Grazie mille a voi
che avete recensito il capitolo precedente,
siete semplicemente
meravigliosi <3
Confundo
Ginny guardò l’orologio, spazientita.
Hermione, seduta di fronte a lei ma all’altro capo del
tavolo, sospirò. Gettò un’occhiata verso la grande porta finestra della cucina
che dava sul cortile anteriore di casa sua, ticchettando distrattamente sulla
brocca ricolma di thè freddo.
- Mai una volta che siano puntuali. Mai - si
lamentò Ginny, alzandosi di scatto e attraversando l’ampia cucina di casa
Granger per raggiungere la finestra.
Osservò con attenzione la stradina residenziale di un
quartiere di Londra, la fronte corrugata dall’irritazione.
E dal nervoso.
E dalla stizza.
-
Avevano l’allenamento fino alle quattro - sussurrò Hermione, appoggiando
stancamente il viso sulla sua mano. D’istinto, allungò il braccio per afferrare
il telecomando. Accese la tivù, ma non le diede troppa attenzione.
-
Appunto. Sono le cinque meno dieci - sbottò Ginny, lasciando andare la
tendina decorata con fragole e limoni con uno svolazzo - Che diavolo di fine
hanno fatto?
Hermione
si morse le labbra.
Ovviamente,
Ginny aveva ragione. Si erano accordate con Ron ed Harry per vedersi quel
pomeriggio a casa di Hermione; non era la prima volta che lo facevano. Certo,
capitava che i ragazzi facessero ritardo… che i loro allenamenti al corso di
Auror portassero via più tempo del previsto, ma… quando accadeva, avvisavano.
Inviavano
un patronus.
Mandavano
una civetta.
Stavolta…
nulla.
Il
pensiero che fosse accaduto qualcosa si insinuò lentamente nella mente di
Hermione, nonostante i suoi tentativi di respingerlo, lasciando dietro di sé un’appiccicosa
e devastante scia di panico.
-
Ginny, tu non credi che… - disse Hermione, allarmandosi.
Non
fece in tempo a terminare la frase che due sonori schiocchi coprirono la sua
voce.
Nel
giro di pochi secondi, la cucina di casa Granger si arricchì di due nuovi e
attesi arrivati.
- Oh,
thè! - sospirò Ron molto enfaticamente, mirando alla brocca ricolma della
bevanda ghiacciata - Proprio quello che ci voleva, Herm…
Ma un
secondo prima che le sue mani potessero raggiungere il manico lucido del
contenitore, Ginny scattò più velocemente e lo allontanò dalla sua portata.
- Ehi!
- protestò Ron, mentre Harry arretrava di un passo, avendo captato, prima del
suo migliore amico, la sensazione di incazzatura che aleggiava nella stanza.
-
Razza di… decerebrati insensibili! - disse Ginny, facendo
pericolosamente oscillare la sua coda di cavallo scarlatta - Quante volte ve lo
dobbiamo dire di avvertire quando ritardate? - disse gesticolando
freneticamente, ancora stringendo con una mano la brocca ricolma di thè, che
ondeggiava pericolosamente.
Ron
seguiva la scena orripilato: in realtà,
sembrava più preoccupato che il thè potesse cadere a terra che della rabbia
omicida di sua sorella.
- Ci
stavamo preoccupando! - disse Hermione, recuperando il suo tono autoritario,
indebolito in parte dall’ansia, in parte dal caldo torrido di fine luglio, non
troppo usuale per Londra.
-
Eppure non è difficile inviare un messaggio, miseriaccia! - stava ancora
protestando Ginny, guardando Hermione in cerca di supporto. L’altra annuì
rigorosamente.
Quello
che entrambe si aspettavano era un fiume in piena di scuse da parte di
entrambi, una lunga prosopopea sulla loro negligenza, su quanto le ragazze
avessero assolutamente ragione e su quanto loro fossero assolutamente
dispiaciuti per quella dimenticanza. E che sì, avevano sbagliato e non
lo avrebbero più fatto.
Invece,
l’unica cosa a cui assistettero fu uno scambio di sguardi tra i due ragazzi.
Ron
fece un gesto ad Harry, incitandolo a parlare. Quest’ultimo sospirò, affranto.
- C’è
stato un piccolo incidente di percorso - disse Harry, soppesando le parole e
guardando Ron in cerca di approvazione. Ron annuì vigorosamente, appoggiandolo
- Ma non è nulla di grave! - si affrettò ad aggiungere notando le espressioni
delle ragazze.
