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Autore: deba    14/02/2011    5 recensioni
Lina è bella, è giovane, è stronza e si rivela dolce. Alec è bello, è immortale, è stronzo e si rivela dolce. Tra segreti mai svelati, verità nascoste, bugie che fanno male e sorprese inaspettate, nascerà un grande amore?
Storia ambientata circa un anno e mezzo dopo breaking dawn.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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pensieri

CAPITOLO 6

 

PENSIERI

 

 

 

(POV Alec)

 

L’alba era ormai alle porte ed io ancora qui a richiedermi per la centesima volta, perchè tutto mi stesse sfuggendo dalle mani.

Se qualcuno una settimana fa mi avesse detto che mi sarei ritrovato in questa situazione gli avrei riso sicuramente in faccia.

Da temuto elemento dei Volturi ero diventato lo zimbello di tutti. I miei capi mi avevano punito, mandandomi a scuola, come un inutile umano. Umano, come quella stupida ragazzina che continuava ad interferire coi miei pensieri e con la mia ‘vita’. Ma con tutte le scuole che c’erano, possibile che avessi beccato proprio quella dove c’era lei?

I primi giorni di scuola, avevo iniziato davvero a divertirmi a scontare questa punizione. Quella Lina era davvero un tipo forte, strana vero, ma forte. Mi teneva testa, come nessuno, a parte mia sorella, riuscisse a fare. Aveva davvero un bel coraggio, perché di sicuro il suo corpo inconsapevolmente le diceva di starmi alla larga. Eppure più di una volta ho pensato che anche lei trovasse piacere nel discutere con me, e come me preferiva starsene da sola. Infatti non l’avevo mai vista scambiare una parola con i suoi compagni di classe, a parte me. E questo mi piaceva, anche se non aveva senso.

Ma il mio più grande errore è stato quello di ieri sera, quello di andare all’Irish, perché nonostante i fatti successi dopo quel venerdì, quell’angelo nero premeva ancora sulla mia curiosità. Maledetto me che non sono rimasto con Jane. Non l’avevo più vista dal giorno della decisa punizione, e lei quella sera era venuta a cercarmi, ma io l’avevo liquidata. Così da ritrovarmi poi da solo nella discoteca.

Quella dea stava davanti a me a ballare, non me ne persi un movimento. Non so perché ma mi era terribilmente familiare. Quando poi scese dalla sua postazione, uscì nella zona fumatori, l’avevo seguita e la vidi con una sigaretta in mano che evidentemente cercava qualcosa con cui accenderla. Presi l’accendino che portavo sempre con me, ottimo per bruciare un vampiro,  e allungai una mano per accenderle la sigaretta. Quando si voltò per ringraziarmi, il suo profumo mi aveva letteralmente dato uno schiaffo in faccia, quello stesso profumo a cui dovevo resistere ogni mattina a scuola. Non potevo credere che fosse proprio Lina, ma non avevo dubbi era lei. Mi parlò. La sua voce non aveva il solito tono sfacciato che conoscevo, era più gentile, ma lo avrei riconosciuto ugualmente in mezzo ad altri cento. Era un po’ tesa, mi aveva riconosciuto, ovvio,  ma finse ugualmente il contrario.

-Carina, non puoi fregare Alec.-

Per questo stetti al suo gioco.

Ma più parlavamo, più la volevo, ancora di più ora che sapevo chi era, e questa non andava bene. Quella Lina aveva il potere di catturarmi nella sua sfera privata. Mi avvicinai e poi dopo averla accarezzata la presi di forza per i fianchi così che solo pochi centimetri separavano le nostre labbra.

Lei però non si tirò indietro, come invece credevo avrebbe fatto, se davvero le davo fastidio come diceva, la mia presenza avrebbe dovuto farla allontanare, no?

