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Autore: Suicidal_Love    07/03/2011    6 recensioni
Merlino si sedette sulla sommità della collina sassosa con le braccia strette attorno ai ginocchi.
Rovesciò il capo all’indietro e fissò l’immensa volta del cielo, provando un profondo e rassicurante senso di solitudine.
Per un valletto della corte di Camelot, era raro trovare dei momenti dedicati solamente a se stessi, una vera conquista, a dire il vero.
Genere: Comico, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Titolo: ϟ Amore accidentale.

Autore: Suicidal_love

Paring: Arthur/Merlin  è il paring della fanfic centrale, peccato che arriverà pian piano.

Gwaine/Merlin – Arthur/Ginevra (solo per poco se no mi decapito da sola XD) – Lancelot/Merlin (appena accennato) – Lancelot/Ginevra e altri.

Avvertimenti: Slash – Lemon - Tragicomico – Long-fic - SPOILER.

Rating: Per ora arancione, ma poi salirà a rosso.

N.A: Ecco che la Sui torna all’attacco con Merlin.

Sinceramente questa fanfic la metto SPOILER perché per alcune cose tiene conto della terza stagione, ma solo per POCHE cose si intende.

Il resto è tutta mia invenzione .__.” e beh … che dire … sono innamorata del personaggio di Gwaine e ce l’ho a morte con l’asino, però, sempre fedele al Merarthur alla fin fine.

Spero vi piaccia.

So che questo è un banale inizio, ma credetemi è solo l’infarinatura di una situazione più complicata.

Grazie a tutti coloro che commenteranno.

 

AMORE ACCINDENTALE

 

 

 

 

Merlino si sedette sulla sommità della collina sassosa con le braccia strette attorno ai ginocchi.

Rovesciò il capo all’indietro e fissò l’immensa volta del cielo, provando un profondo e rassicurante senso di solitudine.

Per un valletto della corte di Camelot, era raro trovare dei momenti dedicati solamente a se stessi, una vera conquista, a dire il vero.

Erano cambiate molte cose da quando Arthur aveva sfidato apertamente il padre asserendo senza paura di essere innamorato della sua giovane amica, Ginevra.

Vi erano state urla, oggetti buttati contro i muri, minacce di esilio, minacce di morte, ma a nulla erano valsi gli sforzi di Uther quella volta ed allora dopo settimane di litigi aveva acconsentito al fidanzamento trovando, però, in esso un certo vantaggio.

Il suo popolo ora, lo considerava un buon re.

Non più un tiranno, ma un sovrano che pensava non solo agli affari del regno, ma anche un uomo di buon cuore che aveva lasciato che una semplice serva divenisse la donna del principe e forse futura regina.

Merlino fece vagare lo sguardo per il cielo, nuovamente e con voce incerta si rivolse ad esso “Sono un mago” disse assaporando le parole.

Come risposta udì solo il silenzio; allora si rizzò in piedi e ripeté con più forza “SONO UN MAGO” e spalancò le braccia per racchiudere nel suo gesto tutto ciò che poteva sentire dalla natura, dal suo essere.

 

 

Un vento incessante spazzava la campagna di un verde splendente.

Veniva direttamente dal mare, spingendo dinnanzi a sé ammassi di nuvole gravide di pioggia, che si sarebbero alla fine liberate su Camelot.

Ancor prima che la pioggia iniziasse a battere al suolo l’aria era già densa, pesante e ricca d’umidità.

Le felci risplendevano negli anfratti come fiamme smeraldine; i fianchi tondeggianti delle montagne lanciavano improvvisi bagliori; nell’aria si respirava profumo di vita, morte e crescita.

Sotto i cumuli di pietra e i Domen eretti per ricordare i defunti, dentro la cinta difensiva in rovina, nel cuore accogliente della terra ricoperta di muschio, i fantasmi, i caduti della grande purga si agitarono.

Merlino sbatté le ciglia, dalle quali caddero piccole gocce d’acqua che si confusero con le sue lacrime.