- Che è
successo? - chiese Hermione, puntandosi le braccia sui fianchi. Ginny, dall’altra
parte della stanza, fece lo stesso.
Ron ed
Harry si scambiarono un altro sguardo incerto, poi il secondo continuò - Ecco…
quando abbiamo finito l’allenamento, siamo usciti dall’accademia… - disse,
lentamente, gli occhi verdi che passavano a disagio da una ragazza all’altra -
Abbiamo cercato un posto dove poterci Smaterializzare. Di solito, andiamo
dietro al supermercato a Oxford Street perché non c’è mai nessuno. Avete
presente quel supermercato…?
- Puoi
venire al punto, per cortesia? - intervenne Ginny.
- Oh,
sì. Vedete… - Harry sospirò - Quando ci siamo Materializzati nel vicolo che
usiamo sempre quando veniamo qui… c’era qualcuno.
Hermione
scattò sull’attenti nell’udire quelle parole, ma Ginny fu più veloce - Chi?
- Un
babbano - rispose Ron, sedendosi sullo sgabello del bancone, senza sembrare troppo
preoccupato.
- Vi
ha visti mentre vi Materializzavate? - disse Hermione, severamente, un attimo
prima che la stizza prendesse definitivamente il sopravvento - Come avete fatto
ad essere così incoscienti!? Dovevate stare più attenti, santo cielo! Sapete
quanto è facile farsi scoprire!
Harry
abbassò lo sguardo, visibilmente mortificato.
-
Spero almeno che gli abbiate fatto un incantesimo di memoria - disse Ginny,
vagamente divertita. Contrariamente ad Hermione, trovava la situazione
leggermente divertente. Ovviamente, in nome della solidarietà femminile e per
il puro gusto di lasciare Harry e Ron un altro po’ sulle spine, non lo diede a
vedere, continuando a mantenere un atteggiamento di disinvolta critica.
- Ecco…
il problema è proprio quello - concluse Harry, ricercando con gli occhi il
supporto di Ron, che in cambio, si lasciò sfuggire una risatina sommessa.
Hermione
gli scoccò un’occhiataccia, notando come la differenza tra i due fosse
lampante: se magari Harry sembrava anche solo dispiaciuto, o per lo meno si
impegnava a sembrarlo, Ron ostentava il menefreghismo più totale.
- In
realtà, quasi non c’è stato bisogno di un incantesimo - disse alla fine Ron,
senza riuscire a trattenersi, il volto paonazzo contratto nello sforzo di non
poter ridere - Gli è quasi venuto un colpo quando ci ha visti comparire!
E a
quel punto fu impossibile per lui trattenersi. E lo stesso fece Harry, che,
nonostante la fatica di mostrarsi serio e pentito, si lasciò sfuggire un ghigno
sotto i baffi.
Ghigno
che subito scomparve quando intercettò la traiettoria fulminea degli occhi di
Hermione.
- Non
vedo cosa ci sia divertente, Ronald - disse lei, incrociando le braccia.
Ron
pensò bene di trattenersi, per una buona volta nella sua vita.
- Dai,
Herm… - disse - Abbiamo risolto il problema, alla fine.
- Non
credo di capire come, dato che da quanto dite non gli avete modificato la
memoria! - sbottò lei, guardando fuori dalla finestra, come se temesse, da un
momento all’altro, di veder arrivare gruppi di persone urlanti e armate di forche
- E ancora riesco a spiegarmi perché non lo avete fatto! - concluse,
mentre il suo sguardo ripercorreva la fila ordinata di ville a schiera che
ornava la via. Sembrava tutto tranquillo.
-
Perché non riuscivamo a ricordare come fosse il movimento del braccio dell’Oblivion
- disse Ron, dietro di lei - Ma - si affrettò ad aggiungere - Lo abbiamo
confuso.
-
Abbiamo cercato di confonderlo, per lo meno - chiarì Harry.
Per la
prima volta da quando erano arrivati, anche Ron parve preoccupato.
-
Cercato? - ripetè Ginny, incerta.
Ron
annuì, sospirò - Bè, ecco… dopo che lo abbiamo confuso, lui… ecco… sembrava
molto… - guardò Harry, in cerca di supporto.
- Confuso
- concluse Harry, evitando accuratamente lo sguardo di Hermione.
-
Molto confuso - confermò Ron.
