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Autore: Josie Walking_Disaster Vengeance    04/03/2011    4 recensioni
Da dietro l’angolo, Brian, vide un ragazzino correre mezzo sfiatato verso il giardino di casa sua con dietro altri tre ragazzi più o meno della sua età, che se la ridevano di gusto e gli correvano dietro.
“Vai Baker corri!”
“Più veloce o ti raggiungiamo!”
A quelle parole, Brian vide il ragazzino strizzare gli occhi e con enorme sforzo correre più veloce. Una volta svoltato l’angolo arrivò davanti al cortile di casa sua e si nascose dietro un cespuglio, quasi ritrovandosi in mezzo ai rovi per paura di essere scoperto.
[Synacky]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quando quella mattina si svegliò, Brian, non aveva fame e non scese a colazione. Avvenimento epico. Di solito di prima mattina era talmente affamato che sua madre e suo padre dovevano scendere prima di lui per fare colazione o non avrebbero trovato più niente.
Aveva lo stomaco chiuso e si sentiva agitato, mentre controvoglia metteva i libri nello zaino e se lo caricava in spalla.
Suo padre si offrì di accompagnarlo, ma non conoscendo i ragazzi della scuola non sapeva cosa avrebbero pensato di uno che si fa accompagnare fino davanti alla scuola dai genitori e rifiutò. Si odiò e insultò mentalmente per aver pensato una cosa del genere. Da quando in qua gli importava di quello che pensavano gli altri?
Ma era talmente assetato di amicizie che decise di non pensarci e comunque non voleva fare la figura del classico figlio di papà che arriva con un mega macchinone da Dio solo sa quanti  dollari, che la ditta di suo padre gli aveva regalato insieme alla promozione. E se c’era qualcuno che lo avrebbe apprezzato solo per quel motivo non era assolutamente interessato a diventargli amico.
Scese in strada e decise di fare il giro più lungo per prendersela con calma. Era insolitamente in anticipo.
Passò per la spiaggia, le mani in tasca e lo sguardo basso.
Sembrava più un condannato al patibolo che un ragazzo al suo primo giorno nella nuova scuola. Ma la differenza in fondo non era molta…
Arrivare in una scuola al terzo anno e in cui tutti già si conoscono è più una missione suicida che altro.
Appena svoltò l’angolo e la vista dell’edificio scolastico gli si aprì davanti sentì una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco ed emise uno strano lamento, somigliante a un gemito di disperazione e frustrazione.
 Si fermò davanti al cortile immobilizzandosi davanti all’edificio, prese un gran respiro ed entrò.
Si avviò verso la segreteria fra il corridoio già gremito di studenti, prendendosi spallate e spinte e, di conseguenza, anche qualche insulto. Ed era li solo da due minuti. Un record.
Una delle ragazze alla segreteria gli consegnò il suo orario: prima ora trigonometria. Brian sbuffò. Quale modo migliore per cominciare un lunedì mattina?
Si avviò verso l’aula trascinando i piedi. Arrivato trovò la porta già chiusa e sbirciando dalla finestrella di vetro poté vedere il professore che aveva già cominciato la lezione.
Era uscito di casa con una buona mezzora di anticipo, come diavolo aveva fatto ad arrivare comunque in ritardo!?
La sua strategia era quella di entrare per primo e mettersi in uno dei banchi agli angoli più lontani e remoti della classe in modo da apparire più invisibile possibile. A quanto pare la sua strategia se ne era andata allegramente a farsi fottere!
La prima reazione fu quella di voler fuggire a gambe levate. Ma Brian Haner non era un codardo e non sarebbe scappato, si ripeté nella mente almeno venti volte prima di decidersi a bussare ed entrare.
Il professore smise subito di parlare e lui si ritrovò con una ventina di teste tutte voltate nella sua direzione.
“Si?” chiese l’insegnante da sopra gli occhiali.
“Ehm… buongiorno. Sono Brian Haner, quello nuovo” disse cercando di mantenere un tono sicuro.
Il professore lo scrutò per un istante prima di fargli un cenno con la mano indicandogli un banco in fondo alla classe e dirgli “c’è uno posto vuoto la, Haner, va sederti”
“Grazie” disse stupidamente, mente sfilava davanti a tutti i suoi compagni prima di arrivare al suo banco. Si sentiva già più sicuro li in fondo. Molte teste erano ancora girate verso lui. Chi cercava di osservarlo con una certa discrezione, chi lo fissava palesemente. Brian riconobbe qualche volto visto le giornate precedenti in spiaggia e in giro per la città.
