-
Venti -
Il
racconto di Linn
-Imparare
un Incanto Proteus corretto è di
fondamentale importanza per l’esame di fine anno.- disse il
professor Vitious,
finalmente appagato nel vedere che i suoi studenti seguivano la lezione
e
scribacchiavano appunti. -Inoltre, spero che alcuni di voi otterranno
voti
sufficientemente alti per poter intraprendere un’ottima
carriera.-
Lily
alzò la mano. -Professore… Quando
avremo i nostri primi colloqui professionali?-
Vitious
ridacchiò e scese dalla sua pila
di cuscini. -Questo, signorina Evans, dipende dal tipo di lavoro che si
desidera. Non potrete sperare in veri colloqui professionali se
mirate ad una
carriera al Ministero, o al San Mungo, o in qualche altro settore che
richieda
un’ulteriore qualificazione.-
-Può
darsi che qualcuno di noi… punti in alto.-
intervenne James.
-Intendi
su una scopa, Ramoso?- esclamò
Sirius, ridacchiando.
-No.-
esclamò l’altro, rivolto sia a
Sirius che all’insegnante. -Voglio diventare un Auror.-
-Davvero?-
esclamò Lily, e ad un tratto
spalancò gli occhi e lo fissò con aria sbalordita.
-Tu
non sei James Potter.- sussurrò
Sirius. -Non volevi fare il Cercatore?-
Lui
rise e gettò una rapida occhiata al
professor Vitious, che continuava a parlare di esami, diplomi e
possibilità di
lavoro.
-Io
volevo diventare un Cercatore,
ma ho cambiato idea. Sai quello che succede fuori dalla scuola, no?-
-Eccome
se lo so.- disse Sirius,
amaramente. -La mia famiglia ci è dentro fino al collo, e mi
sono imbattuto in
quel ‘fuori’ proprio ieri sera.-
-Vedi?
Io devo fare qualcosa. Voglio
essere di qualche utilità, voglio aiutare.-
-Sì,
hai ragione.-
-Potter!
Black! Se pensate di prendere un
M.A.G.O. in Incantesimi a suon di chiacchiere, vi sbagliate di grosso!
Forza,
venite qui e mostratemi un Incanto Proteus come si deve!-
La
mattinata passò in fretta: James e
Sirius eseguirono un incantesimo quasi perfetto, arrivarono in tempo
alla
lezione di Erbologia e, soprattutto, riuscirono a produrre un rumore
piuttosto
equivoco nel momento in cui Mocciosus passava frettolosamente di fronte
alla
professoressa McGranitt.
Lei
sollevò le sopracciglia con aria
severa e scandalizzata, e li esortò a sbrigarsi per
raggiungere la Sala Grande.
-E
tu, Sirius, che cosa vuoi diventare?-
domandò James, appoggiandosi alle cinghie della borsa di
Felpato e tirandolo verso
il basso, rischiando di fargli perdere l’equilibrio.
-Io?-
lui sghignazzò, e si rimise dritto.
-Ho già realizzato il sogno della mia vita disonorando mia
madre.-
James
lo fissò con aria eloquente.
-Uffa,
James. Sei una palla.- Sirius
sbuffò. -Tu farai l’Auror, io farò
l’Auror. Mi sembra ovvio.-
-Dai,
seriamente.-
-Io
sono serissimo, James. Guardami in
faccia. Sembra che io sia non-serio?-
-Sei
più non-serio di Remus quando dice
che non vuole passarci i compiti.-
-Be’,
allora ti sbagli. Io non sono per niente
non-serio.-
-Oh,
oh, ti credo.-
-Ecco.
Perché sappilo bene, James, io farò
qualunque cosa tu deciderai. E ti seguirò.-
James
deglutì. Era quasi commosso e fu con
estrema fatica che tentò di sdrammatizzare.
Ridacchiò.
-È... è una minaccia?-
Anche
Sirius rise. -Sbagliato. È una
promessa.-
-Quante
volte devo dirti che non ti
passerò i compiti?- gridò Lily, incrociando le
braccia. -Questo è un argomento
molto importante, di sicuro capiterà ai M.A.G.O.-
-E
dai, Lily, perché James può copiare e
io no?- la supplicò Sirius, che non aveva la minima voglia
di svolgere il tema
assegnato da Vitious per il giorno dopo.
Lei
mantenne un’espressione assolutamente
seria e rispose: -Non puoi continuare ad ignorare gli esami, Sirius.-
-Infatti
non li sto ignorando. Sto
semplicemente rinviando, ma è tutto qui… nella
mia testa…- E si picchiettò la
tempia con l’indice. -James, fammi copiare il tuo tema.-
Lily
ghignò. -Il tema di James ce l’ho io.
