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Autore: JulyChan    17/01/2006    13 recensioni
“Sono passati tanti anni dai quei giorni, dai giorni di Hogwarts, e la guerra ancora non è finita. C’è ancora chi gioca a spezzare vite innocenti, c’è ancora chi si sacrifica perché questo non accada. E ci sono ancora loro.”
Ron, Hermione, Harry, anche a distanza di anni, anche dopo battaglie estenuanti, sono ancora insieme, ancora amici, e ancora certi di poter fare qualcosa per la salvaguardia del mondo magico e non. Auror qualificati, ancora in lotta contro gli ultimi proseliti di Voldemort, dovranno vedersela con le immancabili sfide di una nuova e insperata quotidianità.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Il trio protagonista, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Here where the hearts beating

 

 

 

Capitolo 1

 

 After those days

 

 

 

There are twenty years to go,
the best of all I hope.
Enjoy the ride, the medicine show.

And then the breaks for we designer fakes.
We need to concentrate on more than meets the eye […]

[…] There are twenty years to go.
A golden age I know.
But all will pass, will end to fast, you know.

 

(Twenty years – Placebo)

 

 

Sono passati tanti anni dai quei giorni, dai giorni di Hogwarts, e la guerra ancora non è finita. C’è ancora chi gioca a spezzare vite innocenti, c’è ancora chi si sacrifica perché questo non accada. E ci sono ancora loro.

 

 

Dopo il diploma di fine anno scolastico, le strade di tutti si sono divise, e quelle di alcuni non si rincontreranno più.

 

Tre di loro, tre auror ormai qualificati, tre amici, tre giovani eterni, abitano in quella casa; la casa bianca e quadrata, quella dal giardino curato e dall’aspetto comune alla periferia di Londra, dove il trambusto della città ancora non è giunto.

 

E lì, sono ancora insieme, ancora uniti.

 

Ancora per poco…

 

***

 

Passi frettolosi e leggeri scendevano la scala stretta e scura, portando la loro padrona al piano inferiore.

 

Hermione Granger, ventuno anni da appena poche ore, raggiunse la cucina, sfogliando alcune carte dall’aria importante. Si avvicinò al tavolo, prese del pane già tostato da un piatto e se lo ficcò in bocca, senza spalmarlo di marmellata di ciliegie come normalmente faceva, continuando a leggere.

 

La porta sbatté; seguì il clangore di qualcosa che si rompeva e un’imprecazione risuonò per tutta la casa. Altri passi per le scale, questa volta pesanti e sconnessi.

 

-Diavolo, di nuovo?!- urlò una voce maschile.

 

-è tutta colpa di quel gattaccio…-

 

Hermione alzò un sopraciglio, gli occhi ancora incollati sulle carte, ed entrò nel salotto con ancora un pezzo di toast in bocca, senza curarsi del vaso distrutto. Tanto c’era abituata.

Abitava con i suoi due migliori amici, Ron Weasley e Harry Potter, da quasi tre anni, e di scenate del genere n’erano accadute a bizzeffe.

 

Alla comparsa della ragazza, Harry e Ron si guardarono in faccia, come se fosse la prima volta che la vedevano in quella casa. Harry mormorò un incantesimo e riparò il vaso; Ron continuò a brontolare fra sé e sé maledizioni e si diresse in cucina.

 

-Chi ha mangiato i miei toast?- urlò Ron, visibilmente adirato.

 

Hermione guardò Harry, con un’espressione innocente. Harry guardò Hermione, accennando alle briciole che aveva sulla bocca. Entrambi scoppiarono silenziosamente a ridere: sapevano da tempo che, per Ron, preparare anche una semplice colazione era un record mondiale.

 

Hermione si affacciò alla porta della cucina, osservando il ragazzo affaccendarsi tra quelli che lui chiamava ‘aggeggi babbani perditempo’, ma che in realtà si divertiva ad usare.

