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Autore: whinydreamer    07/03/2011    5 recensioni
«Ci risiamo.» sospirò la donna sconsolata. «Minato, possibile mai che quando vai di fretta non capisci più niente?»
Il ragazzo si limitò a spostare lo sguardo altrove, puntando le iridi chiare sul campanellino causa della sua sconfitta.
«E’ tardi, devo andare…» disse, chiedendole implicitamente di lasciarlo libero.
La donna sorrise e si scostò, lasciandolo rialzarsi.
Minato si passò una mano tra i capelli, pensieroso.
Mi ammazzerà, sicuro.
«E dove dovresti andare?» chiese, facendo la finta ingenua, la donna dalla lunga chioma corvina.
«Come se tu non lo sapessi. Vado dalla figlia degli Uchiha.» dichiarò lui con un semplice sorriso, gli occhi color cielo illuminati.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Contesto generale/vago
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Capitolo III
»● Preparativi, che stress!

«Allora, Mikoto, tua madre ti ha spiegato come funziona la prima notte di nozze, vero?»
Dopo poco che la combriccola Uzumaki era arrivata a casa loro, escluso il capoclan ed il figlio impegnati con gli amici in una festa sorpresa a cui Sasuke non aveva voluto affatto partecipare, Hinata e Sakura avevano trascinato la quasi sposina in una stanza più isolata, al riparo da orecchie indiscrete e di minori, affidando all’uomo il compito di occuparsi dei marmocchi.
Senza farsi pregare, la signora Uzumaki aveva iniziato il discorso e preso parola, seppur con un certo velato imbarazzo, attenta agli atteggiamenti della ragazza.
«Cosa credi Hinata? Con quattro figlie femmine è ovvio che alle più grandicelle abbia dovuto spiegare almeno qualcosa!» brontolò la donna dalla capigliatura rosa, senza contare minimamente la presenza della figlia e scuotendo la testa affermativamente per dare maggiore rilevanza alle sue affermazioni.
«Molto meglio.» sorrise lei. «Stasera avremo meno lavoro da fare e da domani potremo occuparci già dei preparativi.»
Le due donne si sorrisero complici ed estasiate, vogliose di mettersi all’opera.
Oh mamma… queste due fanno paura!
Mikoto le guardava sconcertata.
Aveva un brutto presentimento e più le sentiva bisbigliare, più questo si tramutava in realtà.
Non avranno mica intenzione di organizzare  il mio matrimonio?
Va bene per l’aiuto, grazie centomila volte, ma questo non glielo avrebbe proprio permesso.
All’ennesimo dei risolini delle due donne, che al momento sembravano più due adolescenti alle prese con la prima cotta, la ragazza si diede spazio con piglio deciso, intenzionata ad interrompere il tutto sul nascere. Come si dice, meglio prevenire che curare.
«Ehi, voi due.» le chiamò con tono autoritario ereditato direttamente dal padre. «Si può sapere che cos’avete intenzione di fare?»
Sakura ed Hinata si guardarono ancora e questo irritò tantissimo la discendente Uchiha.
«Vorremmo solo aiutarti coi preparativi…» disse dolcemente la madre del suo fidanzato, mostrando un sorriso lieve e affabile.
«… e darti magari qualche lezioncina prematrimoniale. Potrebbe esserti molto utile.» concluse in perfetta sintonia sua madre, scuotendo ancora su e giù la testa per dare maggior credito alle sue parole.
Perfetto! Ora si completano anche le frasi!
La situazione non stava prendendo affatto una buona piega. E si notava facilmente dal tono zuccherato con cui le si erano rivolte: non tanto per Hinata, che con tutti era sempre dolcissima, ma soprattutto per sua madre, dato che quel comportamento non era proprio da lei.
Allorché Mikoto tentò la mossa più intelligente: ringraziare e rifiutare.
«Sentite… io vi ringrazio, vi ringrazio immensamente» inutile dire quanto quella parolina le fosse costata, dato che si tratteneva a stento dall’urlare e mandarle al diavolo, «ma è il mio matrimonio e voglio organizzarlo io.» cercò di essere convincente quanto irremovibile.
«Ovviamente. E noi ti aiuteremo a fare le scelte giuste!» la interruppe sua madre felice come una pasqua.