Cominciava a sentirsi troppo osservato quando la porta si aprì nuovamente, attirando l’attenzione di tutti i compagni che finalmente si voltarono.
Ne entrò un ragazzino trafelato, con l’aspetto di chi aveva appena passato gli ultimi cinque minuti a correre.
Brian lo guardò bene e poi gli venne quasi un colpo, riconoscendolo.
“Baker, sei di nuovo in ritardo!” esordì il professore più spazientito che arrabbiato.
“Lo so” rispose ancora con il fiatone “scusi, non mi è suonata la sveglia” disse con un borbottio confuso.
“Va a sederti e vedi di arrivare in tempo la prossima volta” si limitò a dirgli il professore, che non aveva creduto alla scusa.
Lui annuì e si fece cupo.
Quando si voltò la prima cosa che vide fu il viso di Brian, che dire che fosse felice di averlo ritrovato proprio li, nella sua nuova classe, sarebbe dire un eufemismo.
“Brian” disse bloccandosi appena lo vide.
Brian sorrise a trentadue denti, troppo felice per la grandissima botta di culo che aveva avuto per la prima volta da tempo.
“Lo conosci?” chiese il professore a Zack.
“Più o meno” gli rispose lui.
“Allora vatti a sedere vicino a lui così potrai aiutarlo se ha bisogno di qualcosa. Ryan fai mettere Baker al tuo posto” disse rivolgendosi a un ragazzo massiccio che era seduto nel banco affianco a Brian.
Zack si avvicinò con aria quasi timorosa mentre il suddetto Ryan sbuffava raccogliendo i suoi libri, evidentemente non troppo contento che dall’ultimo banco avrebbe dovuto passare alla prima fila.
Lanciò uno sguardo di fuoco a Zack, quasi fosse stata colpa sua se aveva perduto il suo posto strategico. Si caricò lo zaino in spalla e quando gli passò a fianco sussurrò a bassa voce “finocchio” facendo arrossire violentemente Zack che strinse le mani a pugno, ma non reagì alla provocazione.
Brian guardò attentamente Ryan e lo riconobbe come uno di quelli che il giorno prima avevano rincorso Zack davanti a casa sua. Si sentì male pensando che se già aveva problemi con quei tizi probabilmente gli stava solo peggiorando la situazione.
Quando Zack si sedette Brian lo guardò come a volergli dire “scusa” ma lui alzò semplicemente le spalle a fargli capire che era abituato, ma aveva comunque un aria ancora turbata.

L’ora sembrava non passare mai e Brian aveva solo una voglia disperata di uscire da quella classe in cui si sentiva imprigionato.
Si voltò verso Zack e lo vide con lo sguardo fisso alla lavagna in cui il professore stava scrivendo una serie di numeri incomprensibili, ma era certo che in realtà non stesse ascoltando. Teneva sempre gli occhi fissi in un punto, con sguardo annoiato.
Brian lo guardò meglio e vide che aveva ancora in viso i segni dei graffi che si era beccato il giorno prima quando si era nascosto e aveva delle occhiaie nere sotto agli occhi. Sembrava tormentato da qualcosa.
Probabilmente quei ragazzi che lo avevano rincorso il giorno prima non gli davano pace e il modo con cui quel Ryan si era rivolto a lui lo confermava.
Brian si chiese cosa mai avrebbero potuto volere da uno che sembrava quasi un bambino indifeso, con quegli occhioni verdi e quello sguardo un po’ sofferente.
Finalmente, dopo quella che parve un eternità, la campanella suonò mettendo fine a quello strazio di lezione.
Brian si alzò e raggiunse Zack al banco di fianco a lui.
“Ciao” lo salutò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
“Ciao” gli rispose lui mettendo i suoi libri nello zaino senza rivolgergli neanche uno sguardo.
Brian rimase leggermente deluso dal tono in cui gli rispose, ma non si fece scoraggiare.
“Che fortuna che sei nella mia stessa classe! Ero giù di morale a sapere che non conoscevo nessuno”
“Già” rispose continuando a sistemare le sue cose nello zaino.