Hermione
era praticamente impassibile, li guardava senza battere ciglio, con la fronte
leggermente corrugata e la bocca stretta. Persino Ginny si guardò bene dall’intercettare
la traiettoria del suo sguardo.
-
Come. Avete. Potuto. Fare. Una. Cosa. Del. Genere. - sillabò alla fine. Ma la
sua non era una domanda.
Harry
fece un cenno con il capo a Ron, come a dire “e’ la tua ragazza, amico.
Tocca a te!”.
-
Hermione, noi…
- Voi
siete due incoscienti! - sbottò lei - Vi sembra normale che adesso quel pover’uomo
se ne vada in giro a fare… strane cose? Non avete pensato che a qualcuno
potrebbero venire dei sospetti?
- Ha
ragione - rincalzò Ginny. Ron le fece un’occhiataccia.
-
Senti, l’incantesimo è stato solo un po’ più forte del previsto…
- A
breve gli effetti svaniranno…
- E
poi, non mi sembra che sia successo nulla di grave quando tu hai confuso
McLaggen!
Silenzio.
Harry
si morse la lingua un attimo dopo aver pronunciato quelle parole.
Le
reazioni di tutti rimasero bloccate per qualche secondo, come un film quando
viene messo in pausa.
Hermione
aprì la bocca per dire qualcosa, per rimediare a quello che non era ancora
accaduto, ma che presto si sarebbe sicuramente verificato. Non trovando nulla
nell’archivio mentale della sua testa che potesse sottrarla da quella
situazione, decise di chiuderla e di stare zitta, appellandosi alla fortuna.
Il
successivo a muoversi fu Harry, che come ipnotizzato, volse lo sguardo dall’uno
altro, all’altro ancora.
Poi…
- Tu
hai confuso McLaggen? - i geni Weasley si fecero prontamente sentire, nello
stesso momento, mentre le voci di Ron e Ginny si univano in un solo e cruciale
quesito.
Hermione
schioccò la lingua, distogliendo lo sguardo. Attese qualche secondo prima di
rialzarlo verso di loro e non si stupì nel vedere che i due fratelli erano
ancora là, con la stessa espressione, la stessa posizione, in attesa di una
risposta.
- Più
o meno… sì.
Ron
aprì e chiuse la bocca un paio di volte; Ginny invece, sembrava piacevolmente
confusa.
- Che
significa “più o meno sì”? - incalzò Ron, una volta che ebbe recuperato l’uso
della parola. Il suo tono era indecifrabile: non si capiva se fosse contento
della cosa o, più che altro, preoccupato.
Hermione
fece un respiro e alzò gli occhi al cielo.
In
realtà, aveva più volte preso in considerazione l’idea di raccontare quella
storia a Ron. Spesso ci aveva pensato, aveva cercato le parole, il modo giusto
per cominciare il discorso… per poi giungere alla conclusione che no, non era assolutamente
una buona idea accennare della cosa a Ron.
- Grazie
tante, Harry - sibilò in direzione dell’amico, che scosse le spalle, con
stampata in faccia un’espressione di profondo pentimento - Significa sì, Ron.
Contrariamente
a quanto tutti i presenti avevano immaginato, Ron, in un momento di mancato
controllo dei muscoli facciali, si lasciò sfuggire un ghigno.
Ovviamente,
Hermione non ebbe neanche il tempo di pensare cosa gli passasse per la testa,
che l’espressione del ragazzo subì una profonda metamorfosi: il ghigno
divertito si tramutò in una smorfia rabbiosa sul suo viso delicato, che con il
passare dei secondi, stava assumendo un’adorabile sfumatura paonazza.
- E
perché, l’hai confuso? - pronunciò, gonfiandosi come un tacchino imbestialito.
Non era difficile immaginare cosa stesse macchinando il motore del suo cervello
- Ti ha… ci ha provato, vero? Ha allungato le mani e tu l’hai confuso per…
Hermione
scosse la testa, portando le mani avanti - Ron ti prego, calmati…
-
Quello schifoso babbuino pulcioso! - stava dicendo Ron, ancora rosso in
viso - Io lo sapevo, lo sapevo… lo sapevo che ci avrebbe provato! Era evidente
che gli piacessi! Quel maniaco assatanato…
- Ron,
Ron! - disse, piano Hermione, avvicinandosi alla “zona rossa” - Non è per quello!
