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Autore: TittiGranger    26/02/2011    16 recensioni
- Fino a prova contraria, Ronald, sono io che mi sono fatta un viaggio di otto ore oggi - protestò lei, con la testa praticamente infilata nel baule - Per di più, ora sto anche sistemando tutto questo - disse, riemergendo e alzandosi a fatica, con i capelli stravolti e stringendo tra le braccia un mucchio di pergamene - Mentre tu te ne stai spaparanzato sulla poltrona! - aggiunse, scaraventando le pergamene sul copriletto violaceo del suo baldacchino - Ergo, non sei nella condizione di poter essere stanco!___(Raccolta missing moments).
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Grazie mille a voi che avete recensito il capitolo precedente,

Grazie mille a voi che avete recensito il capitolo precedente,

siete semplicemente meravigliosi <3

 

 

Confundo

 

Ginny guardò l’orologio, spazientita.

Hermione, seduta di fronte a lei ma all’altro capo del tavolo, sospirò. Gettò un’occhiata verso la grande porta finestra della cucina che dava sul cortile anteriore di casa sua, ticchettando distrattamente sulla brocca ricolma di thè freddo.

- Mai una volta che siano puntuali. Mai - si lamentò Ginny, alzandosi di scatto e attraversando l’ampia cucina di casa Granger per raggiungere la finestra.

Osservò con attenzione la stradina residenziale di un quartiere di Londra, la fronte corrugata dall’irritazione.

E dal nervoso.

E dalla stizza.

- Avevano l’allenamento fino alle quattro - sussurrò Hermione, appoggiando stancamente il viso sulla sua mano. D’istinto, allungò il braccio per afferrare il telecomando. Accese la tivù, ma non le diede troppa attenzione.

- Appunto. Sono le cinque meno dieci - sbottò Ginny, lasciando andare la tendina decorata con fragole e limoni con uno svolazzo - Che diavolo di fine hanno fatto?

Hermione si morse le labbra.

Ovviamente, Ginny aveva ragione. Si erano accordate con Ron ed Harry per vedersi quel pomeriggio a casa di Hermione; non era la prima volta che lo facevano. Certo, capitava che i ragazzi facessero ritardo… che i loro allenamenti al corso di Auror portassero via più tempo del previsto, ma… quando accadeva, avvisavano.

Inviavano un patronus.

Mandavano una civetta.

Stavolta… nulla.

Il pensiero che fosse accaduto qualcosa si insinuò lentamente nella mente di Hermione, nonostante i suoi tentativi di respingerlo, lasciando dietro di sé un’appiccicosa e devastante scia di panico.

- Ginny, tu non credi che… - disse Hermione, allarmandosi.

 

Non fece in tempo a terminare la frase che due sonori schiocchi coprirono la sua voce.

Nel giro di pochi secondi, la cucina di casa Granger si arricchì di due nuovi e attesi arrivati.

- Oh, thè! - sospirò Ron molto enfaticamente, mirando alla brocca ricolma della bevanda ghiacciata - Proprio quello che ci voleva, Herm…

Ma un secondo prima che le sue mani potessero raggiungere il manico lucido del contenitore, Ginny scattò più velocemente e lo allontanò dalla sua portata.

- Ehi! - protestò Ron, mentre Harry arretrava di un passo, avendo captato, prima del suo migliore amico, la sensazione di incazzatura che aleggiava nella stanza.

- Razza di… decerebrati insensibili! - disse Ginny, facendo pericolosamente oscillare la sua coda di cavallo scarlatta - Quante volte ve lo dobbiamo dire di avvertire quando ritardate? - disse gesticolando freneticamente, ancora stringendo con una mano la brocca ricolma di thè, che ondeggiava pericolosamente.

Ron seguiva la scena orripilato:  in realtà, sembrava più preoccupato che il thè potesse cadere a terra che della rabbia omicida di sua sorella.

- Ci stavamo preoccupando! - disse Hermione, recuperando il suo tono autoritario, indebolito in parte dall’ansia, in parte dal caldo torrido di fine luglio, non troppo usuale per Londra.

- Eppure non è difficile inviare un messaggio, miseriaccia! - stava ancora protestando Ginny, guardando Hermione in cerca di supporto. L’altra annuì rigorosamente.

