Breaking
me Down
Jacob nel
Paese delle Meraviglie, entra ed esce dai Viaggioni Altrui
-Ottavo Capitolo e
una Banana-
Lo splendido ottavo capitolo si apre
con tale Jacob che spacca il MUSO al suo FIDO compare Paul.
La prima cosa che il gentile lettore è
pregato di notare è che le parole TUTTE MAIUSCOLE non sono messe lì a caso o
per rendere più irritante l’impatto visivo con la pagina.
No. Sono lì per un motivo. Che vi sarà
gentilmente spiegato nella nota in fondo.
La seconda cosa che il lettore è pregato
di notare è che abbiamo improvvisamente cambiato protagonista, sempre
rigorosamente in prima persona passato remoto; la domanda spontanea che
dovrebbe affiorare alle labbra del lettore (ammesso che io abbia ancora dei
lettori, e che non siano tutti morti di vecchiaia
aspettando un aggiornamento) è la seguente: “Perché?”
Non vi dirò perché la domanda “perché”
è importante e nemmeno perché io non
voglia spiegarvi perché la domanda “perché” è importante o “perché che cosa?” il lettore dovrebbe
chiedersi.
Vi sto irritando? Bene.
Autrice: 1 vs Lettori: 0 -> Numero di recensioni atteso: 1.
Negativa.
Emh. Ok, proseguiamo. Jacob, incazzato
alla n+1 perché la donna della sua vita ha deciso di diventare necrofila e per
la riforma sanitaria di Obama (*), spacca il naso a un suo amico. Boh. No. A
uno che è tipo suo cognato. Beh, rileggetevi il capitolo.
Ma il pugno glielo tira non per una
qualsiasi di quelle motivazioni quasi-razionali.
No, per un pacchetto di patatine.
Erano patatine fondamentali allo sviluppo della trama.
Dunque, patatine.
Che Paul si
infila in bocca “tutte intere” (citazione dal testo), ghignando come un
ossesso, cosa che irrita Jacob in modo incredibile anche se non ci viene
spiegato perch- emh...per quale motivo.
Chiunque abbia voglia di fare il
simpatico e di notare un qualsiasi doppio senso in questa fanfiction è
gentilmente invitato a uscire dalla finestra alla sua sinistra. (Altrettanto
gentilmente ricordo che la finestra alla sua sinistra è al quarto piano.)
Se permettete, sono io l’addetta a
rilevare doppi sensi non utili allo sviluppo dell’umanità, per farci battute
cretine sopra. Ma non lo faccio. Non perché non abbia rilevato il doppio senso,
ma perché non mi viene in mente nessuna battuta cretina. Sì, la cosa è davvero
così tanto triste.
In tutto ciò, mentre perdevo tempo
prezioso a dare spiegazioni non costruttive a lettori inesistenti, il capitolo
è rimasto lì a fissarmi, in attesa di attenzioni. Molto bene.
Posso farvi un breve riassunto dei capitoli
precedenti? No? Molto bene, lo faccio lo stesso.
C’era una volta uno che si chiamava
Ismael che su quel ramo del lago di Como…Combatte a Troia, torna a casa dopo
dieci anni e trova…poi, scopre che sua moglie è sua madre e si accieca…si butta
sotto un treno perché il Conte Vronskij…Poi butta l’anello del potere nel monte
Fato…Poi, la letteratura muore, tipo, e quindi scrivono libri su un gran
cazzaro della Roma-bene che si mette con una fighetta da
liceo-classico-privato-in-centro…Ah, e poi tipo tirano le cuoia anche la Logica
e l’Amore per la Scrittura, e la capacità di Scrivere e quindi scrivono tipo un
libro su una scema che non ha alcun tipo di qualità riscontrabile in lei,
odiosa, che fa la sarcastica con gente che prova semplicemente a essere gentile
con lei e però, chissà perché, tutti le vanno dietro e (OMG!) si mette con
questo super-mega-extra-etc.-etc.-etc. pezzo di gnocco che però è tipo…morto,
vampiro e molto, molto, molto, molto dolce&sensibile. Poi, boh si
innamorano. E si baciano, anche. A questo punto la trama fa schifo, i
personaggi sono patetici, non c’è una sola riga che faccia ridere o, almeno,
sorridere e l’autrice capisce che deve correre ai ripari. Quindi, introduce un
meraviglioso (come un cactus reciso e lasciato morire di sete), simpatico (come
un professore di greco antico che ha deciso di interrogare proprio TE quel
giorno) scapigliato (come un nonno dopo troppi bianchini al bar, mentre gioca a
briscola con altri nonnini) nuovo (si fa per dire) personaggio (=macchietta). Il
nostro mitico, inimitabile JACOB BLACK.