Forse non era stata abbastanza convincente…
«NO!» si alterò.
Certo che la mamma è proprio cocciuta. O fa semplicemente  finta di non capire.
«Mamma io voglio fare da sola.» la guardò negli occhi verdi sicura di se. «Vi ringrazio, ma voglio che nessuno si metta in mezzo. E’ il mio matrimonio e me ne occupo io.»
Il tono fu rude, ma colpì profondamente l’animo della signora Uzumaki, che rivedeva in lei tutta quella determinazione e sicurezza che aveva tanto faticato ad acquistare da giovane.
«Ah, Mikoto! Non c’è la farai mai da sola… hai troppo poco tempo.» cercò di insistere Sakura, gesticolando con le mani e mettendo la questione in fini pratici.
«Veramente la data è ancora da decidere.» la fronteggiò sicura la maggiore delle Uchiha, con un lampo di sfida negli occhi scuri e pronta a tenerle testa.
«Si, ma sai bene quanto me che ti conviene fare il prima possibile, nell’eventualità che Sasuke cambi idea o che succeda qualcosa…» tasto dolente… o minaccia?
«Non ti preoccupare, me la caverò benissimo.» insistette lei sfidandola apertamente.
«Va bene, allora fai. Ma poi non venire a lamentarti da me.» echeggiò acida Sakura, inviperita dal suo tono: tono di sfida, di ribellione.
Così lasciò le due irata, uscendo dalla stanza a grandi passi e sparendo lungo il corridoio.
Mikoto la guardò di sbieco. Non voleva perdere tempo dietro quelli che erano inutili litigi, aveva ben altro a cui pensare.
Tsk. Faccia come crede. Me la sbrigo io.
«Mikoto…» la richiamò dolcemente Hinata, «non credi di aver esagerato?»
La ragazza le lanciò un’occhiataccia, come a dire che la madre se l’era cercata.
«Forse siamo state un po’ esuberanti, ma credimi, sarebbe difficile non esserlo.» asserì calma la donna, ricorrendo a tutta quella pazienza e bontà che utilizzava per allevare i suoi figli, e perché no, a volte anche per suo marito.
Fortunatamente Hinata aveva il rispetto della giovane, innanzitutto perché non si era mai intromessa tra Minato e lei, e poi… forse era grazie al suo carattere, si.
«Come ben sai noi ci siamo sposate dopo una guerra… e credimi, è stato difficile. Per entrambe.» ricordò Hinata, con malinconia.
«Ora non sto qui a raccontarti dei nostri matrimoni, probabilmente le avrai già sentite queste storie. Ma sai, noi siamo delle madri e siamo così felici per voi… vorremmo che fosse tutto perfetto… almeno adesso che tocca a voi.»
Forse gli dovrei dire che suo figlio voleva che ci sposassimo in una birreria?
«Penso che l’avrai già intuito. E’ un po’ come rivivere i nostri matrimoni… senza tristi esperienze alle spalle però.» sorrise malinconicamente lei.
E Mikoto si meravigliò ancora una volta di come facesse a parlare direttamente al cuore con le più semplici parole di questo mondo.
E ad aver sposato quel cretino dell’Hokage.
«Sarà anche così, ma la mamma mi dovrebbe ascoltare. Se dico di no, è no. Inutile insistere.» si spiegò tranquillamente.
Hinata sorrise. Quella ragazza aveva un bel caratterino. Anche se forse andava domata su certe cose.
«Perché la vuoi escludere del tutto?» chiese con innocenza.
«Io non la voglio escludere. Purtroppo si è fatta l’idea di voler organizzare tutto lei. Ed io non ho affatto intenzione di permetterglielo.»
Scosse il capo maternamente.
Che ragazza cocciuta.... ma ha ragione.
«Beh, a questo punto basterà dirle di limitarsi. Così sembri non gradire la sua presenza.» le fece notare sicura che avrebbe capito. «Non credo ti convenga averla come nemica, almeno non in questa situazione.» le ricordò poi.
«Mia madre quando gli dai un dito si prende tutto il braccio! Un po’ di nervoso non le farà male…»
L’Uzumaki si tranquillizzò. In fondo, non era nulla di grave.
