mi odia.-
dissi in piena agitazione.
-Bella tuo padre non ti potrebbe mai
odiare, è solo preoccupato per te, e lo dovresti anche capire, sei sparita nel
nulla, dovete solo parlare.- mi disse calmo.
Riflettei un attimo sulle sue parole,
aveva pienamente ragione, dovevo solo parlare con Charlie, spiegare i motivi
che mi avevano spinta a partire e tutto si sarebbe risolto mi dissi, accennai a
un sorriso, che però scomparve dopo
poco, perché non avrei potuto dire a Charlie il vero motivo del mio viaggio,
perché lui non sapeva chi erono davvero i Cullen e io non potevo tradirli in
quel modo.
-Non sarà semplice.- dissi alla fine.
Jake parcheggiò davanti casa, spense il motore e mi guardò un attimo, e mi
disse –Sei pronta?.-
-No, facciamo un giro e torniamo fra
un po’.- dissi cercando di girare le chiavi per riaccendere il motore, ma lui
mi bloccò e mi prese la mano e mi fece avvicinare a lui.
-Bella, non scappare di nuovo, devi
affrontare i tuoi problemi, perché sai non si risolveranno da soli.-
-Da quando sei diventato cosi
saggio?.- dissi scioccata dal nuovo Jake.
-Da quando ti ho quasi perso.- mi disse
abbassando gli occhi e guardando le nostre mani che ancora erono unite.
-Mi dispiace veramente.- dissi mi avvicinai e gli diedi un bacio in guancia, dopo scesi e andai ad affrontare la belva che stava a casa mia.
E posso dire di avere azzeccato l’aggettivo giusto per Charlie, in quel momento.
La discussione fu lunga e dolorosa, Charlie aveva
perfettamente ragione ad avercela con me, l’avevo abbandonato, l’avevo lasciato
solo con un biglietto e la cosa era imperdonabile, infatti non sarei potuta
uscire per chissà quanto tempo, ma era giusto, mi dissi.
Salì in camera e mi chiusi là.
Dopo che mi chiusi la porta alle spalle, mi scapparono qualche lacrima per come mi ero comportata, per tutto quello che avevo fatto passare a Charlie, a Jake, a tutti coloro che amavo.
Non
mi meritavo il perdono di Jake, lo avevo fatto soffrire più di tutti gli altri,
eppure non so come lui era ancora al mio fianco, mi scappò un sorriso dopo quel
pensiero e capì che Jacob ci sarebbe sempre stato per me, in qualsiasi momento.
Mi lasciai scivolare a terra e le lacrime man mano smisero di scendere, le asciugai con il dorso della mia mano e poi chiusi gli occhi, e cercai di godermi quel piccolo momento pi pace, che mi era stato concesso. Stavo quasi per crollare addormentata, la stanchezza si stava facendo sentire dopo tanto tempo, ma fu interrotta dal suono di un messaggio del mio cellulare.
Riaprì gli occhi di scatto e mi alzai subito,
andai a prenderlo e guardai il nome del mittente, era Alice.
Dopo aver letto il nome sul cellulare, quest’ultimo mi cadde dalla mano e arrivò a terra, con un suono smorzato a causa del tappeto, le mie mani iniziarono a tremare, e i miei occhi non si staccarono dallo schermo del cellulare che mostrava ancora il suo nome, e lo continuai a fissare anche dopo che lo schermo si spense.
Avevo paura di leggere
quel messaggio, e di scoprire quello che aveva da dirmi.
Lo guardai ancora per un attimo e poi
mi feci forza e lo presi tra le mani, sbloccai la tastiera e rimasi un attimo
in attesa, dopo cliccai sul tasto “apri” e si aprì un messaggio di tre pagine.
E lo lessi velocissimamente e diceva:
“Bella, so che non ti aspettavi di
certo un mio messaggio e io non mi aspettavo uno tuo, ecco perché ti
sorprenderò e sarò proprio io a scriverti, vorrei parlarti, vorrei parlare con
te almeno un’altra volta, per parlare come ai vecchi tempi, ma vorrei parlare
anche di quel giorno, anche se già so cosa è successo, ti prego fammi sapere, a
presto, tua Alice”
Senza pensarci due volte risposi al messaggio di Alice, avevo anche io voglia di sentirla, volevo sapere che fine avevano fatto tutti, e questo era l’unico modo, gli dissi che l’avrei chiamata io, il prima possibile e gli scrissi anche di non rispondere, era meglio cosi, non volevo che Jake o qualcun altro scoprisse il mio segreto.
Almeno non ora.
Chiusi il cellulare con mani tremanti e lo posai sul mio comodino, ed emisi un sospiro di sollievo, mi sentivo meglio. Cosi chiusi gli occhi e mi rilassai.
Ma neanche il mio secondo tentativo di rilassarmi funzionò, perché dopo poco arrivo Jake. Il mio cuore era felice di vederlo, avevo bisogno di vederlo, e appena entrò in camera mia mi resi conto che lui non mi aveva mai fatto quell’effetto e questa sensazione mi mise addosso una gran paura.
