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Autore: Franky91    03/03/2011    3 recensioni
Kagome e Inuyasha... incontrarsi ancora oppure separati per sempre?
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Arrivederci o Addio?

Quando si staccarono per riprendere fiato, Inuyasha strinse a sé Kagome, la quale non riusciva a trovare le parole per spiegare al grande amore della sua vita perché doveva partire, perché dopo tanto tempo avessero solo un misero giorno per stare insieme.

“Inuyasha … “, sussurrò la ragazza, appoggiata al petto del mezzo demone, “domani parto perché … perché mio nonno è molto malato”, l’aveva detto, ma aveva sentito che il corpo di Inuyasha si irrigidiva.

“Tuo nonno? Ma cosa è successo in questi tre anni? E perché devi partire pure tu?”, la voce di Inuyasha era strana.

“Devo partire pure io perché sono l’unica che ha parlato con il dottore che lo può curare e che si trova …”, Kagome stava per scoppiare nuovamente a piangere, pensare al nonno disteso su un letto d’ospedale, incapace di muoversi, le metteva addosso una tale tristezza che però non riusciva ad eguagliare quella che provava per doversi nuovamente separare dall’hanyou.

“Dove si trova?”, la sollecitò Inuyasha.

“In … in Italia”, lo disse tutto d’un fiato e poi nascose il viso nel collo del mezzo demone.

“Quindi … quindi parti … per … per andare in Italia”, quando Kagome sollevò il volto per guardare Inuyasha in faccia, vide i suoi dolci occhi dorati diventare più chiari e lucidi.

La ragazza sollevò una mano e poggiandogliela sulla guancia gli accarezzò il viso.

“Si, vado in Italia, però tornerò. Adesso ho un motivo molto più profondo di un pozzo non funzionante per tornare”, confessò Kagome, anche lei con gli occhi lucidi.

“Per quanto tempo starai via?”, chiese Inuyasha, non voleva che lei partisse. Non adesso, ma aveva poco tempo per dirle quello che provava, per esprimerle tutto il suo affetto, il suo amore.

Si, perché si era innamorato di lei, quando accadde non lo sa, ma si era reso conto che senza di lei la sua vita non aveva più senso, erano solo giornate vissute in funzione di altri, non per soddisfare se stesso e rendere orgoglioso la persona da lui amata. Kagome non era con lui quando aveva capito che quel sentimento che li legava era molto di più di una semplice amicizia, il pozzo si era chiuso da tempo quando tutto gli era diventato chiaro, quando pensare a lei lo rendeva così triste che aveva voglia di piangere, di urlare, di sfogarsi con qualcuno.

“Ancora non lo so. Tutto il tempo che servirà, purtroppo non sono molto convinta che mio nonno possa guarire, ma devo tentare, se non lo faccio mi sentirò in colpa per non averlo aiutato abbastanza, come lui ha aiutato me ad affrontare tutto questo tempo senza di te. Glielo devo, mi capisci?”, la ragazza interruppe i pensieri di Inuyasha.

Allora anche lei aveva sofferto come soffriva lui; quindi è possibile che il suo sentimento fosse corrisposto?

“Kagome, devo dirti una cosa, e devo farlo adesso, finché sono in tempo”, disse seriamente l’hanyou.

“Ti ascolto Inuyasha, cosa devi dirmi?”, rispose Kagome, era perplessa, lo sguardo che aveva Inuyasha lo aveva visto solo una volta, e quella volta stava guardando Kikyo. Possibile che i suoi sentimenti fossero cambiati durante quel periodo di lontananza forzata?

“Ehm … Non so da dove cominciare. Kagome,” mentre pronunciava queste parole, il mezzo demone fissava con i suoi occhioni dorati Kagome, “ Mi sei mancata da morire. Non so cosa sia successo, però questi tre anni senza di te, per me non sono stati vita, era come se fossi un involucro, un burattino che andava avanti nella speranza che quel benedetto pozzo mi permettesse di raggiungerti, di stringerti ancora tra  le mie braccia. È stato atroce, era come se ti avessi perso per sempre, invece, adesso che tutti i miei desideri si sono avverati, non riesco a dirti quanto tu sia importante per me …”, durante tutto questo discorso, lo sguardo del mezzo demone si era abbassato.