Jacob sbuffò e uscì dalla finestra (lo
fa davvero: uscire dalla porta fa tanto 2009!) sempre sbuffando. Con un
successivo sbuffo, per far notare ai lettori meno intelligenti che lui
non-era-contento, si incamminò verso la spiaggia.
Vide Quill (che possiamo tradurre in
Italiano con “Gerardo”).
“Ehy, che fai?” chiese il
ragazzo-che-non-era-affatto-contento-della-situazione-attuale.
“Boh. Cazzeggio, tipo.” Rispose
Gerardo. “Fumo una sigaretta, conto gli alberi, fisso il vuoto...Cose che
facciamo noi adolescenti con tutto il mondo contro per far vedere che non ce ne
frega niente…Capisci?”
Jacob capiva. Caspita se capiva.
Sbuffò.
“Capisco.” Annuì, sbuffando. Visto che
non è facile annuire, sbuffare, capire, sparare una cagata e parlare insieme
soprattutto se si ha solo mezzo neurone e un quarto (che è minore di due ma
maggiore di tre diviso otto. <- Se è giusto, vi giuro che vado a farmi
aumentare il voto di maturità.), visto tutto ciò (e questo non è Italiano)
Jacob…Mi sono persa. Nella mia stessa frase!
Visto che non è facile tutto ciò,
Jacob finì per strozzarsi con la sua stessa saliva, un po’ come la sottoscritta
con il suo stesso Italiano.
Gerardo annuì compassionevole. Un
quarto di compassione per il povero Jacob, tre ottavi per l’autrice che si
stava appunto titillando con l’idea di eleggerlo a nuova Voce Fuori Campo.
Gerardo lesse l’ultima frase,
sillabando ogni parola, deglutì, impallidì e tornò a rivolgersi al
povero-Jacob-che-non-era-affatto-contento.
“È dura pensare, eh?” disse Gerardo
annuendo gravemente “Capita anche a me. Soprattutto quando devo esprimere
concetti difficili tipo
Jacob non rispose, ma si limitò a sbuffare
di nuovo.
La vita è una gran Troia. Poi,
improvvisamente, lo sentì.
Jacob rizzò il pelo, scoprì i denti e
si guardò intorno circospetto. Qualcosa era cambiato. In quel preciso istante,
in quel preciso luogo, qualcosa era appena scattato; qualcosa di orribile.
Forse, avevano appena cambiato qualcosa in Matrix. Ma no, era peggio di così,
molto peggio.
Qualcosa era appena successo a lui.
Si guardò intorno di nuovo. C’era una
leggera foschia.
Annusò l’aria. Sentì l’odore della
suddetta, leggera foschia (?!).
Si annusò le ascelle e rabbrividì
istintivamente. Oltre al consueto aroma di formaggio francese stagionato,
birra, disinfettante, vomito (colpa del sopracitato odore di birra), sudore e
alla consueta e confortante puzza di cane bagnato che lo faceva sentire a casa,
c’era qualcos’altro. Qualcosa di estraneo. I suoi affinatissimi sensi di lupo
(questa l’ho copiata ma non so da dove…) potevano percepirlo. Sapeva di…pulito.
Jacob si sentì gelare. Sapeva di cotone.
Aveva una maglietta addosso.
In preda al panico, ululò al buco
nello Zono e provò a togliersi quel fastidioso indumento. Indumenti, vestiti, il solo pensiero gli faceva rivoltare lo
stomaco!
