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Autore: funkia    09/03/2011    12 recensioni
Non mi sentivo più una bambina. Mi sentivo una donna in tutto e per tutto, con i problemi che hanno gli adulti, con l’esperienza necessaria per poter dire di aver lasciato l’adolescenza a tutti gli effetti. Avevo studiato e adesso avevo un lavoro da adulta, con tutte le responsabilità che l’essere adulto comporta. Ero più posata, più ragionevole. Avevo imparato a plasmarmi a seconda delle situazioni. Non era rimasto niente della vecchia Rose. Pensavo di averla lasciata per sempre, pensavo di essere cambiata. Ma soprattutto, pensavo di non amarlo più.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Poco a poco la mia vita tornò ad essere quella di un tempo

DON’T TELL DAD

 

15. Big girls don’t cry

 

I hope you know, I hope you know
That this has nothing to do with you
It's personal, Myself and I
We've got some straightenin' out to do
And I'm gonna miss you like a child misses their blanket
But Ive got to get a move on with my life
Its time to be a big girl now
And big girls don't cry                                           (Fergie)

 

 

 

Poco a poco la mia vita tornò ad essere quella di un tempo. Più o meno. Lavoravo alla rubrica del gossip, che odiavo con tutta me stessa, accompagnavo Vanessa a fare shopping, pranzavo con Al e alternavo serate tra Gaby e Sol in modo che non si incontrassero mai. Una delle cose che non facevo più era andare allo stadio. Solo a passarci davanti mi si chiudeva lo stomaco.

 

Passavo un sacco di tempo a lavoro, molto di più di quanto già non facessi, ero diventata una perfezionista. Non c’era da aggiungere che Jordan era entusiasta del mio lavoro. E Betsy Ramble non riusciva proprio a buttarla giù, tanto che era diventata molto più acida nei miei confronti. E più cafona.

 

“Dì un po’, Rose, adesso vai a letto pure con Jordan?”

 

Aveva detto un giorno al limite della pazienza. Io mi ero limitata a fissarla inespressiva. Non si era neanche accorta che Jordan era proprio dietro di lei.

 

“Non ne avrei neanche la forza, Ramble.” Disse ridacchiando tra sé sotto i baffi. “Weasley, nel mio ufficio tra due minuti!”

 

Io feci del mio meglio per non scoppiare a ridere in faccia a Betsy, che era evidentemente sbiancata nonostante cercasse di darsi un contegno e tornare al suo lavoro. Mi alzai dalla mia scrivania e mi diressi verso l’ufficio di Jordan premendomi una mano sulle labbra. Lo trovai già seduto dietro alla scrivania e non appena mi vide si passò una mano sulla faccia.

 

“Siediti!” disse burbero. Ma che diavolo avevo combinato? “Lo sai anche tu Weasley che io sono un tipo scorbutico e non faccio complimenti a nessuno.

 

Io feci spallucce. “Beh, sì. Lo sanno tutti.”

 

Jordan mi guardò un po’ male ma continuò. “Ma con te ho sprecato parole d’elogio. E nonostante tutto, nonostante il tuo eccellente lavoro, ancora non riesci a capire che ti trovi alla rubrica del gossip!”

 

Io alzai entrambe le sopracciglia. “Nonostante il mio intelletto superiore alla media, temo proprio di non seguirla.

 

Batté un pugno sulla scrivania e sospirò. “Per Merlino, Weasley, tu sapevi che Vincent Hook e Gabriella Gomez non sono più una coppia! Questo è gossip! E noi potevamo avere l’anteprima!”

 

Io sentii un pugno all’altezza dello stomaco. “Beh, sì, lo sapevo ma…”

 

“Hai un’idea di quanto sarebbe costata una notizia del genere? Un giocatore di Quidditch che molla la fidanzata per la sorella gemella? Questo è il genere di storie che piace alla gente! Avere un’anteprima del genere è una miniera d’oro!”