Era raro che il giovane mago piangesse e quando lo faceva aspettava per ore che la pioggia nascondesse il suo dolore.

Piangeva, piangeva e sfogava la rabbia, l’amarezza, la delusione e tutti i soprusi che era costretto a subire, ma soprattutto lasciava che il suo cuore si aprisse totalmente all’assurdo destino che gli era stato affidato.

Doveva aiutare quell’asino a essere un buon re, ma non aveva previsto che questo avrebbe portato il suo cuore ad affidarsi nelle mani del biondo principe, che inconsapevole, l’aveva calpestato più di una volta e quel giorno, nel bosco, quando gli aveva confessato di amare con grande ardore Gwen, era riuscito a spezzarlo definitivamente.

Era sbagliato, ne era consapevole, ma non poteva assolutamente fare nulla se non nascondere tutto il suo puro e sincero amore dietro una maschera di finta idiozia e amicizia.

Alla fine, era normale che avesse preferito una donna a lui, peccato che nonostante tutti i suoi ragionamenti puramente logici, era arrivato ad una sola soluzione: lo amava e ciò non cambiava nulla, se non un suo profondo e straziante dolore al petto.

Si asciugò le lacrime mischiate alla pioggia prima di osservare il confine con espressione spenta.

Il richiamo di Lancelot che lo cercava, però, lo scosse dai suoi dolorosi pensieri.

Era venuto a cercarlo.

Aveva dei compiti e il mago se ne era dimenticato per parecchie ore, in cui era stato seduto a riflettere.

Si volse verso l’amico che lo guardò scuotendo il capo.

“Ah! Eccoti sei qua!” gridò vedendolo rigirarsi “non ti fai mai trovare quando qualcuno ti cerca vero?” esclamò allungando una mano sulla sua spalla scrollandolo appena “guardati sei fradicio e gelido Merlino” continuò con dolcezza scompigliandogli i capelli già zuppi d’acqua, come i suoi del resto.

“Sto bene” gli disse in tono rassicurante cercando di nascondere un tremito nella propria voce.

“No Merlino non stai bene” Asserì il neo-cavaliere e il mago sorrise.

Lancelot era l’unico in tutta Camelot, che era al corrente dei suoi sacrifici e sofferenza.

“Andiamo” proferì prendendolo per l’esile polso e rivolgendogli un sorriso rassicurante iniziando a correre con il più giovane verso il cavallo lasciato al riparo sotto alcuni alberi.

Merlino osservando l’amico riuscì a recuperare il buon umore e scoppiò a ridere, seguito subito dall’amico che capendo ogni cosa, si buttò sul moretto buttandolo sull’erba bagnata ed ingaggiando una lotta infantile, ma assolutamente rinvigorente per entrambi.

Perché, i due, soffrivano allo stesso modo.

Il loro cuore era stato spezzato e stavano cercando pian piano di recuperarne i cocci sparsi per ricomporlo.

Forse, con il tempo, il cuore sarebbe tornato integro, magari più forte.

 

 

“Si può sapere dov’eri finito idiota?” chiese ancora una volta alterato il biondo che camminava avanti ed indietro per la stanza, lasciando che il servitore si riscaldasse davanti al caminetto.

“Aldilà dei boschi, sulle colline” rispose nuovamente il servitore non nascondendo una punta di irritazione nella voce.

Il principe alzò lo sguardo su quello di Merlino che sostenne fieramente quella muta lotta.

“Avevi dei doveri da compiere, invece, sei andato alle colline a giocare” quel giocare lo disse con acidità “con un  mio cavaliere, con Lancelot” finì spostando stavolta le sue iridi su quelle del cavaliere che fissava insistentemente terra, non per paura ma per non incontrare la figura di lei, che con grazia sedeva sulla grande sedia in noce, rivestita di morbida pelle d’orso.

“Arthur” sussurrò Ginevra con voce morbida “non hanno fatto nulla di male, stavano solo divertendosi come due amici” esordì nascondendo la gelosia che le attanagliava il cuore ogni volta che sentiva di Lancelot e Merlino.

