Se n'è andato sbattendo la porta, ed io sono rimasto a fissarla per dei minuti, con la rabbia e la sorpresa che cuociono dentro di me. L'ho lasciato andare.
Poi lento trascino i piedi, fino alla valigia già pronta, preparata per qualche giorno, la testa ancora infestata di pessimi pensieri.
Che non capisce.
Ché non posso fare sempre quello che vuole, ché a volte devo prendere delle decisioni. Che lui ne faccia parte o no.

Certo, mi credo forte, ma passata la rabbia mi spezzo a metà.
Come sempre, come al solito, Jude Law non riesce a stare lontano da lui neanche un quarto d'ora: dov'è la novità, signori?
Sacrificare tutto il resto della mia vita è un prezzo troppo alto, ma anche rischiare di separare il nostro noi. In due tu di nessuna utilità, solo due puntini persi nel nulla.
Mi manca.

Domattina starò volando, senza di lui. Ho paura, perché sono fragile anch'io, dopotutto.
Ma cos'altro posso fare? E che razza di persona sarei?
Gli voglio bene, e se lui ha dei problemi per questo sono affari suoi.
Sì, ma sto soffrendo.

Non posso controllare quello che succede, non posso colpevolizzare nessuno. Non posso fregarmene, a volte qualcosa va sacrificato.
Ma non capisce.
Non importa, ho bisogno di lui, non mi interessa se è arrabbiato o se non mi vuole parlare. Non voglio prendere un aereo domani mattina svegliandomi solo.
E non voglio andare a letto senza di lui. Piccole cose.

Ma io non avrò una valvola di sfogo. Starò qui stanotte, col petto in subbuglio; forse lo chiamerò per chiedergli di tornare qui da me.
Stringermi, perché ho bisogno di lui. Anche se non approva, anche se vorrebbe che rimanessi qui.
Anche se non gli interessa il motivo per cui sto male, non importa. Vorrei solo sapere che capisce perché soffro.
Ma non capisce.

E stanotte dormo solo.