_SECONDO CAPITOLO_
Era
arrivato il momento della partenza.
Eravamo
rimasti ancora ancorati al porto un paio di ore: in cui ne, io ne la delegata della regina ci eravamo rivolti
Era ormai sera quando il tutto si era calmato. In giro per la nave vidi solo
Siry correre come suo solito con chiavi e cassette dei ferri per sistemare
qualcosa; e il Tenente Addams che ammirava il cielo. Alzai lo sguardo e vidi
delle balene azzurrine che ci sorvolavano lentamente, quasi senza sfiorare la
nave per paura di romperla. Erano: animali mastodontici, ma
innocui, se non li attaccavi per qualche motivo. Il cielo fortunatamente era
limpido e puntellato di stelle fredde e argentee. Ecco perchè amavo quella vita
da marinaio di cielo: quello spettacolo che dalla Terra non si poteva vedere
così limpido, così pulito, un cielo pieno di libertà e speranze. Sentii d'un
tratto il richiamo di Bart dalla ricetrasmittente portatile che avevo fissata
alla cintura dei jeans...
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Fegato di balena? Quella donna si che aveva senso dell'umorismo, e anche
coraggio a mollare quel genere di cibo con a bordo
degli ospiti importanti come la delegata della Regina e il suo piccolo seguito.
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E sentii la risata divertita di Bart, che poi chiuse il collegamento. Fuggii
verso il ponte di poppa, che dava dietro la nave, e vi trovai Siry che mi
raggiunse con una scatoletta in mano.
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Mi disse masticando il suo solito pezzo di liquirizia, e dandomi la scatoletta
di metallo, che aprii e vi trovai dentro due tramezzini.
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Le scompigliai i capelli come sempre. Era il mio modo per dimostrarle il mio
affetto, anche se in passato, in un certo periodo era stato anche un segno per
dimostrarle altro. Poi lei mi diede una leggera gomitata...
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E indicò un punto del ponte, su cui vi era poggiata alla fiancata di ferro, la
figura della ragazza ospite.
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E mi fece un occhiolino, e la sua famosa mossa dell'uno-due di boxe per
prendermi in giro. Anche se, sapeva davvero tirare di boxe. Sbuffai e andai da
lei; mentre Siry vide Julian e gli andò dietro: era visibile che era innamorata folle, anche se non lo dava a vedere, e faceva
sempre il maschiaccio con tutto e tutti. Arrivato dalla tipa la guardai.
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Lei alzò lo sguardo dal pavimento e mi guardò. Era raggelante e non mi salutò:
bell'inizio dissi tra me e me. Poi mi avvicinai a lei, e mi poggiai alla parete
che dava sul cielo. Tirai fuori dalla scatoletta di metallo un tramezzino.
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La ragazza prese il panino e mormorò un "grazie"
e io abbozzai un sorriso, prendendo il mio e cominciai a mangiarlo. Dopo un pò
sentii la sua voce.
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Mi voltai e
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Le dissi alzando lo sguardo al cielo. Non vi era una nuvola, e il vento
soffiava dolce e portava una brezza profumata e fresca; che faceva gonfiare le
vele e la trasportava lungo la rotta giusta, senza bisogno di tutti e due i
motori che vi si trovavano nel profondo dello scavo. La ragazza alzò lo sguardo
verso il mio stesso punto, e io le allungai una mano...
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Lei guardò la mia mano, e la prese in una sua stringendomela.
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Le nostre mani si staccarono e ci guardammo per quasi un minuto negli occhi.
Poi si sentii un forte ruggito. Alzai di scatto lo sguardo...
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Chiese Cora guardandosi intorno, con occhi meno sicuri, e un
pò agitata...
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Dissi io in tono gelido e molto profondo. Il ruggito ci invase di nuovo, ma fu
più potente del secondo: quindi significava che non distava molto dalla nave. Infatti venni raggiunto alla ricetrasmittente dalla voce di
Julian...
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Presi in mano la radiolina dalla cintura, e corsi verso il ponte di prua, e
guardai il buio davanti a me.
<<è solo?>>
La voce di Julian fu decisiva, anche se io continuavo a scrutare la direzione
che più o meno avevo capito.
