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Autore: francym94_smile    24/02/2011    1 recensioni
Una vita quasi perfetta...spesso è solo apparenza, spesso manca quella scintilla che, sola, può rendere la vita tale. Una Lily meno spontanea e coraggiosa di quello che ci si potrebbe aspettare deve imparare ad amare prima di poter imparare a vivere.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Erano appena entrate in Sala Grande quando sentirono un chiacchiericcio eccitato provenire dal tavolo Serpeverde. L'attenzione della Sala era rivolta ad un raro esemplare di demenza, tronfio, e arrogante (almeno così lo definiva Lily) che si dedicava, insieme alla sua allegra combriccola, al suo passatempo preferito: tormentare i ragazzini di Tassorosso, i più deboli della scuola.
Scorpius Malfoy, ormai al settimo ed ultimo anno di Hogwarts, era un ragazzo di diciassette anni, dotato di rara bellezza e consapevole di ciò. Era alto e longilineo, aveva spalle molto larghe e un fisico asciutto. I capelli erano di un biondo chiarissimo, i tratti del volto spigolosi, tranne che per le labbra, che apparivano al contrario morbide e carnose, la carnagione era pallida, i grandi occhi erano grigio-azzurri: quando era arrabbiato si scurivano talmente tanto da essere paragonati ad un cielo plumbeo. Ma ciò che più colpiva di lui era senza dubbio lo sguardo: un misto fra lo sfrontato, l'annoiato, il pensieroso, finanche il minaccioso; uno sguardo capace di mettere in subbuglio le ragazze e di spaventare i ragazzi; era sempre indecifrabile quello sguardo, misterioso, tanto che sogno delle sue spasimanti era proprio quello di decifrarlo, senza contare che gli dava un'aria davvero sexy.
In quel preciso momento se la stava prendendo con un bambinetto che a quanto avevano potuto capire Lily ed Elena aveva osato colpire il ragazzo per poi giustificarsi dicendo di non averlo visto. E Malfoy amava essere al centro dell'attenzione.
Non poteva sopportare di non essere notato.
Così sentita la giustificazione del piccolo Tassorosso aveva cominciato ad umiliarlo appendendolo a testa in giù.
Lily conosceva quel bambino, lo aveva trovato una sera sulla torre di astronomia che piangeva disperato poiché temeva di non passare l'anno: nonostante i suoi sforzi proprio non riusciva a rimanere al passo. La ragazza impietosita aveva deciso di aiutarlo e da allora gli faceva ripetizioni in particolare di Trasfigurzione.
Così quando vide ciò che Scorpius gli stava facendo, benché di solito per il quieto vivere cercasse di stare alla larga da quell'individuo, decise di intervenire.
“MALFOY” gridò avvicinandosi “Complimenti, prendertela con un bimbetto fa molto macho, davvero, inspira profondo rispetto...vuoi che ti porti un micetto, così farai vedere a tutti quanto sei terribile? Certo un micetto...magari uno piccolo piccolo??”
“Potter” rispose lui “ricordami. Da quand'è che ti ho assunta per curare la mia immagine? Immagine che poi, se permetti, è già perfetta. E comunque lo faccio per il loro bene, vedi, dopo un episodio come questo, il mocciosetto qui imparerà a guardare dove mette i piedi, è altamente istruttivo non sei d'accordo?”. Nel frattempo però, come Lily aveva sperato, per concentrare l'attenzione su di lei Malfoy aveva fatto scendere il tassorosso che come mise i piedi per terra si dileguò dopo averle lanciato uno sguardo colmo di gratitudine.
“No Malfoy. Ovviamente no”. Rispose lei. “ Mi permetto di ricordarti che non è compito tuo educare, anzi, prego che nessuno ti ascolti mai quando parli: al posto tuo quando si tratta di educazione starei in religioso silenzio”
“Ah sentiamo, perché dovrei? Io sono perfetto, dispenso solo un po' della mia perfezione fra i comuni mortali come te...”replicò lui.
“Ma fammi il piacere” disse Lily voltandosi e dirigendosi al suo tavolo. Ma come già detto Malfoy aveva seri manie di protagonismo, non le avrebbe mai permesso di sdegnarlo in quel modo, così prima ancora che potesse fare un passo la afferrò per un braccio.
“Dove credi di andare?” disse piantando il suo affascinante sguardo negli occhi di lei.
“Senti Malfoy, senza offesa, ma non ho tempo da perdere con te, vedi potrei sfruttarlo in modo assai più proficuo”. Gli rispose lei dopo aver distolto lo sguardo. Non poteva negarlo: quello sguardo non le era indifferente, le sembrava che lui fosse capace di leggerle dentro.
“Adesso lasciami per favore” gli disse poi, cercando inutilmente di liberare il braccio dalla sua presa ferrea.
“Vedi Potter, a quanto pare serve anche a te una lezione su come funzionano le cose qui. Non puoi andartene perché non ti ho ancora congedata...è ovvio no? Credevo che lo fosse. Sono io a decidere quando una conversazione è finita” disse lui atteggiandosi a super-divo.
Lily stava per ribattere quando una voce li interruppe.
“Lasciala andare Scorps”.
Il ragazzo sentita la voce mollò la presa e contrariato si volse verso chi aveva interferito.
“Al, seriamente, dovresti mettere in chiaro a tua sorella qual è il suo posto. Francamente non riesco ancora capire come dei bifolchi come lei e Mister-montato-James possano avere legami familiari con te.” Disse scuotendo la testa. Poi si rivolse a Lily.
“Ringrazia di avere il fratello che hai...beh ora puoi anche andare, mi hai stancato”. E le diede le spalle.
Lily profondamente tentata di picchiarlo a sangue stava giusto per urlargli contro una serie di improperi degni di un camionista quando Elena, notato il suo sguardo la bloccò:
“Dai andiamo, non ne vale la pena”.
Così, per amor di suo fratello, considerato che quell'animale era suo amico, e per evitare di fare cose di cui avrebbe potuto pentirsi si fece condurre docilmente al tavolo Corvonero, mentre gli occhi di tutta la sala seguivano ogni suo movimento. Nel tentativo di sbollire la rabbia lasciò la mente libera di vagare, e fra i mille propositi di omicidio e pensieri colmi d'odio non potè evitare che vi si affacciassero anche i ricordi del momento in cui quegli occhi si erano immersi nei suoi e quella mano, la aveva afferrata.
E proprio lì, come se con quel contatto l'avesse marchiata, continuava a sentire come delle impronte arroventate...istintivamente rabbrividì.

  
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