 

-Scommetto che è stato quel gatto… ce l’ha sempre con me… un giorno gliela farò vedere io…-

 

Hermione non riuscì più a trattenersi e scoppiò fragorosamente a ridere. Ron le lanciò un’occhiata interdetta.

 

-Cosa c’è da ridere? Ti sembra forse divertente che tutto il mio faticoso lavoro sia sparito nel nulla?!-

 

La ragazza smise di ridere e gli si avvicinò con un vago sorriso stampato sulle labbra rosate.

 

-No, il tuo faticoso lavoro non è sparito nel nulla, anzi! Devo dire che ha interpretato molto bene la sua parte-

 

-Cosa…?- Ron strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure minacciose. –TU! Tu hai mangiato i miei toast! Non ti sono bastati quelli che ti ho portato in camera stamattina…- si portò una mano alla bocca; l’espressione blanda di Hermione si mutò in una di autentico stupore.

 

-Colto in fallo, mio Ronald- disse piano lei, più a se stessa che al ragazzo. –Io credevo fosse stato Harry. Sai, quei toast, erano… come dire… buoni…-

Ron si voltò, improvvisamente attratto dalle manopole del fornello.

 

-Harry, già…- borbottò. –In effetti, chi si sarebbe mai aspettato che io, Ronald Weasley, l’imbranato della situazione, riuscisse a preparare due toast senza appiccare un incendio nell’isolato?-

 

-Oh, Ron, non volevo dire questo!- si scusò Hermione. –è solo che… è stato… carino da parte tua. Capisci?- si affrettò ad aggiungere, in tono di supplica.

 

Il ragazzo si girò, l’aria cupa e imbronciata si era volatilizzata; ora un piglio di totale soddisfazione si faceva largo sul suo viso lentigginoso.

 

-Te l’ho fatta! Non ci posso credere, la geniale Hermione Granger che si fa fregare da un comune mortale… questa è da annotare da qualche parte!-

 

Ora sembrava Hermione l’offesa della situazione. Scosse rassegnata la testa: quando iniziava a comportarsi da idiota non c’era più nulla da fare.

 

Era sempre stato così, tra loro due, in effetti. Da quando andavano ad Hogwarts non facevano altro che punzecchiarsi e infastidirsi a vicenda, per poi godere del fatto che l’uno o l’altro esplodeva in una raffica di imprecazioni contro non si sa chi o cosa. Era nella loro natura tormentarsi, era il loro divertimento. Non passava mai un giorno senza che uno dei due se ne andasse sbuffando e masticando maledizioni verso l’altro. E non c’era verso di farli smettere. Non che nessuno ci avesse provato, anzi, ma tutti sapevano che era una battaglia persa sin dal principio. Prima o poi avrebbero smesso di comportarsi infantilmente, dicevano.

Peccato che quel prima o poi ancora non fosse arrivato. Certo, avevano smorzato un po’ le piccole ripicche e i dispetti reciproci, ma erano sempre Hermione Granger e Ronald Weasley, ognuno contro l’altro.

 

Harry, difatti, non sembrava tanto scomodarsi per calmare i bollenti spiriti o sedare una battaglia in procinto di esplodere. Dei tre, sembrava quello che traeva più beneficio dai loro litigi. Anche se, ne era ben consapevole, la sua tranquillità sarebbe finita nel giro di un quarto d’ora. Uno alla volta, finito di accapigliarsi, andavano da lui, passando ore a inveire l’altro ed ad elencare la lista dei difetti che, ogni volta, sembrava diventare più lunga. Harry, così, si ritrovava, senza volendo, a fare da ambasciatore, correndo a destra e a manca per calmare le situazioni e fingendo di essere molto interessato all’insensibilità e all’insolenza di Ron e all’irritabile essere so-tutto-io di Hermione.