Non ci ha… provato! - disse imbarazzata. Quando incontrò lo sguardo
scettico di Ron, si affrettò ad aggiungere - E va bene. Ci ha anche provato… ma
- disse subito, dato che Ron stava già blaterando qualcosa di molto simile a “io
gli stacco il…” - Ma non è per quello che l’ho confuso.
Questo
sembrò sufficiente a bloccare momentaneamente la filippica di Ron contro
McLaggen. Si voltò verso Hermione, concentrando tutta la sua attenzione su di
lei, lasciando che la rabbia si sostituisse a naturale, motivata e genuina
perplessità.
- E
allora perché? - chiese, poi sembrò che un’idea improvvisa lo avesse illuminato
- E perché lui lo sapeva? - disse, indicando Harry, che molto
saggiamente stava cercando di mimetizzarsi contro la poltrona del soggiorno.
Hermione
si morse le labbra, lanciando all’amico un silenzioso sos.
Harry,
affranto, scrollò nuovamente le spalle - Ginny, che ne dici se… andiamo a
cercare… il signore… quel signore per assicurarci che… abbia smesso di… cantare?
- pronunciò l’ultima parole, mascherandola con un colpo di tosse.
- Oh -
fece Ginny; pareva sospesa tra il desiderio di assistere a quella bizzarra
discussione e la consapevolezza di dover sloggiare. Prevalse il buonsenso -
Certo. - dopo un momento di iniziale spaesamento, Ginny afferrò la borsetta e
attraversò la cucina, uscendo dalla porta che Harry stava tenendo aperta per
lei.
Quando
la porta si chiuse, per un attimo ci fu silenzio.
Per un
attimo.
-
Quindi? - chiese Ron, le sopracciglia inarcate per il sospetto.
Hermione
si dondolò sui piedi, sperando che in quei pochi secondi la sua mente geniale
concepisse una - scusa- mezza verità che fosse sufficientemente credibile.
- Thè?
- chiese, sollevando la brocca, le labbra piegate in un sorriso forzato.
Ovviamente,
la sua mente geniale l’aveva momentaneamente abbandonata.
Ron la
fissò, poi guardò la brocca.
In
quei decimi di secondo Hermione sperò davvero che lui si lasciasse distrarre,
che sarebbe riuscita a…
-
Hermione - fece lui - Perché- hai- confuso- MacLaggen?
Il
sorriso scomparve dalla faccia di Hermione, che con poca delicatezza, appoggiò
la brocca sul tavolo, lasciando che parte del liquido ambrato schizzasse sulla
superficie marmorea dell’isola da cucina.
- E va
bene - affermò Hermione, il volto alto e l’espressione seria - L’ho confuso al
sesto anno. Durante i provini per i nuovi giocatori di Quidditch di Grifondoro
- disse a voce alta, senza battere ciglio, quasi con tono di sfida.
Ron
parve ancora più confuso - Durante i provini?
-
Esatto - confermò lei, con tono deciso e le braccia saldamente puntate sui
fianchi.
- Ma
anche lui ha fatto il provino…
- Già.
- Come
portiere.
- Sì.
- E ha
fatto ridere! - disse Ron, sghignazzando - E’ stato fantastico! Su cinque colpi
non ha azzeccato un… - poi d’un tratto, il cambio d’espressione fece
comprendere ad Hermione che, finalmente, lui aveva capito - Sei stata tu.
Lei
annuì - Sì - disse, nuovamente.
Ron
parve pensarci su qualche secondo, mentre l’indignazione cresceva con evidenza
sul suo volto - Merlino, Hermione! - sbottò, ancora confuso - Hai falsificato i
provini? Ma cribbio, come hai…?
Prima
che potesse terminare la frase, Hermione battè violentemente due pugni sul
tavolo, che furono sufficientemente forti da prendere Ron alla sprovvista.
- Non
chiedermi come ho potuto, Ronald Weasley! Non chiedermelo! - sbraitò,
arrabbiata, puntando il dito contro di Ron che, abbandonata ogni espressione
offesa e indignata, arretrò di qualche passo - Non farlo, perché io stessa me
lo sono chiesta per due interi anni! - disse, istericamente, distogliendo la
sua attenzione da Ron e prendendo a marciare su e giù per l’ampia cucina.