Quello che entrambe si aspettavano era un fiume in piena di scuse da parte di entrambi, una lunga prosopopea sulla loro negligenza, su quanto le ragazze avessero assolutamente ragione e su quanto loro fossero assolutamente dispiaciuti per quella dimenticanza. E che , avevano sbagliato e non lo avrebbero più fatto.

 

Invece, l’unica cosa a cui assistettero fu uno scambio di sguardi tra i due ragazzi.

Ron fece un gesto ad Harry, incitandolo a parlare. Quest’ultimo sospirò, affranto.

- C’è stato un piccolo incidente di percorso - disse Harry, soppesando le parole e guardando Ron in cerca di approvazione. Ron annuì vigorosamente, appoggiandolo - Ma non è nulla di grave! - si affrettò ad aggiungere notando le espressioni delle ragazze.

- Che è successo? - chiese Hermione, puntandosi le braccia sui fianchi. Ginny, dall’altra parte della stanza, fece lo stesso.

Ron ed Harry si scambiarono un altro sguardo incerto, poi il secondo continuò - Ecco… quando abbiamo finito l’allenamento, siamo usciti dall’accademia… - disse, lentamente, gli occhi verdi che passavano a disagio da una ragazza all’altra - Abbiamo cercato un posto dove poterci Smaterializzare. Di solito, andiamo dietro al supermercato a Oxford Street perché non c’è mai nessuno. Avete presente quel supermercato…?

- Puoi venire al punto, per cortesia? - intervenne Ginny.

- Oh, sì. Vedete… - Harry sospirò - Quando ci siamo Materializzati nel vicolo che usiamo sempre quando veniamo qui… c’era qualcuno.

Hermione scattò sull’attenti nell’udire quelle parole, ma Ginny fu più veloce - Chi?

- Un babbano - rispose Ron, sedendosi sullo sgabello del bancone, senza sembrare troppo preoccupato.

- Vi ha visti mentre vi Materializzavate? - disse Hermione, severamente, un attimo prima che la stizza prendesse definitivamente il sopravvento - Come avete fatto ad essere così incoscienti!? Dovevate stare più attenti, santo cielo! Sapete quanto è facile farsi scoprire!

Harry abbassò lo sguardo, visibilmente mortificato.

- Spero almeno che gli abbiate fatto un incantesimo di memoria - disse Ginny, vagamente divertita. Contrariamente ad Hermione, trovava la situazione leggermente divertente. Ovviamente, in nome della solidarietà femminile e per il puro gusto di lasciare Harry e Ron un altro po’ sulle spine, non lo diede a vedere, continuando a mantenere un atteggiamento di disinvolta critica.

- Ecco… il problema è proprio quello - concluse Harry, ricercando con gli occhi il supporto di Ron, che in cambio, si lasciò sfuggire una risatina sommessa.

Hermione gli scoccò un’occhiataccia, notando come la differenza tra i due fosse lampante: se magari Harry sembrava anche solo dispiaciuto, o per lo meno si impegnava a sembrarlo, Ron ostentava il menefreghismo più totale.

- In realtà, quasi non c’è stato bisogno di un incantesimo - disse alla fine Ron, senza riuscire a trattenersi, il volto paonazzo contratto nello sforzo di non poter ridere - Gli è quasi venuto un colpo quando ci ha visti comparire!

E a quel punto fu impossibile per lui trattenersi. E lo stesso fece Harry, che, nonostante la fatica di mostrarsi serio e pentito, si lasciò sfuggire un ghigno sotto i baffi.

Ghigno che subito scomparve quando intercettò la traiettoria fulminea degli occhi di Hermione.

- Non vedo cosa ci sia divertente, Ronald - disse lei, incrociando le braccia.

Ron pensò bene di trattenersi, per una buona volta nella sua vita.

- Dai, Herm… - disse - Abbiamo risolto il problema, alla fine.

- Non credo di capire come, dato che da quanto dite non gli avete modificato la memoria! - sbottò lei, guardando fuori dalla finestra, come se temesse, da un momento all’altro, di veder arrivare gruppi di persone urlanti e armate di forche - E ancora riesco a spiegarmi perché non lo avete fatto! - concluse, mentre il suo sguardo ripercorreva la fila ordinata di ville a schiera che ornava la via. Sembrava tutto tranquillo.

- Perché non riuscivamo a ricordare come fosse il movimento del braccio dell’Oblivion - disse Ron, dietro di lei - Ma - si affrettò ad aggiungere - Lo abbiamo confuso.

