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Autore: Anya    23/02/2011    1 recensioni
Un eroe, secondo Joss Whedon, è colui che continua a tentare sempre, anche quando sembra non esserci nessuna soluzione possibile, anche quando tutto sembra perduto e il nemico da affrontare è mille volte più forte e preparato di lui. Questa è la storia di tre ragazze normali, alle prese con la scuola, l'adolescenza e la magia.(Questa presentazione è ancora da risistemare)
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1 - Zooey

Capitolo 1
Zooey

 

Ormai pioveva da più di una settimana e gli abitanti del quartiere non ne potevano più, i loro prati non venivano tagliati ed erano pieni di foglie e cartacce arrivate da chissà dove. Larry, il ragazzo che si occupava di queste cose per tutto il vicinato, in cambio di un piccolo compenso, gli aveva detto che sarebbe stato tutto inutile e che avrebbe ripreso il proprio lavoro una volta passata l’ondata di maltempo. Ciononostante, qualche coraggioso inquilino decise di provare a fare da sé, ma con risultati non proprio eccellenti e qualche caduta imbarazzante sull’erba bagnata.
Le case del quartiere erano molto simili tra loro, le staccionate erano bianche e le persiane erano tutte dello stesso colore, così come i muri e le porte. L’unica cosa che le rendeva facilmente distinguibili e conservava quel minimo d’individualità necessario per non dare fuori di matto era la cassetta della posta. Ogni casa ne aveva una diversa. I Peterson, ad esempio, avevano una cassetta a forma di casa, con il tetto rosso e dei finti vasi da fiore disegnati sotto le finestre, era molto rifinita e gli era costata una fortuna, cosa di cui amavano vantarsi con tutto il vicinato. La cassetta dei Jackson era stata fatta da Steven, il bambino di casa, che aveva pensato di usare una scatola da scarpe cui aveva incollato sopra il coperchio, poi l’aveva dipinta di verde, ci aveva attaccato sopra delle figurine dei Pokemon e aveva dimenticato di creare la buca per inserire la posta. Ne andava così orgoglioso che i suoi non se la sentirono di comprarne un’altra, così si limitarono a fare un buco con delle forbici in un punto privo di figurine. Non fu facile trovarlo. I Caulfield, invece, avevano una cassetta della posta a forma di bassotto tedesco, anche se in realtà sembrava un semplice cilindro marrone con testa e coda. Non era bellissima, anzi era un po’ kitsch, ma avendo due bassotti non erano riusciti a resistere alla tentazione.
“Avanti, Matt, ti vuoi sbrigare?!” gridò Zooey stando appoggiata alla cassetta-bassotto. Zooey era l’unica figlia femmina di casa Caulfied, aveva sedici anni, era minuta, i suoi capelli erano castani e non arrivavano nemmeno a toccare le spalle, mentre la sua lingua, secondo la maggior parte delle sue compagne, era troppo tagliente.
“Eccomi! Come mai sei così impaziente stamattina?” rispose suo fratello Matt correndole incontro lungo il vialetto. Era molto diverso da lei: giocava nella squadra di basket della scuola, era al secondo anno e aveva un sorriso che avrebbe fatto invidia a molti aspiranti attori. Naturalmente lui non voleva diventare un attore, anzi, a dir la verità, non aveva idea di come avrebbe voluto che fosse il suo futuro. Non si sentiva ancora pronto per pensarci.
Dopo essersi lamentati l’uno dell’altra per qualche minuto, i due fratelli, si decisero a salire in macchina. Mentre Zooey guidava, Matt mandava sms alla velocità della luce. La mattina per loro era sempre così, andavano a scuola insieme e il non-patentato passava metà del tragitto inviando messaggi, generalmente alle ragazze pompon. L’altra metà del tragitto chiacchierava con sua sorella, pregando di non andare a finire contro un albero o contro qualcosa di peggio, come un camion o una persona.
“Britney?” chiese la ragazza cercando di sbirciare il messaggio dal cellulare del fratello.