- Ho
sbagliato! Sì, ho sbagliato - disse, continuando a camminare. Sembrava stesse
parlando più con sé stessa che con Ron; aveva persino placato il suo tono di voce
- Lo so che ho sbagliato! Pensi che non lo sappia? - rivolse la
minacciosa domanda a Ron, che si limitò a scuotere la testa freneticamente,
senza proferir parola, dato che sapeva bene che qualsiasi cosa avesse detto
sarebbe stata sbagliata.
Questo
fu sufficiente a placare Hermione che, ripresasi dallo sfogo, si coprì il volto
con le mani.
Rimase
qualche secondo così, nascosta, e quando Ron si decise a fare qualche passo
verso di lei, Hermione parò di nuovo.
- Se potessi tornare indietro non lo rifarei,
Ron - disse, dolcemente, scoprendosi il volto - Sai - continuò, giocherellando
con una pesca posata nel portafrutta là vicino - Tante volte… migliaia di
volte, forse… mi sono chiesta cosa sarebbe accaduto se io non… non avessi fatto
questa cosa - continuava a non guardarlo, soffermandosi sulla buccia vellutata
della pesca, quasi fosse la cosa più interessante del mondo. Ron ascoltò senza
dire nulla; conosceva Hermione abbastanza a fondo da capire che c’era dell’altro
- Magari non saresti entrato in squadra… - disse lei, la voce smorzata - Magari
non avreste vinto quella partita… magari, non ci sarebbe stato alcun
motivo di festeggiare… - disse, imbarazzata. Ron aveva capito esattamente cosa
tormentasse Hermione: era la stessa cosa che nello stesso tempo aveva
tormentato lui - Oppure - continuò lei - saresti entrato in squadra lo stesso.
Ce l’avresti fatta comunque… e io - ridacchiò, ma fu una risatina carica di
amarezza - non avrei dovuto - deglutì - pensare che fosse colpa mia, ogni
volta che… ti vedevo abbracciato a lei… Non avrei dovuto pensare, ogni volta,
che in fondo me l’ero cercata.
Finalmente,
alzò lo sguardo verso di lui che al contempo ricambiava con espressione
indecifrabile.
Ron
fece per dire qualcosa, ma lei fu più veloce - Non l’ho fatto perché non avevo
fiducia nelle tue capacità, Ron… - disse. Il suo tono era deciso, ma Ron poté
scorgervi una sfumatura di… timore e questo gli provocò una stretta allo
stomaco - L’ho fatto semplicemente perché…
volevo essere sicura che avessi ciò che, sapevo, meritavi. Ma se potessi
tornare indietro… se potessi, non lo rifarei.
Si
morse le labbra, incrociando lo sguardo azzurro di Ron.
Notando
che lui non diceva nulla, lei abbassò di nuovo lo sguardo.
Sapeva
che se glielo avesse detto, lui si sarebbe arrabbiato.
Lo
sapeva.
Ma era
anche consapevole del fatto che lei stessa aveva pagato per quell’errore, forse
anche più di Ron.
Ed era
stato per quel motivo che non ne aveva mai parlato, in quegli anni: sapeva che
era scorretto non confessare, ma d’altra parte lei aveva già scontato la sua
punizione.
Ora
che la cosa era venuta fuori, sarebbe stata punita di nuovo, perché Ron si
sarebbe arrabbiato…
E lei
non avrebbe potuto farci nulla, ancora, perché se l’era cercata, ancora…
Era
così assorta da quei pensieri che a malapena si accorse che Ron l’aveva presa
per i fianchi e appoggiato le sue labbra alla fronte di Hermione.
- Ecco
perché ci sei sempre stata tu, solo tu… - disse Ron a fior di pelle,
incrociando le braccia dietro la schiena di lei.
Confusa,
Hermione puntò le braccia sul petto di lei, allontanandosi un tantino per poterlo guardare - Non… non sei
arrabbiato? - chiese, inarcando le sopracciglia scure.
- No -
disse lui, semplicemente.
- Ah -
Hermione parve confusa - E perché no?
-
Dovrei esserlo?
- Bè…
credo di sì! - disse lei, spontaneamente. Lui continuava a guardarla con un
sorriso divertito.
- Non
pensi che il sapere che hai confuso quell’idiota pompato di un McLaggen
per favorire me, mi faccia sentire più orgoglioso del fatto stesso di essere
entrato nella squadra?
- Oh -
fece, Hermione, confusa. Allentò la pressione delle braccia contro il petto di
Ron, tornando a farsi abbracciare in modo più rilassato.