Che diavolo di problema aveva quel tizio? Forse non gli sto molto simpatico, pensò Brian.
“Qualcosa che non va?” gli chiese alzando un sopraciglio.
“Senti” cominciò Zack, guardandolo finalmente in faccia “ti do un consiglio. Se speri anche solo minimamente di avere una qualsiasi vita sociale in questa cazzo di scuola è meglio per te se mi stai lontano” gli disse per poi mettersi lo zaino in spalla e avviarsi verso la porta.
Brian rimase un attimo interdetto dallo scatto d’ira a cui aveva  appena assistito, chiedendosi per quale oscuro motivo non avrebbe dovuto farsi vedere con lui, ma gli andò comunque dietro.
“Aspetta Baker!” disse mettendo velocemente alla rinfusa le cose dentro la zaino.
Lui sbuffò, ma non si fermò.
Brian, mentre cercava di tenere il passo qualche metro dietro di lui, si chiedeva quale diavolo di problema avesse quel piccolo ragazzino psicolabile e per quale motivo sembrava dargli fastidio la sua presenza.
L’aveva quasi raggiunto nel corridoio affollato, quando andò contro un ragazzo, che sembrava più un armadio a quattro ante, e l’urto gli fece cadere lo zaino dalla spalla e tutto il suo contenuto.
Si chinò per rimettere tutto dentro alla bell’ e meglio e quando alzò di nuovo lo sguardo non c’era più traccia di Zack.
Sospirò frustrato e si diresse verso l’uscita, dove l’aveva visto dirigersi.
Uscito all’aria aperta lo vide camminare costeggiando il muro laterale della scuola e non dandosi per vinto Brian lo raggiunse.
“Hey Zack!” urlò quando fu abbastanza vicino. Quello si voltò e sbuffò.
“Mi dici che ti ho fatto?” gli chiese Brian che cominciava a sentirsi offeso.
“Niente te l’ho detto. Forse non ti ha ancora visto nessuno con me, sei ancora in tempo per non fartici vedere”
Brian stava per ribattere per chiedere spiegazioni, quando una voce proveniente dalle sue spalle lo interruppe.
“Oh-oh guardate chi abbiamo qui!”
Brian si girò e riconobbe Ryan con altri tre ragazzi. Quelli del giorno prima. Sempre loro. Cosa diavolo volevano da Zack?
“Ti sei trovato un nuovo amichetto Baker?” Zack non rispose e strinse i pugni assumendo uno sguardo arrabbiato. Se fosse scoppiata una rissa sicuramente non ne sarebbe uscito vivo, piccolo com’era.
“Chi è, il tuo nuovo fidanzato?” lo canzonò un ragazzo biondo affianco a Ryan che fece un gesto verso Brian, facendo scoppiare a ridere gli altri tre.
Il viso di Zack divenne rosso fuoco per la rabbia e l’imbarazzo, le nocche chiuse a pugno bianche per la forza cui stringevano.
“Chiudi quella bocca figlio di puttana” minacciò Zack a denti stretti.
A Brian venne quasi un colpo, pensando che, dopo quello, probabilmente li avrebbero pestati per bene, ma comunque si stupì per il modo con cui li stava affrontando. Solo uno di quelli avrebbe potuto fargli seriamente male anche con una carezza vista la corporatura, almeno il triplo della sua.
Brian assunse un aria preoccupata, quasi impaurita quando quello guardò Zack come se avesse voluto ucciderlo, anche se lui non accennava a tirarsi indietro.
Rimase praticamente paralizzato mentre gli altri si mettevano intorno a loro. Ormai erano circondati.



Josie 182
Wooo secondo capitolo *.* mi stupisco della mia velocità, di solito mi ci vogliono settimane per aggiornare XD quanto sono brava u.u ( eee tantissimo! D: )
Cosa succederà al povero Zacky? Verrà pestato a sangue? D: bah non lo so nemmeno io, vado a ispirazione del giorno XD
Grazie a tutti per aver letto e in particolare a quelle tre anime pie che hanno anche recensito, ovvero Vibeke Vengeance_Sevenfold, friem e Frankie Sullivan GhostVengeance. Grazie mi avete riempito di immensa gioia T___T *piange commossa*
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento u.u Alla prossima! :D

Josie
   
 
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