 

***

 

 

Quel giorno, però, Harry non si disturbò per andare a tranquillizzarli: la loro momentanea distrazione era tutto frutto di un piano ben congeniato da lui e Ron il giorno prima. Hermione non avrebbe sospettato di nulla, visto che le discussioni per lei e il ragazzo erano abituali. Forse si sarebbe allarmata se non ce ne fosse stata una.

 

Il ragazzo, dopo essersi accertato che i due fossero ancora impegnati ad insultarsi, sgusciò velocemente nel salotto e prese un barattolo, avvicinandosi al camino. Gettò una manciata di polvere lucente tra i ciocchi spenti e subito nella stanza rimbombò il rumore di un piccolo scoppio. Tese le orecchie, ascoltando se per caso qualcuno si stesse avvicinando, ma sentì solo la fragorosa voce di Hermione scagliarsi contro l’amico.

Trattenne a forza una risatina e gridò “La Tana”, si accovacciò sul pavimento e mise la testa tra le fiamme smeraldine, sperando che Ron riuscisse a tenere a bada la ragazza ancora per un po’.

 

Un familiare risucchio e la sua testa sfrecciò tra le fiammate. Dopo pochi secondi la sua visuale era cambiata. Davanti a se c’era un lungo tavolo di legno circondato da sedie scompagnate, alcune di esse ricoperte da morbidi drappi di patchwork, altre con il sedile di saggina intrecciata. Vagò con lo sguardo quel tanto che gli permetteva la polvere volante, ma nella cucina non c’era nessuno. Attese un po’, guardandosi distrattamente intorno. Le lancette dello strano orologio erano tutte puntate su ‘Casa’, quindi, molto probabilmente, stavano ancora tutti dormendo. 

 

Stava per ritirare la testa, quando un rumore dai piani superiori gli fece decidere di restare e aspettare un altro istante. Infatti, dal corridoio che portava alle rampe di scale, apparve una figura minuta e assonnata, la chioma rossa scarmigliata, i piedi scalzi che si avvicinavano al camino. Quando si accorse della testa di Harry che galleggiava tra le fiamme color smeraldo, la ragazza trasalì e cacciò un gridolino stridulo.

 

-Harry!- esclamò vagamente sbalordita. –Cosa c’è… è successo qualcosa? è per Ron? sta bene? Devo avvertire qualcuno?-

 

Il ragazzo rise, frenando l’accavallarsi di domande ansiose della ragazza.

 

-Nulla di questo Ginny… non è successo niente, non preoccuparti-

 

La ragazza sembrò sollevarsi; si accovacciò davanti al focolare e si portò una ciocca rosso fiamma dietro un orecchio, sorridendo al ragazzo.

 

-Allora- disse poi, sbadigliando e arricciando il naso in una smorfia, -a cosa devo questa visita inaspettata?-

 

-Perché inaspettata?-

 

-Oh, niente… è solo che il fatto che tu sia il mio ragazzo da… vediamo… tre anni?, non implica che tu debba farmi visita regolarmente. Diciamo che… una volta al mese per i tuoi standard dovrebbe andare-

 

-Non capisco- disse Harry, aggrottando la fronte.

 

-Voglio dire che sono esattamente 16 giorni e 12 ore che non ci vediamo. Voglio dire che ti vedi di più con Piton che con la tua ragazza. Voglio dire che per questo dovrei esser preoccupata o insospettirmi se per caso tra di voi c’è una tresca che non è giunta alle mie orecchie. Voglio dire che mi sei mancato tanto. Voglio dire che ti amo e… cosa hai da dire a tua discolpa, Potter?- terminò, assumendo un cipiglio degno di mamma Weasley.

 

Harry, di rimando, scoppiò a ridere, sorridendole dolcemente.

 

-Dài, scusami, tesoro. Stasera passeremo un po’ di tempo insieme…-

 

-Non credere che delle simili moine possano farmi cedere, mio caro- proferì Ginny, guardandolo torvamente. Ma il suo tono si era notevolmente addolcito.