Proprio mentre lottava con un estraneo
e fastidiosissimo foglietto che recava la minacciosissima scritta “85% cotone
14% acrilico. 1% che non vuoi sapere cos’è. Lavare in lavatrice a 40° e non
nutrire dopo mezzanotte”, sentì delle concitate voci femminili avvicinarsi.
Voci femminili. Le voci femminili,
ragionò Jacob, erano prodotte da corde vocali femminili che, a loro volta,
appartenevano a corpi femminili, che erano di proprietà di femmine! Ragazze.
Cazzo, doveva assolutamente uscire da
quella maglietta prima che lo vedessero in quello stato imbarazzante: tutto
vestito!
“Vedi che non capisci una minchia?”
disse una delle suddette voci femminili.
Jacob si immobilizzò come una faina
pronta ad attaccare un ornitorinco.
“La serie antica è molto meglio!” proseguì la voce.
“Ma fammi il favore!” replicò un’altra
voce, leggermente alterata. Questa seconda ragazza, ora Jacob la vedeva bene,
indossava una maglietta con su scritto “TEAM IDEALISMO: I’m Hegel’s sex slave!”
“Ma dai vuoi mettere il Simposio con la Critica della Ragion
Pratica? Non c’è partita…”
“Beh, cara, io prima di tutto sto per
la Fenomenologia…” rimbeccò la
seconda, per poi aggiungere con aria sognante “...E’ il più bel libro mai scritto…”
“Ma dai!”
“Beh, e cosa c’è di tanto meraviglioso
nella serie Antica?”
“Prima di tutto” iniziò la prima voce
“lo slash è canon…” disse maliziosa.
Jacob si sentì in dovere di
spiaccicarsi contro il primo muro, come ogni personaggio maschile che senta la
parola “slash”.
“Guarda che lo slash è divertente
proprio perché non è canon…”
“…Tutta invidia, cocca! Tu sei
costretta a fare i salti mortali per far mettere insieme Fichte e Schelling e
dare una spiegazione logica del tutto!”
“Sempre meglio che perdere le giornate
a chiedermi se un vecchio brutto come Socrate si metterà con Platone o con
Alcibiade! È una cosa assurda! Tanto è vecchio e lo sanno tutti che muore alla
fine!”
“Non vorrei rovinare la cosa…”
intervenne una terza voce “…Ma guardate che alla fine Platone si mette con
Aristotele…”
“No!”
“Stai scherzando? E Cratilo? Non aveva
un mezzo inciucio anche con lui?”
Fu a quel punto che Jacob si rese
conto che l’unica parola che aveva afferrato dell’intera conversazione era per
l’appunto slash. E non sapeva nemmeno cosa significasse esattamente. Sapeva
solo che se leggeva quella parola negli avvertimenti, doveva darsela a gambe.
In fretta. Soprattutto se l’unico altro personaggio citato oltre a lui era il
Vampiro-che-era-effemminato-ho-visto-Harry-Potter-4-tipo-9-volte-solo-per-vederlo-morire-ancora-ancora-e-ancora.
Confuso dai suoi stessi pensieri,
maltrattato dalla sua stessa maglietta, flippato completamente da pensieri su
se stesso e il non-morto-eh-che-cazzo-però, Jacob alzò gli occhi al cielo.
(Nei film americani, di solito, Dio ha
la risposta.)
“Ma dove cazzo sono finito?” Gemette.
“Sei in un V.d.A., mio caro.” Disse
una Voce.
“Dio?”
“No, Voce Fuori Campo. Ma puoi
chiamarmi Dio o Carl, se preferisci.”
“Quindi sono in Vida?”
“No. Sei in un V. d. A.”
“…”
La Voce Fuori Campo alzò gli occhi al
cielo.
“In un Viaggione dell’Autrice!”
esclamò la Voce Fuori Campo.
Poi, visto che il suo interlocutore
sembrava registrare tante sinapsi quanto un guscio di tartaruga deragliato,
aggiunse: “A quanto pare, l’autrice troverebbe…emh…estremamente divertente
vedere la faccia delle ragazzine che, quando ha l’i-pod scarico, le
scartavetrano i coglioni in metropolitana con i vari team Edward e Jacob…vedere
la loro faccia…mentre…ehm…qualcuno fa discorsi insensati sulla filosofia come
se fosse una serie…”
“…”
“…”
“Come me ne vado da qui?”