Lo sto correggendo.-
-Lily!
Stai facendo preferenze!-
-No,
non è vero.-
-Sì
che è vero!-
-Farei
preferenze se voi foste allo stesso
livello. Ma James è il mio ragazzo.-
-Ooooh,
James è il mio ragazzo.- la
scimmiottò.
Ramoso
si alzò. -Io non sono il tuo
ragazzo, Sirius.-
Lui
rise. -E meno male!-
-Dai,
Lils, lascialo copiare. Non è la
prima volta.-
-E
neanche l’ultima!- esclamò Sirius,
prendendo il rotolo di pergamena che Lily gli porgeva di malavoglia.
-Grazie,
Lily, sul serio.-
L’abbracciò
in un modo così disarmante che
lei non osò neppure protestare. Per un subdolo, fugace
momento le sembrò di
capire perché diavolo Sirius piacesse a
tante ragazze.
Linn
scese le scale con aria estremamente
indaffarata e una ciocca di capelli tutta bruciacchiata.
Sirius
la salutò. -Che stavi facendo di
sopra?-
-Una
pozione. Ma non ha funzionato.- disse
lei, posando un mucchio di libri sul tavolo della Sala Comune. -Ehi,
ciao a
tutti.-
-È
esplosa? Di che colore erano le
scintille?- domandò James, esaltato.
Linn
rise. -Non è esplosa. Era una pozione
per domare i capelli, ma, come vedi, il risultato non è
stato dei migliori.-
-Vuoi
farli diventare lisci?- le domandò
Lily, incuriosita, spostando un po’ dei suoi libri per fare
spazio a quelli di
Linn.
-Oh,
sì. È la prima volta che ci provo, ma
penso che sia inutile. Sono troppo… ricci, ecco.-
James
diede una gomitata a Sirius, che non
aveva più detto una singola parola da quando Linn aveva
preso posto tra loro.
-Ehi,
sei ancora vivo?-
Felpato
lo ignorò ed urlò: -Lisci? Perché
devi farli diventare lisci? Sono belli, così!-
Linn
sollevò lo sguardo, stupita, e lo
stesso fecero Remus e Lily.
-Da
quando in qua ti interessi dei miei
capelli?-
-Sto
solo dicendo che sono belli, senza
bisogno che li cambi, ecco.-
-L’hai
urlato.-
-Sì,
be’… C’è confusione.-
Linn
rise. -Ma certo, Sirius. Confusione.-
Gli
sorrise, gli occhi che brillavano in
modo strano, e sprofondò su una poltrona senza aggiungere
altro.
-Ieri
sera ho mangiato troppo. Lo sapevo,
lo sapevo, sto malissimo.-
Lily
gli versò un po’ di caffè. -Dai,
James, non fare lo scemo. Hai mal di stomaco perché sei
nervoso.-
-No.-
rimbeccò lui, testardo. -Io non sono
nervoso. Come potrei? Si tratta di Quidditch. È il mio
sport. Io non sono
nervoso.- ripeté poi, come per convincere se
stesso.
-D’accordo.-
Sirius,
senza un briciolo di tatto,
continuava a impilare biscotti l’uno sull’altro e
ad imburrare fette di pane.
-Allora, James, avete studiato tutte le strategie per battere i
Corvonero?-
James
saltò sulla sedia. -Sì. Sì.
Ehm… la
Presa del Bradipo. Ho provato la Finta Wronsky. E anche…-
-Calmati,
Ramoso. Non ti sto interrogando.
Era soltanto curiosità.-
-Bene.
Mi calmerò.- sibilò James, ma
strinse un bicchiere così forte che lo mandò in
frantumi.
Lily
lo baciò. -Forza, James.-
-Maledetto
Salazar, pensi che così io
riesca a concentrarmi sulla partita?- disse lui, con un lieve accenno
di
sorriso.
-Non
lo so.- ammise lei. -Ma è meglio che
tu lo faccia, perché Eva sembra disposta a tutto pur di
vincere.-
James
deglutì e fissò Sirius negli occhi.
-Il Boccino è mio.-
Gli
spettatori sugli spalti sembravano seguire
un invisibile direttore d’orchestra: ruggivano, gridavano,
brillavano d’oro o
di blu, sventolavano stendardi animati e intonavano inni senza
pietà.