 

“Non potevo fare questo ai miei amici.” Dissi seria. “Non potevo venderli!”

 

“Posso capire che tu sia preoccupata per Gabriella ma…”

 

“Gaby.” Lo interruppi io. “Tutti noi la chiamiamo Gaby.”

 

Jordan fece una pausa e mosse i suoi baffetti come faceva sempre quando qualcosa lo infastidiva. “Fatto sta, Weasley, che non hai fatto il tuo lavoro. E non voglio sentire piagnistei sull’amicizia e altre cazzate del genere, il lavoro è lavoro!”

 

Io alzai un sopracciglio. “Ma quando è toccato a me, lei ha impedito che la stampa pubblicasse le foto del mio matrimonio.” Mi piegai verso di lui. “Ma il lavoro è lavoro.”

 

Lui sbuffò. “Come ti pare, Weasley, ma io sono il capo e io decido!”

 

Io incrociai le braccia al petto. “Beh, allora è colpa sua se non riesce a trovarmi un lavoro che io possa fare in tutta tranquillità!” Sbottai. “Seriamente, prima l’Ufficio Misteri, adesso questo…”

 

“Pensavo ti fossi trovata bene all’Ufficio Misteri. Hai risolto il caso!” Fece Jordan.

 

“Oh sì!” Feci sbattendomi una mano sulla fronte. “Me n’ero proprio dimenticata! E pensare che il mio matrimonio è andato in fumo proprio per quello!”

 

Jordan alzò le mani. “Mi arrendo, Weasley. Puoi prenderti la rubrica di Betsy Ramble. Vedrai che ti piaceranno le feste di paese.

 

Gli lanciai un’occhiataccia. Era un colpo basso. “Oh, io ti odio!”

 

Jordan ridacchiò mentre mi alzavo per uscire dal suo ufficio. “Oh no, Weasley, tu mi adori!”

 

 

**

 

 

Tornai a casa un’ora più tardi quella sera e mi stravaccai sul divano gettando la borsa sul pavimento. Hugo venne fuori dalla cucina mangiucchiando patatine, mi guardò con un sopracciglio inarcato.

 

“Giornata pesante?”

 

Io sbuffai e gli lanciai un’occhiata. “A te cosa sembra?” feci una smorfia. “Perché mangi delle patatine adesso? E’ ora di cena.”

 

Hugo si sedette sul bracciolo della poltrona. “Ho fame.” Disse con una logica lampante. “E siamo a cena dagli zii, stasera. Pensavo che mamma ti avesse mandato un gufo a lavoro per avvertirti.

 

Effettivamente mamma aveva mandato un gufo a lavoro. Ma io con tutto il lavoro che avevo da fare avevo dimenticato di leggerlo. Sbuffai di nuovo, avrei solo voluto andare a farmi un bagno caldo e infilarmi a letto. “Quali zii?”

 

“Zia Ginny.” Disse Hugo. “Ha strillato con papà tutto il pomeriggio e credo che adesso cerchi di riconciliarsi. Come ci si può scusare meglio con papà se non con del cibo?”

 

Io mi sedetti e lo fissai curiosa. “Hanno litigato? E per cosa?”

 

Hugo si irrigidì e masticò lentamente. “Beh…”

 

Aspettai che continuasse ma non lo fece. Alzai un sopracciglio. “Hugo?”

 

Sospirò e si rigirò tra le dita una patatina. “Papà aveva ancora dei biglietti per la tribuna d’onore… zia Ginny cercava di farlo ragionare…”

 

Il mio pensiero si catapultò immediatamente su Jack. Jack ci aveva dato quei biglietti, ma dal matrimonio nessuno li aveva più usati.

 

“Credo che volesse andare a vedere le Harpies.” Cercò di sviare il discorso Hugo. “Sono sicuro che ha parlato delle Harpies.”

 

Io annuii. “Sì, sono sicura di sì.”