Ma non capivo che tipo di paura potesse essere.
-Bella tutto bene?.- mi chiese appena arrivò.
-Si va meglio, Jake, ma non poi cosi
tanto, mio padre ha ragione, sono stata stupida.- dissi abbassando lo sguardo.
-Forse avrà ragione, ma non è questo
l’importante ora, l’importante è che tu ti riprenda.-
-Non so quando ci riuscirò.- dissi
sdraiandomi sul letto e mettendo le mani sulla faccia.
-Tu puoi farcela, e ricorda che ci
sarò io con te, con me pensi di riuscire a farcela?.- disse sdraiandosi accanto
a me, e guardandomi.
Tolsi le mani dalla faccia e lo
guardai fisso negli occhi –Si, penso di si, ma mi dovrai stare sempre accanto.-
dissi.
-Non me ne andrò mai, stai
tranquilla.- mi prese le mano e me la strinse.
Io la strinsi di conseguenza e mi accucciai su di lui, era una bellissima sensazione, stara accanto a lui, sentire il suo calore, sentire la sua pelle sulla mia, e i suoi occhi, ogni singola parte di lui mi faceva stare bene e io avevo bisogno di stare bene e di conseguenza avevo bisogno di lui, si lui era la mia droga e ne avrei avuto sempre bisogno.
E cosi capì qual’era la mia paura, era quella di potermi sentire bene con qualcun altro, qualcuno diverso da Edward.
Mi resi conto che per superare la mia paura avrei dovuto scalare una salita ardua che mi avrebbe portata alla vetta della montagna. E la vetta era proprio il mio futuro, probabilmente il mio futuro con Jake.
-Un giorno.- disse facendo una pausa
–Mi darai cosa è successo a Volterra?.-
Il mio cuore perse un battito, lo voleva veramente sapere?? Perché?
La sua domanda mi aveva stravolta, ero senza
fiato, mi alzai e andai alla finestra, uscì la faccia e respirai affondo l’aria
notturna di Forks. Era limpida, pulita, ma mi sentì lo stesso soffocare,
-Perché lo vuoi sapere?.- chiesi in malo modo.
-Semplicemente perché non me lo hai
mai raccontato.- disse lui alzandosi e mettendosi a sedere.
-Ed è meglio cosi.- dissi io in preda
alla rabbia.
-No Bella dovrai anche sfogarti prima
o poi, e io sarò qua.- disse avvicinandosi.
-Si va bene, ma non ne vorrò mai parlare.- dissi guardandolo seriamente, sperai con tutta me stessa che capisse che non ne avrei mai voluto parlare, e soprattutto con lui.
Non mi rispose mi
guardò ancora un poco e poi si sdraiò di nuovo a letto ma stavolta fu lui a
mettersi le mani sugli occhi, con fare disperato.
La mia notte passò cosi, veloce come il battito d’ali di una farfalla.
L’indomani quando vidi mio padre notai che
era ancora incavolato e questo mi proibì di rivolgergli la parola, lui aveva
ragione fino in fondo, lo avevo abbandonato, tradito, ma l’obiettivo che dovevo
raggiungere era troppo alto, troppo importante per fallire, prima ancora di
averci provato, ma questo Charlie ancora non l’aveva capito, ed era un peccato.
Approfittando dell’assenza di Jake, e
di mio padre che era andato a lavorare mi chiusi in camera mia, e riaccesi il
telefono, cercai nella Rubrica il numero di Alice e premetti il tasto verde, la
chiamata fu inoltrata al destinatario e aspettai.
Uno
squillo…Due…Tre…Quattro…Cinque…stavo per chiudere ma finalmente lei rispose.
-Bella, Bella sei tu?.- mi chiesi in
piena frenesia.
-Si, Alice sono proprio io.- ricambiai
con lo stesso tono di voce.
-Oh Bella da quanto tempo, come
stai?.- la sua voce era la stessa di sempre, dolce e piena di sentimento.
-Alice, non sto malissimo, ma neanche
benissimo e tu? Tu come stai? Dove sei?.- chiesi esitante.
-Bella, sto bene, per quanto bene uno
può stare in questa situazione, sono lontana da Forks..- disse abbassando il
tono di voce.
-Perché?.- chiesi.
-Bella, ora non ne vorrei parlare,
vorrei parlare di te invece.-
La mia mente non voleva abbandonare il discorso, ma il mio buon senso diceva che lei aveva ragione, dovevamo parlare di altro, quello non era il momento giusto per parlare di certe cose. Cosi io e lei, parlammo per quasi un’ora, era come ai vecchi tempi, come se loro fossero ancora qua.
Ma non era cosi, e dovevo smetterla di illudermi che loro sarebbero
tornati, e che la mia vita avrebbe ripreso il suo corso naturale.
Perché niente di tutto questo poteva
accadere, loro non c’erano più e io avrei dovuto continuare la mia vita senza
loro accanto, salutai Alice con la promessa che l’avrei richiamata, il prima
possibile.