La stavo per baciare e a quanto pare anche lei voleva farlo, dato che aveva iniziato ad accarezzarmi il viso. A quel contatto il mio desiderio di lei era cresciuto vertiginosamente, non avevo mai provato una senso di attrazione così e non sapevo come chiamare questo sentimento che dentro di me cercava di esplodere. Conoscevo solo quel sentimento che mi legava a Jane, che io avevo sempre chiamato inconsapevolmente amore, ma quindi cos’era quello provavo ora?

I miei pensieri erano completamente assuefatti dalla vicinanza di lei e senza accorgermene dissi

“Lina ti voglio”, da dove diavolo mi erano uscite quelle parole? Eppure non mi accorsi di averle dette fino a che non sentii una lieve spinta che evidentemente cercava di mandarmi indietro, mi lasciai andare perché non avevo capito cosa stesse succedendo fino a quanto lei avevo iniziato a sbraitarmi contro.

Il mio orgoglio maschile ovviamente aveva risposto alle sue domande, dicendole che la stavo prendendo in giro così come lei stava facendo con me, in modo molto gelido  come il freddo che aveva iniziato a pungere all’improvviso. Quel distacco aveva veramente scemato il calore che si era creato. Lei tuttavia, arrabbiata, a parer mio, in modo esagerato se ne andò. Ed io ero rimasto lì stupefatto, più di me stesso che del suo comportamento. Cosa diavolo mi era successo in quei pochi minuti? Cos’era quel cambiamento netto che avevo sentito. Quella ragazza mi aveva fatto qualcosa, e questo mi fece infuriare. Ero tornato al palazzo ed ero venuto  qui, di fronte alla mia solita finestra in attesa dell’alba e di risposte, che non sarebbe tardate ad arrivare.

Sentii uno spostamento d’aria, riconobbi la scia che stava venendo da questa parte. Diamine volevo starmene da solo, ma lui non avrei potuto ignorarlo. Appenda mi fu accanto mi girai e mi inchinai salutandolo:

“Caius, mio signore”

Caius mi squadrò dalla testa ai piedi con quei suoi occhi rosso cupi, che sembravano essere coperti di polvere, segno della sua età millenaria.

“Alec, è da qualche giorno che non ti si vede” disse con il suo tono cinico di sempre.

Era vero. Dalla giorno in cui mi avevano esposto la loro punizione, avevo cercato di evitare di incontri chiunque. Mi sentivo fin troppo umiliato.

“chiedo perdono, ma sto cercando di concentrarmi il più possibile, per dimostrare il mio valore.”

In parte era vero.

“ti fa onore quello che hai detto…”

Detto questo la sua espressione e il suo tono cambiarono e si indurirono:

“ non sai la rabbia che ho provato quando Aro ci ha reso partecipe dei tuoi pensieri, è stata una forte delusione quella che ci hai inferto Alec. Sai se non ti conoscessi bene direi che ti stai facendo più docile…” Ringhiò.

“… lo sai quanto odio provo quando le regole non vengono rispettate”.

Si lo sapevo benissimo. Lo conoscevo da più di tre secoli e ogni volta che dovevamo intervenire per quel motivo, lui era quello che più si arrabbiava. Basti pensare poi all’ultima grande battaglia a cui anche lui ha partecipato. Quella contro i Cullen. Fino all’ultimo ha cercato un modo per punirli, ma alla fine siamo stati costretti a passarci sopra perché per la prima volta ci siamo sentiti… inferiori. Un ringhio mi sfuggì, ripensando a quei cani da tartufi e alla neonata immune ai miei poteri. Che odio!

Caius mi lanciò un’occhiataccia, parlai in fretta per non fargli credere che quel ringhio fosse diretto a lui.

“scusami, stavo ripensando ai Cullen!”

Anche lui ringhiò a sua volta, non sopportava neanche sentir nominare il loro nome.

Mi lanciò un’occhiata d’intesa, che significava, ‘vendetta futura!’

“vedi di ritornare presto in te stesso!”.

Aveva ragione. Dovevo ritornare in me stesso. Tutti questi pensieri non mi si addicevano.