«Allora che ne dici di farla sbollire e poi parlarle?» suggerì. «Vedrai che lo apprezzerà. Sai meglio di me il bene che ti vuole… mi aveva anche detto che era riuscita a convincere Sasuke.» le rivelò con furbizia.
Mikoto strabuzzò gli occhi.
Incredibile…
«Che ne dici? Penso che valga la pena provare.» insistette.
«E va bene.» si convinse Mikoto, tentando di tralasciare la sua reticenza.
Hinata fu compiaciuta del suo operato.
«Meraviglioso. Allora io mi faccio da parte…» bisbigliò riflettendo sulla situazione.
Se la ragazza non gradiva l’aiuto della madre, lei che era solo la futura suocera non poteva fare altro che evitarle almeno la sua presenza. Considerando poi che non voleva certo diventare una di quelle suocere in costante rivalità con la propria nuora…
Così si alzò in piedi, con l’intento di andare da Sakura.
«No, non è necessario. Mi piacerebbe che mi aiutassi a scegliere il vestito.» si sbrigò a frenarla Mikoto.
La mamma di Minato era l’unica persona che avesse sempre provato a capirla, e almeno questo glielo doveva. D’altro canto, non le dispiaceva neanche troppo.
La futura suocera s’illuminò.
Era bastato così poco per farla felice…
Ecco perché si è accontentata dell’Hokage…
«Andiamo a vedere che fine ha fatto quella rompiscatole.» si tirò su Mikoto, con l’intento di cercare la madre e prenderla per i capelli nel caso in cui non l’avesse voluta ascoltare.
Hinata si ritrovò serena.
Interessante… davvero interessante.
Sakura stava sbollendo la rabbia in un’angolo appartato, allenandosi vicino ad un possente tronco su cui sferrava calci e pugni da record.
Eccola… quando qualcosa non le va bene si sfoga sempre a suon di pugni… ma è davvero una donna?
Mikoto, come ogni volta che la vedeva così, non sapeva cosa pensare.
Certo, quando lei era arrabbiata o seguiva il suo esempio o se ne stava in assoluto silenzio per giorni. L’unico problema era che sua madre impiegava un po’ troppa foga: lei non aveva mai distrutto un albero centenario con un solo calcio per sfogarsi.
Quando il povero albero fu del tutto sradicato, Sakura si asciugò qualche gocciolina di sudore che le imperlava la fronte, ancora corrucciata per ciò che era avvenuto poco prima.
Mikoto le si avvicinò con spavalderia.
«Ehi mamma.» la chiamò, ma la donna fece finta di non sentire.
Così la ragazza, senza ripetersi, le si posizionò di fronte, in modo che non la potesse evitare.
«Che vuoi?» fu la risposta secca ed incazzata della signora Uchiha.
«Solo dirti che se proprio ci tieni mi puoi anche aiutare. Basta che la finisci di farmi da capo. Sono stufa di imbestialirmi per queste cretinate.» disse scocciata, facendo sembrare, proprio come faceva suo padre, l’atto dell’aiutarla un onore immenso e privilegiato.
Sakura alzò un sopracciglio.
«Sicura di sentirti bene? Non è da te cambiare bandiera così facilmente.» disse scrutandola.
Notò Hinata in sottofondo che le fece cenno con la manina.
Capì.
Possibile che non fosse riuscita a convincere sua figlia mentre Hinata si?
Tirò un pugno ad un albero li vicino facendo cadere buona parte del suo fogliame e lasciando una profonda cicatrice nella sua corteccia.
Che nervoso.
Sarebbe stato meglio non aiutarla: quella ragazza insolente meritava una lezione!
La guardò negli occhi.
Sospirò.
«E va bene.» confermò.
La lezione gliel’avrebbe impartita in un altro momento. Ci teneva troppo a partecipare.
Che senso aveva tenersi questo rancore? Dopotutto era la prima figlia a sposarsi e poi, quello era il suo carattere. E lei voleva con tutto il cuore far parte di quei momenti.
Fare per lei ciò che non era riuscita a fare per se stessa.
 
Sakura era capitolata: non avrebbe avuto poi molti problemi, a parte gestire due donne che le sottoponevano anche i dettagli più insignificanti.
Suo padre si era rassegnato: stava per girare l’angolo verso una resa evidente quanto giusta.
