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Autore: Angele87 e Phoebe80    17/01/2006    8 recensioni
Ron, Harry, Ginny condividono la stessa casa, la stessa vita e gli stessi interessi. Qualcuno, però, manca all'appello, qualcuno creduto morto deve essere ritrovato. Tra ricordi, sogni e incantesimi due anime inseparabili cercheranno di ritrovarsi.
Ecco, il sequel della prima ffc "Nice Shock". Cliccate e ritroverete i personaggi che tanto avete amato nell'altra storia.
Angèle&Phoebe
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.::The Phoenix Fly::.

 

2

 

Reverie

 

 

I personaggi di questa storia  appartengono tutti a J. K. Rowling. Li abbiamo  utilizzati solo per divertirci e dilettare tutti quelli che leggeranno questo breve racconto. I fatti narrati di seguito non sono mai accaduti nella saga di Harry Potter.

Questa storia è stata scritta senza nessuna intenzione di lucro, si ritiene, quindi, che nessun diritto di copyright sia stato infranto.

 

AngéleJ e Phoebe80 (A&P)

 

 

L’avevo vista accanto alla porta di legno.

I suoi capelli ricci e bruni si confondevano con il marrone claustrofobico dell’ingresso del bagno di Mirtilla.

 La camicia bianca risaltava, in quei punti, dove alcune ciocche disegnavano larghe onde seducenti.

Era immobile, intenta ad ascoltare qualcosa proveniente dal corridoio del secondo piano. Passava il peso da un piede ad un altro, in un movimento infantile che mi fece sorridere. Era voltata, eppure riuscivo tranquillamente ad immaginarmi la sua espressione concentrata. L’avevo osservata così tante volte di nascosto. Strano che, un tipo intelligente come lei, non se ne sia mai accorta!

 

Una mano dura e pesante si posò sulla mia spalla. Indossava un guanto, lo sentivo dallo strano fruscio che aveva fatto contro la mia camicia.

Mi voltai, appena per riuscire a guardare con la coda dell’occhio l’uomo alle mie spalle.

I capelli biondissimi raccolti in una coda, quegli occhi di ghiaccio taglienti e severi, il sorriso sardonico appena accennato sulle labbra sottili, mi fecero rabbrividire.

 

-Shhh…- si portò un dito davanti la bocca per indicarmi di tacere.

 

Gli altri mangiamorte stavano uscendo senza il minimo rumore dall’entrata della camera dei segreti. Erano davvero numerosi e, per un brevissimo, intimo istante, tremai per i miei compagni.

Si erano disposti in cerchio, aspettando un minimo cenno da parte di mio padre, Lucius Malfoy.

Hermione aveva fatto un passo indietro, nel momento in cui, mi era stato ordinato di catturarla.

Non avevo confessato a nessuno la mia ossessione per quella sporca mezzosangue. Quando mi fu imposto di rapirla e cancellarle la memoria, non battei ciglio.

 

Perfetto.

 

Sollevai il cappuccio sulla testa.

Il mantello nero scese a coprirmi completamente.

Alcuni ciuffi biondi s’intravedevano sotto la stoffa pregiata.

Chiusi gli alamari d’argento sul petto e, con passo felpato, raggiunsi la mia vittima alle spalle.

 

Veloce, come non lo ero mai stato, le premetti una mano su quelle labbra rosse e morbide che avevo sognato troppo spesso, le fermai le braccia dietro la schiena con l’altra.

Non fui abbastanza rapido da impedirle di urlare, però.

La trascinai con poca gentilezza lontano dalla porta che, qualche attimo dopo, si spalancò.

 

Fu un attimo.

Incrociai gli occhi cobalto di Ronald Weasley.

Le mie labbra si piegarono in un sorriso maligno mentre strattonavo Hermione per intimarle l’immobilità. Sentii vagamente la presenza di Potter e Weasley femmina.

La mia concentrazione era tutta rapita da Lenticchia: vederlo vacillare sotto la verità, tremare dalla paura di perdere la cosa per cui più teneva al mondo era la sensazione più elettrizzante che avessi mai provato. 

 

Decisi di osare e, con una lentezza esasperante, puntai la bacchetta contro la tempia di Hermione che continuava a gridare e scalpitare. Non faceva altro che urlare il suo nome, quel dannato nome che risento ancora nelle notti in cui i suoi ricordi si fanno più forti.

 

-RON!-

 

Riuscivo a stento a trattenerla.

Potter tirava Lenticchia da un braccio. Aveva avuto l’idea più saggia di allontanarsi da quel posto, approfittando della staticità dei mangiamorte che attendevano la mia uscita di scena.

 

-Oblivion.- sussurrai con rapidità.

 

Hermione si ribellò per un altro secondo. Poi, il suo corpo si abbandonò contro il mio e la sentii svenire.

Ronald gridò seguito da sua sorella.

Io risi.

 

-Addio.-

 

Senza aggiungere altro, mi caricai sulle spalle il discreto peso di Hermione e scomparvi nell’oscurità della camera dei segreti.

 

-Perché sei qui mio discepolo?-  Voldemort era seduto sul suo trono ricavato dal legno vivo, impreziosito da gemme preziose. La lunga veste di velluto nero, scendeva fin sulle pietre del freddo pavimento.

 

Draco fu come riportato alla realtà. Si ritrovò inginocchiato al cospetto di colui che gli aveva fatto il dono più grande.

I capelli biondi scendevano a ciuffi sugli occhi di ghiaccio.

 

-La mia sposa.- Il giovane mangiamorte scandì con voce rauca e seducente le parole.

La pelle pallida aveva un leggero colorito arancio alla luce delle torce.

 

-La piccola mezzosangue?-

 

Draco annuì, continuando a mantenere lo sguardo fisso sul pavimento. –I suoi ricordi sono sempre più forti. Credo che presto ricorderà.-

 

Voldemort tacque per un breve momento. –Usa l’oblivion.-

 

Il ragazzo gemette. Aveva usato troppe volte quell’incantesimo su Hermione e non aveva funzionato. Sembrava ne fosse diventata immune.

Credeva che l’anima di Hermione volesse ricordare; non potevano esserci più sconti.

 

-Non sortisce più alcun effetto, mio signore oscuro.- s’interruppe appena, per poi riprendere. –Continua a fare strani sogni sulla sua vita passata… o meglio, rivive i suoi ricordi nel sonno. Man mano diventano più vividi, più precisi. Non riuscirò a depistarla ancora per molto. Non è una sciocca.-

 

Voldemort l’osservò per un lungo momento, accavallando le gambe sotto l’abito.

-Sapevamo sarebbe successo.- il Signore Oscuro unì le mani, appoggiando i gomiti sui braccioli del trono. –Non abbiamo cancellato con esattezza tutto, solo quella persona non esiste più nella sua memoria.-

 

Draco alzò lo sguardo per la prima volta. I suoi occhi di ghiaccio si fissarono in quelli rossi di colui che non deve essere nominato.

 

-Ricorda anche lui.-

 

In quel momento, il castello costruito da Voldemort iniziò con lentezza a sgretolarsi.