Poi una folata di vento ci arrivò sotto il naso e la sua espressione minacciosa divenne docile. Se anche non avessi riconosciuto a chi apparteneva l’odore di colei che si stava avvicinando, l’avrei intuito ugualmente dalla faccia di Caius. Quella faccia gentile e dolce di chi è innamorato. Quella faccia che lui riservava solo alla sua Athenodora. Per lei , lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Infatti due secondi dopo la bella vampira gli fu accanto. Anche lei mi squadrò dalla testa ai piedi come Caius, i suoi occhi erano cremisi, leggermente opachi come quelli del suo amato.

“Alec non ho ancora avuto la possibilità di dirti quanto sei stato fortunato! Il mio Caius è stato davvero troppo buono.” Disse perfida e si avvinghiò al nobile vampiro.

Che stronza! Ma questo era il suo carattere. Perfida e cattiva, vanitosa poi, perché sapeva che la sua dote era servita molte volte, quando si creavano i piani d’attacco. Lei era intelligente, astuta e dannatamente furba. Aveva poi più o meno lo stesso carattere di Caius, sapeva odiare facilmente chi gli andava contro. Ma quando si trattava del suo sposo, sembrava quasi di vedere i cuoricini circondarli, si amavano a vicenda in una maniera spaventosa. Per un attimo credetti di provare invidia per l’amore che entrambi potevano condividere. Che sciocchezza, io potevo contare su Jane.

“hai ragione Athenodora. Con vostro permesso ora mi congedo, devo andare”

Detto questo mi inchinai e mi avviai verso il mio alloggio, ora mi aspettava un’altra cosa spaventosa da fare, dovevo affrontare Lina.

 

 

Arrivai in classe e di Lina, non c’era ancora l’ombra. Per un momento temei che non sarebbe venuta, ma un secondo prima dell’inizio delle lezioni, lei fece la sua comparsa.

Salutò con un sorriso una moretta al primo banco, forse oggi le era passata. Avevo tirato le conclusioni troppo presto. Quando mi si avvicinò mi incenerì con uno sguardo e non disse nulla.

Il suo silenzio mi faceva davvero male. Perché? Perché quand’ero con lei mi sentivo così schifosamente diverso? debole? umano?

“ehi carina, il gatto ti ha morso la lingua?” dissi ironicamente come le altre mattine.

Lei fece finta di nulla.

“abbiamo dormito male stanotte, carina?”

Ritentai.

Niente da fare. Provai ancora con qualche altra volta. Ma lei non si smosse di un millimetro. Sapevo che di sicuro lei dentro, si stesse rodendo il fegato, perché la conoscevo abbastanza per sapere che le costava tantissimo non rispondermi per le rime. Ciò nonostante resistette.

Perché mai era così arrabbiata? Offesa?

Decisi di non rivolgerle la parola per tutto il giorno.

Alla fine delle lezioni mi alzai prima di lei e mi fiondai fuori dalla classe come sempre, ma non me ne andai a casa.  Quando la vidi uscire le andai dietro, di sicuro il suo sesto senso le aveva fatto avvertire pericolo, perché si girò di scatto. Mi fisso con occhi… sofferenti?

Perché soffriva? Vederla così mi fece male. No. Non potevo più resistere. Ormai dipendevo completamente da lei. Me ne ero reso conto solo ora.

“che diavolo vuoi?” mi disse lei con una voce tremante di rabbia.

Non ci pensai due volte. La spinsi contro il muro e la baciai.

 

 

 

 

 

Olè!!

Che ne dite di questo capitolo! Ho creduto di dover mettere anche cosa Alec pensava quella notte all’Irish e soprattutto di sottolineare i sentimenti che dentro continuano a tormentarlo!

Per la carissima  AlicexCaius ho inserito il suo amato Caius, spero di non aver deluso le sue aspettative!!!

Ditemi mie belle!

Un bacio

  
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