“No, Jane” rispose lui con un sorriso soddisfatto. Mise il cellulare in tasca e puntò gli occhi sulla strada. “Piuttosto, ce la fai a non camminare sul marciapiede?”
“Non sono sul marciapiede, mi sto solo tenendo sulla destra. E’ educazione stradale, non puoi ancora capire, è roba da guidatori esperti” disse Zooey.
Matt alzò gli occhi al cielo, principalmente perché sapeva che sua sorella non scherzava e che era convinta di essere una guidatrice provetta.
“Come vuoi, ma non investire nessuno, per favore.”
“Ma piantala!” disse fermandosi di colpo ad un semaforo rosso di cui non ricordava mai l’esistenza e rischiando così di creare un tamponamento a catena.
“Mi spiegheresti chi sarebbe questa Jane?”
“La conosci, è una cheerleader” rispose lui.
“Quella con la faccia piatta?” chiese la ragazza con aria incerta.
"No!” rispose Matt aggrottando le sopracciglia. “Non ci sono cheerleader con la faccia piatta!”
“Sì invece! Quella biondina alta che sembra un po’ scema, quella che ha tutti quei braccialetti rumorosi.” Spiegò agitando il braccio destro come se cercasse di riprodurre quel rumore.
“Ah! Ho capito chi è! E’ vero, ha la faccia un po’ piatta. Comunque Jane è quella con i capelli rossi, magra, carina, con un gran paio di... ”
“No!” lo interruppe “Non dirlo, non ci provare neanche, non lo voglio sentire!”
Scattò il verde del semaforo e Zooey fece ripartire la macchina.
“Comunque, forse ho capito chi è. Porta spesso fermagli strani e colorati, vero?” chiese stringendo gli occhi come se stesse cercando di proiettare col pensiero l’immagine della ragazza davanti a sé.
“Esatto! E non stringere gli occhi in quel modo o ti verranno le rughe.”
Zooey scoppiò a ridere. “Che fa la mamma, adesso? Manda te a dirmi cosa devo o non devo fare?”
“Pensa che la mia influenza potrebbe aiutarti e che, certamente, ascolterai i consigli di un uomo saggio e maturo come me” disse Matt con tono solenne.
“Io credo che lo faccia perché ti ritiene più femminile di me.”
“Sì, lo penso anch’io” rispose lui con aria rassegnata.
“Sarà perché impieghi più tempo di me per pettinarti i capelli, nonostante i tuoi siano notevolmente più corti dei miei” ipotizzò Zooey.
“Tu dici?”
“Sì, potrebbe esser una delle ragioni.”
Il cellulare di Matt squillò di nuovo. In soli due anni era riuscito a diventare uno dei ragazzi più popolari della scuola, nonostante non fosse tra i migliori della sua squadra. Se la cavava e a questo bastava sia a lui sia alle sue conquiste.
“Ti verranno i crampi ai pollici” commentò la sorella, svoltando a destra per entrare nel parcheggio della scuola. Gli sportivi e le cheerleader occupavano, come sempre, i posti migliori.
“Parli così perché sei una zitella acida.” rispose lui per punzecchiarla.
“Io? Sì, come farò a vivere con questo peso? La mia vita non ha senso senza un uomo e tutti quegli sms! Mandameli! Mandameli! Oh, uomo dei sogni inviami le tue dolci parole abbreviate su questo minuscolo schermo graffiato dal gatto della signora Maple!” scherzò Zooey continuando a girare alla ricerca di un parcheggio.
“Zitta e parcheggia, prima che arrivi qualcun altro e ci freghi il posto da sotto il naso” le consiglio, gentilmente, Matt.
“Ok!” sorrise e parcheggio accanto a un cassonetto nero.
“Siamo sani e salvi” disse Matt togliendosi la cintura di sicurezza. “Peccato solo per il gatto della signora Maple ... ”
“Cosa? Stai scherzando, vero?” chiese allarmata la ragazza. I due si fissarono per qualche istante e poi scoppiarono a ridere.
“Mi hai fatto prendere un colpo! Scendi dalla mia macchina, imbecille! E cerca di tornare a casa tutto intero, pollici compresi!” gli disse senza smettere di ridere, ma spingendolo fuori dalla macchina. Matt le fece il saluto militare e andò a raggiungere i suoi amici. Zooey allora raccolse le sue cose, alzò i finestrini, uscì dalla macchina ricordandosi di chiuderla e dimostrando, così, di aver fatto notevoli progressi, dopodiché si diresse verso l’ingresso dell’edificio scolastico.