“Inuyasha, per me è stata la stessa identica cosa, avevo paura di averti perso per sempre e rimpiangevo solo di non averti detto quello che provo per te. Io … io ti …. Io ti amo, Inuyasha. E questo sentimento che mi porto dentro, in tutto questo tempo è aumentato, per questo sono così triste all’idea di doverti lasciare di  nuovo, e non sapere quando tornerò …”, Kagome in questo lasso di tempo aveva fatto in modo che Inuyasha la guardasse negli occhi, lei aveva compreso che cosa l’hanyou voleva dirle, ma con lui era meglio aspettare che finisse di parlare, non voleva litigare con lui proprio ora.

“Ka … Kagome … anche io … anche io ti amo”, Inuyasha non riusciva a crederci, lo aveva detto, glielo aveva detto e in quel preciso istante si sentiva euforico. Era la prima volta che pronunciava quelle tre piccole parole che racchiudevano un sentimento così forte che aveva anche superato un distanza incredibile.

Kagome era felice, finalmente glielo aveva detto e aveva scoperto che era ricambiata, si gettò tra le braccia di Inuyasha e lo baciò, stavolta però il bacio era qualcosa di estremo, era possessione, sapere che l’altro ti ha donato il suo cuore, che niente potrà mai spezzare questo sentimento. In quel forte impeto di passione, Kagome attirò Inuyasha sul letto, lo strinse a sé accarezzandogli i lunghi capelli, giocando con le sue orecchie, così carine. Voleva che il tempo si fermasse, che permettesse loro di averne ancora, perché quello che avevano non era sufficiente.

Inuyasha era totalmente travolto da quelle intense emozioni che stava provando, Kagome lo trascinò sul letto, senza staccare le labbra dalle sue. L’hanyou le accarezzava la schiena, la stringeva ancora di più, quando le loro labbra si staccavano, Inuyasha non permetteva alle sue di allontanarsi dal corpo della ragazza.

Quando Kagome cominciò a giocare con le sue orecchie, lui sorrise; non aveva mai permesso a nessuno di farlo, quella ragazza lo aveva cambiato totalmente, quella parte del suo corpo l’aveva sempre considerata una debolezza, ma lei riusciva a renderla una parte speciale, si sentiva bene, quando lei gli toccava le orecchie da cane che aveva, lui era felice, perché era lì che voleva stare.

“Continua, mi piace da morire quando me le tocchi”, disse a Kagome, sentendo che le sue mani si allontanavano dalle orecchie, “per favore, non smettere”, sussurrò Inuyasha.

Kagome non riusciva a credere alle sue orecchie, Inuyasha non aveva mai permesso a nessuno di compiere quel gesto, e allora perché lei poteva? Quando lo aveva fatto, lui si era arrabbiato, lo considerava un punto debole, un qualcosa che non voleva che ci fosse. Ma adesso le chiedeva di continuare, che cosa era successo al suo Inuyasha?

“Va bene così?”, chiese lei, massaggiandogliele.

“Si …. Così, che sensazione meravigliosa”, sospirò il mezzo demone.

Mentre Kagome era intenta a massaggiargli le orecchie, Inuyasha esplorava con le labbra ogni centimetro del corpo della ragazza che riusciva a raggiungere.

‘Vorrei solo che questa notte non finisse mai, ma per nostra sfortuna è inevitabile che finisca. Non voglio, non voglio che lei parta, che mi lasci nuovamente solo …. Ma come faccio? Se parto con lei sarebbe un problema, ma se lei restasse qui, sarebbe la stessa identica cosa. Allora è inevitabile per noi separarci ’, tutto questo Inuyasha lo pensava, solo perché quei teneri momenti passati con lei non finissero così presto.

“Inuyasha?”, disse la ragazza. “Mmm ….”. “Credo che dovresti andare per evitare che Miroku distrugga tutto o svegli con la sua voce il villaggio …”, quelle parole le facevano male, ma non era possibile evitare di dirle. “Non voglio … Non voglio lasciarti …. Non voglio che tu parta …”, rispose Inuyasha, stringendola nuovamente a sé.

“Purtroppo è inevitabile, però ci sarebbe una soluzione …”, propose Kagome.

“E quale? Come faremo?”, chiese curioso il mezzo demone.

