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Autore: Prue786    16/02/2011    1 recensioni
Una mano si stringe intorno al suo collo e, a poco a poco, i piedi prendono a penzolare nel vuoto... una frase sussurrata...
“Non ce la farete!!!”
La testa si reclina lentamente all’indietro e un berretto verde cade sulla sabbia, bagnato a poco a poco dall’acqua salmastra.
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte Settima

 

 

Sembra uno zombie mentre si trascina da un lato all’altro della città, senza un perché. Ha lo sguardo spento, perso nel buio della notte, e il volto pallido.

La pioggia gli batte sulle spalle ma lui sembra non sentirla. Continua a camminare lungo la strada come per inerzia.

Una mano gli si poggia sulla spalla. Con uno scatto improvviso di volta: una figura completamente vestita di bianco e con un cappuccio a coprirgli il volto sussurra: “Seguimi!”

Annuisce senza replicare e i due si dirigono in un vicolo isolato.

Un sospiro.

“È una domanda superflua, però, te la faccio ugualmente: come ti senti?”

Christopher sospira e si siede pesantemente a terra.

“Inutile! Mi sento completamente ed inevitabilmente inutile!”Scuote la testa e nasconde il viso fra le mani.

“Già, e questo è solo l’inizio, purtroppo!”

“Cosa volete dire?” Il giovane alza la tasta e i suoi occhi scintillano di sdegno.

“Dico solo che questa non è la prima e non sarà l’ultima persona che soccomberà... se non fossi andato via, ti avrei spiegato tutto... ecco, tu ora vedi come siamo diventati, almeno fisicamente, ma, ancora non ci conosci dal punto di vista psicologico!”

Il ragazzo fissa Anthres con aria confusa e frustrata. “No… mi dispiace, non sono nelle condizioni di capire. Sono confuso e le vostre parole non fanno che peggiorare la situazione... perché non sono riuscito a salvarlo? Perché mi sono trovato lì? Quell’uomo non è inciampato, non ha perso l’equilibrio! Non è stato un incidente! Ho visto cos’è successo, è… è… oh, accidenti!” Christopher stringe la testa fra le mani e chiude gli occhi sospirando.

 “È proprio questo che sto tentando di spiegarti!”

La figura si mette a sedere e poggia la schiena al muro, prendendo a guardare il cielo scuro.

“Quella è la nostra parte peggiore!”

“Ecco, fantastico. Ve ne uscite con queste frasi enigmatiche e il povero scemo che sarei io, ci capisce meno di niente!”

Un timido sorriso compare sul volto del ragazzo... per la prima volta dall’inizio di quella storia da incubo e, strano a dirlo, ma nonostante tutto il quel momento si sente anche un po’ meglio, come sollevato: sa di non essere del tutto solo.

“Avanti, adesso spiegatemi cos’è questa parte peggiore!” Sospira con aria rassegnata e guarda Anthres.

“Io...”

Un blocco improvviso

Gli occhi sbarrati

“No! Ora no! Christopher, mi dispiace!”

Il ragazzo guarda la figura con aria interrogativa.

“Che vi prende?”

Nessuna risposta, ma ha un bruttissimo presentimento quando comincia a pulsargli la testa ed è costretto a stringerla convulsamente tra le mani; la visibilità si riduce a zero, poi, la luce….

“Ma bene, giochiamo pesante, ora!” Sibila Christopher sorridendo sarcasticamente: è in un ascensore in movimento e all’interno non vi è nessuno.

Il giovane rimane in attesa; il mezzo si ferma e la porta si apre: entra una giovane donna che preme il pulsante del secondo piano. Il ragazzo guarda la figura che gli dà le spalle ed inarca leggermente le sopracciglia. Viene invaso da una strana sensazione, un brivido di freddo percorre il suo corpo, e, quasi come per magia, qualcuno vestito di bianco compare in ascensore.

Christopher rimane un po’ sorpreso e sta per dire qualcosa quando la donna si volta di scatto, scorgendo l’essere e con un sussulto si appiattisce con la schiena contro la parete dell’ascensore, che si blocca fra un piano e l’altro.

“Chi sei? Come sei entrato... no... non ti avvicinare!”

Incurante delle sue parole, la figura si avvicina alla donna e, con una mano sola, le afferra il collo. La giovane cerca di divincolarsi. Stringe le mani sul braccio coperto di bianco ma non riesce ad ottenere nulla.

Christopher, che fino a quel momento è rimasto immobile, digrigna i denti gridando “Lasciatela in pace!”  avventandosi su Anthres e colpendo violentemente la testa.

L’essere allenta le presa e la donna scivola a terra.

“Vorresti mettermi i bastoni fra le ruote? Beh, hai decisamente sbagliato i tuoi calcoli!”

Degli occhi pieni d’odio fissano il giovane che ha rimane a fissarli quasi con stupore.

“Ora ho capito cosa intendevano con la parte peggiore... voi mi avete ridotto così1” Si avventa di nuovo sulla figura ma quest’ultima, senza fare una piega, con un manrovescio lo fa finire a terra, stordito; Christopher riesce solo a udire poche parole prima di chiudere gli occhi.

“E adesso concludiamo il lavoro…”

 

Scuote la testa e sbatte le palpebre mentre si alza lentamente guardandosi intorno; con lui c’è solo la giovane donna, seduta a terra, immobile, il busto poggiato alla porta chiusa dell’ascensore.

