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Autore: kiku77    18/02/2011    10 recensioni
Yayoi, dopo la separazione dei suoi genitori, ha deciso di trasferirsi a Yokohama, con la madre.
Il fatto di non poter più vedere Jun ogni giorno, rende tutto un po' difficile.
E' spaesata, confusa e anche lui, abituato ad averla sempre accanto, non riesce a vivere questa nuova situazione serenamente...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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In quel momento, appoggiata al muro freddo e lucido del sottopassaggio, non distante dalla porta dello spogliatoio dell’F.C.Tokyo, le veniva da piangere.

Fissava il lato opposto, in alto: il display dell’orologio segnava già le 18:30.

Ogni tanto la porta dello spogliatoio si apriva e ne usciva un giocatore che scivolava via, con la divisa di rappresentanza, lasciando una traccia di profumo da uomo.

Il petto di Yayoi si alzava ritmicamente ogni volta. Ma tanto sapeva che non era da lì che sarebbe uscito Jun.

L’avevano fermato i cronisti e da più di mezz’ora era in sala stampa a rispondere alle solite domande.

Aveva giocato benissimo e fatto due goal. Era la sua giornata. Niente da dire.

Solo che lei doveva prendere il treno e tornare a casa, a Yokohama.

E prima di prendere il treno, doveva arrivare alla stazione di Shibuya. Considerando il traffico, non ci avrebbe messo meno di quaranta minuti in taxi. Aveva promesso a sua madre di rientrare per cena: doveva riuscire assolutamente a prendere il treno delle 19 e 45.

Neanche sapeva cosa ci fosse andata a fare quel weekend a Tokyo. Aveva dormito da suo padre, nella sua vecchia camera, nella casa di Chiyoda-ku, un appartamento stupendo, ideato e progettato proprio da lui, quando Yayoi doveva ancora nascere.

Era rimasta sola per tutto il tempo, dato che suo padre era ancora in vacanza, con la sua nuova compagna.

Nelle uniche due ore libere dal ritiro, aveva accompagnato Jun alla biblioteca della facoltà di medicina, dove doveva ritirare gli appunti della lezione di anatomia lasciati da un amico. O amica…

Non aveva importanza.

Il punto non era quello.

Ormai era da diversi mesi che andava avanti quella sceneggiata.

Lei che prende il treno due volte al mese e dorme a casa di suo padre: aspetta che arrivino quelle due ore per stare con Jun. Ma Jun ha puntualmente qualcosa da fare.

“Ancora un minuto e vedrai che arriva…” sussurrò il magazziniere, sorridendole.

“Ad avercelo un minuto…” pensò lei, rispondendo semplicemente, staccandosi dal muro e drizzandosi bene sulla schiena, per rispetto.

18:40.

Si morsicchiò un’unghia e avanzò verso lo spogliatoio. L’uomo ricomparve dopo un momento.

“La prego… dica a Jun che dovevo andare…”

Lui la fissò e aprì leggermente le braccia.

“D’accordo…”

Yayoi fece un inchino e prese a correre. Sentiva le lacrime che salivano, ma pensò che non avesse senso mettersi a piangere. Tanto da lì a pochi giorni ci sarebbe stata la festa di anniversario dei signori Misugi e sarebbe tornata a Tokyo.

Sua madre, giusto per l’occasione, aveva acconsentito a farle saltare un giorno di scuola.

Appena fuori, si guardò spaesata, ma era solo l’impressione che si riceveva osservandola: lei, di fatto, non lo era per niente. Conosceva quegli spazi a memoria. Aveva imparato a contare i passi che dividevano l’entrata riservata dallo spiazzo antistante, dove si radunavano i taxi, le auto eleganti di giocatori, dirigenti, familiari. E aveva anche imparato a riconoscere gli odori: alla sua destra, in lontananza, profumo di hot dog e caffè, proveniente dai chioschi all’aperto; a sinistra invece, odore prepotente di erba, poi, a seconda di come soffiava il vento, percepiva profumo di fiore.