Molti
ragazzi si erano accucciati, lontani
dagli sguardi dei professori, per scommettere sui risultati e
scambiarsi
commenti eccitati; altri erano immersi in discussioni infiammate sui
punteggi
che entrambe le squadre avrebbero dovuto ottenere per avere un posto
stabile in
classifica; alcuni - soltanto i più dotati - erano impegnati
in decorazioni
dell’ultimo minuto.
Xenophilius
Lovegood, per i Corvonero,
aveva realizzato un’enorme bandiera che si attorcigliava in
un fiocco per poi
esplodere e trasformarsi in un corvo, mentre un ragazzino del primo
anno aveva
disegnato un ritratto gigantesco di Eva Johnson che ammiccava in modo
molto
accattivante a chiunque guardasse troppo.
E
poi c’erano le ragazze.
Ragazze
non era esattamente la parola giusta: sembravano pentole a
pressione ambulanti.
Avevano
le guance rosse di gioia e di
eccitazione, e strillavano ogni volta che qualcuno faceva il nome di un
ragazzo
particolarmente popolare.
E
così, quando Sirius prese posto di
fianco a Lily, a Remus e a Peter, un gruppetto seduto dietro di loro
lanciò uno
strillo così forte che tutti furono costretti a tapparsi le
orecchie.
-Siete
impazzite?- esclamò Peter,
voltandosi con aria furiosa. -Ci avete assordati!-
Le
ragazze gettarono un’occhiata risentita
a Lily, pensando sicuramente a James, prima di ridacchiare senza
ritegno verso
Sirius e ignorare bellamente Remus, che si stava alzando per cercare
Jessy.
-Non
è ancora arrivata.- borbottò,
scontento, e riprese il proprio posto accanto a Lily.
-Si
è alzata con un’ora di ritardo,
stamattina.- spiegò lei, comprensiva. -La capisco, oggi
è domenica e a lei il
Quidditch non piace.-
Sirius
rise. -Non piace neppure a te,
Lily.-
-Be’,
comincio ad apprezzarlo.-
-Certo,
da quando James ti dice che sei il
suo Boccino preferito.-
-Zitto,
adesso!- esclamò, brutale. -Stanno
entrando!-
La
squadra di Grifondoro sfrecciò in campo
in un turbinio di oro e di porpora: Lily scattò in piedi e
prese a gridare
senza il minimo ritegno.
-Avanti,
ragazzi! Stracciateli!
Spiaccicate quei brutti musi contro…- Poi le
sembrò totalmente inutile
continuare la frase e cominciò a fischiare, a saltellare, a
sbracciarsi per
essere vista da James.
Il
suono del fischietto risuonò,
magicamente amplificato, per tutto il campo, ed entrambe le squadre si
sollevarono da terra con aria agguerrita.
Sirius
strinse i pugni, osservando la
sagoma inconfondibile di James saettare sopra tutti gli altri
giocatori, alla
ricerca di una piccola sfera alata, quella che aveva visto svolazzare
accanto
ai loro letti da sei anni a quella parte…
-Ah,
Godric, la Johnson è troppo distratta
per segnare.- sbottò una voce dietro di lui.
-Linn!-
-Be’,
ti aspettavi Babbo Natale?-
-No,
ma… perché Eva dovrebbe essere
distratta?-
-Le
piace James dalla fine dello scorso
anno.- spiegò, schiacciando i suoi capelli vaporosi sotto un
berretto rosso e
oro. -Ora sta con Lily ed è frustrata.-
-E
tu come sai queste cose? Tu ed Eva
siete ai ferri corti da settembre.-
-Lo
so e basta. Punto. Non farmi domande.-
-Sei
strana, Linn.-
Lei
rise. -Già. E tu hai un autocontrollo
incredibile.-
Sirius
la fissò, interdetto. -Che
c’entra?-
-Oh,
niente, credo.- borbottò lei,
imbarazzata. All’improvviso, l’ombra della risata
di qualche secondo prima si
dileguò dal suo viso e lasciò il posto ad
un’espressione seria, preoccupata e
corrucciata. Sembrava totalmente disinteressata alla partita e si
guardava le
ginocchia senza realmente vederle.
Sirius
moriva dalla voglia di sapere che
cosa la tormentasse e persino quei repentini cambiamenti
d’umore, che
normalmente l’avrebbero infastidito o spaventato, gli
sembravano qualcosa di
interessante, qualcosa che voleva scoprire.
-Linn…-
esordì, incerto, cercando di non
sembrare troppo compassionevole.