 

 

 

Il fischio acuto del bollitore del tè interruppe il silenzio che come ogni mattina regnava indisturbato in quella casa.

Il ragazzo che armeggiava tra i fornelli nell’intento di preparare quella che dovrebbe essere stata la sua colazione aveva un aspetto più disordinato del solito. I capelli corvini non ne volevano sapere di prendere forma e gli occhi verdi assonnati e stanchi facevano trapelare il disperato bisogno di un caffé che il suo fisico chiedeva a gran voce. Se non avesse avuto la divisa militare in perfetto ordine nessuno avrebbe mai creduto che quel ragazzo fosse uno dei migliori auror dell’esercito della fenice. Figuriamoci poi anche solo pensare che quello potesse in qualche oscuro modo ricoprire la carica di capitano.

 

Prese un uovo e lo ruppe a metà lasciando cadere il contenuto nella ciotola insieme a qualche piccolo frammento di guscio. Dopo aver passato almeno 10 minuti a tentare di recuperarlo decise che nella vita ne aveva passate così tante che un piccolo frammento non lo avrebbe certo ucciso. Finalmente anche il caffé per sua fortuna era pronto e se ne versò una tazza. Prese a sorseggiarlo mentre la sua mente vagava per chissà quali mondi e la sua frittata iniziava a colorirsi.

 

Un lieve odore di bruciato solleticò le narici del giovane dai capelli rossi che stava scendendo le scale in quel momento. Nonostante anche i suoi capelli stessero esultando per la giornaliera vincita contro il pettine la divisa del colore della notte, sulla quale all’altezza del cuore spiccava una maestosa fenice che rinasce dalle fiamme era impeccabile. I gradi di capitano si potevano distinguere all’altezza delle sue forti spalle e la sua inseparabile bacchetta era al suo posto nell’apposita tasca destra dei pantaloni.

 

Non era normale quell’odore a quell’ora di mattina. Normalmente la casa profumava oltre che di caffé appena fatto, di pane tostato e marmellata fatta in casa. Quindi se quelli non erano i profumi di cui era invasa la casa in quel momento in cucina non doveva esserci sua sorella… ma Harry.

 

Il pensiero di Harry in cucina lo fece scattare come se gli avessero appena detto che nel suo salotto si stava tenendo una riunione dei capi dell’organizzazione dell’oscuro signore. Fece gli scalini due a due nella speranza di arrivare prima che la cucina prendesse fuoco. Il ricordo dell’esplosione del forno era ancora vivido nella sua mente. Spalancò la porta e per poco non rischiò una crisi respiratoria dovuta al denso fumo nero che aleggiava per la stanza.

 

Harry era in piedi vicino alla padella, ormai inutilizzabile, che guardava disperato il suo lavoro. Alzò lo sguardo e vide Ron sulla soglia che aspettava terrorizzato il resoconto dei danni.

 

- Tranquillo amico, siamo stati graziati ho solo distrutto una padella… la possiamo riprendere domani. La cucina  è salva. 

 

- Harry di grazia ma perché diavolo ti sei messo a preparare la colazione? Non ti è bastato rifare la cucina una volta? – gli chiese il rosso visibilmente sollevato dalla prospettiva orribile di rivedere sua sorella progettare una possibile nuova cucina.

 

-  Ginny sta ancora dormendo e non me la sentivo di svegliarla. – disse Harry mentre faceva evanescere l’ammasso di ferro e uova carbonizzate.

 

- E tu come fai a sapere che sta ancora dormendo? – gli chiese mentre prendeva una tazza per il caffè – no lascia perdere… non lo voglio sapere! -

 

- Abbiamo fatto tardi ieri sera. Abbiamo parlato. – la sua voce aveva un che di triste

 

- Niente di buono suppongo –

 

- Si e no… sai benissimo che sono pazzo di lei e che per lei darei la vita. Quello che vorrei di più al mondo è vedere Ginny felice e lontano dai pericoli. E sai anche benissimo che stando con me metterei tua sorella in pericolo di vita ma ovviamente a lei non gliene importa nulla l’unica cosa che vuole è starmi accanto perché se non lo fa soffre come non mai.  E io come al solito sono il solito cretino che non sa gestire la situazione.-

 

Ron bevve un lungo sorso dalla sua tazza. Non era certo la persona adatta a quel genere di situazioni. Colei che aveva una risposta sempre pronta non era li con loro e anche se non lo avrebbero mai ammesso, adesso più che mai ne sentivano la mancanza.

 

- Posso solo dirti che mia sorella è adulta e in grado di badare a se stessa. Se ha deciso che la cosa che vuole è restare al tuo fianco devi considerarti fortunato. Non tutti possono avere il privilegio di avere la persona che amano al proprio fianco. -

 

Harry sapeva esattamente cosa Ron volesse intendere con quella frase.

 

- Abbiamo parlato anche di lei ieri sera. A dire il vero ci siamo urlati dietro -

 

Nonostante lei non fosse con loro era come se in qualche modo non li avesse mai lasciati. Forse anche per quello ogni volta che l’argomento ricadeva su di lei era così difficile parlarne.

 

- Ginny ha trovato il suo incantesimo – sussurrò quelle parole più a se stesso che al suo amico. Sapevano entrambi che un giorno avrebbero dovuto affrontare la cosa e sapevano che ricordi piacevoli ma dolorosi sarebbero riaffiorati senza preoccuparsi troppo delle ferite che avrebbero riaperto.

 

Quelle parole fecero risvegliare Ron come se gli avessero appena gettato un secchio di acqua ghiacciata in faccia.

 

- Scusa… come hai detto? – sperava tanto di aver capito male.

 

- Hai capito benissimo Ron, Ginny ha trovato l’incantesimo che Hermione creò per tutti e quattro. -

 

In quel momento Ron sembrava volesse affondare le unghie nella tazza che stava stringendo. Gli anni erano passati ma sentire il suo nome ancora gli faceva male.

Contò mentalmente fino a 10 per vedere di riuscire a calmarsi… ma dato che nemmeno se avesse contato all’infinito ci sarebbe riuscito si alzò dalla sedia e fece per andarsene.

 

- Ron.. -

 

- Che vuoi Harry? -

 

- Ma non so… che ne diresti di un qualsiasi tipo di reazione? -

 

- Che vuoi che ti dica? Sono felice per lei ovviamente. In fondo quell’incantesimo era il suo regalo. Posso solo sperare che lo apprezzi e che gli dia l’importanza che merita. -

 

- Ron… -

 

- No! L’argomento è chiuso, si stà facendo tardi e dobbiamo andare a lavoro e tu devi ripulirti lo schifo che hai sulla divisa. A raccontarlo non ci si crede… il grande Harry Potter sconfitto da un paio di uova strapazzate. -

 

 

 

 

 

 

Ero ritornato ad Hogwarts. Dopo aver lasciato al sicuro Hermione, ero riapparso di corsa nella scuola. Non volevo perdermi la sconfitta degli odiati Potter e Lenticchia. Già immaginavo la sensazione che avrei provato nel vederli imploranti ai miei piedi: feriti e disperati.