 

-Va bene. Prometto che d’ora in avanti metterò la mia ragazza sempre davanti alle pratiche da firmare, alle cartelle da mettere in ordine, alle relazioni da finire e alle riunioni in ufficio- elencò Harry.

 

Ginny ci pensò un po’ su, facendo una strana smorfia di concentrazione molto simile a quella che assumeva Ron quando fingeva di ascoltare Hermione che descriveva i quindici incantesimi basilari per la compostezza dei fascicoli

 

-Ma così Rosman ti farà a fettine- ammise infine, con tono falsamente preoccupato, scuotendo lentamente il capo. –E io non voglio che il mio fidanzato torni da me strisciando come un vermicolo in procinto di schiattare- tornò a guardare intensamente il ragazzo, che sembrava davvero in procinto di schiattare, ma dalle risate che stava cercando di trattenere.

 

-A Rosman ci penserò io, non devi preoccuparti di questo. E comunque oggi abbiamo la giornata libera, quindi Rosman non credo che potrà dirmi qualcosa se la trascorro con la mia bellissima ragazza-.

 

-Sai che ti dico?- iniziò Ginny. –Per la prima volta nella tua vita, hai pienamente ragione!-

 

-Spiritosa- mugugnò il ragazzo.

 

-No, veramente- insistette lei. –Finalmente il leggendario Harry Potter ne azzecca una con la sua ragazza. Peccato che non ci sia nessuno a testimoniare- aggiunse affranta.

 

-Molto spiritosa-

 

Ginny ridacchiò, gli occhi azzurri brillarono di allegria.

 

Harry non poté fare a meno di sciogliersi in un sorriso anche lui. Erano davvero rare le volte che Ginny si abbandonava a chiacchierate come quella, ed era ancora più raro strapparle un sorriso. Soprattutto dopo tutto quello che aveva passato. E Harry non poteva biasimarla. Dopo la sconfitta di Voldemort nulla era stato come prima. Nonostante il suo annientamento avesse risvegliato la speranza dei più, molta gente si era trovata faccia a faccia con i propri problemi.

 

E non si trattava di case distrutte o di sacchi di galeoni andati perduti. Quelli non erano affatto preoccupazioni in confronto a ciò con cui tutta la popolazione magica doveva avere a che fare. Quasi tutte le famiglie erano uscite fuori dalla seconda guerra con almeno un familiare morto in battaglia, annientato dai mangiamorte o scomparso nel nulla, e la maggior parte di loro non avevano sopportato facilmente tutte quelle perdite. Del resto, come potevano? Alcuni maghi e streghe erano sì abituati a vedere i propri cari scomparire nel nulla, ma molti di loro avevano ferite aperte in passato che non si erano ancora rimarginate e che, con il nuovo terrore, non avevano fatto altro che dilaniarsi maggiormente.

 

Altre famiglie, recenti famiglie formatesi dopo la prima caduta di Voldemort, avevano sperimentato quel nuovo tipo di dolore, vedendo i loro parenti morire davanti ai loro occhi e vivendo con la minaccia del marchio nero dentro i propri animi.

 

Esplosioni e battaglie erano all’ordine del giorno. Per non parlare delle vendette tra le famiglie di stampo più antico che si facevano guerra tra di loro anche per i pretesti più stupidi, accusandosi l’un l’altro di aver infangato il loro buon nome e di aver macchiato di ignominia la propria nobiltà. Nessuno faceva più caso contro chi o cosa combatteva, e anche dopo la caduta dell’Oscuro Signore queste piccole ma disastrose rivolte erano incessantemente continuate, alimentate anche dagli ultimi pazzi che credevano ancora possibile che il loro Signore potesse ritornare come aveva fatto precedentemente e che ammazzavano l’attesa continuando il loro principale lavoro.

 

Anche i babbani, seppur in minor numero, avevano dovuto vedersela con decessi inspiegabili e sparizioni improvvise, senza riuscire a trovare una spiegazione logica per tutto ciò che stava scuotendo il loro mondo, all’apparenza tanto perfetto.