- Abbiamo cercato di confonderlo, per lo meno - chiarì Harry.

Per la prima volta da quando erano arrivati, anche Ron parve preoccupato.

- Cercato? - ripetè Ginny, incerta. 

Ron annuì, sospirò - Bè, ecco… dopo che lo abbiamo confuso, lui… ecco… sembrava molto… - guardò Harry, in cerca di supporto.

- Confuso - concluse Harry, evitando accuratamente lo sguardo di Hermione.

- Molto confuso - confermò Ron.

Hermione era praticamente impassibile, li guardava senza battere ciglio, con la fronte leggermente corrugata e la bocca stretta. Persino Ginny si guardò bene dall’intercettare la traiettoria del suo sguardo.

- Come. Avete. Potuto. Fare. Una. Cosa. Del. Genere. - sillabò alla fine. Ma la sua non era una domanda.

Harry fece un cenno con il capo a Ron, come a dire “e’ la tua ragazza, amico. Tocca a te!”.

- Hermione, noi…

- Voi siete due incoscienti! - sbottò lei - Vi sembra normale che adesso quel pover’uomo se ne vada in giro a fare… strane cose? Non avete pensato che a qualcuno potrebbero venire dei sospetti?

- Ha ragione - rincalzò Ginny. Ron le fece un’occhiataccia.

- Senti, l’incantesimo è stato solo un po’ più forte del previsto…

- A breve gli effetti svaniranno…

- E poi, non mi sembra che sia successo nulla di grave quando tu hai confuso McLaggen!

 

Silenzio.

Harry si morse la lingua un attimo dopo aver pronunciato quelle parole.

Le reazioni di tutti rimasero bloccate per qualche secondo, come un film quando viene messo in pausa.

Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, per rimediare a quello che non era ancora accaduto, ma che presto si sarebbe sicuramente verificato. Non trovando nulla nell’archivio mentale della sua testa che potesse sottrarla da quella situazione, decise di chiuderla e di stare zitta, appellandosi alla fortuna.

Il successivo a muoversi fu Harry, che come ipnotizzato, volse lo sguardo dall’uno altro, all’altro ancora.

Poi…

- Tu hai confuso McLaggen? - i geni Weasley si fecero prontamente sentire, nello stesso momento, mentre le voci di Ron e Ginny si univano in un solo e cruciale quesito.

Hermione schioccò la lingua, distogliendo lo sguardo. Attese qualche secondo prima di rialzarlo verso di loro e non si stupì nel vedere che i due fratelli erano ancora là, con la stessa espressione, la stessa posizione, in attesa di una risposta.

- Più o meno… sì.

Ron aprì e chiuse la bocca un paio di volte; Ginny invece, sembrava piacevolmente confusa.

- Che significa “più o meno sì”? - incalzò Ron, una volta che ebbe recuperato l’uso della parola. Il suo tono era indecifrabile: non si capiva se fosse contento della cosa o, più che altro, preoccupato.

Hermione fece un respiro e alzò gli occhi al cielo.

In realtà, aveva più volte preso in considerazione l’idea di raccontare quella storia a Ron. Spesso ci aveva pensato, aveva cercato le parole, il modo giusto per cominciare il discorso… per poi giungere alla conclusione che no, non era assolutamente una buona idea accennare della cosa a Ron.

- Grazie tante, Harry - sibilò in direzione dell’amico, che scosse le spalle, con stampata in faccia un’espressione di profondo pentimento - Significa sì, Ron.

Contrariamente a quanto tutti i presenti avevano immaginato, Ron, in un momento di mancato controllo dei muscoli facciali, si lasciò sfuggire un ghigno.

Ovviamente, Hermione non ebbe neanche il tempo di pensare cosa gli passasse per la testa, che l’espressione del ragazzo subì una profonda metamorfosi: il ghigno divertito si tramutò in una smorfia rabbiosa sul suo viso delicato, che con il passare dei secondi, stava assumendo un’adorabile sfumatura paonazza.

