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Autore: Elos    23/02/2011    13 recensioni
- Questa persona aveva addosso... un ricordo di Harry e del professor Silente? -
Archer recuperò finalmente il suo muffin, facendone sparire una buona metà con un morso.
- Esattamente. Un ricordo rovinato e frammentato, ma indubbiamente un ricordo contenente Albus Silente ed Harry Potter. Sei sua amica, no? -
- Sì. - bisbigliò Hermione. Teneva tra le mani la lista come se non riuscisse a staccare le dita dal foglio, gli occhi fissi sulla data. - Sì, sono sua amica. -
18 Giugno 1996. La data della morte di Sirius Black. [...]

Sei mesi dopo la fine della Seconda Guerra Magica, il cadavere di una strega è estratto dall'acqua di un fiume nel nord della Scozia. Quando sul cadavere viene trovata un'ampolla contenente un ricordo molto speciale, Hermione Granger, Apprendista Auror fresca di M.A.G.O., e Harry Potter, Uccisore di Tu-sai-chi, Grand'Eroe, Supremo Distruttore di Signori Oscuri e diciannovenne un po' più che lievemente depresso, si trovano di fronte ad un inaspettato problema.
Prima classificata al concorso multifandom Jane Doe indetto da Lely1441.
Genere: Avventura, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Prima di King's Cross' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo 3
Piani e progetti di Minerva McGranitt




Quando Harry uscì dall'ufficio della Preside era ancora troppo presto per scendere a pranzo. Giocherellò con l'idea di sgattaiolare per i corridoi fino alla Torre di Grifondoro e di vedere se la Signora Grassa lo avrebbe lasciato entrare anche se non conosceva la parola d'ordine: gli sarebbe piaciuto rivedere la Sala Comune, con le poltrone grandi e calorose davanti al camino che gli elfi avevano sicuramente acceso, perché spirava un vento freddo dal lago, questa mattina, e i tavoli davanti alle grandi vetrate e le scale che portavano ai dormitori. Se fosse rimasto seduto in silenzio abbastanza a lungo forse li avrebbe visti tutti, Fred Weasley seduto a confabulare con il suo gemello - che avrebbe avuto ancora entrambe le orecchie attaccate alla testa - attorno ad un involto pieno di un qualcosa che probabilmente non era del tutto legale, e un po' più in là quella ragazza con i capelli ricci, poco più grande di Ginny, che era morta durante il primo assalto in maggio. L'angolo in cui Colin e Dennis Canon erano stati chini e intenti a modificare le spille per il Torneo Tremaghi, e poi, ancora, il camino in cui aveva visto la testa di Sirius, Sirius che l'aveva confortato, Sirius che gli aveva detto che non era come suo padre, forse, ma che poi era sceso nell'Ufficio Misteri per venirlo a salvare. I Malandrini nel mezzo della sala, e nessuno di loro respirava più, adesso.
Harry si bloccò, un piede già sulla scalinata che portava alla Torre, sentendosi improvvisamente nauseato e molto, molto infreddolito. Si girò e scese, più in fretta che poteva. Saltò il falso gradino nel quale Neville era inciampato un'infinità di volte e superò la lunga fila di armature schierate lungo uno dei corridoi. Un tempo avrebbe potuto preoccuparsi che Gazza lo vedesse e gli chiedesse che cosa pensava di fare, lui, in giro per il castello: ma Mrs.Purr era rimasta schiacciata da una pietra caduta durante la battaglia di Hogwarts e Argus Gazza, Magonò privo di qualunque potere magico, poco più che Babbano agli occhi dei Mangiamorte, non era uscito troppo in salute dalla guerra. Harry avrebbe voluto sentirsene soddisfatto - non aveva mai dimenticato l'entusiasmo del custode di fronte al permesso datogli dalla Umbridge di frustare Fred e George, né la tendenza del custode di accusarlo di... be', praticamente di tutto - ma la realtà era che gli dispiaceva.
Gli dispiaceva che Gazza zoppicasse molto di più, adesso. Gli dispiaceva che non ci fosse più Mrs.Purr in giro per il castello. C'erano sempre stati, da che lui ricordava, e il fatto che adesso non ci fossero più era...