 

Harry sapeva che tutto si era attutito grazie a lui, ma sapeva di dover tutto a coloro che si erano sacrificati, anche inutilmente, per far sì che lui potesse dar atto alla profezia. Albus Silente, ex preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, era morto durante la battaglia decisiva, spogliando Voldemort delle sue maggiori protezioni e permettendo ad Harry di dargli il colpo di grazia. Harry non avrebbe potuto mai scordare quel lontano giorno di fine giugno, il giorno in cui aveva sperimentata per la prima volta la parola uccidere. L’Avada Kedavra scaturito dalla sua bacchetta aveva sbalordito per prima se stesso, oramai troppo stanco ed esausto per poter credere di riuscire a eseguire un qualunque incantesimo, ma che stranamente era riuscito a creare una simile potenza.

 

No, non sarebbe stato facile dimenticare l’espressione di puro orrore stampata sul volto morto di Voldemort, gli occhi serpentini spalancati, la pelle più bianca del solito.

 

Non sarebbe stato facile dimenticare.

 

Nessuno aveva dimenticato.

 

Nessuno avrebbe dimenticato…

 

 

-Harry, mi stai ascoltando?-

 

Il ragazzo sussultò, ricordandosi solo in quel momento di dove fosse. Un fiotto di aria calda gli entrò su per il naso, facendolo tossire convulsamente.

 

-Ehi, ti senti bene?- disse la dolce voce di Ginny. La ragazza si accostò di più al suo volto e lo scrutò con un piglio preoccupato. –Stai bene, Harry?-

 

-Si, si, sto bene- la rassicurò il ragazzo. Venne scosso da un altro attacco di tosse.

 

Ginny non sembrava molto convinta della risposta ricevuta, ma si alzò, andando verso la credenza, lasciandolo tossire.

 

Tornò poco dopo, sedendosi davanti al focolare e poggiando sul pavimento di cotto un piatto pieno di toast imburrati e focaccine.

 

-Allora? Stavi dicendo?-

 

-Io?- chiese Harry.

 

-Si, tu. Non si viene a casa della gente alle nove di domenica mattina senza avere niente da dire, sai?!- replicò la ragazza, spezzando un pezzo di pane tostato e portandoselo alla bocca.

 

-Oh, si… ecco, vedi… per oggi pomeriggio…- esordì il ragazzo. Si zittì un attimo. Dalla sua parte Ron ed Hermione avevano smesso di litigare, ma nessuno sembrava si stesse avvicinando al salotto.

 

-Allora?- lo incalzò Ginny, stendendosi sul pavimento con una mano sotto il mento.

 

***

 

Tell me that we belong together

Dress it up with the trappings of love
I'll be captivated, I'll hang from your lips
Instead of the gallows of heartache that hang from above

I'll be your cryin' shoulder
I'll be love suicide
I'll be better when I'm older
I'll be the greatest fan of your life

 

(I’ll be – Edwin McCain)

 

 

-Hermione, dove stai andando?-

 

La ragazza si fermò, la mano a mezz’aria in procinto di abbassare la maniglia.

 

-In salotto, mi sembra ovvio- disse, con una certa irritazione nella voce. 

 

Avevano appena finito di rimbeccarsi, come era loro solito fare, ma la ragazza era ancora risentita per quanto era successo.

 

-E… p-perché?- le chiese Ron, stridulamente.


Hermione lo guardò sconcertata.

 

-Non credo siano fatti tuoi, Ronald. Comunque, devo prendere dell’inchiostro. Il mio è fini…-

 

Non ebbe neanche il tempo di finire la frase che il ragazzo la strattonò per il braccio, trascinandosela dietro.

 

-Ti presto il mio!- esclamò prontamente.

 

-Insomma, Ronald!- protestò Hermione, cercando di divincolarsi. Ma era completamente inutile: il braccio del ragazzo sembrava di ferro sotto le sue piccole mani. Tutti quegli allenamenti di Quidditch e gli addestramenti da Auror avevano visibilmente dato il loro risultato.