 

Hugo mi fissò per un lungo momento e smise di masticare. Mise da parte il suo sacchetto di patatine e mi guardò serio. “Rose, lo so che ancora non ti sei ripresa del tutto ed è inutile che fai finta con me, io non me la bevo. Disse. “Ma forse dovresti cominciare a pensare che sia un bene che sia finita così.”

 

Io feci una smorfia. “Anche tu pensi che non fosse l’uomo giusto per me, non è vero?”

 

Hugo scrollò le spalle. “No, a me Jack piaceva molto.” Disse. “Ma pensaci, Rose, non hai fatto altro che preoccuparti di quello che pensavano gli altri, senza mai chiederti cosa davvero provassi per lui.

 

Sospirai e voltai la testa. “Non ho davvero voglia di parlarne, Hugo.

 

Lui riprese il suo pacchetto di patatine alzando gli occhi al cielo. “Oh certo, continuiamo a tenerci le nostre parole taboo, è divertente stare attenti a tutto quello che si dice. Ma soprattutto, facciamo finta che niente sia successo, Rose. Molto maturo da parte tua.”

 

Io gli lanciai un’occhiata pessima. “Che razza di comportamento è questo?”

 

Hugo mi lanciò un’occhiata di sfida. Il che era strano perché Hugo era sempre sereno. “Che razza di comportamento è il tuo? Solo perché tutti ti trattano come se fossi sotto una campana di vetro, non significa che debba farlo anche io. E ho voglia di poter dire la parola “stadio”, “Quidditch” e “matrimonio” a voce alta!”

 

“Nessuno ti ha mai proibito di farlo!” Lo rimbeccai io. “E non ho chiesto io di essere trattata come una bambina di cinque anni, non è colpa mia se mamma è diventata così apprensiva da non lasciarmi respirare!”

 

Hugo allargò le braccia. “Cosa pretendi, ti sei rinchiusa in camera tua per due mesi!”

 

Cominciai a sentire le lacrime pungermi gli occhi dalla rabbia. “Beh, scusa tanto se ho avuto bisogno di tempo per riprendermi dopo quello che è successo, Hugo! Scusami se tutti i giorni che passano mi sento sempre di più una stronza, una traditrice ed un’infame! E adesso scusa se cerco di rimettere insieme i pezzi di una vita che ho distrutto con le mie mani, ma questo tu non puoi saperlo perché non sei mai stato innamorato e non ti sposerai mai!”

 

Feci tutto quello che era in mio potere per trattenermi, ma un singhiozzo mi scappò dalle labbra. Hugo si rese conto di aver esagerato e mi guardò in pena.

 

“Scusa, Rose, io…”

 

“Tu non lo sai, non è vero?” Dissi io ancora tremante. “Non lo sai cosa vuol dire andare a lavorare tutti i giorni e dover trovare il coraggio di camminare a testa alta quando tutti ti hanno etichettato come una che va a letto col capo. Pensi che sia divertente stare in vetrina tutto il giorno? O forse non ricordi il tuo primo giorno ad Hogwarts, quando tutti hanno saputo chi erano i tuoi genitori?”

 

Hugo mise su una faccia scocciata. “Ho afferrato il concetto, grazie.” Disse. “Ho chiesto scusa.”

 

Io mi calmai e cercai di deglutire. “Non è colpa tua.” Dissi quiete, scrollando le spalle. “E’ mia.”

 

Hugo arricciò il naso mettendosi in bocca una patatina. “Tutti facciamo degli errori.”

 

Io sospirai e affondai la faccia tra le mani. “Ti è mai capitato di andare erroneamente a letto con qualcuno?”

 

Hugo smise di masticare per un secondo e mi lanciò un breve sguardo. “Devo davvero rispondere?”

 

Io lo fissai shockata. “Hugo!”

 

Lui mise frettolosamente le mani avanti. “Ehi, non ho nessuna intenzione di raccontare questa storia. E non era il mio capo.”