Era un vuoto, realizzò Harry attraversando l'ingresso. Il sole di ottobre lo investì in una pioggia di calore liquido e intenso che gli si incollò al viso, al collo e alla schiena e lo fece sentire un poco meglio. Tutti quelli che mancavano erano un vuoto. Hogwarts così diversa era un vuoto, simile a quello che la morte di Sirius gli aveva lasciato dentro.
Raggiunse la riva del lago e si sedette sotto ad una quercia, la schiena appoggiata al tronco e le gambe allungate davanti a sé. Riusciva a vedere la capanna di Hagrid, da lì. Per un attimo si disse oziosamente che gli avrebbe fatto piacere andarlo a trovare: ma poi si ricordò che Hagrid era dall'altra parte del mare, adesso, in Francia, a godersi una vera, lunga, meritata vacanza in compagnia di Madame Maxime.
Hogwarts senza Hagrid. Harry sentì il buco nel suo stomaco crescere e trasformarsi in una voragine. Forse c'era la Caporal ad insegnare al suo posto, e meglio lei che un perfetto sconosciuto, certo, ma non era la stessa cosa. Neanche lontanamente.
Chiuse gli occhi, stendendo le braccia per poter lasciare almeno le mani a intiepidirsi al sole.
Un po' più tardi - non sapeva precisamente quanto - sentì una voce familiare chiamarlo:
- Harry! -
Alzò la testa, girando il capo per guardarsi intorno, e un enorme sorriso gli si allargò sul viso alla vista di chi gli stava venendo incontro. Ron e Ginny stavano attraversando il prato, scendendo da Hogwarts, per raggiungerlo: portavano entrambi le divise nere, le borse a tracolla e le scope sotto braccio, e Ginny aveva anche un cartoccio di qualcosa in mano. I loro capelli rossi erano inconfondibili, fiammeggianti alla luce del sole. Ginny li portava raccolti in una morbida treccia: le stavano bene così, pensò Harry, le facevano il viso più sottile. Vederla sembrò riempire in qualche modo il vuoto che sentiva di avere dentro.
Si alzò in piedi, salutandoli e sforzandosi di tirare fuori un tono allegro:
- Ciao! Come mai non siete dentro? -
Ron gli batté il pugno su una spalla a mo' di saluto:
- La McGranitt ci ha detto che eri da queste parti. Ti abbiamo aspettato per un po' a mensa, poi abbiamo deciso di venire a cercarti. Ginny pensava che tu potessi essere qua fuori. - Gettò un'occhiata indecifrabile alla sorella e si schiarì la voce, subito dopo, ma non aggiunse altro.
Harry spostò lo sguardo dall'uno all'altra. Improvvisamente si sentiva meglio: molto, molto meglio, perché quella era Hogwarts, quello era Ron, quella era Ginny. Era come essere tornati indietro nel tempo giusto d'un paio d'anni, quel tanto che serviva a sentirsi più leggeri.
- Devo aver perso il senso del tempo. - affermò in tono di scuse. - Non credevo fosse già ora di pranzo. -
- Ti ho portato qualcosa da mangiare. - esclamò Ginny. Era la prima cosa che gli diceva. Gli porse l'involto di tovaglioli che aveva in mano: dentro c'era una piccola pila di panini. - Siamo scesi nelle cucine per chiederli agli elfi. -
Harry pensò che avrebbe potuto baciarla, per questo, ma c'era suo fratello ed erano, uh, sul prato di Hogwarts, in bella vista dal portone. Non era il caso, decisamente.