 

Ron, per precauzione, strinse ancora di più la mano attorno al sottile polso della ragazza. In risposta, Hermione, cacciò un urlo di disapprovazione, ma non riuscì a pensare di fare niente di meglio che lasciarsi trasportare e gridargli contro come un’oca inferocita.

 

Giunti al piano superiore, davanti alla porta della sua camera, Ron mollò senza tante cerimonie il braccio della ragazza, che nel frattempo riprendeva fiato dopo avergli riversato addosso tutto il suo refettorio di insulti e parolacce.

 

Il ragazzo aprì la porta con un calcio e spinse dentro Hermione, ignorando le sue deliberate proteste.

 

Si avvicinò al proprio baule e ci frugò dentro, riemergendo poco dopo con un vasto assortimento di boccette d’inchiostro dai colori più vari.

 

-Ecco qui- disse, mettendole davanti le ampolline. –Quale vuoi?-

 

Hermione guardò perplessa prima il ragazzo, poi le boccette di vetro, indicandone infine una.

 

-Quello nero andrà bene, grazie-

 

Ron le ficcò in mano una delle boccette e le fece un gran sorriso.

 

-Ora dove vai?- domandò alla ragazza, che stava per raggiungere l’uscita.

 

-Mmmh… in salotto. Ho dimenticato alcuni fogli…- rispose lei, distrattamente.

 

Il sorriso gli si gelò in faccia. Ron si affrettò a superare la ragazza e chiuse la porta.

 

-Ron, cosa…?-

 

-Che ne dici di provare anche questo nuovo tipo di inchiostro? E’ più resistente e non sbava e…- si accorse che la ragazza non gli stava minimamente dando ascolto, ma si stava risolutamente avvicinando all’uscita. Ron afferrò la sua bacchetta abbandonata sul letto disfatto, la puntò contro la porta, e mormorò un incantesimo che la sigillò.

 

Hermione forzò inutilmente la maniglia, ma non si aprì. Maledicendosi per non essersi portata la bacchetta appresso, si voltò infuriata verso il ragazzo, le mani incrociate sul petto, gli occhi scuri che mandavano lampi.

 

-Ora mi spieghi perché diavolo non vuoi farmi scendere!- ringhio la ragazza, cercando di mantenersi calma.

 

-Perché…- mormorò Ron. Si voltò e riprese a frugare nel baule. Dietro di lui sentì Hermione rivolgergli maledizioni che, in possesso di una bacchetta, l’avrebbero sicuramente messo al tappeto. –Ecco qui!- esclamò poco dopo, voltandosi e mostrando alla ragazza una strana bottiglietta piena di liquido colorato. –Inchiostro Cambiacolore! Muta la tonalità a seconda dell’umore o del tempo o del…- Il liquido, a contatto con l’ira di Hermione, aveva cominciato a vorticare furiosamente, per poi diventare di un nero pece davvero poco confortante.

 

-Mi hai trascinato fin qui con la forza, mi hai slogato un polso e mi hai rinchiuso dentro una stanza per mostrarmi un insulso inchiostro per mocciosi?!- sibilò la ragazza, sbattendo più volte le palpebre e stringendo i pugni.

 

-Beh… sì…- bofonchiò Ron scornato. Il suo colorito, di solito pallido, stava diventando più bianco di un cencio. –Non ti piace?- aggiunse poi, cercando forse di salvare il salvabile.

 

Hermione strabuzzò gli occhi, strinse le labbra fino a farle diventare sottili e taglienti come una lama; le unghie della mano destra si stavano lentamente conficcando nella pelle.

 

-Non ti piace?!- sbraitò. –Certo che non… certo che non mi piace essere quasi tramortita per un’idiozia del genere!-

 

-Ma… ma…- farfugliò il ragazzo.