“Beh, questa casa rimarrà alla mia famiglia, però la posta giungerà lo stesso … quindi … è possibile tenerci in contatto, anche se non ci sarà possibile vederci”.

“Kagome … “, Inuyasha non sapeva che dire. Si era ripromesso che se il destino voleva che loro si separassero, lui l’avrebbe lasciata andare, ma adesso come poteva farlo? Come poteva lasciare che l’unica persona che avesse mai amato così intensamente uscisse dalla sua vita?

Non sapendo cosa rispondersi, abbracciò Kagome, solo per nascondergli il dolore che altrimenti lei avrebbe letto nel suo sguardo.

“Kagome …. Vorrei …. Vorrei che questo momento non finisse mai …”, sussurrò Inuyasha con la voce rotta dal dolore.

Kagome gli accarezzava i capelli. “Neanche io vorrei … ma è inevitabile …. Non è una cosa che possiamo controllare. Vorrei restare qui e ritornare nell’epoca Sengoku, ma non mi è possibile, almeno non adesso”, sussurrò lei, mentre affondava il viso nel collo dell’hanyou. “Però adesso devi andare, mi costa molto dirlo, ma devi …”, calde lacrime cominciarono a rigare il suo volto.

“Lo so. Stasera ti troverò qui?”, chiese il mezzo demone.

“Non lo so. Probabilmente si”, rispose lei incerta.

“Allora ci vediamo stasera. Mi mancherai tanto …”, Kagome non lo lasciò finire, non voleva che quel momento diventasse un addio, così gli poggiò un dito sulle labbra.

“Tranquillo, ti scriverò, te lo prometto … ma adesso vai, non rendiamo tutto più difficile di quanto non sia già”, la sua voce era spezzata dalla tristezza.

Inuyasha la salutò con un ultimo bacio, poi silenzioso come era entrato se ne andò.

Kagome rimase sul letto, in lacrime. Sapeva che non si sarebbero rivisti quella sera. Lei sarebbe partita a mezzogiorno, aveva già tutto pronto, ma adesso aveva un’ultima cosa da fare. La più dolorosa.

Incerta sulle gambe, si alzò e si diresse alla scrivania, sicura che non sapeva ne se e ne quando avrebbe rivisto il so unico amore, si accinse a scrivere una lettera. Certa che lui l’avrebbe trovata subito.

Prendendo tra le mani tremanti un foglio di carta, cominciò a scrivere. Le ci vollero tutte le energie che aveva in corpo per mettere giù quelle parole così difficili da tirare fuori, così dolorose. Sarebbe stata quella lettera la prima di una lunghissima serie, ma la più penosa.

Finita di scrivere, la mise dentro una busta e scrivendo all’esterno il nome del suo amato Inuyasha, la poggiò sul letto appena rifatto.

Si diresse in bagno e dopo essersi lavata, scese per preparare la colazione, quel giorno sarebbe stato l’ultimo che avrebbe passato in quella casa prima di non si sa quanto. Finita la colazione, uscì fuori e andò nel tempietto con il Pozzo Mangiaossa. Si sedette come aveva fatto il giorno precedente e disse.

“Perché proprio adesso. Perché ora, solo per farlo soffrire di nuovo, la nostra sofferenza non era abbastanza? Perché? Perché hai esaudito il mio desiderio solo adesso? Solo perché lui mi vedesse partire?”, continuò così fino a che non si appoggiò del tutto al pozzo e le sue lacrime  caddero all’interno di esso.

Poi uscì, raggiunse la sua famiglia e con un taxi giunsero in aeroporto.

Inuyasha era tornato nell’epoca Sengoku, il suo sguardo era malinconico, ma vi era una scintilla che brillava nel suo sguardo, solo perché quella sera l’avrebbe rivista, forse per l’ultima volta.

Andò alla capanna di Miroku e lo trovò intento a giocare un po’ con le sue figlie. Era davvero una bella immagine.

‘Come vorrei che potesse accadere lo stesso tra me e Kagome ‘, pensava il mezzo demone mentre osservava la famigliola felice.

Miroku notò che l’amico stava davanti la porta.

“Ehi, Inuyasha, ma che ti è successo? Ti sei ancora appisolato dentro il pozzo?”, nella sua voce vi era un po’ di malizia.