Mangiarono i panini e sedettero sulla riva del lago a chiacchierare, mentre il sole tiepido del mattino sfumava in quello più caldo del primo pomeriggio. Ad un certo punto Harry chiese loro se non dovessero tornare a lezione, ma Ron scosse la testa e si schiarì ancora la voce, a disagio, e Ginny gli spiegò:
- La McGranitt ci ha chiesto espressamente di restare con te fino a stasera, e di convincerti a rimanere a cena. -
Sembrava una cosa tanto poco in tono con il carattere della McGranitt che Harry mise su una faccia perplessa e sconcertata; Ginny dovette interpretarla correttamente, perché scosse la testa:
- Quando ci ha detto di convincerti a rimanere a cena, è suonato tanto come se volesse dirci che dovevamo convincerti a rimanere e basta. -
L'espressione di Harry si offuscò. Serrò le labbra e replicò bruscamente:
- Non è che siano affari suoi. -
- Sono anche affari suoi. - Insisté Ginny, caparbiamente. - Harry, ti vuole bene. Vorrebbe che tu tornassi a scuola. Lo vorremmo tutti, sai, e non... -
Si interruppe quando Ron le poggiò una mano sulla spalla e scosse la testa:
- Dai, basta così. - E poi, con una voce più leggera e tirando fuori un tentativo di sorriso piuttosto ben riuscito: - Harry non è venuto per sentire questo, dico bene, amico? Come vanno le cose fuori di qui? -
Ginny non sembrava felice d'essere stata interrotta, ma Ron aveva ragione: Harry non era venuto per sentir parlare di questo. Che lui tornasse ad Hogwarts o meno, be', non erano affari della McGranitt; e, soggiunse interiormente fissando Ron e Ginny, non erano nemmeno affari loro.
Si pentì di quel pensiero esattamente un attimo dopo averlo formulato, perché Ron era il suo migliore amico, la cosa più simile ad un fratello che avesse mai avuto, e Ginny era... be', Ginny era Ginny.
Harry conservava del suo sesto anno ad Hogwarts soprattutto un ricordo confuso di memorie nebbiose nel Pensatoio dello studio del Preside, Tom Riddle dietro ad ogni angolo con il suo viso di bambino che poi diventava quello d'un ragazzo, d'un uomo, d'un assassino, e poi giorni passati a sfogliare il libro di proprietà del Principe Mezzosangue, le ombre orrende della grotta in cui Silente l'aveva condotto; ma poi c'erano i ricordi di Ginny che rendevano anche tutti gli altri un po' più luminosi. Ginny dura e raggiante mentre lo baciava, Ginny accoccolata davanti alla sua poltrona, Ginny a cavallo di una scopa, i capelli rossi sciolti come uno stendardo dietro di sé.
Ginny era una delle ragioni per le quali sarebbe stato bello tornare ad Hogwarts, pensò Harry; ma il pensiero di tornare gli causò l'ennesimo spasmo di nausea, e così lo accantonò.
Rimase a parlare sotto alla quercia con Ron e Ginny per tutto il pomeriggio: li ascoltò mentre raccontavano del professor Silente - Aberforth Silente - e di come fosse straordinariamente bravo nell'insegnare Difesa contro le Arti Oscure, di Lumacorno che, con la decisione di Harry di non tornare, aveva perso insieme il suo migliore allievo e il membro preferito del suo Lumaclub, di Hagrid che prima di partire per la sua vacanza aveva tirato fuori nuovamente gli Snasi e gli Unicorni, e così le sue lezioni erano diventate infinitamente più divertenti. Harry fece un sacco di domande, ma cercò d'evitare di rispondere a tutte quelle che gli venivano rivolte: come stava, com'era Grimmauld Place, cosa faceva in casa tutto il giorno.
