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Autore: Diana924    18/02/2011    1 recensioni
Nizza. Irene si trova a Nizza per fare ordine nella sua vita. Tra le meraviglie della cittą e il suo amore per il cioccolato
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il terzo giorno della mia vacanza stava camminando per la Vieux Nice, scoprendo i colori e i sapori di quella parte della cittą, che sembrava quasi a parte, un’altra cittadina, da quanto era diversa. Era tutto pił calmo, pił rilassato, pił intimo. E mi piaceva, mi piaceva tanto.

Tutt’altra atmosfera regnava a casa mia, o almeno cosģ ricordavo, me n’ero andata non appena avevo potuto, anche se la distanza fra Gauting e Monaco era minima, appena venti minuti, ma che per me valevano molto. Fin da piccola volevo essere indipendente, e sebbene i miei genitori lo avessero capito non avevano compreso di quanta indipendenza avessi realmente bisogno. Cosģ appena finito il liceo era andata via di casa, nonostante la S-Bahn collegasse Monaco a Gauting ed io, volendo, sarei potuta rimanere a casa e fare avanti e indietro.

Avevo finito l’Universitą nel minor tempo possibile, e avevo subito trovato lavoro come correttrice di bozze presso una casa editrice di monaco, benché il mio sogno fosse divenire una scrittrice affermata.

Mentre camminavo ero arrivata al mare, o perlomeno ne sentivo l’odore e ne vedevo il rumore, anche se non lo vedevo direttamente.

Ero arrivata vicino a delle bancarelle. Incuriosita mi fermai, a osservare. Potevo sempre comprare qualche regalino per mia madre e mio padre, oltre che qualcosa a Mitzi Hauser, la mia agente, che faceva cosģ tanto per me. Mentre io mi ricordavo di lei solo quando avevo bisogno di un favore o in occasione di una festa.

Cosģ osservai le bancarelle. C’era della frutta, delle spezie e per ultimo dei prodotti tipici, sia nizzardi sia della Costa Azzurra, ma quello che attirņ la mi attenzione fu una bellissima tovaglia, ricamata a mano a detta dell’anziana signora che era di fronte a me.

Mercanteggiai un po’con la signora, mantenendo sempre la calma, e ottenni un lieve sconto sulla tovaglia.  Era un’occasione speciale, era dal liceo che non contrattavo pił Mi aveva insegnato quell’arte un mio compagno dell’aula di inglese, Sahid Rustaf, che nonostante fosse turco, e si sa che i greci e i turchi non si sopportano, mi aveva insegnato a trattare con i venditori. A un certo punto mi ero anche chiesta se mi fossi innamorata di lui, ma era improbabile, per me era solo un amico fedele, anzi, a volte nemmeno quello, era un compagno di classe, e basta.

Come incentivo, perché ad ognuna delle nostre gare di contrattazione vinceva lui mi regalava due scacchi di cioccolato fondente.

<< Aplés sokolątes >> dicevo io, quando vincevo e lui mi premiava. << Sade ēikolata >> replicava lui, nel suo turco con accento di Berlino.

Dovevo festeggiare. Cosģ corsi nel primo supermercato che trovai e presi la prima barretta di cioccolato fondente, senza guardare né la marca né il prezzo nonostante avessi nella mia borsa gią la barretta di cioccolato al latte.

Non appena uscģ mi sedetti su una panchina, e lentamente, con gesti studiati e teatrali, presi quella barretta, ne staccai due scacchi, stando attenta, due e solo due, e me li portai alla bocca.

Era un odore amaro, amaro e pungente, perché avevo comprato cioccolato fondente al 70%, che era abbastanza amaro, ma mi piaceva. Da impazzire. Il sapore del trionfo, ecco cos’era per me quel sapore amaro e pungente, il sapore del trionfo.

   
 
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