 

Nel corridoio del secondo piano, avevo ritrovato alcuni mangiamorte che avevano catturato dei ragazzini di Tassorosso.  Potevano avere 14 al massimo 15 anni ed erano spaventati.

Lo vedevo dagli occhi dilatati e dal loro tremare inconsulto.

Erano entrambi feriti e non sarebbero sopravvissuti a quel giorno.

I vestiti erano completamenti inzuppati dal sangue delle ferite che l’incantesimo “lamia” provocava su di loro. Pallidi e con le labbra viola, non sembravano in grado di resistere ancora per molto.

 

Li ignorai anche quando uno dei due spalancò gli occhi e mi fissò. Sentii la mia spina dorsale vibrare ed arrossii, vergognandomi della loro morte. Distolsi lo sguardo, rivolgendomi ai mangiamorte.

 

-Dov’è mio padre?- la mia domanda riecheggiò nel corridoio stranamente silenzioso e vuoto.

 

L’incappucciato più alto, Steve Sanderson, mi rispose sorridendo. –In Sala Grande con Potter.-

 

Sorrisi.

Mio padre avrebbe sicuramente annientato quello scarafaggio sfregiato dalla sorte.

Misi una mano sotto il mantello afferrando la bacchetta. Mi voltai, facendo svolazzare la stoffa nera.

 

Una voce sottile e tremula mi fermò, mettendomi i brividi.

 

-I tuoi ricordi saranno la tua punizione, Malfoy.-

 

Mi voltai appena, fulminandolo con lo sguardo. Non mi fermai oltre, riprendendo la mia andatura.

 

Le maledizioni di un mago si avverano sempre.

 

Sentiva i suoi passi scricchiolare sul pietrisco del vialetto. Guardò il cielo che si stagliava grigio e sicuro intorno a lui. Erano passati due anni, eppure riusciva a sentire ancora perfettamente quell’odore metallico del sangue, riusciva a percepire quelle grida disperate che riecheggiavano nei corridoi di solito pieni di brusio fastidioso, poteva tranquillamente accorgersi dello sguardo di quel giovane tassorosso ancora puntato sulla sua nuca.

 

Le maledizioni di un mago si avverano sempre.

 

Una punizione dolorosa e terribile. Non riusciva a rimanere solo senza che qualche spettro del passato tornasse a fargli visita. Era costretto a rivivere quel giorno ogni volta che la sua mente era libera di vagare.

 

Sentiva odore di pioggia. Magari da qualche parte era piovuto.

Il vento gli portava il profumo della terra bagnata, i nontiscordardimé erano in piena fioritura nel suo giardino. Passò accanto ad un cespuglio e raccolse quei fiori blue che tanto adorava. Avevano un profumo così malinconico e buono.

 

Entrò in casa, dove regnava la tranquillità.

Nel salotto dominava la penombra, mentre le scale di marmo scintillavano nel riflettere la luce tremula di alcune candele.

Seguì l’unico suono presente in casa ed arrivò in una stanza al piano superiore che aveva lasciato ad Anastasia. Le aveva dato il permesso di arredarla e fare qualsiasi cosa avesse voluto.

La porta era leggermente socchiusa ed un fascio di luce invadeva il corridoio scuro.

Draco si fermò appena, spingendo il suo sguardo nella camera.

La donna era in piedi al centro dell’ambiente; indossava una salopette in jeans ed i piedi nudi, i capelli ricci tirati su in una coda sbarazzina facevano notare ancora di più l’eleganza del suo collo e la raffinatezza dei lineamenti: il taglio degli occhi morbido e gentile, le labbra carnose e ben definite, il mento appena accennato.

Aveva una mano sottile sul fianco in una posa di riflessione.

 

Era bella.

 

Senza ombra di dubbio, senza alcuna incertezza, ripensamento o riserva, Anastasia era bella. Un fiore in sboccio, la cosa più bella che la vita gli avesse donato… o meglio che lui avesse strappato alla vita. Sapeva che se solo lei avesse ricordato, avrebbe ripreso ad odiarlo e questo lui non sarebbe riuscito a sopportarlo.

 

Aprì ancora un po’ la porta, in modo da poter aver una maggior visuale  della stanza e quello che vide gli fece fermare il cuore.

Il colore rosso porpora regnava dovunque: drappeggi, poltrone, arazzi ed ornamenti.

Gli ricordava incredibilmente la loro sala comune. Quella tana dove i pidocchiosi Grifondoro si nascondevano.

 

Avanzò con lentezza e silenziosamente, arrivando alle spalle della giovane.

Anya era così impegnata a fissare il suo lavoro che non l’aveva minimamente notato. Quando alzò gli occhi, si ritrovò quasi sulla fronte un mazzetto di nontiscordardimé.

 

-Sai, perché si chiamano così?- le chiese, improvvisamente, Draco, dopo averle rubato un bacio dalle labbra corrucciate.

 

Anastasia rimase un momento a guardarlo, incapace di capire a cosa si riferisse.

Draco si sedette di fronte al camino ancora spento.

 

-Come, scusa?- Anya aveva recuperato l’uso della parola, dopo l’iniziale sorpresa.

 

-I nontiscordardimé. Sai, perché hanno un nome così malinconico?- Draco la fissava con i suoi occhi di ghiaccio.  Era così dannatamente affascinante che lei arrossì di colpo. Perché suo marito la metteva ancora così in soggezione?

 

-No.-

 

Draco allungò una mano verso quella della donna, afferrandola. La condusse sul divano dove le fece appoggiare la testa sul suo petto, iniziando a respirare quella fragranza così particolarmente buona che emanavano i suoi capelli.

 

-Due giovani innamorati passeggiavano sulla riva del Danubio, uno splendido fiume della vecchia Europa, famoso per le sue acque torbide e pericolose. I due rimasero affascinati da un inusuale fenomeno: una miriade di bellissimi fiori azzurri stavano galleggiando sull’acqua.- La voce gentile ed elegante di Draco scandiva con tranquillità le parole.

Una mano accarezzava la chioma ribelle di Anya, mentre l’altra le sfiorava il braccio, facendola rabbrividire. - Il giovane notando il bellissimo sorriso della sua amata nell’assistere a quello spettacolo, decise di raccogliere uno di quei fiori per lei. Allora, cercò sulla sponda del fiume la parte meno alta e, aggrappandosi ad una radice che fuoriusciva dal terreno, si sporse sulle acque.-

 

Anastasia sorrise, rivolgendo uno sguardo dolce all’inusuale cantastorie. –Che romantico…-

Draco le baciò la fronte per poi riprendere la sua storia. –Improvvisamente, però, La radice alla quale il giovane si era aggrappato si spezzò, facendogli perdere l’equilibrio. La ragazza assistette impotente alla morte del suo amato che con lentezza venne ingoiato dalle acque del fiume. Seconda la leggenda l’uomo sarebbe affogato, gridando disperato alla giovane : “Non dimenticarmi mai!”. Infatti, la ragazza crebbe e si sposò con un altro ma mai dimenticò di quel giovane che per lei perse la vita in un atto d’amore. Da allora, questi fiori furono chiamati nontiscordardimé e simboleggiano la fedeltà e l’amore eterno-

 

Anastasia si sollevò un momento sulla schiena, lanciandogli un’occhiata. –E’ una storia molto triste.-

 

Draco le accarezzò la guancia leggermente arrossata, facendole un breve sorriso.