“Mi lasci qui con queste tre?”
sussurrò la Voce Fuori Campo.
Jacob allargò le braccia come a dire
“Che ci vuoi fare?”, oppure “Devo..”, o anche “Latte o limone nel the?”, o,
infine, “Hai un porcospino tra i denti”.
“Molto bene.” Disse stoicamente la
Voce Fuori Campo. “Vai in quella casetta laggiù, esci e guarda il Cartello
Informativo, e prega di sopravvivere fino al prossimo capitolo.”
“Grazie.”
“Come ti pare.”
Jacob si incamminò. Arrivò davanti
alla porta e lesse il cartello: “Chiunque desideri varcare codesta soglia ha lo
stesso valore sequenziale di una descrizione definita analizzata secondo la
notazione di Russell”. Jacob si grattò la testa pensieroso e lesse il cartello
successivo.
“Traduzione del
cartello-che-non-avete-capito-ma-era-lì-per-dare-fastidio-al-lettore.
Chi entra è simpatico come la merda
nel letto il giorno di Natale. ‘Fanculo.”
Sbuffando, il nostro eroe si fece
coraggio e entrò nella casetta. Annusò subito il pericolo.
Sul tavolo c’era un’ombra sospetta.
Jacob studiò la figura per un attimo
chiedendosi, vagamente inquieto, che cosa fosse.
“È una banana” spiegò il Buon Senso.
“Umh” assentì Jacob “Una banana molto
sospetta.”
“No. È una banana.” Lo contraddisse il
Buon Senso “Non c’è niente di sospetto in una banana.”
Jacob scrollò le spalle e fissando la
banana dritta negli occhi (?) le chiese: “Cos’hai in mente, banana?”
“Nulla. Non ho una mente.” Rispose
stiracchiandosi (?!) la banana.
Il Buon Senso stramazzò al suolo,
morto stecchito.
“Hai appena ammazzato una
Personificazione.” Constatò Jacob tornando a rivolgere il suo interesse alla
banana, dopo qualche preghierina per l’anima del Buon Senso.
“Fa niente.” Disse la banana,
guardandosi le unghie (?!?) “L’autrice ne ha impalate talmente tante che non mi
manderanno nemmeno una multa. Al massimo un reclamino. Ma piccolo.”
“Umh.” Assentì nuovamente Jacob.
Dopo diversi minuti di imbarazzante
silenzio, Jacob si alzò e si accomiatò dalla banana, consultando il Cartello Informativo
di fianco alla porta.
“Per la parte meno surreale della
fanfiction, appena uscito vai a destra e svolta di nuovo a destra al semaforo”
disse il Cartello Informativo, con aria annoiata.
“Peccato.” Commentò la banana.
“Avevamo un sacco di cose in comune. Potevamo essere amici.”
Emh..
Ciao? Come state?
È da circa un anno che non aggiorno.
Non lo so di preciso.
Diciamo che tra blocchi dello
scrittore, una serie di parodie di Twilight molto più divertenti di questa, la
maturità (non fatela, è una cosa disgustosa XD) il viaggio di maturità
(fatelo!), il cazzeggio post-maturità (fate anche questo!) etc. mi sono persa...e
non ho più aggiornato.
È vero sono una merda.
E voi, invece, siete meravigliosi (o
pagati molto bene dai miei amici) perché lasciate recensioni molto carine e
divertenti (per cui forse dovreste scriverla voi la fic), mettete nei
preferiti/seguiti e non perdete le speranze con un’autrice scomparsa. Beh,
grazie, grazie, grazie.
Cagate sentimentali a parte,
leggete, riflettete, recensite e notate la mia spocchia nel presumere non solo
che qualcuno stia leggendo tutto ciò ma che, anzi, sia più di una persona.
P.S.= so che ho promesso delle note
in fondo. Ma non ho intenzione di scriverle. Perché? Boh.