 

Sorrisi malefica. “Lo chiederò più tardi a Lily.”

 

Hugo scrollò le spalle guardando sul fondo del sacchetto di patatine. “Come ti pare, tanto non l’ho raccontato neanche a Lily. Sta diventando un po’ troppo pettegola ultimamente, ho come l’impressione che la mia vita privata sia in pericolo.”

 

Se Lily lo sapesse.” Dissi. “Se la prenderebbe terribilmente.”

 

“Non ho intenzione di dirle un bel niente, infatti. E neanche lei si confida più di tanto con me, ultimamente. I nostri giorni di gloria sono finiti.”

 

Io sorrisi dolcemente. “Magari potresti cominciare a confidarti con me.

 

Hugo fece una smorfia. “Sicuro, perché parlare di sesso con te non sarebbe per niente imbarazzante. Disse. “Perché non cominci tu, muoio dalla curiosità di sapere tutto sulla tua vita privata.

 

Io feci una smorfia quasi identica alla sua. “Magari non è proprio una grande idea.”

 

Sentimmo chiudersi la porta di casa, mamma era appena rientrata da lavoro. Ci voltammo entrambi verso di lei che ci sorrise.

 

“Ehi, ragazzi!” Disse posando un fascicolo alto trenta centimetri sul tavolino del salotto. “Non siete ancora pronti? Dov’è papà?”

 

Io scrollai le spalle e guardai verso Hugo che scosse la testa. “Non lo vedo da ore.”

 

Mamma sospirò e alzò gli occhi al cielo borbottando qualcosa tra sé.  “Non c’è da preoccuparsi.” Disse poi a voce alta. “Quando si tratta di mangiare si fa sempre vivo. Hugo, non dovresti mangiare quelle schifezze prima di cena!”

 

Mio fratello fece del suo meglio per non sbuffare e roteare gli occhi, richiuse il pacchetto e lo abbandonò sul tavolo di salotto. “Come vuoi, mammina.”

 

“Ti rovina l’appetito.” Aggiunse mamma.

 

Io scoppiai a ridere. “Sì, come se fosse una cosa possibile.”

 

 

**

 

 

“Qualcuno vuole ancora del polpettone?” Chiese zia Ginny.

 

Hugo alzò una mano, non riuscendo a rispondere con la bocca ancora piena. Mamma lo ammonì con lo sguardo quando zia Ginny si allungò per riempirgli il piatto.

 

“E’ la quarta volta, Hugo!” Disse irritata. “Adesso basta!”

 

Hugo si voltò verso di lei con la forchetta in aria e la fece roteare un paio di volte. “Non ho mica cinque anni. E ho ancora fame.”

 

Zia ginny sorrise. “Oh, lascialo fare, Hermione. Per una volta che qualcuno apprezza la mia cucina!” Disse lanciando occhiatacce ai membri della sua famiglia che cercarono di fare finta di niente. “Solo Vanessa mi fa i complimenti!”

 

James sbuffò annoiato. “Non è che non apprezziamo la tua cucina. La rimbeccò. “E’ che abbiamo fretta! Non potevi avvertire che avremmo avuto gente per cena?”

 

“La gente di cui parli sono i tuoi parenti, James!” Fece la zia sedendosi compostamente. “E ti ho detto che sarebbero venuti stasera per cena oggi pomeriggio. Avevi tutto il tempo per rivedere i tuoi programmi.

 

“Certo… come no…” Fece James roteando gli occhi.

 

“Beh, tuo fratello l’ha fatto.” Fece zio Harry indicando Al  con la testa. “Vanessa è qui.”

 

James alzò un sopracciglio. “Beh, non è che lei possa andare molto lontano. E’ incinta. Al l’ha praticamente fregata!”

 

James!” Saltò su zia Ginny.

 

Al gli mandò un’occhiata delle sue. “Scusami, potresti smetterla di parlare come se io non ci fossi? Io sono proprio qui!”