-Tu non ti dimenticherai mai di me, vero Anya?-

 

La donna abbassò lo sguardo, prima di appoggiarsi nuovamente contro il suo petto. –Mai. Non ti ho dimenticato quando avevo rimosso tutto il resto.

Tu sei scolpito a fuoco nella mia mente…- realizzò una buffa espressione con le labbra che fece ridere Draco. L’uomo rimase un momento in silenzio, pensieroso. Le accarezzò un boccolo castano, negando con il capo. –No, Anya. Non ci sei mai stata.-

La donna parve dispiaciuta per la risposta ma immediatamente si strinse nelle spalle. –Beh, almeno non posso farmene una colpa se non mi ricordo nulla.-

 

Draco le sorrise, respirando a fondo quel suo profumo di pulito. Rimasero in silenzio per poco, poi, lui lo interruppe.

 

-Oggi, sono stato da mio padre.-

 

Anastasia alzò la testa per fissarlo. Suo suocero le aveva sempre incusso timore. Accarezzò il petto dell’uomo, sorridendo. –Come sta?- chiese.

 

Draco si strinse nelle spalle. –Bene, come al solito.- le sfiorò la fronte con le labbra.

–L’ho invitato a cena, questa sera. Vuole parlare un po’ con te…-

 

Anastasia si agitò un momento, irrigidendosi tra le sue braccia. Il padre di Draco l’aveva aiutata diverse volte dopo il suo risveglio. In quel momento, però, non voleva che ficcasse il naso nei suoi pensieri.

 

-Gli hai parlato dei miei sogni, vero?-

 

Anastasia si era distaccata da Draco, assumendo una posa arrabbiata: gli dava le spalle mentre aveva le braccia incrociate sul petto.

 

Il biondo inarcò un sopraciglio. –Sì, perché non avrei dovuto?-

 

La donna si alzò dal divano. Era diventata rossa e gli occhi si erano ridotti a due fessure. –No!- urlò, dopo aver cercato inutilmente di calmarsi. –Non avresti dovuto!-

 

-Come mai?- Draco aveva ancora stampata sulla faccia un’espressione tranquilla che mandava in bestia Anya.

 

-Perché sono affari miei! Tuo padre mi ha aiutato in passato e lo ringrazio, ma non voglio il suo aiuto, ora!- Anastasia si era voltata di scatto, fissando i suoi occhi in quelli gelidi di Malfoy.

La vena sul collo le pulsava mentre  con una mano s’indicava il petto.

 

-Almeno, sii sincera.- Draco si era alzato a sua volta. Il tono della voce sempre pacato. –Tu non vuoi l’aiuto di mio padre per un solo motivo…-

 

Anastasia non era arretrata di un passo quando suo marito le si era avvicinata, prendendole il viso tra le mani.

 

-Quale sarebbe questo motivo?-

 

Draco  abbassò lo sguardo, pronto a parare la stilettata al cuore che si stava infliggendo. –Tu vuoi continuare a sognare…-

 

-COSA?- Anastasia vide rosso. –MA CHE DICI?-

 

Draco la osservò senza muovere un muscolo.

 

-PERCHE’  MAI VORREI CONTINUARE A SOGNARE?-

 

Il biondo si avviò all’uscita della stanza, si voltò appena per rispondere. –A questo devi rispondere tu.-

 

Senza aggiungere altro, Draco lasciò Anastasia da sola.

Calde lacrime iniziarono a scendere dal volto della giovane. La consapevolezza che suo marito avesse ragione, le faceva male ma non poteva negare l’evidenza.

Voleva continuare a sognare quegli occhi, tutto qui.

 

 

 

Vedere Ron e Harry nella sala mensa per la colazione era un evento più unico che raro. Il primo pasto della giornata per loro era sacro. Era l’unico momento in cui erano sicuri di potersi sedere tutti e tre allo stesso tavolo. Ginny, si alzava sempre prima di loro per preparargli toast e caffè. Adorava farlo e adorava ancora di più quella sensazione di familiarità che si creava. Era come tornare a Hogwarts. Anche Ron pareva essere più tranquillo e rilassato quando tutti e tre si ritrovavano allo stesso tavolo parlando del più e del meno. Per questa ragione, nonostante fossero ben conosciuti dal corpo auror, in quella sala erano praticamente degli alieni.

 

Non avevano idea di chi frequentasse quel luogo la mattina e non speravano di certo di trovarvi qualcuno di conosciuto. Furono, così, piacevolmente sorpresi di riconoscere, tra quei volti assonnati, appartenenti ai ragazzi della ronda notturna, seduti al “loro” tavolo, gli unici due che pareva non risentissero minimamente delle 12 ore di pattugliamento per le strade di Londra.

Nonostante Faith e Nathan fossero solo delle semplici reclute spesso erano richiesti espressamente da Ron e Harry per varie missioni. Erano due fratelli che, a dire il vero potevano essere scambiati perfettamente per gemelli. Quando si iscrissero alle selezioni per diventare Auror, Faith, decise che per non avere favoritismi si sarebbe iscritta come un ragazzo. Superò le selezioni anche all’insaputa del fratello che le aveva “categoricamente vietato” anche solo di pensare ad una soluzione del genere.

Quando scoprì che “colui” che aveva superato con il massimo dei punti le selezioni era sua sorella minacciò di schiantarla e riportarla a casa contro la sua volontà. Le uniche persone che riuscirono a farlo ragionare furono proprio Ron e Harry, ovviamente non bastarono le semplici parole… risolsero la cosa a modo loro ovvero a suon di pugni e incantesimi.

Nathan da quel giorno passò alla storia come la recluta più coraggiosa del secolo, durante la sfuriata infatti, ricoprì con gli insulti più svariati i due auror non sapendo che sarebbero stati i suoi diretti superiori. Il risultato fu una settimana di allenamenti intensissimi a contatto diretto con Ron e Harry.

 

Superata quella settimana i tre impararono a conoscersi e ad acquistare fiducia e rispetto. Per Faith fu molto più facile entrare “nelle grazie” dei due capitani. La consideravano la loro mascotte.

 

Faith e Nathan erano al loro solito tavolo che oramai occupavano da vari anni. Occhiaie derivate da una notte passata insonne solcavano il viso dei due giovani.

La stanchezza però non sembrava aver preso il sopravvento dato che, tra una fetta di pane tostato e un sorso di succo di zucca, i due stavano parlando animatamente della partita di quiddich che si sarebbe svolta la stessa sera tra il cannoni e i blue tornado. Come accade spesso tra due fratelli che rispettino l’uno tifava per una squadra e l’altro per l’opposta.

