Gli occhi scorrono
repentini da una riga alla seguente, con l’indice e il pollice giocherella con
il labbro inferiore. Esamina ogni parola con minuzia dei particolare
attenzioni. Ogni tanto poi posa il tomo, si riassume il discorso mentalmente, e
torna a leggere altri pezzi di frase.
Se si stanca troppo
allora lo riporta allo scaffale saluta, educatamente, la signora ossuta che
mangia carote ed esce nell’autunno iniziato di Londra.
Costeggia il viale
alberato, pieno di bambini corridori e genitori che li rincorrono. Le soffici
foglie stanno diventando sempre più calde e accoglienti, passando dal verde
brillante dell’afoso agosto a quelle infuocate e intricate dell’inverno. Da piccola
lei era lì. Solitamente con la nonna perché lo studio dentistico impegnava
mamma e papà fino alle sei. Non correva, si dondolava sull’altalena e
immaginava un mondo popolato da lettere enormi, favolose poesie e colori
arcobaleno che nascevano dal terreno come primule a marzo.
Svoltato l’angolo
sorride a Dean e lui gli risponde cordialmente. Se possibile è ancora più
cresciuto dall’anno scorso. Sembra abbastanza rilassato, quel tanto di una
persona che riesce nuovamente a sentirsi sicuro di sé sempre con il costante senso
di vuoto che può lasciare una battaglia.
-Ma sai.. Tutto
sommato non mi lamento, sono andato via. Dall’Europa, come la chiamano i
babbani..-
Anche se in modo
impercettibile Dean sorride nel vuoto.
-Sto con una ragazza
babbana, ora.. Sai sono in momenti come questi che rimpiango di non aver
frequentato Babbanologia.-
Hermione sorride
divertita, scambia ancora poche chiacchiere e si avvia verso casa. Abita in un
monolocale sopra il negozio di dolciumi “stregha per te” e studia nella zona di
Londra babbana. Sale le scale con le chiavi già in mano. È sempre più attenta e
metodica, lo nota anche da se. Si scuote i capelli marroni e disordinati. Trattiene
lo sbadiglio che la scuote tutta lungo la schiena, come un piccolo e lungo
brivido che si dipana dalla schiena.
Solo arrivata sul
pianerottolo nota i due uomini che attendono davanti alla sua porta. Uno è
appoggiato contro la ringhiera, le da la schiena e il cappuccio della giacca in
velluto copre completamente il viso. L’altro ragazzo è appoggiato alla sua
porta. Il viso è tirato, pare quasi un modello. Bellissimo ma in qualche modo
rendeva Hermione molto preoccupata. Gli occhi del ragazzo sono scuri e di quell’aspetto
sgradevole che le ricordavano vagamente Peter Minus. Presa alla sprovvista,
impaurita e spaesata Hermione tentenna. Si sistema la borsa e finge di aprire
la porta della vicina di casa. Cerca disperatamente di pensare a come uscire da
quella situazione. Fortunatamente entrambi non sembrano troppo attenti a lei. Finge
di trafficare con le chiavi.
L’uomo dagli occhi da
Peter si scosta dalla porta.
-Scusi, signorina.-
Terrificata Hermione
stringe forte le chiavi e si volta tentennante verso la figura slanciata. Sorride
con freddezza, mera e coincisa convenienza.
-Sa dirmi se la
Signorina Grenger è già in casa? Sono un suo collega di lavoro..-
Hermione sta per
svenire, prega di non sembrare preoccupata. Fa segno di no. Facendosi forza
cerca di apparire disinteressata.
-L a ragazza arriva
tardi, f.. Forse è dai suoi genitori. Mi dice spesso che, che dovrebbe andare a
trovarli..-
-Sa dirmi dove si
trovano i suoi?-
Hermione fa per
rispondere ma si morde il labbro. Deve andarci cauta. Lo stomaco è chiuso in
una morsa.
-Non saprei.. Le
mandi un gufo magari.- sorride cordiale e si avvia verso le sacale. Non vuole
illudersi. Deve correre velocemente via di lì, si accorgeranno della sua
assenza. Appena sente dei rumori si smaterializza terrorizzata. Davanti a lei
si staglia la figura irregolare della Tana. La luce della cucina è accesa ma è
da più di un anno non vedeva nessun Weasley. Non poteva devvero essere tornata
lì. Magari era in casa pure lui. Inaspettatamente sente uno schioppo poco
lontano. Sonno veramente arrivati anche loro? Come? La conoscono meglio loro di
quanto si comprenda lei stessa. Si smaterializza nuovamente
Questa volta è
terrorizzata, che cosa sta succedendo? Corre fra i vicoli di Londra, cerca di
raggiungere Soho. Ha fatto amicizia con una ragazza babbana, frequentano lo
stesso corso universitario.
Arrivata all’angolo
il fiato le viene a meno. Sente il calore che le percorre tutto il corpo. Ha brividi
continui e si volta da qualsiasi parte. Si scontra con qualche babbano
scontroso e burbero. Non ragiona razionalmente, come mai prima il suo istinto
predomina così sull’amata ragione.
Sente ancora uno
strattone forte e poi rivede il ragazzo con gli occhi di Peter che l’esamina
con il fiatone e l’aria arrabbiata. La strattona con cattiveria e le dice di
fare silenzio.
Le punta una
bacchetta al fianco e sibila con poca pazienza.
-Zitta e cammina. Un fiato
e raggiungerai Voldemort e Silente nello stesso istante.-
Hermione sente delle
calde lacrime salate scivolare sulle sue guancie e camminare a passo svelto. Si
smaterializzano e quando si ridesta è in un lungo corridoio oscurato ma dalle
pareti bianche, porte in legno con targhette si susseguono alle pareti. Non riesce
a leggere perché l’uomo la strattona con troppa violenza e corre verso la fine
della corsia.
La porta si apre da
se e lui la lancia quasi nella stanza, uno studio piuttosto essenziale, si
potrebbe definire. Hermione è terrorizzata. Fulminea la giacca di velluto si
scaglia contro l’uomo dagl’occhi di Peter Minus
e lo sbatte contro il muro.
-Razza di bradipo, ti
pare il modo?-
A terra sul pavimento la ragazza cerca di orientarsi in qualche modo ma non capisce bene dove si trova. Si sente sollevare, questa volta con gentilezza. Solleva gli occhi e improvvisamente vede il volto dell’uomo incappucciato . Forse più di prima sente le gambe cederle.
-T, tu?-