 

“Sì, lo so, me lo fanno notare da quando sei venuto al mondo.” Fece James annoiato. “Conosciamo tutti a memoria il sermone di ‘Al, il buon samaritano’.”

 

Al alzò un sopracciglio. “Ma qual è il tuo problema?”

 

“Ragazzi! Adesso basta!” Cercò di placarli zio Harry.

 

Con la coda dell’occhio vidi papà piegarsi lentamente sull’orecchio di mamma e sussurrare: “Wow… Rose e Hugo sono praticamente perfetti”. Mamma gli diede una gomitata nelle costole senza farsi vedere dagli zii.

 

“Beh, se tutti abbiamo finito, io andrei…” Provò a dire James alzandosi da tavola.

 

Zia Ginny si mise una mano su un fianco. Pessimo. Alzò un sopracciglio e fulminò James con lo sguardo. “C’è ancora il dolce. Siediti.”

 

“Il dolce?! Mamma, pensavo avremmo finito per le otto!”

 

James, riesco già a tollerare a malapena che tu ti alzi sempre prima di tutti da tavola quando ceniamo tra noi, ma è davvero troppo che tu ti comporti così anche quando abbiamo ospiti!” La voce della zia si stava alzando ed aveva una vena nervosa. “Non sei l’unico che ha da fare, ma tutti stanno aspettando che la cena sia finita!”

 

“Non sono l’unico che ha da fare?” James sbuffò una risata. “Stai scherzando, vero? Io ho un appuntamento con Linda! Chi altri può dire altrettanto? Insomma, Lily è single, Al è già incastrato, Hugo ha appuntamento solo con il dolce e Rose…” Si frenò in tempo schiarendosi la gola.

 

“Io non sono incastrato!” Fece Al, prendendo la mano di Vanessa.

 

Ed io non sono single!” Si lamentò Lily.

 

James alzò un sopracciglio verso i suoi fratelli. “Tu sei decisamente incastrato.” Disse ad Al, poi si voltò verso Lily. “E tu sei decisamente single. Tutte le volte che ti trovi un ragazzo costruisci una specie di altarino con le sue fotografie e non ne vedo uno da almeno sei mesi!”

 

“Sette.” Sottolineò Al.

 

“Va bene, basta.” Disse zio Harry prima che scoppiasse un altro diverbio. Si voltò verso Lily. “Non ci avevi detto di questo nuovo ragazzo.

 

James rise di nuovo. “Perché non esiste. Se l’è inventato.”

 

“Sei un cretino.” Commentò Lily.

 

E allora come si chiama?” La punzecchiò James. Lei esitò. “Che vi avevo detto, non esiste!”

 

Lily scoppiò dalla rabbia. “Si chiama Dylan, idiota!”

 

Stavo ancora ridacchiando per la loro lite con la forchetta a mezz’aria quando mi sentii gelare dentro. Un campanello d’allarme si era appena acceso dentro la mia testa. Alzai improvvisamente gli occhi su di lei e interruppi il loro battibecco. “Dylan?” dissi a mezza voce. “Dove l’hai conosciuto?”

 

Lily smise improvvisamente di prendersi con James e si voltò verso di me. Rimase con la bocca semiaperta senza dire niente.

 

Io scossi la testa fissandola allucinata. “Non lui, Lily!” dissi cominciando ad arrabbiarmi. “Non quel Dylan!”

 

Il resto dei familiari ci guardò in uno stato confusionale, non riuscendo a capire bene di che cosa stessi parlando.

 

“Chi diavolo è questo Dylan?” Disse Hugo masticando ancora il polpettone.

 

Zio Harry si voltò verso Lily aggrottando la fronte. “E’ qualcuno che conosciamo?”

 

Dylan Zabini!” Dissi senza riuscire a trattenere la mia rabbia. “Con tutte le persone che avresti potuto scegliere a questo mondo, Dylan Zabini? Non posso credere che tu esca con il migliore amico della persona che ha mandato a pezzi la mia vita!”