 

-Niente ma Ronald, assolutamente niente ma! Non con me!-

 

Hermione chiuse la bocca e cominciò a respirare freneticamente; il cuore le batteva a mille per la sfuriata e sembrava stesse per saltarle fuori da un momento all’altro. Strinse ostilmente gli occhi e si accostò alla porta.

 

-Aprila!-

 

-No- fu la risposta inaspettata che le arrivò.

 

-Ho detto aprila!- si impuntò Hermione.

 

-E io ho detto di no- disse calmo Ron.

 

-Apri questa dannata porta o…-

 

-O cosa? Non hai la tua bacchetta qui con te, Hermione- sibilò Ron, avvicinandosi alla ragazza.

 

Hermione, istintivamente, fece un salto di lato, rischiando di incespicare.

 

Ron la prese per le mani e si sedette sul bordo del letto, trascinandosela sulle gambe.

 

-Ho detto fammi uscire!- continuò Hermione, ma dal suo tono sembrava che non volesse più tanto andarsene.

 

Il ragazzo avvicinò il suo volto vicino all’orecchio di lei.

 

-No- sussurrò, facendo scorrere un leggero brivido lungo la colonna dorsale della ragazza.

 

Hermione non replicò, quasi paralizzata. Sentiva il respiro caldo del ragazzo contro le su guance, sentiva le sue mani scivolarle lungo le braccia, accarezzandole. Abbassò lo sguardo, incapace di trattenere oltre quello del ragazzo e socchiuse la bocca, incapace di proferire parola.

 

Ron con due dita le puntellò il mento, costringendola ad alzare gli occhi verso di lui. Hermione non fece in tempo dire qualcosa che le labbra del ragazzo sfiorarono dolcemente le sue.

 

Ron la prese per i fianchi, facendola stendere sul letto, tra le coperte in disordine. Si mise a cavalcioni sopra di lei e la baciò di nuovo, questa volta più a fondo e senza interruzioni.

 

 

I’ll be your cryin’ shoulder

I'll be love suicide…

 

(I’ll be – Edwin McCain)

 

 

 

 

 

Oh la la, gente!!!! Chi non muore si rivede,

direte voi, eh?!? Sì, in effetti devo 'leggermente' scusarmi per l'assenza da

questo sito durata circa ottomila eoni e passa, ma vi informo che non ero

totalmente sparita visto che continuavo a leggere alcune FF... ecco, sì...

ecco...beh, so che la mia assenza risulta del tutto ingiustificata e questa

volta non posso cacciare fuori le solite scuse quali scuola, studio e mancanza

di tempo: il tempo ce l'ho, solo che non lo uso più per scrivere ma lo spreco

per navigare in Internet... il blocco dello scrittore mi è finito da un pezzo,

ma non ho comunque accennato a continuare a scrivere (ne sanno qualcosa i

lettori della mia Draco/Hermione "Because of Doom", che aspettano l'ultimo

capitolo da Aprile)... chiedo scusa!!! Non so cos'altro fare.... Non so neanche

perchè non ho continuato a scrivere... l'ispirazione ce l'avevo e ce l'ho

tuttora... forse mi mancava la voglia... ma ora mi sono promessa che riprenderò,

mi bacio le mani, lo prometto!!!!! E per farlo ho deciso di postare il primo

capitolo di questa ficcina che ho scritto da mesi, ma non ho mai avuto il

coraggio di pubblicare visto che è un genere tutto nuovo.... quindi, parlando di

QUESTA FF... è una R/Hr, H/G come avete potuto vedere... solo che la prima

coppia sarà il pairing protagonista... senza aggiungere che io AMO la R/Hr...^__^;;!

Detto questo non so cos'altro aggiungere, perchè sennò inizio a svelarvi tutta

la storia.... ah, sì,....COMMENTATE!!! Mi raccomando... e fatemi sapere, perchè

questo è un tipo di storia tutto nuovo che sto - diciamo così - sperimentando....

Bax bax

JulyChan

 

   
 
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