Fu quando ormai il sole stava tramontando che Harry si decise a chiedere:
- Non so se la McGranitt vi abbia proibito di parlarne con chiunque non sia uno studente o un professore, ma c'è una cosa che voglio sapere da settimane. Ho letto sulla Gazzetta del Profeta che i dormitori di Corvonero e quelli di Serpeverde sono stati distrutti. Dove hanno messo gli studenti? La McGranitt non ha detto nulla ai giornalisti... -
Ron sembrò sorpreso:
- La McGranitt non ha detto nulla nemmeno a te? - - No. -
- Oh... - Ron sembrava a disagio. - … hanno unificato i dormitori, ecco. -
Harry ripeté lentamente, perplesso:
- Unificato i dormitori? -
- Sì. Per tutte e quattro le Case. Sai quella notte, al terzo anno, in cui Sirius è entrato... uh, scusa. -
Ron avvampò, a disagio. Doveva considerare Sirius una specie di parola tabù, da non pronunciarsi di fronte ad Harry, ma questi si limitò a scuotere la testa e a spronarlo:
- Non importa, Ron, davvero. La notte che Sirius è entrato...? -
- La notte che Sirius è entrato nella Torre, quando Silente ha... - Ron si interruppe e parve in procinto di scusarsi nuovamente, ma una gomitata non troppo amichevole da parte di Ginny dovette fargli cambiare idea: - … Evocato tutti quei materassi per dormire nella Sala Grande? Qualcosa del genere. Hanno preparato una grande stanza per le ragazze ed una per i ragazzi, e gli studenti di tutte le Case dormono insieme. La McGranitt ha spiegato durante il discorso d'inizio anno che il Cappello continuerà a Smistare i nuovi arrivati, ma che probabilmente, anche una volta che i dormitori saranno stati ricostruiti, le Case non saranno separate così com'era prima. -
- Ha detto che è una cosa che ha portato già troppi guai ad Hogwarts. - intervenne Ginny. - E che questo era il momento migliore per ricominciare su una strada diversa. -
Questa, si disse Harry, era una riflessione che avrebbe potuto tranquillamente uscire dalle labbra di Albus Silente: non era stato forse lui, alla fine del quarto anno, a parlare dell'importanza di restare uniti, di essere leali l'uno all'altro, di stringere legami d'amicizia malgrado le distanze, le differenze, le incomprensioni?
Pensò a Severus Piton e a come lo Smistamento l'aveva separato da Lily Evans, che gli era stata cara come nessun altro al mondo. Il futuro sarebbe stato diverso se quella separazione non fosse mai avvenuta?
La riflessione lasciò nella bocca di Harry un sapore amaro.
- E' una buona idea. - disse con fermezza. - Davvero. - e poi, cercando di cambiare discorso, perché quello si stava inoltrando in terreni tetri che lui non voleva esplorare: - E per il Quidditch? Hanno ricostituito le squadre? -
Il viso di Ron si illuminò:
- Oh, sicuro! E indovina, Harry? Quest'anno sono ancora Portiere e, in più, sono Capitano! -
Harry fu folgorato tutto ad un tratto dal ricordo nitido di un Ron di undici anni che si sporgeva verso lo Specchio delle Brame e si vedeva Prefetto, Caposcuola, Capitano; e, nascondendosi la bocca dietro ad una mano, sorrise.

***



Alla fin fine aveva sottostato ai desideri della Preside McGranitt ed era rimasto a cena insieme a Ron e a Ginny: aveva desiderato di avere con sé il Mantello dell'Invisibilità, mentre attraversava la Sala Grande e tutti si voltavano a guardarlo, mentre i bisbigli salivano verso il soffitto magicamente stellato e Harry sentiva la cicatrice bruciare per una ragione che non aveva niente a che vedere con Voldemort, per una volta; ma poi Neville si era affacciato dal tavolo dei Grifondoro e gli aveva sorriso, e Seamus e Calì gli avevano fatto posto in mezzo a loro. La cena, da quel momento in poi, era andata tutto sommato bene.
Harry aveva sentito, tuttavia, il ronzio dei mormorii e il peso degli sguardi non voluti, dell'attenzione non voluta, scaricargli una specie di brivido costante giù per la schiena. Quella era una delle ragioni per le quali non desiderava rimettere piede ad Hogwarts: come sarebbe stato vivere per un anno intero in mezzo a persone che continuavano a guardare verso di lui cercando qualcuno che, Harry lo sapeva, non c'era?
Harry non era un eroe. Harry non voleva esserlo. Tutto quel che Harry voleva era stare con Ginny, stare con Ron, con Hermione, con Neville e gli altri. Ascoltare Luna parlare di Nargilli e Gorgosprizzi, seguire le lezioni di Hagrid, quelle di Aberforth Silente, giocare a Quidditch. Non poterlo fare, pensava Harry, era una tortura: l'attenzione degli altri non l'avrebbe abbandonato mai, né a scuola, né fuori. Era destinato ad esserne inseguito per tutta la vita.