Di fronte, in un fazzoletto di terra, avevano piantato un albero di Giuda.

Bellissimo, anche se un po’ triste.

Un unico albero solitario, fra altri arbusti, più comuni ed orientali.

Lei il nome non lo sapeva: gliel’aveva detto Jun, tempo prima.

Lui sapeva sempre tutto. O quasi.

Proprio lì, accanto al Giuda, nello spiazzo riservato ai taxi, di taxi non ce n’era neanche uno.

Girò nervosamente la testa di qua e di là e si sbracciò per far cenno ad un uomo in fondo al viale, fuori dall’auto, che si fumava una sigaretta, silente e pacifico.

Lui le diede un’occhiata: sembrava scocciato. Aspirò un ultimo tiro e avanzò fino al primo posacenere disponibile; buttò la cicca e salì in macchina, facendo il giro per arrivare  da lei.

La ragazza guardò l’orologio al polso e aprì la portiera.

“Aspetta Yayoi!”

Si volse e vide Jun correrle incontro.

Stavano insieme da una vita, ma vederlo arrivare fino a lei, da quella prospettiva, con l’uniforme della squadra, le faceva venire ancora i brividi.

Jun la raggiunse e fece un cenno al tassista per pregarlo di aspettare.

“Scusa…”

Lei abbassò la testa e arrossì. Stare a quella distanza da lui, le faceva sempre uno strano effetto.

Quasi provava vergogna.

“Niente… non preoccuparti… è solo che devo andare…”

“Non puoi restare e prendere il treno domani mattina?” provò a chiederle lui.

No. Non poteva.

“Mia madre mi aspetta, lo sai.”

Lui la guardò con i suoi occhi luminosi, grandi e quel suo sorriso che si apriva lentamente, come per svelarsi a piccoli tratti.

“Ci vediamo giovedì…” disse ancora Yayoi ed esitò un altro istante, sperando in un bacio.

Ma lui restava fermo dov’era.

Allora lei fece per salire.

“Aspetta…”

Yayoi si fermò nuovamente.

Jun sorrise e da dietro la schiena, finalmente mise avanti le mani. Non erano vuote.

Reggevano una busta di carta bellissima.

“E’ da ieri che volevo darti questo, ma non ho trovato il momento…” disse, imbarazzato come un adolescente.

Lei fissò la confezione.

“Jun… devi smetterla di farmi regali…”

“Non è un regalo…”

“Ah… no?”

“No… è un regalino…” sussurrò, avvicinandosi e facendole una carezza.

Ma a lei non importava né del regalo, né della carezza.

Lei, era un bacio che voleva.

“Un regalino…” replicò a quel punto, consapevole che lì, vicino all’albero di Giuda, davanti agli occhi spenti di un autista di tassì, lui non l’avrebbe mai baciata.

“A giovedì, allora…” disse Jun, allontanandosi definitivamente.

Lei si sforzò di sorridere e deglutì due volte di seguito. Sentiva la bocca piena di saliva, come quando i cani mangiano un veleno, fanno la bava e sovente muoiono. Anche se lei era una persona e di veleni non ne sapeva niente.

“Grazie…” rispose, sparendo dentro il taxi, reggendo la scena con il suo sorriso forzato e gli occhi fissi a lui.

“Alla stazione di Shibuya, per favore” disse.

Si abbandonò al sedile e gettò la busta lontano.

Riuscì ad arrivare giusto in tempo per essere inghiottita da un vagone e trovare un posto libero, anzi due.

Si sedette e tenne gli occhi sul suo regalo per un bel po’.

Solo quando il treno si mosse, decise di aprire la busta, cercando di non rovinarla.

Tirò fuori una borsa.

Una borsa bellissima e molto costosa.

“Un regalino…” sussurrò.

La strinse, l’aprì e ci frugò dentro.