 

“Oh no. No.” Fece lei alzandosi. “Non provare a far ricadere la colpa su Dylan, adesso! Tu sei la persona che ha mandato a pezzi la tua vita! Tu sei andata a letto con Malfoy! Sei tu che hai tradito Jack e mandato all’aria il tuo matrimonio!”

 

Mi sentii come se qualcuno mi avesse appena accoltellato. Mi alzai lentamente, cercando di non piangere davanti a tutti come una mocciosa, e fissai Lily negli occhi. “Sei proprio una stronza.” Dissi glaciale.

 

Tutti trattennero il fiato. Mia madre si portò una mano alla bocca. “Rose!”

 

Io non spostai lo sguardo neanche per un secondo da Lily. “Ma cosa credi, che vada fiera di quello che ho fatto? Che sia felice?” Sbuffai una risata amara. “Ma tu me l’avevi detto, non è vero? Mi avevi avvertita. Brava Lily, sei una persona alla gran lunga migliore di me.

 

Lily mi guardò con sguardo perso. “No, Rose, io non…”

 

“Già, anche io non.” Dissi. “Ma ormai è tardi.”

 

Andai verso l’ingresso avvolta dal silenzio e mi infilai il cappotto. Zia Ginny si alzò in piedi cercando di rimediare.

 

“Oh per favore, Rose, non andartene. C’è ancora il dolce.”

 

Io scossi la testa. “No, grazie. Ho già avuto il mio dessert.”

 

James saltò su speranzoso. “Posso andarmene anche io, allora?”

 

“Non l’ho fatto per ferirti!” Fece Lily quando ero già sulla porta con una mano sulla maniglia. Io mi voltai, era in piedi e sembrava che stesse per mettersi a piangere.

 

Cosa, uscire con Zabini o rinfacciarmi tutto quanto?” Chiesi. “Lo sai, Lily, mi sarei aspettata di essere giudicata da chiunque. Ma non da te.”

 

Uscii dalla casa degli zii e percorsi il vialetto di corsa. Non sapevo neanche perché diavolo avevo messo il cappotto dato che faceva caldo. Lo tolsi stizzita, come se il mio cappotto fosse la causa di tutti i miei problemi.

 

“Stupido cappotto!”

 

“Ehi!”

 

Mi voltai, era Vanessa. La guardai un po’, lasciando perdere il mio cappotto. “Ehi.” Dissi.

 

Lei mi sorrise e abbassò lo sguardo. “Adesso puoi piangere, Rose.”

 

Per un attimo non riuscii a capire perché l’avesse detto, ma poi scoppiai a piangere senza neanche che me ne rendessi conto. Affogai il viso tra le mani, scossa dai singhiozzi. Era una sensazione orribile ma allo stesso tempo liberatoria.

 

“Non volevo piangere di fronte a tutti.” Dissi tra un respiro e l’altro.

 

Vanessa mi appoggiò una mano sulla spalla. “Lo so.” Disse. “Ma adesso piangi quanto vuoi. Non lo dirò a nessuno.”

 

“Grazie.”

 

 

**

 

 

What’s up guys?

Vi devo dire la verità, so che per voi aspettare un nuovo capitolo è snervante ma per noi autori è bello tornare dopo un po’ di tempo che si è stati via… è come tornare di nuovo a casa dopo un viaggio…

 

Good news for everybody, sperando di essere coerente con me stessa, ho già programmato la prossima fanfiction, che in realtà avevo cominciato a scrivere tempo fa ma che avevo miseramente abbandonata a se stessa… anyway, stasera vedrò di riprenderne un po’ il filo e spero possa uscirci qualcosa di buono!

 

Per quanto riguarda questa ff… che ne pensate, Lily l’ha combinata grossa con Zabini, eh?

Al prossimo capitolo con “If I never see your face again

Love, Zia funkia!

   
 
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