 

***

Appena mise piede all’interno della scuola, Zooey, non poté fare a meno di notare i manifesti della fiera cittadina che si sarebbe svolta la domenica successiva. Li osservò compiaciuta, non perché partecipasse con qualche stand o cose del genere, ma semplicemente perché quei manifesti li aveva realizzati lei. Il suo hobby era la fotografia e, grazie a questa sua passione, stava imparando ad usare anche vari programmi di fotoritocco e d’impaginazione, così molto spesso le veniva chiesto di realizzare poster promozionali. Nonostante non fosse esattamente un’amante delle attività extrascolastiche aveva deciso di collaborare alla redazione del giornale della scuola, occupandosi delle immagini e dell’impaginazione insieme ad un suo compagno. Tutto questo, ovviamente, serviva ad ampliare il suo curriculum per le domande d’ammissione ai college. Dopo aver, quindi, osservato quel manifesto come Narciso osservava il suo riflesso negli specchi d’acqua, si diresse verso il suo armadietto per posare i libri che in quel momento non le servivano.  “Ti rendi conto di quanto sia triste questo posto quando piove?” chiese Rachel appoggiando la schiena al proprio armadietto.
“Buongiorno anche a te!” rispose Zooey ignorando la domanda dell’amica, mentre cercava di ricordare l’ultima cifra della combinazione che serviva ad aprire il suo armadietto.

“Uffa!” esclamò l’amica sbuffando. “E’ quarantadue!” 

Provò per l’ennesima volta e, finalmente, riuscì ad aprire il suo armadietto azzurro.
“Grazie, sei la mia salvezza.”
“Più che altro sono la salvezza del tuo armadietto” disse Rachel avvicinandosi a lei. “Ancora un altro colpo dei tuoi e sarebbe scappato urlando.”

“Esagerata!” commentò Zooey, pur sapendo che non aveva tutti i torti. Non era mai stata famosa per la sua delicatezza e aveva la tendenza ad arrabbiarsi troppo spesso con oggetti inanimati, forse perché così poteva sfogarsi su qualcosa che non fosse vivo e non potesse lamentarsi. Dopo aver sistemato alcuni libri e preso ciò che le serviva, Zooey si avviò verso l’aula di Storia con Rachel.

“Pensi di andare alla fiera?” chiese Rachel.

“Sì, ne approfitterò per fare qualche fotografia e per spulciare tra i vari stand alla ricerca di qualcosa d’interessante. Tu quest’anno di cosa ti occuperai?” le chiese ricordando di quando, l’anno precedente, la sua amica si era occupata dello stand del tiro a segno beccandosi una decina di freccette sulla fronte e un paio sul sedere. Trattenne una risata, ma l’altra se ne accorse e la fulminò con lo sguardo.

“Dimenticalo!” le disse pur sapendo che non sarebbe mai successo. “Quest’anno sono passata allo stand dei libri usati. Sarà il meno frequentato, ma di certo non mi annoierò.”

“Uhm … allora penso che passeremo parecchio tempo insieme, ” commentò Zooey.

Continuando a chiacchierare arrivarono in classe e si sedettero ai loro soliti posti. Alla sinistra di Rachel c’era una finestra chiusa da cui si potevano vedere i ragazzi del secondo anno fare educazione fisica, cercando in tutti i modi di non pestare le pozzanghere. Un gruppo di ragazze entrò in aula chiacchierando a voce alta, facendo sentire a tutti che John Ericksen aveva chiesto a Lucy Jacobson di uscire, ma lei aveva dovuto rifiutare perché lui era solo una riserva della squadra di basket e, insomma, una cheerleader non può certo uscire con una riserva. Subito dopo aver reso involontariamente pubblica quest’informazione, le tre ragazze si divisero per prendere posto in aula. Lucy e Stacey si sedettero in fondo all’aula appoggiando le loro bibite, rigorosamente dietetiche, sui rispettivi banchi; mentre Kaylee, la capo-cheerleader, si sistemò al primo banco, proprio di fronte alla cattedra.

Quando l’ormai famoso John Ericksen entrò, tutti scoppiarono a ridere. Lui, non capendone il motivo, si limitò a fare spallucce e a mettersi a sedere dove capitava.
Zooey e Rachel si scambiarono uno sguardo d’intesa, dopodiché la prima si voltò verso Lucy, fece un lieve cenno con la mano e si fermò a osservare il bicchiere di coca-cola che le finiva sul maglioncino. La ragazza non si scompose, si limitò a togliersi il maglioncino mostrando così una magliettina rosa con un’ampia scollatura che, indubbiamente, le rendeva più giustizia.
Zooey sbuffò insoddisfatta. Non gliene va storta una, pensò.

“Buongiorno ragazzi, spero che abbiate passato un bel week-end, ” disse il professor Thomas entrando in aula e posando la pesante borsa marrone sulla cattedra “perché adesso è il momento di valutare le vostre relazioni sulla scorsa lezione.”
Una volta preso il registro, iniziò a interrogare gli alunni, partendo dal povero John Ericksen.

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Ciao a tutti, come ho già detto, attendo con ansia i vostri pareri e i vostri consigli. 
Grazie in anticipo a chiunque leggerà ^-^

  
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