Quasi non si accorsero delle due presenze che gli si sedettero accanto, almeno fino a che Ron non imprecò in modo poco carino quando una macchia di marmellata gli si andò a posare sull’immacolata divisa.

I grandi occhioni verdi di Faith si posarono sconcertati sulla figura di Ron che tentava invano di pulire quella chiazza rossa che spiccava sulla sua divisa da capitano.

 

- Hey ma che ci fate voi due qui? Non ditemi che ginny non si è svegliata e vi ha lasciato da soli in cucina ? – chiese con un tono titubante e allo stesso tempo terrorizzato Nathan. La loro avventura con il forno ovviamente grazie ai gemelli aveva fatto il giro del quartier generale in meno di un’ora.

 

 - ah ah ah, molto simpatico Nathan. Comunque si, per tua informazione Ginny non si è svegliata e abbiamo deciso di fare una colazione veloce qui – rispose sbrigativamente Harry lievemente imbarazzato, sapeva che la storia del forno non li avrebbe abbandonati così facilmente.

 

- Ma porca miseria, ora come la levo questa macchia? – continuava a imprecare Ron senza sosta

 

Mossa a compassione, Faith prese la bacchetta e puntandola sui pantaloni di Ron mormoro un veloce evanesco. Ron quasi morì sul colpo vedendo che la ragazza aveva lanciato l’incantesimo senza prestare bene attenzione al punto esatto di dove era la macchia.

Sarebbero bastati un paio di centimetri e Ron non sarebbe mai più diventato padre.

 

- Faith ma ti pare il caso di lanciare questi incantesimi così? -

 

- oh, fai poco il bambino, Ron. Ti ho tolto la macchia, mi pare, giusto? – disse lei mentre si alzava – Ragazzi io vi saluto, sono stanchissima voglio andare a dormire per poi essere pronta per stasera. Harry, Ron siete dei nostri? -

 

- Ovviamente posso perdermi la sconfitta dei Tornado da parte dei Cannoni? – disse Ron in tono convinto

 

- Si certo! Continua a sognare Weasley. Allora ci vediamo stasera da me alle 6.00 ok? -

 

- Bene alle 6.00 da te! A stasera – concluse Harry mentre la biondina e il fratello stavano raggiungendo la porta della mensa

 

- Andiamo anche noi Ron? -

- Eh? Si … - rispose Ron che stava ancora controllando la sua divisa. - Andiamo oggi ho le reclute nuove… a te che è capitato? -

 

- Mi è andata molto meglio di te, oggi magia senza bacchetta. -

 

 

Ron uscì dagli spogliatoi e si diresse verso la sala degli allenamenti. Era in anticipo. Sarebbe passata più di mezz’ora prima dell’arrivo dei nuovi allievi. Avrebbe avuto il tempo per un po’ di riscaldamento.

 

Si avvicinò al sacco magico, prese la bacchetta e pronunciò un incantesimo per far si che il sacco non dondolasse sotto i suoi colpi.

Ogni volta che Ron si allenava era come se lo stesse facendo per prepararsi alla sua battaglia finale.

Per ogni calcio e pugno affondato con precisione era come se la rabbia e il dolore che convivevano con lui da anni si attenuassero per qualche istante.

 

- Hai proprio intenzione di massacrarlo quel sacco! – una voce familiare e poco gradita lo fece voltare verso l’entrata.

 

Una ragazza formosa dai lunghi capelli biondi, perfettamente in piega, era in piedi sulla porta. Dietro di lei una decina di nuove reclute lo guardavano con sguardi di ammirazione e adorazione.

In quegli anni, nonostante tentasse il più possibile di restare fuori dagli articoli della gazzetta del profeta, era diventato uno degli auror più famosi del ministero.

Tutto ebbe inizio il giorno in cui i mangiamorte attaccarono Hogwarts, quel giorno non segnò solo la sua esistenza nel profondo ma lo rese uguale a Harry. Un sopravvissuto. Certo non aveva la famosa cicatrice ma aveva la sua stessa fama con tutti i prò e i contro che ne derivavano. Un tempo era la cosa che voleva di più, adesso avrebbe volentieri barattato tutto il suo stipendio per un attimo solo di anonimato.

 

- Buongiorno Lavanda, vedo che hai con te le nuove reclute – disse Ron mentre cominciava ad asciugarsi con un asciugamano.

 

- E buongiorno anche a voi. Io sono il capitano Ronald Weasley e oggi avrete il vostro primo allenamento con me. - Detto questo poi portò la sua attenzione ancora una volta su Lavanda – Hai già controllato che siano tutti? –

 

- Si, si. Hanno tutti superato gli esami con ottimi voti e adesso sono qui per la parte pratica. – Disse lei con un sorriso di incoraggiamento. – Bene ragazzi, io adesso devo lasciarvi ho ancora molte carte da sistemare. Vi assicuro però che non dovrete preoccuparvi di nulla. Siete in ottime mani. – rimarcò le “ottime mani” facendo l’occhiolino in direzione del bel capitano e con una risatina che alle orecchie, già vermiglie, di Ron parve oltremodo stucchevole uscì dalla stanza.

 

Prima che l’intera squadra cominciasse a sghignazzare per la frase della bella segretaria Ron riprese il suo autocontrollo e si rivolse ai nuovi arrivati.

 

- Bene. Credo che la signorina Brown vi abbia solo accennato quello che imparerete qui. – Attese un affermazione da parte del pubblico che aveva davanti e continuò – credo quindi sia indispensabile che sappiate quello a cui andate incontro. – Fece una breve pausa per guardare negli occhi ognuna di quelle persone a lui sconosciute, ma che ben presto sarebbero diventati suoi compagni sul campo di battaglia. Quanti di loro sarebbero sopravvissuti? Avrebbe volentieri detto a tutti di lasciar perdere. Ma in fondo chi era lui per impedirgli di difendere ciò che amavano? Ognuno di loro aveva qualcosa da proteggere, per quello si trovavano li e niente e nessuno li avrebbe fatti desistere.  

 

-  Per le prime due settimana avrete soltanto 6 ore di allenamenti al giorno che si divideranno in 3 ore di corpo a corpo, 3 ore di armi babbane. Nelle settimane successive comincerete incantesimi. Studierete e applicherete incantesimi di magia nera. Vi auguro di non trovarvi mai nella situazione in cui sia l’ultima speranza. Alla fine di questo mese alcuni di voi, come saprete sicuramente, saranno scelti da me e il capitano Potter per entrare a far parte attiva della Phoenix Army. Coloro che saranno scelti non credano che avranno favoritismi di alcun genere. Entrare nella Phoenix Army vuol dire essere in prima linea non solo nelle normali battaglie ma anche nella finale. Vi chiedo quindi di pensarci seriamente. Una volta entrati non si torna indietro. -

 

I volti delle nuove reclute esprimevano le emozioni più disparate. Paura, rassegnazione, ma anche speranza e decisione. Ogni volta che doveva affrontare il discorso iniziale si trovava a dover mettere di fronte alla dura realtà giovani pieni di speranze e voglia di vivere. Sapeva spesso di essere troppo duro e drastico ma solo in quel modo avrebbero avuto la speranza di riportare la pelle a casa.