Lei
lo ignorò e sollevò lo sguardo fino a
fissarlo dritto negli occhi. -Ti fidi di me, Sirius?-
-Penso
di sì.-
Linn
sorrise. -Bene. Io ho imparato a
fidarmi di te.-
-Non
so dove vuoi arrivare.-
-Voglio
che tu mi segua.-
-Adesso?-
-Sì.-
disse lei, asciutta. -So che James
sta giocando una partita importante, ma…-
-Non
posso perdermela, Linn.- si lagnò
lui, combattuto.
Linn
non replicò subito, ma sospirò e si
passò una mano tra i capelli, pensando. -Io... devo
parlarti, Sirius.-
Lui
rimase zitto.
Avrebbe
dovuto abbandonare la partita e
seguirla?
O
dirle molto gentilmente che James
meritava la sua presenza e che avrebbero potuto parlare un'altra volta?
Dov’era
quel maledetto istinto che l’aveva
sempre contraddistinto? Non poteva, non doveva
aver scelto proprio quella mattina di andarsene a spasso...
-E
va bene, andiamo.- Sirius si alzò e
sfiorò il gomito di Lily, che si girò e lo
fissò con aria interrogativa.
-Dove
vai?- gli chiese, vedendolo in
piedi.
-Torno
subito, Lily, non preoccuparti.-
-Ma
dove
stai andando? James sta giocando!-
Sirius
sospirò. -Lo so, ma io... devo...
un attimo solo...-
E
guizzò via, aiutato da Linn che scelse
proprio quel momento per strattonarlo lontano e lasciare una Lily
attonita,
nella confusione degli spettatori in visibilio.
Il
sole era bianco ed entrava dalle
finestre illuminando fasci di polvere che ondeggiavano a
mezz’aria, luccicanti
e sfaccendati.
-I
dormitori sono deserti.- disse Sirius,
entrando e mostrando a Linn la stanza vuota.
-Proprio
quello che volevo.- commentò lei,
a metà tra il sarcasmo e la serietà. -Mi ci
vorrà un po’ per spiegarti tutto.-
-Spero
che sia una cosa seria, perché
James...-
-Pensi
che ti avrei portato qui, se non
fosse stata una faccenda seria?-
-No,
ma...-
-Allora
taci. E, per favore, ascoltami.-
lo interruppe Linn. -Non posso tenere un segreto con te. Mi piaci
troppo,
Sirius.-
Oh,
sì.
Era
un ottimo modo per ammutolirlo.
-I
miei genitori sono ricoverati al San
Mungo.- cominciò, con aria severa. -Lavoravano al Ministero,
e qualche anno fa
hanno avuto la bella idea di unirsi ai Mangiamorte. La mia è
una famiglia
Purosangue, Sirius, come la tua, anche se non siamo tutti Serpeverde.-
Giocherellò
con una frangia del
baldacchino e riprese: -Avevo tredici anni e non ero ancora abbastanza
intelligente per non farmi influenzare. Pensavo che stessero facendo la
cosa
giusta, e progettavo di seguire le loro orme. Li ammiravo: i miei
genitori
erano Mangiamorte molto preziosi, perché erano degli
infiltrati e... facevano
un lavoro speciale.-
-Quale?-
-Lavoravano
all’Ufficio Misteri, in una
sezione che... si occupa della mente umana. Sono abili Occlumanti.
Io... sono
stata il loro piccolo trofeo.- Le labbra di Linn tremarono per una
frazione di
secondo. -Due genitori così dotati per la Legilimanzia...
come potevo non
essere uguale a loro, se non di più?-
-Cosa...
cosa stai cercando di dirmi?-
domandò Sirius, esterrefatto.
-Mi
hanno... addestrata, ecco. Hanno
concentrato su di me gli sforzi e le ricerche che facevano al
Ministero, mi
hanno insegnato da subito come penetrare la mente delle persone. E
soprattutto,
come farlo senza che se ne accorgessero. E poi si accorsero di aver
sbagliato.
Si resero conto di chi sia davvero Tu-Sai-Chi... e cercarono di
staccarsene. I
Mangiamorte piombarono in casa nostra durante una lezione di
Occlumanzia. Avevo
finito il terzo anno.-
-Linn,
se non vuoi continuare ti
capisco...- intervenne Sirius, posandole una mano sulla spalla.