I suoi suoceri erano apposto: aveva la moglie dell’Hokage dalla sua parte e suo marito infondo non contava poi troppo in quell’occasione.
Tutti i bambini erano favorevoli.
Perfetto.
Assolutamente perfetto.
Ed, effettivamente, anche quella prima giornata si era rivelata meno insopportabile di quanto pensasse.
Subito dopo essere passato ad informarsi per tutte le carte necessarie all’atto, il fantastico trio aveva visitato un paio di negozi di bomboniere in cui trascorse circa due ore a testa. Le povere commesse avevano dovuto sorbire ben tre donne, chi più, chi meno autoritaria, con idee totalmente contrastanti: Sakura prediligeva qualcosa di più innovativo, magari burlesco, Hinata optava il classico che non passa mai di moda e Mikoto voleva qualcosa di originale, poco ingombrante e il più semplice e delicato possibile.
Alla fine, avevano deciso con sicurezza solo le partecipazioni, a cui avrebbero poi intonato le bomboniere e altre piccolezze del matrimonio che avrebbero rinviato agli stessi colori.
In tardo pomeriggio, erano passate al negozio di Ino. Nulla da dire: avere amicizie nel settore fa sempre bene.
Si concordarono per i fiori e i colori da usare nelle composizioni, rimanendo di aggiornarsi per il bouquet in modo da farlo star bene sul vestito, la cui ricerca sarebbe iniziata il giorno dopo.
Sbadigliò e si compiacque della piega che stava prendendo la situazione: entro poco si sarebbe potuta sposare tranquillamente.
Si rigirò sul divano, continuando a riflettere se si fosse dimenticata qualcosa o cercando un qualche particolare che poteva esserle sfuggito.
Strano come tutto si fosse girato dalla sua parte in soli due giorni dall’annuncio.
D’altronde però, era meglio così.
Chiuse gli occhi e tornò alla posizione di prima.
Sentì qualche rumore provenire dall’ingresso e tese le orecchie, ma a poco gli servì poiché fu subito chiamata.
«Mikoto! E’ arrivato Minato!» urlò una delle sue sorelline verso il salotto dove stava pigramente impegnando il suo tempo.
Minato? Cosa vorrà a quest’ora?
Si ricompose sul divano attendendolo e sistemando qualche piegolina dei suoi vestiti.
In pochi secondi lui la raggiunse.
«Ciao Mikoto.» le sorrise pacato.
Lei sorrise a sua volta, in attesa.
«Ehi Minato! Non si saluta più?» sbuffò alterata, dato che si aspettava almeno un semplice bacetto sulla guancia che non arrivò.
Eh?
Minato si grattò la guancia pensieroso.
Poi capì.
«Scusa, ma non eri stata tu a dirmi che dovevamo “limitare i contatti” fino al giorno del matrimonio?» chiese confuso.
Mikoto sbuffò ancora, solo più sonoramente.
Che imbecille!
Lo prese per il colletto, lo tirò a se e lo baciò.
Quando si staccarono, in imbarazzo bofonchiò un: «Ovviamente stavo scherzando…»
Minato, stordito, mise su un’espressione tra il contento e l’ebete.
Nulla da fare, con lei l’avrebbe sempre persa!
Gli si accomodò vicino.
«Senti, sono venuto qui per chiederti una cosa…»
«Dimmi.» lo incitò guardandolo con attenzione.
«Ehm… in che giorno vuoi celebrare le nozze? Insomma, abbiamo detto che ci sposiamo, ma il giorno non l’abbiamo ancora deciso…»
Domanda giusta, se il ragazzo non aveva messo in conto la sua organizzazione e quella delle loro madri: un paio di firmette e il giorno tanto atteso sarebbe potuto essere già stampato sugli inviti scelti quella stessa mattina.
«Ci ho pensato io… domani arriverà la conferma della data. Nel frattempo, abbiamo già scelto gli inviti e i fiori.» raccontò stringendosi le gambe al petto.
Abbiamo?
Oh, no. Questo vuol dire che mamma e Sakura si sono messe in mezzo.
«Mi dispiace.» si scusò sinceramente dispiaciuto.
«E di cosa?» domandò lei non riuscendo a seguire il suo ragionamento.