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Cora mi raggiunse e fece in tempo a vedermi indietreggiare verso la porta che
dava alla cabina centrale della nave. Dove uscì Elza una dei macchinisti, che
mi diede tra le mani una lunga tavola da snowboard con la punta liscia e
arrotondata. Non avevo molto tempo: i ruggiti si stavano facendo sempre più
frequenti, e la nave prese a tremare. Il vento si stava facendo più difficile,
mentre si udiva l'allarme della nave suonare forte. Presi un grosso respiro e
corsi verso
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Sentii urlare Siry e Bart insieme: quando mi videro risalire dal buiom, e dal
silenzio della notte. Mi voltai: li vidi tutti sul ponte di comando. Dalla
tasca estrassi una specie di penna, a cui schiaccia un piccolo pulsante: con un
piccolo "clack" si allungò; divenendo una grossa falce dalla lama
argentata e dal bastone nero, con fiamme argentate lucente.
Poi virai la tavola con le gambe, e il motore aumentò di potenza verso i
ruggiti. Dopo un paio di minuti di volo veloce, arrivai al punto in cui il
radar della nave aveva segnalato l'ostacolo. Ma non vi era nulla.
Intanto sulla nave...
Nel momento in cui Klonoa Hawkins si era buttato dalla prua; mezzo equipaggio
aveva abbandonato la sua postazione, per ammirare lo spettacolo che stavano per
vedere e sentire. La nave si stava avvicinando all'ostacolo alla velocità del
vento: quindi non avrebbe avuto impatti pericolosi, o bisogno di manovre di
emergenza. L'unico che era rimasto al suo posto nella cabina di comando, era
Marlin Nemo. Era calmo: con occhi freddi e pazienti, stava osservando il tutto
dalla grande finestra tonda, che dava sulla prua e su tutti i vari punti della
nave. Che solo lui poteva vedere: dato che il suo sedile era il più alto di
tutti, e stava su un pavimento di legno sospeso da cui era possibile
raggiungerlo tramite una scala. Intanto sul ponte, regnava l'agitazione, ma
anche l'eccitazione.
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Il professor King si rimise a posto gli occhiali da secchione sul naso, e
guardò
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Intanto Cora che si trovava vicino a Siry, si stava chiedendo cosa stava per
capitare. Quel ragazzo gli era parso uno strano individuo fin da subito; ma
quando lo vide buttarsi giù dalla nave il suo cuore si arrestò per un secondo
che le era parso un'eternità. Ma quando Klonoa riemerse dal cielo oscuro
riprese quasi il controllo; e ora guardava il ragazzo sospeso in aria, che aspettava
qualcosa che lei non capiva.
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Le dissi Siry con tranquillità e sicurezza, continuando a masticare il suo
bastoncino di liquirizia.
Non riuscivo a capire dov'era finito. Mentre indietreggiavo per avere una
visuale più aperta sul posto, sentii qualcosa che mi soffiava contro. Era
qualcosa di caldo; poi un ringhio forte mi fece scattare in avanti, e girarmi
verso la cosa velocemente. Era un dragone marino: di colore giallo e con occhi
rossi sangue.
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Gli dissi, prima che quello mi si buttasse addosso ruggendo e mostrandomi
denti, e lingua lunga biforcuta.
Mi feci inseguire, per non averlo accanto al momento dell'attacco finale. Ma,
lui mi stava alle calcagna, e per allontanarlo: gli tiravo fendenti con la
falce che a volte lo ferivano, a volte no. Poi vidi una via di fuga: un cumolo
di nuvole grigie. Mi ci fiondai dentro con un colpo al motore dello snowboard;
sparendo ai suoi occhi. Mi bloccai, e mi voltai verso di lui.
ll dragone mi stava cercando disorientato. Era arrivato il
momento giusto. Uscii dal cumolo di nuvole, mentre fu distratto dall'arrivo
della nave, e gli balzai sopra il collo con
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Sibilò la voce del Tenente Addams, che mi guardò schifato, e io feci lo stesso.
Mentre scesi dallo snowboard e andai verso la scala che dava alle cabine
dell'equipaggio...
Continua...