- E perché, l’hai confuso? - pronunciò, gonfiandosi come un tacchino imbestialito. Non era difficile immaginare cosa stesse macchinando il motore del suo cervello - Ti ha… ci ha provato, vero? Ha allungato le mani  e tu l’hai confuso per…

Hermione scosse la testa, portando le mani avanti - Ron ti prego, calmati…

- Quello schifoso babbuino pulcioso! - stava dicendo Ron, ancora rosso in viso - Io lo sapevo, lo sapevo… lo sapevo che ci avrebbe provato! Era evidente che gli piacessi! Quel maniaco assatanato

- Ron, Ron! - disse, piano Hermione, avvicinandosi alla “zona rossa” - Non è per quello! Non ci ha… provato! - disse imbarazzata. Quando incontrò lo sguardo scettico di Ron, si affrettò ad aggiungere - E va bene. Ci ha anche provato… ma - disse subito, dato che Ron stava già blaterando qualcosa di molto simile a “io gli stacco il…” - Ma non è per quello che l’ho confuso.

Questo sembrò sufficiente a bloccare momentaneamente la filippica di Ron contro McLaggen. Si voltò verso Hermione, concentrando tutta la sua attenzione su di lei, lasciando che la rabbia si sostituisse a naturale, motivata e genuina perplessità.

- E allora perché? - chiese, poi sembrò che un’idea improvvisa lo avesse illuminato - E perché lui lo sapeva? - disse, indicando Harry, che molto saggiamente stava cercando di mimetizzarsi contro la poltrona del soggiorno.

Hermione si morse le labbra, lanciando all’amico un silenzioso sos.

Harry, affranto, scrollò nuovamente le spalle - Ginny, che ne dici se… andiamo a cercare… il signore… quel signore per assicurarci che… abbia smesso di… cantare? - pronunciò l’ultima parole, mascherandola con un colpo di tosse.

- Oh - fece Ginny; pareva sospesa tra il desiderio di assistere a quella bizzarra discussione e la consapevolezza di dover sloggiare. Prevalse il buonsenso - Certo. - dopo un momento di iniziale spaesamento, Ginny afferrò la borsetta e attraversò la cucina, uscendo dalla porta che Harry stava tenendo aperta per lei.

 

Quando la porta si chiuse, per un attimo ci fu silenzio.

Per un attimo.

- Quindi? - chiese Ron, le sopracciglia inarcate per il sospetto.

Hermione si dondolò sui piedi, sperando che in quei pochi secondi la sua mente geniale concepisse una - scusa- mezza verità che fosse sufficientemente credibile.

- Thè? - chiese, sollevando la brocca, le labbra piegate in un sorriso forzato.

Ovviamente, la sua mente geniale l’aveva momentaneamente abbandonata.

Ron la fissò, poi guardò la brocca.

In quei decimi di secondo Hermione sperò davvero che lui si lasciasse distrarre, che sarebbe riuscita a…

- Hermione - fece lui - Perché- hai- confuso- MacLaggen?

Il sorriso scomparve dalla faccia di Hermione, che con poca delicatezza, appoggiò la brocca sul tavolo, lasciando che parte del liquido ambrato schizzasse sulla superficie marmorea dell’isola da cucina.

- E va bene - affermò Hermione, il volto alto e l’espressione seria - L’ho confuso al sesto anno. Durante i provini per i nuovi giocatori di Quidditch di Grifondoro - disse a voce alta, senza battere ciglio, quasi con tono di sfida.

Ron parve ancora più confuso - Durante i provini?

- Esatto - confermò lei, con tono deciso e le braccia saldamente puntate sui fianchi.

- Ma anche lui ha fatto il provino…

- Già.

- Come portiere.

- Sì.

- E ha fatto ridere! - disse Ron, sghignazzando - E’ stato fantastico! Su cinque colpi non ha azzeccato un… - poi d’un tratto, il cambio d’espressione fece comprendere ad Hermione che, finalmente, lui aveva capito - Sei stata tu.

Lei annuì - Sì - disse, nuovamente.

Ron parve pensarci su qualche secondo, mentre l’indignazione cresceva con evidenza sul suo volto - Merlino, Hermione! - sbottò, ancora confuso - Hai falsificato i provini? Ma cribbio, come hai…?

Prima che potesse terminare la frase, Hermione battè violentemente due pugni sul tavolo, che furono sufficientemente forti da prendere Ron alla sprovvista.

- Non chiedermi come ho potuto, Ronald Weasley! Non chiedermelo! - sbraitò, arrabbiata, puntando il dito contro di Ron che, abbandonata ogni espressione offesa e indignata, arretrò di qualche passo - Non farlo, perché io stessa me lo sono chiesta per due interi anni! - disse, istericamente, distogliendo la sua attenzione da Ron e prendendo a marciare su e giù per l’ampia cucina.