La osservò con una certa perplessità, domandandosi in che occasione avrebbe potuto usare una borsa del genere. Considerando il fatto che frequentava l’anno integrativo del liceo, e a parte i weekend a Tokyo, non aveva vita sociale, le parve il regalo più assurdo che potesse ricevere.

“Yayoi!”

Alzò la testa e vide Atsuko, una sua compagna di classe.

“Ciao…”

“E’ libero quel posto o sei con Jun?”


Yayoi sorrise;
“magari” pensò.

“E’ libero. Jun è a Tokyo.”

“Grazie” fece lei, prendendo posto.

“Ma scusa… domani non hanno il giorno di riposo?”

“Sì, ma lui deve andare a lezione…”

“Ah già che stupida! Mi dimentico sempre che stai con un cervellone!” esclamò la giovane, cercando di fare la simpatica.

Peccato che Yayoi non avesse alcuna voglia di ridere.

Si limitò a socchiudere gli occhi, come per dimostrare che aveva apprezzato la battuta.

Atsuko si sistemò e si aprì la giacca. Aveva fatto una corsa tremenda per arrivare in tempo.

“Non dirmi che quella è una Coco Bag…” disse, notando l’oggetto che Yayoi teneva ancora fra le mani.

Lei arrossì.

“Già…”

“Dio… Yayoi è stupenda… posso vederla?”

Atsuko sembrava aver perso la testa.

“Certo, tieni…”

“E’ su tutte le riviste di moda del mese… costa un occhio della testa! Ma dimmi, dove l’hai presa? Oggi i negozi mi sembravano chiusi dappertutto…”

“Non lo so… è un regalo di Jun… credo l’abbia comprata in settimana. Me l’ha data quando ci siamo salutati. Non ho avuto il tempo di fargli domande…”

“Non è che affitti il tuo ragazzo?” le chiese, ironica.

“Se lo fosse, l’affitterei io stessa” pensò. Ma non lo disse.

Sorrise semplicemente.

“Io non so neanche perché mi abbia fatto un regalo…”

“Perché è cotto! S’intende! Oppure…”

Lei la fissò.

Atsuko non le stava molto simpatica. In classe era piuttosto fredda, sempre circondata dal suo gruppetto di amiche. O stavi con lei, o eri tagliata fuori.

Yayoi era tagliata fuori.

Non era ancora riuscita ad integrarsi bene fra i suoi coetanei, a Yokohama.

L’unica amica era la sua cucciola di Labrador, Pinker. Un regalo di Jun, tanto per cambiare.

“Oppure?”

“No… niente… stavo per dire una cattiveria. E tu sei la persona più buona del mondo. Non ti meriti cattiverie! E’ solo che ti sto odiando, perché sono invidiosa di te…”

“Se è per la borsa, te la puoi anche tenere” pensò. Ma non lo disse.

Non disse nulla. Non sapeva cosa pensare e come reagire.

Atsuko fece uno dei suoi sorrisi da amichetta e restituì il regalo a Yayoi.

Cominciò a raccontare il come e il perchè si fosse recata a Tokyo. Cercò di darsi importanza e di vantarsi di ogni cosa.

Yayoi, con molta educazione e pazienza, ascoltò ogni parola e fece finta di essere molto interessata.

Ogni tanto guardava il finestrino e pensava a quando in treno ci andava con suo padre e sua madre.

Pensava a quanto fosse stato bello essere baciata da Jun, la prima volta.

A quanto avesse pianto quando era andato da lei per dirle che gli esami erano perfetti e che poteva tornare a giocare.

Ascoltava e pensava.

Pensava e ascoltava.

Ascoltava, pensava e contava. Contava le stazioni che ancora mancavano prima di arrivare a casa. Da sua madre.

 

--

Ciao a tutti^^

 

Ringrazio le persone che proveranno a leggere questa mia nuova storia…

 

A presto^^

 

   
 
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