 

- Bene, detto questo credo sia il momento di cominciare. Credo che 50 giri come riscaldamento possano bastare. -

 

 

Nonostante fossero le 5 di pomeriggio il sole continuava a splendere alto nel cielo e a riscaldare come se fosse mezzogiorno.

Ron normalmente a quell’ora si trovava sempre al quartier generale ma per quella sera aveva promesso ai suoi amici che sarebbe stato con loro. Avrebbe avuto il tempo di una doccia e magari anche di un piccolo spuntino. Non aveva mangiato poi molto nella giornata.

 

Si materializzò a circa un chilometro dalla loro casa, per ragioni di sicurezza avevano reso impossibile alla materializzazione e smaterializzazione l’area che per un chilometro circondava la loro abitazione. Prese dalla sua tasca un modellino di moto e la pose per terra. Il tempo di pronunciare un incantesimo e quello che prima poteva sembrare un semplice modellino adesso era una splendida moto nera. Prese il casco, se lo mise e montò in sella di quella che sua madre definiva un pericolo in mano a lui e di diresse verso casa.

 

 

Il rombo di una moto di grossa cilindrata arrivò senza molta difficoltà alle orecchie di Ginny che in quel momento era alle prese con un dolce.

 

- Maledetto lui e quella cavolo di moto… ma guarda cosa mi ha fatto fare! -

 

La bella decorazione che stava creando, un giocatore di quiddich che pareva somigliare a Harry con la sola differenza di una maglietta color arancione appartenente si cannoni e la mancanza di occhiali stava tentando di prendere un boccino, aveva subito una strana metamorfosi non richiesta.

 

- Uff! – sbuffò Ginny – Adesso mi toccherà usare la magia.. – prese la bacchetta è incantò la torta. Il giocatore adesso,sempre più pericolosamente somigliante a Harry, volava sulla torta alla ricerca del boccino e la sua maglia adesso cambiava colore a seconda che appartenesse ai tornado o ai cannoni.

 

Ginny senti qualcuno pronunciare degli incantesimi alla porta, ma non se ne preoccupò, sapeva che era suo fratello. E poi era troppo intenta ad ammirare il suo capolavoro.

 

- WOW – esclamò Ron non appena vide ciò che sua sorella era riuscita a fare – Gin, questa volta hai superato te stessa.. – fece per mettere un dito nella decorazione ma sua sorella fu più veloce di lui.

 

- Sarai anche il miglior auror in circolazione fratellone ma avvicinati si un solo millimetro in più a quella torta e ti schianto. -

 

Decisamente quando Ginny imitava sua madre, Ron non poteva far altro che obbedire e tirare fuori la sua migliore espressione da cucciolo per vedere di riuscire a racimolare il racimolabile.

 

- Ok, ok… non mi avvicino a quella torta ma tu punta da un’altra parte quella bacchetta. Sai che a volte mi fai paura. – Scherzò lui scompigliandole i capelli – Però Ginny ho una fame da lupi.. non ho fatto colazione e il pranzo è stato più uno spuntino… non è che c’è qualcosa da mangiare? -

 

Ginny alzò gli occhi al cielo – Ma è possibile che ogni volta che non vi preparo qualcosa per la colazione vi dobbiate ridurre in queste condizioni? Chi cavolo ha ridotto la cucina in quelle condizioni pietose questa mattina, e soprattutto chi è che ha bruciato un’altra padella – disse minacciosa lei.

 

Le mani sui fianchi e lo sbattere insistente del piede a terra non preannunciavano nulla di buono pensò Ron, quindi da bravo amico quel che era rispose l’unica cosa possibile che non gli avrebbe precluso il pasto che già pregustava.

 

- Harry, è stato Harry che questa mattina ha tentato di cucinare…- come previsto l’espressione di lei si raddolcì.

 

- Ah, ho capito dovrò parlare con lui allora… per adesso che mi chiedevi? Qualcosa da mangiare? Credo ci sia qualcosa nella credenza. Ho preparato un’altra torta al cioccolato per domani mattina. Puoi mangiare quella se vuoi. -

 

- Sorellina io ti adoro! – Le diede un bacio sulla fronte e si diresse sorridente verso la credenza.

 

Era bello per Ginny vedere suo fratello sorridere, erano rari i momenti in cui lo faceva. Pareva anche fosse di buon umore. Forse, pensò era il momento giusto per proporgli quella sua amica.

 

Ma si, tanto vale provarci no?

 

- Senti Ron, stavo pensando… non è che domani ti va di uscire? – cominciò Ginny mentre affettava un altro pezzo di torta per il fratello.

 

- Uhm? Ma certo che mi va. Domani ho anche la serata libera – rispose Ron allegro

- Si? – quasi si stupì della risposta affermativa.

 

Magari non ha ben capito il genere di uscita. Mi sa che devo approfittare di questo momento …

 

- Certo, dimmi solo quando e dove e ci sarò -

 

Ho proprio il presentimento che Ron creda che debba accompagnarmi da qualche parte… chissà se con un dose di panna in più sulla torta me lo faccio promettere…

 

- Perfetto allora me lo prometti? -

 

- Certo! Perché non dovrei -

 

Sta funzionando….

 

- Promettilo Ron… per favore.. – lo pregò lei

 

- Ginny ma perché ti comporti così? Mi stai insospettendo… - Non fece in tempo a finire la frase che un favoloso frappè al cioccolato si materializzò davanti a lui.

Inebriato dalle tante golosità senza neanche accorgersene si trovò a promettere alla sorella che avrebbe fatto un’uscita non immaginandosi che quella uscita famosa sarebbe stata non certo con sua sorella

 

- Bravissimo Ron, ora che hai promesso non  puoi più tornare indietro. Una promessa di mago non si rompe quindi tu domani sera uscirai con Cindy. È già tutto prenotato anche il ristorante -

Gli ci vollero pochi attimi per registrare la cosa, e un paio di minuti per riprendere a respirare dopo che il pezzo di torta che stava mangiando gli si conficcò in un punto della sua gola impedendogli la respirazione.

 

Un urlo riempì la stanza -  COSA!?!?-

 

- E no, adesso non ti tiri indietro! Ronald Weasley tu domani esci con Cindy e sarai pure simpatico e … - si fermò un secondo come per trovare l’aggettivo adatto – gentile.. si, gentile e non scontroso come orso affamato! -

 

- No Ginny… non hai ben capito la situazione.. ecco io domani ho un impegno importantissimo – provò Ron un ultimo tentato disperato tentativo di finzione….

 

Una scusa… una banalissima scusa devo trovare una scusa…

 

- E no mio caro! Adesso non ti tiri indietro! Hai detto che domani sera è la tua serata libera e hai fatto una promessa da mago. Il che vuol dire che sei costretto a mantenerla! Quindi tu, domani uscirai con Cindy e sai che ti dico… adesso vado su a scegliere quello che ti metterai! – Detto questo con un rapido gesto della bacchetta fece arrivare il piatto e il bicchiere di Ron al lavello e si diresse decisa verso la porta.