Massaggiando la nuca si avvicina e fissa il viso pallido della ragazza: gli occhi chiusi, la testa reclinata su una spalle con i capelli tagliati corti che le coprono la fronte. Si accoccola accanto al corpo, mentre i battiti accelerano e avverte un vuoto alla bocca dello stomaco. Avvicina lentamente una mano al volto e le sposta una ciocca di capelli.

Un brivido.

Afferra di colpo le spalle e tira il corpo verso di sé, quasi a volerlo stringere. Lo sente freddo e rigido... prova a trovare qualche segno di vita ma il cuore è ormai fermo. Respira profondamente e guarda nel vuoto, invaso di nuovo da una sgradevole sensazione di inutilità.

L’ascensore si muove lentamente e arriva al secondo piano.

Christopher si scuote solo quando si accorge che la porta si è ormai aperta e istintivamente alza gli occhi.

“Oh mio Dio!”

Le parole fanno trasalire il ragazzo che allontana il corpo da sé, indietreggiando. Un uomo di mezza età entra nello stretto spazio e controlla le condizioni della donna.

“Non... non sono stato io...” sussurra il giovane con aria spaventata. “Era già morta quando mi sono avvicinato!” scuote il capo cercando di discolparsi.

L’uomo compone un numero sul cellulare.

“Non sono riuscito a fermarlo... mi dispiace!” continua il ragazzo stringendo i pugni e rimanendo immobile con il cuore che gli martella nel petto.

Pochi minuti e il suono delle sirene si fa sentire, in lontananza.

Christopher continua a fissare davanti a sé fin quando non si convince che nessuno accuserà mai lui, che nessuno cercherà mai lui, mai più…

Un sospiro e poi solo rassegnazione.

“A quanto pare è questa la vita a cui sono stato condannato!” penso il giovane fra sé, rannicchiando le ginocchia verso il petto e nascondendo il viso fra le braccia.

Quando si decide ad allontanarsi da lì non vi è più nessuno. Sta camminando con passo sostenuto, ma senza una meta quando una voce domanda  “Ancora schoccato?”

Sbuffa e senza alzare lo sguardo borbotta:“Sì, non ci si può abituare a certe cose... o, beh, forse si, però... io non mi ci voglio abituare!”

“Cosa vuoi dire? Neanche io sono riuscito a fermare me stesso... non pensare, però, che non ci abbia provato. A muoverli è l’odio... la cattiveria allo stato puro. L’unico sentimento che riescono a provare è la rabbia... la rabbia e la sete di vendetta!”

“Vendetta? Ma vendetta verso chi? Verso quegli idoli che hanno creato un essere solo da due distinti e separati, o vendetta verso il mondo intero, che non li accetta?” Urla Christopher sferrando un pugno al muro più vicino.

“Cosa?”

Domandano Anthres, fissando il giovane come se stesse delirando.

“Io... io non so niente di... di questi dei a cui credete... ho solo 17 anni e non so nulla della vostra cultura, forse certe cose non le posso capire, però... però una cosa credo di saperla! Non ci si vendica uccidendo la gente senza motivo, per sola rabbia! Ci deve essere qualcosa sotto, anche una sciocchezza, ma ci deve essere oppure siete completamente pazzi, tutti quanti pazzi!”

Il ragazzo si siede a terra e resta in silenzio.

“Sai, forse... forse hai ragione. Sono ormai tantissimi anni che ho gettato la spugna, mi sono rifiutato di continuare a cercare un perché... oh, sì, lo so perché sono... siamo ridotti così, ed è un motivo più che valido, però... ancora non sono riuscito a spiegare il perché di questa doppia faccia della medaglia! Perché esisto se in realtà Nartan e Shiren erano capaci di fare solo cattiverie? Cosa ci faccio io qui? Forse è proprio questo il problema! È questo che mi sfugge...” Lo sguardo dell’essere si incupisce, le labbra tirate in un sorriso che di allegro ha ben poco.

Un sospiro

“Hm... non lo so, non lo so! L’unica cosa che mi è chiara è che sono condannato ad una vita di eterna solitudine!” Bisbiglia il ragazzo con aria tetra.

“Beh, non direi... ora sono anch’io del gruppo…” Una smorfia poco convinta “…beh, almeno possiamo fare due chiacchiere!”

“E continuare a confonderci le idee!” esclama di rimando Christopher alzando le spalle, con aria poco convinta. Il giovane alza gli occhi, guardando il cielo amaranto finché non lo coglie un pensiero improvviso.

“Ma, secondo te, sono morto o no?” Guarda Anthres con aria interrogativa.

“No, non direi proprio!”esclamano con un sorriso.

“Già, la cosa è abbastanza ovvia... o forse no…”

“Diciamo che sei in bilico... non sei vivo, la gente non si accorge delle tua presenza, però non sei neanche morto perché... beh, oggettivamente esisti!”

“Ma questo solo per voi... per il resto del mondo...” Christopher prende a fissare il vuoto, rimanendo la frase a metà prima di sospirare mestamente e sibilare “Non gli darò questa soddisfazione! Fosse l’ultima cosa che faccio!”

Una frase che si sembra perdersi nel nulla.

“Mi dispiace, non riesco a star dietro ai tuoi pensieri... ma non importa!”

“A volte sono un mistero anche per me stesso!” Un sorriso... pieno di fiducia... delle voci in lontananza si accavallano... sempre di più...

   
 
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