Voldemort era morto ma, sembrava, Harry non si era ancora liberato di lui.

Kreacher gli si materializzò di fronte nel momento stesso in cui Harry mise piede nell'atrio di Grimmauld Place.
- Kreacher non sapeva quando padron Harry sarebbe tornato... - Iniziò subito, la voce alta quel tanto da riuscire a non svegliare l'inquietante ritratto della madre di Sirius. - … ma Kreacher ha tenuto in caldo lo sformato del padrone. Padron Harry vuole mangiare lo sformato? O Padron Harry vuole che Kreacher cucini qualcos'altro? -
Harry si scusò, passandosi una mano tra i capelli:
- Mi dispiace, Kreacher. Mi sono dimenticato di avvertirti. Sono rimasto a cena ad Hogwarts con Ron e gli altri... e Ron ti manda i suoi saluti. Dice che gli manca la tua torta di melassa. -
Gli occhi dell'elfo domestico erano come due lune lucenti nella penombra delle scale: sorrise alle parole di Harry e, con quell'espressione sul viso, gli riportò tutto ad un tratto Dobby alla mente.
- Kreacher cucinerà la torta di melassa per padron Ron, se padron Harry vuole, per quando il padrone tornerà ad Hogwarts! -
Pensare a Dobby era doloroso, ma questo non era Dobby, era Kreacher. Harry doveva convincersene: vedere i morti nei vivi non l'avrebbe aiutato a riavere quelli che se n'erano andati. Gli sorrise con sincerità, così, esclamando:
- Grazie, Kreacher. -
Harry e Kreacher condividevano il numero 12 di Grimmauld Place. Era una casa troppo grande per contenere solo due persone, e troppo buia, troppo tetra, troppo piena di ricordi: ma era pur sempre una casa, e una casa che era stata di Sirius. Se Harry non voleva tornare ad Hogwarts - e dato che non aveva la benché minima intenzione di farsi rivedere in Privet Drive - Grimmauld Place era per il momento la migliore delle soluzioni. Kreacher costituiva una compagnia stranamente gradevole: felice del suo padron Harry, adesso, soddisfatto di avere il medaglione di Regulus al collo e qualcuno da servire nella sua antica casa, orgoglioso per aver preso parte alla battaglia di Hogwarts. Harry aveva proposto di liberarlo, dopo, ma l'elfo era sembrato talmente scioccato e traumatizzato di fronte al semplice pensiero che, be', Harry non se l'era sentita.
La casa di Grimmauld Place gli offriva silenzio per poter pensare, tempo per leccarsi le ferite, tranquillità per guarire. Era una casa piena di spiriti: e, come Harry aveva imparato stringendo la Pietra della Resurrezione tra le mani, lui non aveva nulla da temere dai morti.





Note del capitolo: Ed è mercoledì da ben 13 minuti! *____* Niente da segnalare, se non che il fatto che Aberforth Silente divenga professore di Difesa contro le Arti Oscure è notizia sparsa da J.K.Rowling: io mi sono limitata ad approfittarne. Personalmente, avevo altri in mente per quella cattedra! xD
A questo proposito, fuckinmind mi ha fatto notare una cosa:
Solo una piccola curiosità: questo può essere considerato un'AU, visto che nel canon Harry diventa Auror e Hermione tornava a frequentare Hogwarts, giusto?
E' una giustissima osservazione, ma io ho considerato canonico in questa storia solamente quel che è riportato nei libri. Posso aver preso qualche informazione qua e là, se le ho trovate divertenti, su Wikipedia o altrove: ma, se la Rowling vuole farci sapere qualcosa sull'ottavo anno di Harry e compagnia, la prego, signora Autrice, non risponda alle interviste, ci scriva un ottavo libro! x°D Noi qui glielo si appoggia caldamente!

Un grazie a tutti coloro che si sono fermati a commentare lo scorso capitolo!
  
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