 

Ron dal canto suo era completamente scioccato! Lui uno dei migliori auror in circolazione si era appena fatto fregare da sua sorella e tutto per della torta e un frappè.

Si prese la testa fra le mani e fece un respiro profondo. In qualche modo sarebbe riuscito a farsi svincolare dalla promessa. Si ci sarebbe riuscito.

 

- Allora Ron, ci vogliamo muovere? – gli urlò lei dal piano superiore

 

- Oh cavolo! – Uscì rapidamente dalla cucina diretto verso al sua camera - No, Ginny, ascolta tu non puoi… - non poté finire la frase perché fu letteralmente ricoperto da un mucchio di suoi vestiti che sua sorella aveva già scelto per lui.

 

Due ore dopo…

 

-Ecco si mi sa che ci siamo! – Esclamò la rossa tutta contenta

 

-Per cosa ci siamo? – una voce conosciuta alle sue spalle attirò la loro attenzione – pare siano passate una massa di assatanate dello shopping qui! Che è successo? – Harry era appoggiato allo stipite della porta. Si grattava una tempia poco convinto della scena che aveva davanti agli occhi.

 

Ronald Weasley vestito con giacca e pantalone elegante che stava lottando contro una orribile cravatta fucsia e sua sorella che lo guardava con le lacrime agli occhi.

 

- Harry, domani sera Ron ha un appuntamento! -

 

 

 

Ero arrivato con facilità nella Sala Grande, dove imperversava più furente che mai la battaglia. Il soffitto incantato continuava a riflettere il gradevole cielo azzurro che si poteva ammirare anche all’aperto, nel parco. Le grandi tavolate della Sala Grande erano state distrutte e diversi corpi di miei compagni giacevano senza vita  sul pavimento accanto ai pezzi  di legno schizzati dopo le esplosioni di alcuni incantesimi: Corvonero, Tassorosso, Grifondoro e anche alcuni Serpeverde ribelli.

 

Improvvisamente, un fascio di luce verde mi colpì la spalla, ferendomi. Il mio mantello si lacerò, lasciando scoperta la mia pelle pallida imbrattata da una striscia rosso sangue. Mi voltai, scrutando con lo sguardo la battaglia e cercando chi avesse mai potuto avere tanto coraggio da provare a contrastarmi. Vidi una massa nera correre con violenza verso di me; non feci in tempo a schivarla che mi piombò addosso.

Rapido mi mise la mani attorno al collo, stringendolo con forza. Il respiro mi mancò per qualche secondo, prima che l’afferrassi dai polsi strattonandolo con difficoltà via.

 

Si rialzò, impugnando subito la bacchetta. –Dov’è, bastardo?- ringhiò con odio.

Finalmente lo guardai in faccia, riconoscendolo: Ronald Weasley.

 

Ghignai con cattiveria, sfoderando la mia bacchetta. –Chi?-

 

Vidi chiaramente Ron Weasley perdere la calma. Con rabbia, lanciò un altro incantesimo che riuscii a schivare per un pelo, gettandomi sul fianco destro. Ron rimase a riprendere fiato per qualche secondo, aveva la faccia sporca di terra e sudore; alcuni graffi e qualche ferita più seri erano sparsi su tutto il suo fisico, provato dalla battaglia. Doveva aver combattuto con coraggio e senza riserve, come ci si aspettava da lui.

 

-Non fare il figlio di puttana, bastardo. Dov’è Hermione?-

 

Lo fissai con ostilità negli occhi, prima di contrattaccare senza rispondere. Lanciai un paio d’incantesimi che riuscì ad evitare appena. Gli ero arrivato abbastanza vicino da poterlo colpire anche con un calcio. Infatti, quando schivò l’altro incantesimo, gli colpii gli stinchi con una bella ginocchiata. Si lamentò ma non mi diede soddisfazione e si accasciò al suolo.

Lo presi dai capelli, quando abbassò la testa per nascondere le sue smorfie di dolore.

 

-Nonostante fosse solo una lurida mezzosangue, ha gridato come le migliori puttane e… Weasley? L'ultimo nome che ha pronunciato prima di morire era il tuo…-

 

Sapevo che dopo quest’affermazione avrei fomentato la bestia che già era viva in lui. Infatti, mi diede una potente testa all’indietro che mi fracassò il naso. Il sangue uscì schizzando all’inizio, prima di rallentare la sua corsa.

 

-Sei uno schifoso leccaculo di Voldemort. Dove l’hai portata?- urlò con tutta la disperazione che aveva in corpo. Si scagliò contro di me senza pensare alla bacchetta. Voleva farmi male con le sue mani, sentire le mie ossa scricchiolare sotto le sue dita. In questo, eravamo molto simili.

 

Non riuscii ad evitare il pugno che mi diede allo stomaco e che mi fece sputare sangue. Non mi diede il tempo di riprendere fiato che si avventò di nuovo su di me, prendendomi dai capelli e trascinandomi. Sentii il mio cuoio capelluto scricchiolare sinistramente, prima che mi scaraventasse a terra.

 

-Sei anche sordo oltre che stupido, Weasley?- scoppiai a ridere, mentre lui mi riempiva di calci che ormai non mi procuravano più dolore. –La mezzosangue è morta, finalmente!-

 

-Non ci credo!- urlò ancora. Le vene sul suo collo erano gonfie e pompavano sempre più sangue alla faccia ormai rossa. –NON CI CREDO!-

 

Si gettò su di me ma questa volta non riuscì a prendermi, ero stato più veloce. Una regola fondamentale del combattimento corpo a corpo è quella che non bisogna mai attaccare per rabbia. Ron Weasley non era stato addestrato a combattere, a mantenere il sangue freddo e certe cose non poteva saperle. Non si era allenato tutte le estati solo per questo scontro. Era un sempliciotto tontolone che stava combattendo spinto dall’amore e dalla voglia di proteggere quello che per lui era importante. Sciocco.

 

Recuperai con una capriola veloce la mia bacchetta e la puntai alle spalle del mio nemico. Con freddezza, lanciai il mio incantesimo di tortura.

 

-CRUCIO.-

 

Vedere un ammasso di 1,90 m contorcersi al suolo dal dolore, come un’anguilla, mi elettrizzò. Io che avevo la meglio su un gigante, sul mio nemico di sempre… era davvero il mio giorno fortunato.

Mi fermai un attimo in modo che il dolore provocato dal cruciatus fosse sempre lo stesso: dannatamente insopportabile.

Ron Weasley mi fissò con i suoi occhi chiari. Le labbra erano viola e non sembrava potesse reggere ancora per molto.

 

-Dov’è?- sussurrò senza forze.

 

Il mio sguardo s’indurì come la pietra. Perché diavolo doveva essere così buono. Non riusciva a capire che stava per morire e che presto dove la mezzosangue fosse stata non avrebbe più avuto importanza? Un essere così non meritava di rimanere al mondo e, con un sorriso diabolico, pronunciai.