- Ho sbagliato! Sì, ho sbagliato - disse, continuando a camminare. Sembrava stesse parlando più con sé stessa che con Ron; aveva persino placato il suo tono di voce - Lo so che ho sbagliato! Pensi che non lo sappia? - rivolse la minacciosa domanda a Ron, che si limitò a scuotere la testa freneticamente, senza proferir parola, dato che sapeva bene che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata sbagliata.

Questo fu sufficiente a placare Hermione che, ripresasi dallo sfogo, si coprì il volto con le mani.

Rimase qualche secondo così, nascosta, e quando Ron si decise a fare qualche passo verso di lei, Hermione parò di nuovo.

-  Se potessi tornare indietro non lo rifarei, Ron - disse, dolcemente, scoprendosi il volto - Sai - continuò, giocherellando con una pesca posata nel portafrutta là vicino - Tante volte… migliaia di volte, forse… mi sono chiesta cosa sarebbe accaduto se io non… non avessi fatto questa cosa - continuava a non guardarlo, soffermandosi sulla buccia vellutata della pesca, quasi fosse la cosa più interessante del mondo. Ron ascoltò senza dire nulla; conosceva Hermione abbastanza a fondo da capire che c’era dell’altro - Magari non saresti entrato in squadra… - disse lei, la voce smorzata - Magari non avreste vinto quella partita… magari, non ci sarebbe stato alcun motivo di festeggiare… - disse, imbarazzata. Ron aveva capito esattamente cosa tormentasse Hermione: era la stessa cosa che nello stesso tempo aveva tormentato lui - Oppure - continuò lei - saresti entrato in squadra lo stesso. Ce l’avresti fatta comunque… e io - ridacchiò, ma fu una risatina carica di amarezza - non avrei dovuto - deglutì - pensare che fosse colpa mia, ogni volta che… ti vedevo abbracciato a lei… Non avrei dovuto pensare, ogni volta, che in fondo me l’ero cercata.

Finalmente, alzò lo sguardo verso di lui che al contempo ricambiava con espressione indecifrabile.

Ron fece per dire qualcosa, ma lei fu più veloce - Non l’ho fatto perché non avevo fiducia nelle tue capacità, Ron… - disse. Il suo tono era deciso, ma Ron poté scorgervi una sfumatura di… timore e questo gli provocò una stretta allo stomaco  - L’ho fatto semplicemente perché… volevo essere sicura che avessi ciò che, sapevo, meritavi. Ma se potessi tornare indietro… se potessi, non lo rifarei.

Si morse le labbra, incrociando lo sguardo azzurro di Ron.

 

 

Notando che lui non diceva nulla, lei abbassò di nuovo lo sguardo.

Sapeva che se glielo avesse detto, lui si sarebbe arrabbiato.

Lo sapeva.

Ma era anche consapevole del fatto che lei stessa aveva pagato per quell’errore, forse anche più di Ron.

Ed era stato per quel motivo che non ne aveva mai parlato, in quegli anni: sapeva che era scorretto non confessare, ma d’altra parte lei aveva già scontato la sua punizione.

Ora che la cosa era venuta fuori, sarebbe stata punita di nuovo, perché Ron si sarebbe arrabbiato…

E lei non avrebbe potuto farci nulla, ancora, perché se l’era cercata, ancora…

Era così assorta da quei pensieri che a malapena si accorse che Ron l’aveva presa per i fianchi e appoggiato le sue labbra alla fronte di Hermione.

- Ecco perché ci sei sempre stata tu, solo tu… - disse Ron a fior di pelle, incrociando le braccia dietro la schiena di lei.

Confusa, Hermione puntò le braccia sul petto di lei, allontanandosi un tantino  per poterlo guardare - Non… non sei arrabbiato? - chiese, inarcando le sopracciglia scure.

- No - disse lui, semplicemente.

- Ah - Hermione parve confusa - E perché no?

- Dovrei esserlo?

- Bè… credo di sì! - disse lei, spontaneamente. Lui continuava a guardarla con un sorriso divertito.

- Non pensi che il sapere che hai confuso quell’idiota pompato di un McLaggen per favorire me, mi faccia sentire più orgoglioso del fatto stesso di essere entrato nella squadra?

- Oh - fece, Hermione, confusa. Allentò la pressione delle braccia contro il petto di Ron, tornando a farsi abbracciare in modo più rilassato.