Lui le
posò un bacio sulle fronte ed Hermione percepì le labbra carnose di Ron
distendersi in un sorriso - Avrei barattato il semplice sapere che tu avresti
fatto una cosa del genere per me… che avresti infranto la “legge”… con il mio
posto in squadra, in qualsiasi momento, Hermione - lei non poteva guardarlo in
faccia, ma sapeva con sicurezza che lui era arrossito.
Ron
strusciò le sue labbra contro la fronte di Hermione, lasciando che i suoi
capelli gli solleticassero il viso, poi scese a posargli un bacio sul naso.
Hermione
alzò il viso verso di lui, decidendosi a circondargli il collo con le braccia -
Quindi non sei arrabbiato - disse, ancora un tantinello dubbiosa.
Lui
ridacchiò, chinandosi a lasciarle un altro bacio sul naso prima di risponderle
- No, non lo sono. Parola di Grifondoro. Hai intenzione di chiedermelo ancora
dodici milioni di volte o passiamo subito al Veritaserum? - scherzò lui.
Lei
rise, sentendo che il peso che le si era creato al centro del petto si stava a
poco a poco sciogliendo.
Si alzò
sulle punte per avvicinare le loro bocche - Un Imperio sarebbe più rapido ed
efficace.
Ron
fischiò, appoggiando le sue labbra a quelle di lei - Qualcuno ci sta prendendo
gusto ad infrangere le regole, vedo. Molto, molto male.
Hermione
nascose un sorriso - Scemo… - e molto gentilmente, Ron l’aiutò a guadagnare
qualche centimetro, sostenendola con le braccia, per mettere fine alla corsa
delle loro bocche che si rincorrevano ormai da diversi minuti.
O
farsi anni…
*
-
Pensi che prima o poi si decideranno a tornare? - chiese Hermione, guardando l’orologio.
Ron
fece spallucce, trangugiando il terzo bicchiere di thè - Staranno ancora
cercando il signore canterino - disse, ridacchiando.
Hermione
gli diede un pugnetto sul braccio - Non c’è nulla da ridere, Ronald! - poi, però,
gli sorrise.
- E va
bene - fece Ron, alzandosi a malincuore dal divano, dopo aver schioccato ad
Hermione un bacio sul collo - Vado a cercarli, così gli dico di mettere via i
giubbotti antischiantesimi per stasera.
Con
passo deciso, si avviò verso l’uscita secondaria di casa Granger, ma un attimo
prima di uscire, si voltò, pensieroso.
- E
quindi quel fricchettone di McLaggen ci ha provato con te, eh? - disse,
la fronte corrugata. Spalancò la porta e scosse la testa - Io a quello gli
spezzo le gambe.
Si
chiuse la porta dietro, mentre Hermione si lasciava sfuggire un sorriso.
Avrebbe
dovuto solo tenere Ron lontano da Cormac per la successiva decina d’anni… e non
ci sarebbero stati altri problemi.
Vi avevo promesso il capitolo più allegro e il capitolo più allegro è
arrivato (con ritardo, ma è arrivato! L’idea di cercarmi una beta si sta
facendo sempre più concreta).
Ovvio che l’ “allegro” è in confronto al capitolo precedente, non in
relazione al concetto tradizionale di allegria.
Va bene, la smetto.
So che è un capitolo leggero e scherzoso… per il prossimo ho in mente
qualcosa di più “sostanzioso” e credo che sfrutterò un’idea che mi è stata
suggerita! ;)
Come avrete capito, Hermione si sente responsabile del fatto che, a causa
dell’incantesimo che ha fatto a Cormac, Ron è entrato nella squadra, ha vinto
la partita e si è messo con Lavanda (detto in parole povere).
Non so se si capiva molto il ragionamento dalle parole di Hermione o.O
Chi di voi pensava che, una volta scoperto che Hermione aveva “boicottato”
i provini, Ron si sarebbe arrabbiato come una bestiolina selvatica, alzi la
mano!!
Comunque, continuate a suggerirmi momenti che vi piacerebbe leggere, li
accolgo a braccia aperte!
Se ne avete piacere, potete trovarmi fu face book (il link è nella mia
pagina autore).
Un abbraccio fortissimissimo!!
PS: Ragazzi, mi avete stupito! Quasi tutti siete riusciti ad individuare il
pezzo ripreso dall’altra mia storia che, confermo, è “Ma il cielo non cade”.
E io che pensavo di fregarvi… xD
Titti