 

-CRUCIO.-

 

Ron Weasley urlò di dolore. Questa volta lo sentii e finalmente mi fu data soddisfazione.

 

-Dov’è?-

 

Ad ogni pausa, per evitare che il suo fisico si abituasse al dolore, mi poneva questa insulsa domanda. Andai avanti a torturarlo per molto, tanto che alla fine non teneva nemmeno più gli occhi aperti.

Ero ormai stremato anch’io dall’uso frequente di quella maledizione e, quindi, avevo deciso di finirlo.  

 

-Addio, Lenticchia…- sussurrai, alzando la mano che impugnava la bacchetta. Fui tanto vicino dall’ucciderlo che ancora quell’emozione è viva. Lo vidi riaprire i suoi occhi limpidi e trasparenti come la sua vita, mi fissò brevemente, poi con un fremito di dolore perse conoscenza, sulle labbra ancora quella domanda.

 

-DRACO!- gridò un mio compagno mangiamorte. –Gli Auror sono qui. DOBBIAMO ANDARE!-

 

Mi voltai verso Ron, ancora lì ai miei piedi, ed esitai. Volevo ucciderlo ma ormai il momento era svanito. Abbassai la bacchetta e velocemente abbandonai la sala grande.

 

Draco Malfoy guardò assente le goccioline di pioggia che silenziose scendevano lungo i vetri delle portefinestre della sala da pranzo. Era accovacciato ai piedi della tenda, appoggiando il lato sinistro della sua fronte contro quella superficie fredda.

I ricordi continuavano a torturarlo. Le sensazioni non volevano abbandonare il suo cuore, la sua anima.

 

Draco Malfoy si sentiva in colpa per le sue malefatte? Una cosa del genere non sarebbe mai stata possibile senza di lei. Gli aveva ridato la vita e il sorriso e lui non poteva fare altro che esserle grato, amandola con tutto se stesso.

 

-Draco?- Voldemort fece il suo ingresso nella sala completamente buia. Indossava una lunga veste nera di velluto.

 

-Mio Signore,- disse il biondo, alzandosi per inchinarsi al cospetto del suo padrone.

 

Voldemort fissò i suoi capelli biondi e lisci che gli ricadevano scomposti sulla fronte. –L’incantesimo sembra essere riuscito. Ora, sta dormendo.-

 

-Bene.-

 

Voldemort notò l’eccessivo sollievo dipingersi sul volto marmoreo ed affascinante del giovane. –Temo le tua affezione  per la mezzosangue, Draco.-

 

-Mio Signore,- iniziò il biondo, alzando appena il capo. –E’ solo l’affezione che un uomo potrebbe provare per una prostituta.-

 

Draco si sentì così bugiardo nel pronunciare quelle parole, ma ormai era abituato a mentire e nemmeno Voldemort riusciva più ad accorgersi di nulla.

 

-Lo spero vivamente, Draco. Non vorrai fare la fine di tuo padre?-

 

Il giovane ebbe una scossa all’altezza dello sterno, chinando maggiormente il suo capo.  –No, mio Signore.-

 

-Bene. Confido nella tua intelligenza.- e senza aggiungere altro, si smaterializzò con un sonoro pop.

 

 

Ed eccoci, finalmente al secondo capitolo!La  consolidata diretta audiofonica è ormai un rituale!

La povera piccola Angèle stavolta ha dovuto avere una pazienza infinita con me! Devo dire che se avessi partorito la mia parte ci avrei messo meno! E' stato un po' difficile scriverlo, ma alla fine ce l'ho fatta anche se sinceramente credo che con più tranquillità avrei sicuramente fatto meglio! meno male che Angèle risolleva il livello *_* morosa di un'angèle!(Ma che dici! ND Angèle)

Come avrete visto la storia inizia a delinearsi e non sarà rose e fiori no, no! Non tutto ovviamente! ne abbiamo di tempo prima della fine! Ehehe, anche perché non l'abbiamo ancora ben delineata, i nostri cervellini sono a lavoro!!!!

Beh, che dirvi ancora?Grazie  per essere arrivati fino a qui e se vi fa piacere scrivere un commentino quanto a noi leggerlo…  beh, sapete dove ciccare, no?!?

 

Uno speciale ringraziamento a coloro che hanno commentato:

 

Lady Bird Grazie mille! Li vogliamo anche noi^______________^!

Angèle e Phoebe

 

Robby Grazie mille, Robby. Sappiamo che la conclusione dell’altra nostra ficcy è stata un po’ come dire (bastarda? Nd Tutti Ehm… Nd Autrici -____________- ) Però, ci siamo fatte perdonare non aspettando così tanto tempo per la pubblicazione del seguito. TI ringraziamo ancora per la tua recensione, baci,

Angèle e Phoebe

 

FallenStar Eccoti accontentata con il nuovo capitolo. Ti ringraziamo per i complimenti. Siamo felici che tutto ti sia piaciuto e che addirittura tu abbia letto tutto d’un fiato Nice Shock che onore! ^__________________^ Speriamo che anche questo sia di tuo gradimento, baci,

Angèle e Phoebe

 

Lilyblack Eccoti, accontentata. Grazie mille della recensione, baci,

Angèle e Phoebe

 

Clo87Ma sei troppo gentile con noi, cara ^________-. Per noi è stato bello ritrovarti tra le nostre commentatrici. Speriamo vivamente di mantenere il nostro livello alto sia stilisticamente sia nei contenuti. Ti mandiamo un grande bacio,

Angèle e Phoebe

 

Nightmare Grazie ‘moroso! Sei un sogno di commentatore altro che incubo! Ti ringraziamo della tua gentilezza e sappi che per noi è stato davvero piacevole tornare. ^____________-. Ti aspettiamo in msn, besitos,

Angèle e Phoebe ^__^.

 

Sottoscritta Grazie eccoti, il seguito. Baci, ^_____________-

Angèle e Phoebe

 

Fede Grazie, cercheremo di continuare così. Baci,

Angèle e Phoebe

 

Sunny  (Angèle e Phoebe s’inchinano fino ad arrivare al pavimento) SUNNiNa! Che bella sorpresa ci hai fatto commentando. Sai che sei la nostra musa ispiratrice e speriamo vivamente che tu gradisca sempre. Sei la nostra lettrice d’eccezione. Sappiamo che la situazione è ingarbugliata, che le cose potrebbero andare solo meglio tanto sono disperate, ma la nostra mente diabolica non ha maiiii limiti ^______________- ihihihihih. Aspettati dell’altro! Ti ringraziamo con tanto affetto dei tuoi incoraggiamenti e complimenti, ti mandiamo una valanga di baci coperta da una nuvola di abbracci, direttamente recapitata a casa tua da un bel giovine dai capelli rossi rispondente al nome di Ronnino caro.

Angèle e Phoebe (ancora prostrate)

 

Angèle & Phoebe (A&P)

 

 

 

 

 

  
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