Lui le posò un bacio sulle fronte ed Hermione percepì le labbra carnose di Ron distendersi in un sorriso - Avrei barattato il semplice sapere che tu avresti fatto una cosa del genere per me… che avresti infranto la “legge”… con il mio posto in squadra, in qualsiasi momento, Hermione - lei non poteva guardarlo in faccia, ma sapeva con sicurezza che lui era arrossito.

Ron strusciò le sue labbra contro la fronte di Hermione, lasciando che i suoi capelli gli solleticassero il viso, poi scese a posargli un bacio sul naso.

Hermione alzò il viso verso di lui, decidendosi a circondargli il collo con le braccia - Quindi non sei arrabbiato - disse, ancora un tantinello dubbiosa.

Lui ridacchiò, chinandosi a lasciarle un altro bacio sul naso prima di risponderle - No, non lo sono. Parola di Grifondoro. Hai intenzione di chiedermelo ancora dodici milioni di volte o passiamo subito al Veritaserum? - scherzò lui.

Lei rise, sentendo che il peso che le si era creato al centro del petto si stava a poco a poco sciogliendo.

Si alzò sulle punte per avvicinare le loro bocche - Un Imperio sarebbe più rapido ed efficace.

Ron fischiò, appoggiando le sue labbra a quelle di lei - Qualcuno ci sta prendendo gusto ad infrangere le regole, vedo. Molto, molto male.

Hermione nascose un sorriso - Scemo… - e molto gentilmente, Ron l’aiutò a guadagnare qualche centimetro, sostenendola con le braccia, per mettere fine alla corsa delle loro bocche che si rincorrevano ormai da diversi minuti.

O farsi anni…

 

*

 

- Pensi che prima o poi si decideranno a tornare? - chiese Hermione, guardando l’orologio.

Ron fece spallucce, trangugiando il terzo bicchiere di thè - Staranno ancora cercando il signore canterino - disse, ridacchiando.

Hermione gli diede un pugnetto sul braccio - Non c’è nulla da ridere, Ronald! - poi, però, gli sorrise.

- E va bene - fece Ron, alzandosi a malincuore dal divano, dopo aver schioccato ad Hermione un bacio sul collo - Vado a cercarli, così gli dico di mettere via i giubbotti antischiantesimi per stasera.

Con passo deciso, si avviò verso l’uscita secondaria di casa Granger, ma un attimo prima di uscire, si voltò, pensieroso.

- E quindi quel fricchettone di McLaggen ci ha provato con te, eh? - disse, la fronte corrugata. Spalancò la porta e scosse la testa - Io a quello gli spezzo le gambe.

Si chiuse la porta dietro, mentre Hermione si lasciava sfuggire un sorriso.

Avrebbe dovuto solo tenere Ron lontano da Cormac per la successiva decina d’anni… e non ci sarebbero stati altri problemi.

 

 

 

 

 

 

Vi avevo promesso il capitolo più allegro e il capitolo più allegro è arrivato (con ritardo, ma è arrivato! L’idea di cercarmi una beta si sta facendo sempre più concreta).

Ovvio che l’ “allegro” è in confronto al capitolo precedente, non in relazione al concetto tradizionale di allegria.

Va bene, la smetto.

So che è un capitolo leggero e scherzoso… per il prossimo ho in mente qualcosa di più “sostanzioso” e credo che sfrutterò un’idea che mi è stata suggerita! ;)

 

Come avrete capito, Hermione si sente responsabile del fatto che, a causa dell’incantesimo che ha fatto a Cormac, Ron è entrato nella squadra, ha vinto la partita e si è messo con Lavanda (detto in parole povere).

Non so se si capiva molto il ragionamento dalle parole di Hermione o.O

Chi di voi pensava che, una volta scoperto che Hermione aveva “boicottato” i provini, Ron si sarebbe arrabbiato come una bestiolina selvatica, alzi la mano!!

 

 

Comunque, continuate a suggerirmi momenti che vi piacerebbe leggere, li accolgo a braccia aperte!

Se ne avete piacere, potete trovarmi fu face book (il link è nella mia pagina autore).

Un abbraccio fortissimissimo!!

 

 

PS: Ragazzi, mi avete stupito! Quasi tutti siete riusciti ad individuare il pezzo ripreso dall’altra mia storia che, confermo, è “Ma il cielo non cade”.

E io che pensavo di fregarvi… xD

 

Titti

   
 
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