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Autore: Lely1441    09/03/2011    1 recensioni
Centosei giorni alla maturità. Raccolta degli sprazzi di vite che si intersecano: Nad, la celiaca; Sì, la fragile principessa; Ann, la lesbica; Mat, il cavaliere della lesbica; Bas, l'anonimo; Melassa, la secchiona. Ed un coro da tragedia per il quale Euripide in persona si rivolterebbe nella tomba.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's the final countdown'
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Singin' in the sunshine,
laughin' in the rain,
hittin' on the moonshine,
rockin' in the grain,
got no time to pack my bag,
my foot's outside the door.
I got a date, I can't be late
For the high I'm headed for.
(*)
 
Mercoledì 9 marzo 2011
 
 
«Marta, comincia pure tu con la traduzione».
«Clarorum virorum facta moresque posteris tradere, antiquitus usitatum, ne nostris quidem…»
Alla quinta ora di una giornata che ha previsto materie leggere come fisica, matematica e greco alla seconda, mi chiedo quanto il vicepreside si sia divertito nel redigere l’orario scolastico. Tanto più che a seguire c’è religione. Ma chi è quell’idiota che metterebbe religione all’ultima ora, dico io!
Appoggio la guancia al gomito sul banco, facendo finta di essere profondamente impegnata nel prendere appunti, quando in realtà ne approfitto per fare una pausa mentale. La voce monotona e sofferta di Marta sta mietendo molte vittime: alcuni sono caduti in catalessi - fissano il libro con sguardo vitreo e sgomento, un po’ come immagino fosse l’espressione delle vittime di Medusa nel momento della pietrificazione -, altri si sforzano di stare attenti, ma solo le solite tre riescono a farlo davvero. Una fila strana, la loro: è un po’ come se il QI di tutti i ricercatori della NASA fosse concentrato in quei pochi metri quadrati. A dirla tutta, fanno anche parecchio paura, soprattutto quando scopri che sono davvero in grado di tradurre decentemente dal greco al latino (e viceversa!) senza sembrare delle povere epilettiche. Gira la voce che tra loro si rivolgano nella lingua di Cicerone o quella di Demostene (alcuni hanno proposto il sanscrito, addirittura), ma sono abbastanza sicura che questa eventualità non sussista: non le vedo mai parlare se nelle interrogazioni o negli interventi, figuriamoci se chiacchierano tra di loro rischiando di compromettere il loro voto di condotta.
L’unico vero movimento evidente è il gesticolare di Ann, che sta parlottando come sempre con Mat. Ann è di quella categoria di persone che hanno una bellezza ed un carisma straordinari, quelle che ti immagini a capo di una grande azienda petrolifera o di una rivolta in Bolivia, indifferentemente. Per quattro anni si è candidata come rappresentante di classe - tranne l’anno scorso, quando è stata eletta rappresentante degli studenti -, e ha sempre vinto. Non che la cosa stupisca nessuno, e non ci rodo. Non di Ann: non si può invidiarla o detestarla, è impossibile. Insieme a lei c’è sempre Mat, il suo migliore amico; una figura decisamente più nell’ombra rispetto alla sua, ma è impossibile vederli separati. Un po’ come me e Sì, ma almeno io non sono innamorata di lei.
Mi chiedo cosa accadrà quando Ann se ne accorgerà, dato che le sarebbe impossibile contraccambiarlo. O forse se ne è già accorta, ma per tacito assenso fanno entrambi finta di niente. Che grandi casini, i sentimenti.
Mentre bisbiglia concitatamente, alza lo sguardo e mi sorride: mi saluta e mi sillaba qualcosa, che interpreto come un “hai qualche proposta per i cento giorni”?
Oh, cazzo. I cento giorni.
Spalanco gli occhi e faccio segno di no con la testa, quindi lei mi dice di aspettare e mi manda un biglietto, facendolo volare per la classe. Grazie al cielo, quella di latino sembra si sia addormentata, cullata dalla voce di Marta: ha smesso da tempo di correggerla.
“Io e Mat pensavamo di andare al Gatto Nero, perché almeno chi vuole ballare e stare lì fino a tardi può farlo, mentre gli altri possono rimanere ai tavolini a chiacchierare - giusto per non sentire le Moire rompere tanto le palle! -
A te e a Silvia potrebbe andare bene?
P.S. Se hai un modo per convincere quelle tre a bigiare la scuola almeno quel giorno, te ne sarei grata! Per ora proponevamo la costrizione fisica o il pestaggio coatto, ma c’è il pericolo che ci denuncino, ‘azz”.
Rido piano. Che carina, ha pensato anche a Silvia. Le do l’ok con la mano, perché credo che non sarà un problema per i nostri parenti, ma ovviamente non ho idea di come fare per l’altra faccenda. Ann annuisce ancora e ricomincia a borbottare con Mat, probabilmente di dove trovare dei passamontagna senza essere scoperti.
Lunedì ci saranno esattamente cento giorni a dividerci da quel giorno maledetto. Siamo sparati al massimo verso una meta di cui non conosciamo la collocazione, qualcosa che gli altri identificano come “futuro”.
Ho già il mal di pancia.
 
 
 
 
Prima presentazione alquanto sommaria di Ann - e ancora più sommaria di Mat.
Altro capitolo incentrato sull’ansia da esami, un po’ per esorcizzare la situazione. Credo che il prossimo aggiornamento sarà venerdì, se riesco a tornare per un orario decente, o direttamente sabato.
Da noi esiste la tradizione dei cento giorni - andare a scuola è vietato, chi viola la regola andrà per forza male agli esami (o almeno, così tramandano XD), io ho optato per l’opzione “centro benessere”.
Attendo lunedì come la manna dal cielo +_____+
La frase in latino citata è di Tacito, ed è l’inizio dell’Agricola. Questa la traduzione: Tramandare ai posteri le azioni e i costumi degli uomini illustri, cosa abituale sin dall’antichità, neppure nel nostro tempo…
 
 
(*)
Cantando nel sole,
ridendo sotto la pioggia,
scoprendo il chiaro di luna,
rotolandosi nel grano,
non ho tempo di fare le valigie
sono già oltre la porta.
Ho un appuntamento, non posso tardare
per il massimo verso cui sono diretto.

 
Led Zeppelin - The Ocean
   
 
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