“E tu come fai a sapere che sono stato al pozzo?”, l’hanyou era irritato.

“Beh, veramente lo sanno tutti!”, rispose Miroku mentre si alzava e si avviava verso la strada che li avrebbe condotti al villaggio vicino dove vi erano dei problemi con dei demoni.

“oh, no …” sussurrò Inuyasha.

“Ma che dici. Tutti si sono accorti di quanto ti manchi Kagome. Però stai tranquillo, la rivedrai, stanne certo. Non credo che il pozzo rimarrà chiuso per sempre”, disse l’amico per consolarlo.

Inuyasha arrossì lievemente, ripensando a quei baci che si era scambiato con Kagome proprio la sera precedente.

“Si, penso che la rivedrò presto …”, disse lui, sicuro delle sue parole.

“Inuyasha? Ma che dici?”, interruppe Miroku la sua esclamazione.

“Io? Niente, niente. Andiamo? O torniamo domani mattina”, disse Inuyasha cercando di mettere fretta al monaco.

La giornata passò in fretta e Inuyasha non vedeva l’ora di riabbracciare la sua dolce Kagome, ma ….

Kagome intanto era sul volo che la stava portando lontanissimo da Inuyasha. Sapeva che quella lettera non sarebbe bastata, ma non poteva fare altro che attendere fino a quando non gliene avrebbe potuta spedire una. Provava rancore, perché il pozzo che non aveva permesso loro di dichiararsi prima, e li aveva separati per un tempo che era parso interminabile, aveva deciso proprio in quel momento di farli rincontrare e capire quanto si amassero?

Con questi pensieri, Kagome osservava fuori dal finestrino dell’aereo. Quei pensieri erano tristi, malinconici, ma lei non riusciva a non pensare ad altro ed inevitabilmente il suo sguardo divenne sfuocato e i lucciconi cominciarono a scorrere e rigare le sue guance.

‘Inuyasha, quanto vorrei che fossi qui con me. Mi dispiace di averti mentito. Io sapevo che non ci saremmo rivisti oggi, lo sapevo e me ne dispiace da morire ‘.

La madre di Kagome, seduta al suo fianco, si accorse delle lacrime della figlia.

“Kagome, ma che ti succede?”, chiese la signora Higurashi.

“Ho rivisto Inuyasha … Anf … anf … e adesso sono stata costretta a lasciarlo ancora”, lo disse scoppiando a piangere e appoggiandosi alla spalla della madre.

“Piccola mia, ma quando lo hai visto? Sono tre anni che non si fa più vedere”.

“Mamma, non l’abbiamo più visto perché il pozzo si era chiuso. Poi ieri sera si è magicamente aperto e … e … Inuyasha è spuntato dalla mima finestra”, Kagome non riusciva a fermare quel pianto disperata che aveva trattenuto a lungo.

“Non fare così, mi hai detto che questo medico è in grado di dirci precisamente che cosa ha il nonno, e hai anche sottolineato che aveva qualche cura che funziona e che avrebbe guarito il nonno in breve tempo. Quindi stai tranquilla, vedrai presto Inuyasha”, tentò di consolarla la madre.

“Mamma, che ore sono?”, chiese la ragazza.

“Le nove, fra un paio d’ore dovremmo atterrare, perché me lo chiedi?”, la voce della signora Higurashi era cambiata.

“Perché è probabile che in questo momento, Inuyasha abbia trovato la lettera che gli ho lasciato”, detto questo, Kagome riprese il suo pianto, doveva sfogare tutto il dolore.

Infatti, Inuyasha era nella stana di Kagome, aveva trovato tutto al buio.

“Perché non c’è nessuno?”, chiese il mezzo demone alla casa vuota.

“Aveva detto che sarebbe stata qui”, deluso.

Si guardò intorno, quella stanza emanava fortemente l’odore di Kagome, la tristezza prese il sopravvento sulla delusione che provava per non averla trovata.

Si avvicinò al letto quando vide in controluce una busta. La prese e lesse sul frontespizio di questa il suo nome.

‘No. È già partita. Perché?’, pensò Inuyasha mentre stringeva quella lettera al petto e si distendeva sul letto dove la sera prima aveva tenuto la ragazza tra le sue braccia.

 

  
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