«Di mia madre… insomma, del fatto che si sia intromessa.»
Mikoto sorrise.
«Ma no, dai.» gli posò una mano su una spalla. «Ammetto che all’inizio l’idea non mi era affatto piaciuta, anzi, ero del tutto contraria. Però la mamma e Hinata si stanno dimostrando meno invadenti di quanto potessi immaginare. Ovviamente, spero per loro che continuino così…» e gli raccontò la giornata appena trascorsa e di come, in fin dei conti, le fossero tornate utili.
«Domani vado a scegliere il vestito.» disse infine colorandosi leggermente.
Minato se ne accorse ed il cuore gli si riempì di gioia.
«Mi raccomando, non esagerare! Non diventare troppo bella o tutti gli invitati rimarranno stecchiti… poi si che sarebbe un matrimonio indimenticabile: tutti all’ospedale!» scherzò lui, prendendola in giro.
«Che c’è, hai paura di perdere l’esclusiva? Sarebbe molto più divertente avere una decina di proposte di matrimonio il giorno stesso delle proprie nozze.» ribatté.
Nulla da fare. Mikoto non si teneva mai nulla.
«Se ti farebbe piacere…» alzò le spalle lui, «Tanto sposerai solo me.» gongolò poi, tormentando una ciocca dei capelli folti e scuri della sua ragazza.
«E chi o cosa te lo dice?» si avvicinò lei, trasparendo un’aria da monella.
«Mi ami.» semplificò lui, utilizzando le uniche due parole che rappresentavano la spiegazione più valida di questo mondo.
Lei gli sorrise e si avvicinò per baciarlo.
Chiusero entrambi gli occhi e le loro labbra si sfiorarono.
«CoughtCought…»
I ragazzi, interrotti, si risvegliarono dal loro sogno d’amore per rivolgere l’attenzione allo stipite dell’arcata del salotto, dove il capoclan Uchiha li guardava con un cipiglio infastidito.
E ti pareva…
«Risparmiatemi lo zucchero e il miele per la cerimonia… tanto a quanto ho capito è tra breve.»
Li guardò con superiorità e dopo essersi fatto notare, proseguì per il corridoio.
Tsk.
«Papà! Aspetta.» Mikoto saltò giù dal divano e lo rincorse. Lo tirò leggermente per un braccio e lo fece girare.
Poi gli saltò al collo stringendosi al suo possente torace.
Cosa?
Sasuke era stupito: sua figlia non faceva certo quelle moine tutti giorni!
«Ti voglio bene papà.» lo strinse maggiormente a se. «Sappi che sarai sempre l’uomo più importante nella mia vita.»
Gli occhi si spalancarono ed il povero cuore di Sasuke non c’è la fece a sopportare quelle piccole parole che l’avrebbero sicuramente portato al diabete.
E dette da Mikoto poi, erano da registrare, o nessuno gli avrebbe mai creduto.
Con un braccio, le cinse leggermente la schiena e per qualcosa di meno di un’istante, si beò del suo profumo.
«Come dicevo, risparmiami l’iperglicemia per il matrimonio.» le si allontanò con cura, in apparenza atono e proseguì verso l’altra ala della casa. Comunque, dire che fosse interiormente sconvolto era poco.
Silenzio.
«E così, sarebbe lui l’uomo più importante della tua vita, eh?» la beffeggiò Minato, incrociando le braccia e mettendo su un broncio indispettito.
«Già.» Mikoto si girò verso lui. «Tu invece sei il mio primo e unico marito più importante di sempre.» gli si avvicinò con faccino innocente.
E mi ha fregato anche stavolta…
Così, la baciò dolcemente, cosciente che all’altare avrebbe portato un piccolo diavoletto che avrebbe potuto facilmente giocare il diavolo vero e proprio anche con una barzelletta.
 
All’orario d’apertura dei negozi, Mikoto, Sakura e Hinata erano già fuori agli ateliers per fare la posta alle marche più esclusive.
Così, quando la prima imposta fu spalancata pigramente da una commessa ancora insonnolita, le donne entrarono investendola in pieno.
Incuranti della donna si tuffarono nel bianco di pizzi e merletti, esaminando accuratamente tutti i capi esposti.