Linn
aveva gli occhi colmi di lacrime, ma
stringeva i denti con ostinazione e si preparava a proseguire. -Fecero
irruzione e scagliarono incantesimi dovunque. Io stavo provando ad
entrare
nella mente di mia madre, un esercizio classico, ero abituata... Fui
gettata a
terra da un Pietrificus Totalus lanciato da mio padre, ma...
be’, non so che
cosa successe esattamente. Avevo il corpo bloccato, ma la mia mente era
libera... come un esercizio di
Occlumanzia infinito... Leggevo i pensieri dei Mangiamorte. Sentivo il
dolore
dei miei genitori. Sentivo tutto. Li vidi cadere a terra, prima che
arrivassero
gli Auror e ci portassero al San Mungo...- Linn si asciugò
gli occhi. -Da
allora non sono più la stessa. La situazione non
è rimasta estrema come quel
giorno, ma non riesco a controllare i miei poteri di Occlumante. Io...
posso
vedere nella mente delle persone, in particolari condizioni emotive...
quando
sono molto arrabbiate, ad esempio, o quando sono confuse,
scombussolate,
incantate, impaurite... È qualcosa che sfugge al mio
controllo, Sirius.-
-Per
questo sapevi di Regulus. Avevi letto
nella mia mente.-
-Sì.
Riesco a farlo anche ora, perché sei
completamente stravolto da quello che ti ho raccontato.-
-Cercherò
di calmarmi.-
-Forse
è meglio. Per me è orribile. Non
vorrei essere così.-
-Linn...
io...-
-Mi
odi? Sei consapevole che con me non
avrai molta riservatezza, vero?-
-Be’,
ora sì. Ma non posso odiarti, Linn,
perché non hai fatto nulla. Non è colpa tua.-
-Grazie,
Sirius.-
Lui
deglutì. -Mi dispiace. È una storia...
dura.-
-Sì,
ma avevo bisogno di raccontartela.
Vuoi tornare alla partita, ora?- gli domandò, indicando con
un cenno la
finestra inondata di luce bianca, che lasciava intravedere uno scorcio
del
campo.
-No.
Non penso di riuscire a comportarmi
normalmente.-
-Ti
capisco.- concordò Linn, e si
rannicchiò raccogliendo le ginocchia al petto.
Espirò profondamente e scacciò
le lacrime per la seconda volta.
-Linn...
senti ancora i miei pensieri?-
-No.-
-Bene.
Perché voglio essere io a dirti quello che penso.-
Sirius si avvicinò
e l’abbracciò. -Faccio un sacco di cose strane,
ultimamente. Cazzate.-
Linn
respirò profondamente il suo profumo.
-Sì. Più del solito.-
-Voglio
che tu sappia che non lo faccio
per cattiveria. Sono fatto così. E ora... scendiamo in Sala
Comune?-
-D’accordo.-
Si
alzarono lentamente, come se avessero
paura di fare troppo rumore, e si fissarono, l’uno di fronte
all’altro, dritti
e seri.
Poi
Linn parlò. -Sirius... devo chiederti
un favore.-
-Dimmi.-
-Baciami.-
Quando
furono finalmente abbastanza
vicini, si sentirono due idioti: era come se avessero avuto bisogno di
quel
contatto da sempre, come se fossero stati troppo codardi per non
ammetterlo...
E
si baciarono.
Quella
domenica mattina Sirius Black baciò
Jacqueline Gardner come mai aveva fatto con nessuna.
Forse
fu quello il primo bacio di Sirius,
perché quando finì non ne volle ancora.
Voleva
soltanto sentire il suo collo
inondato dal respiro caldo di Linn, che lo stringeva come se temesse di
affogare in una mente non sua.
*
Angolo pazzoide autrice *
Buona
serata a tutti!
Spero
che non vi siate dimenticati di me
**
Perché
altrimenti non ve lo perdono. Proprio
no. u.u
No,
scherzo.
Sono
davvero contenta di come sta
procedendo la storia: i lettori aumentano, e anche se le recensioni non
sono
mai costanti sono contenta di avere il mio meraviglioso gruppo di
fedelissimi.
Volevo
farvi sapere che tengo molto alla
vostra opinione, quindi scrivete qualsiasi cosa vi venga in mente, mi
raccomando!
Spero
che vi sia piaciuto anche questo
capitolo: per me è stato impegnativo scriverlo,
perché parlare di Linn in modo
così approfondito ha richiesto la costruzione di un
personaggio tutto mio. Dovevo
quindi fissare dei ‘paletti’ per il suo
IC… non sembrerebbe, ma è molto
difficile non cadere nel cliché della ragazza perfetta, dato
che alla fine è
sempre quello il modello di personaggio ideale.
Ringrazio
infinitamente tutti quelli che
hanno recensito, chi continua a seguirmi e chi mi
‘preferisce’!
Alla
prossima, ragazzi!
Un
bacio,
Chiara.