“Non è questo il punto Ginevra” la interruppe Arthur “ciò che voglio dire è che entrambi hanno dei compiti da svolgere e che in questi ultimi mesi, soprattutto Merlino, li ha trascurati per cosa? Rotolarsi come bambini nel fango, ingaggiando lotte stupide”.

Il mago allungò le mani verso il fuoco e chinò leggermente il capo.

“Mio asino reale” disse, infine, dopo un lungo silenzio “se permettete sono anni che sto dietro ad ogni suo ordine e scusate se in questi mesi ho osato ritagliarmi qualche ora da passare in compagnia di un amico”.

Entrambi si osservarono rabbiosi.

Lancelot sospirò.

Sapeva che Merlino non riusciva a tacere di fronte a certe accuse e sapeva fin troppo bene che il suo principe non prendeva bene certi “affronti”.

“Mio principe, voglio scusarmi a nome di entrambi, abbiamo sbagliato” disse con voce ferma, ma il nulla rispose.

Solo Arthur e Merlino che si fissavano con ostilità.

“Se essere il mio valletto non ti aggrada puoi cambiare occupazione” ringhiò il nobile, ricevendo in risposta un’occhiata indignata e ferita.

“Allora la cambierò asino” asserì rabbioso e amareggiato il maghetto stringendo i pugni lungo i fianchi, prima di ritrovarsi con le spalle al muro e il biondo che lo teneva bloccato “TU NON CAMBI NESSUN LAVORO!” urlò Arthur prima di lasciarlo andare.

“Ora entrambi fuori” esclamò osservando la propria donna che lo fissava rassegnata.

I due se ne andarono e il biondo si lasciò cadere sul letto massaggiandosi le tempie, prima di lanciare un vaso a terra quando da fuori riecheggiò la risata di entrambi.

 

 

Gli uomini si incurvarono davanti al fuoco lasciando che varie canzoni, non troppo cavalleresche, risuonassero per l’aria satura di alcol e puzzo d’uomo, della taverna.

Erano ormai anni che non faceva visita a Camelot, la città che tanto l’aveva affascinato da bambino.

Non aveva un perché il suo tornarci.

Nessuna scusa sentimentale, in effetti, una notte l’aveva sognata e il giorno dopo era partito per quel lungo viaggio.

Ora era solo ad un giorno dalla città ma il suo cuore già fremeva.

Non riusciva a capire il perché, pensò l’uomo, ma sapeva che v’era qualcosa da fare in quel luogo.

Alzò il braccio e si bevve un sorso di Idromele prima che un riso gli partì spontaneo dalla gola, lasciandolo un attimo senza fiato.

Sputò un po’ della bevanda e tossì un paio di volte, lasciando che la giovane sopra lui lo guardasse con espressione lussuriosa.

La mano della donna, rovinata, accolse nel palmo il suo membro stretto nei pantaloni e un gemito uscì roco dalla sua gola.

“Sir Gwaine volete andare di sopra?” chiese lei con malizia, cercando di risultare seducente.

Peccato, che fosse sì carina e ben dotata delle forme giuste, ma non era quella bellezza che tutti decantavano, inoltre era un’oca.

Come aveva potuto credere che lui fosse davvero un cavaliere.

“Ma certo lady Megan” rantolò leggermente brillo l’uomo alzandosi a fatica.

La donna rise e lo tenne un po’ su, riuscendo a fargli compiere due o tre passi più o meno dritti, prima di cadere rovinosamente su un povero ragazzo.

“Mio signore” esclamò questo sotto lui.

Gwaine aprì gli occhi e sorrise sornione “Voi sì che siete proprio una bella fanciulla sapete?” disse biascicando prima di posare le labbra su quelle dello sventurato.

“MERLINO!” si sentì e poi Gwaine vide due occhioni blu e il buio.

 

To Be Continued.

 

 

 

   
 
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