Sakura ed Hinata le consigliarono di provare almeno quelli che gradiva di più, così da poter farsi un’idea di ciò che le stesse davvero bene.
Così, seppur a malincuore, la ragazza fece la modella per qualche oretta, ma nessuno dei vestiti le piacque veramente.
Un vestito aveva troppi pizzi, un altro era troppo semplice; poi c’era quello troppo scollato e quello troppo appariscente, e così via.
Infine, salutarono distratte la commessa, felice di vederle andar via.
Il primo negozio fu un fallimento totale.
Speriamo vada meglio con il prossimo.
Un altro negozio di grandi firme era qualche stradina li vicino, e siccome erano in zona, pensarono di andare a darci un’occhiata.
Questa volta furono molto più selettive: tutte loro si erano fatte un’idea del vestito, e si limitarono ad usufruire solo dei candidi abiti necessari.
Peccato che a turno, una delle donne storceva il naso.
Dopo il secondo fallimento di fila, decisero che per quel giorno poteva bastare: sarebbero tornate alla carica il giorno dopo.
Quindi, si limitarono ad andare a scegliere il menù dal catering scelto. Ed Sakura fortunatamente si ponderò dall’investire un povero cameriere di minuzie sugli addobbi dei tavoli che sarebbero stati montati nel giardino di casa Uzumaki.
Insomma, cercò di andarci piano, per quanto potesse.
 
Il giorno dopo, le due donne sembrava davvero in gran forma: erano convinte di risolvere il problema “abito della sposa”.
Mikoto sembrava di tutt’altro avviso: già non ne poteva più.
Il suo carattere le impediva di dedicarsi più di un giorno a quelle frivolezze: non erano proprio da lei.
Così, con diversi tipi di umore, partirono alla ricerca del vestito perfetto.
Il che è già tutto un programma.
Peccato che a fine giornata la loro impresa si fosse rivelata un fallimento su tutti i fronti.
Nulla, quel dannato vestito non ne voleva sapere di mostrarsi.
Forse seguire il consiglio di Minato sulla birreria mi avrebbe evitato tutto questo giro…
Arrivò a pensare la ragazza, mentre stanca e infastidita percorreva dietro le due donne la stradina che l’avrebbe riportata a casa.
Ma, proprio quando anche l’ultima speranza era persa, ecco lo spiraglio di sole.
Girando l’angolo aveva avvistato in un negozio dall’insegna sconosciuta.
E, anche se poco illuminato, un puro vestito dalla stoffa candida si intravedeva dalla vetrina scura.
«Eccolo…»
Senza badare alle due donne, si avvicinò maggiormente e ne studiò ogni piega e dettaglio.
«Ehi, Mikoto! Perché sei rimasta indietro?» sua madre le si avvicinò.
Poco dopo capì dove lo sguardo fisso di sua figlia era posato.
Sorrise.
«Perché non lo provi?»
Ed entrarono accolte da un energetico vecchietto, a cui brillavano gli occhi per l’arrivo in aspettato delle tre belle clienti.
L’uomo mostrò e fece toccare la morbida stoffa dell’abito, cucito a mano dalla moglie.
Poi Mikoto lo misurò.
Si guardò allo specchio e sospirò.
Eccoti.
Aveva trovato il vestito giusto per lei.
Per la gioia sua e del negoziante.
«Bene! Torniamo da Ino per il bouquet e nei prossimi giorni decideremo le bomboniere!» Sakura aveva sospirato contenta: il vestito era un problema superato.
E sua figlia era felice.
Dopotutto, starsi un po’ più zitta del solito, quanto l’era costato?
Praticamente nulla!
A parte i continui pizzicotti di Hinata in ogni negozio.
O il fatto che in casi estremi le avesse pestato un piede “per sbaglio”.
Oppure, dei tre mesi necessari di terapia che sarebbero serviti a Sasuke per aver ascoltato pazientemente (ogni notte) ciò che aveva evitato di dire il dì…
Insomma, era stato davvero una minuzia.




Non so, credo che forse manchi qualcosa a questo capitolo... ma non riesco a capire cosa.
Mi raccomando, criticate ogni minuzia, con pignoleria assoluta. Devo trovare ciò che non mi convince!

   
 
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