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Autore: ViKy_FrA    15/03/2011    1 recensioni
Crossover con uno dei miei miti: Il Libro Della Jiungla (Rudyard Kipling)
Licantropia. Essere diverso, essere doppio, essere sempre fuori posto... Essere disprezzati, disprezzarsi, non avere controllo... E se un ragazzo fosse un caso anomalo?
[Facile intuire chi saranno i personaggi principali di ambo i libri, comuqnue sia tra i personaggi l'unico segnalabile è Remussino (essendo nella sezione di Harryno Potterino),
"un po' tutti" rappresenta i personaggi di HP, tanti e secondari rispetto al LJ: Hermione, Tonks, Ginny, Harry, le gemelle Patil, e più o meno coloro che facevano parte dell'ES,
"sorpresa" allude ai personaggi del LJ, che non è propriamente una sorpresa, ma diciamo che lo sia per la saga di HP in generale e per Lupin in particolare ("sorpresa" in senso letterario, anche per i protagonisti nella fanfic^.^): Mowgli, Meshua, Bagheera, improbabilmente altri abitanti della foresta Seeonee, ma non si sa mai...]
NOTA: Per Il Libro Jiungla mi baso per lo più sull'anime giapponese del 1989, ma in parte anche sul libro originale (es: Meshua è una ragazzina (anime), non la donna (Messua) che all'inizio riconosce in Mowgli il figlio disperso (libro)).
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Odio mettere premesse, perchè penso che la prima cosa da vedere sia il titolo del capitolo. E’ anche più bello da vedere… Ma in questo caso mi premeva dirvi una cosa. Il primo capitolo è stato scritto quasi in preda all’istinto. Eppure è piaciuto. A me in prima persona è piaciuto molto! E visti i primi commenti ricevuti – straordinari! – ho avuto paura di non riuscire a continuare con lo stesso tono, di non esser capace di scrivere altri capitoli tanto… intensi?

Così ho chiesto a Paola di correggermi la bozza. Io che non rileggo nemmeno le mail prima di inviarle! Mi sono emozionata tanto da dirmi: “Voglio fare un BEL lavoro! Mi serve aiuto!”.

Questo è quanto è nato. Spero di non deludere le vostre aspettative.

Buona lettura!

 

 

 

 

Lupo!

  

The last that ever she saw him

Carried away by a moonlight shadow

He passed on worried and warning

Carried away by a moonlight shadow.

Lost in a river last Saturday night

Far away on the other side.

He was caught in the middle of a desperate fight

And she couldn't find how to push through.

 

(Mike OldfieldMoonlight Shadow)

 

 

  

 

- Un’Oblivium a caso e un falso annuncio per il notiziario del mattino riguardante un canile le sembra una buona idea? Signorina Granger, non che abbia mai riposto molta fiducia nel suo ruolo, ma ero convinto potesse elaborare qualcosa di meglio!

Hermione arrossì indispettita. Odiava che il suo operato venisse criticato. Tanto quanto odiava essere messa sotto pressione, e per quella notte ne aveva avuto a sufficienza di entrambe le situazioni.

- Considerate le condizioni mi sembra la soluzione ottimale – del resto era difficile chiuderle la bocca, persino per una persona velenosa come Piton. Persino se ciò la faceva replicare con una cazzata grande come il maniero di una famiglia purosangue a caso: nel quarto d’ora successivo al momento in cui aveva impartito gli ordini le erano venute almeno quattro idee migliori, ma la Bones, Finnigan, la Brown e Goldstein erano già stati mandati a fare incantesimi di memoria su tutta la via, e Ginny al canile municipale a dire “due parole” ai guardiani notturni riguardo “l’incidente” della stessa notte e a sincerarsi che la notizia arrivasse al telegiornale locale, così da fugare ogni dubbio. E poi il capitano di una squadra non deve mai rimangiarsi le parole, non era una cosa che il ruolo permetteva.

Ma soprattutto aveva una ragazzina in lacrime accovacciata a pochi passi da lei e un novello Lupo Mannaro che aveva ben poco del Lupo e ancora meno del Mannaro!

E non aveva la più pallida idea di cosa fare.

- Serviva qualcosa di concreto. Vogliamo creare un nuova Area 51 tutta inglese? Non ci bastano i Cerchi nel grano?

- Prego?

Con un gesto vago della mano Hermione lasciò intendere che non aveva importanza.

- Comunque sia, evidentemente ha sovrastimato le sue capacità di valutazione.

Hermione si chiese che fine avesse fatto la voce moderatrice di Remus che a quel punto si sarebbe espressa in un modulato “Severus…” pieno di significati sottesi. Ma la cucina di Grimmauld Place rimase silenziosa, eccezion fatta per i respiri – trattenuti – della sua squadra. Il gruppo era a disagio, per dover assistere alla ripresa di un’amica, che in quel momento era soprattutto il capo.

Ricordarsi che in quel momento Lupin doveva ritrovarsi rinchiuso da qualche parte, su quattro zampe e imbottito di pozione Anti-Lupo non fu di sostegno a Hermione, che si costrinse a tacere. Qualunque risposta sarebbe suonata stupida.

Vedendola – finalmente – tacere, Piton continuò senza problemi. Non che in genere se ne ponesse.

- E i feriti di cui avete riferito? Non mi sembrano un argomento trascurabile, considerato con chi avevate a che fare…

Se Hermione in quel momento fosse a disagio non lo diede minimamente a vedere. Conoscendo la risposta da dare sarebbe sembrato strano saperla autenticamente rilassata. Del resto era un essere umano anche lei – supponevano i suoi.

- Sì, un ferito. Un civile babbano, maschio, sui vent’anni. Morso…

- Prego? – Piton pareva davvero incredulo.

- …che attualmente è chiuso nel sottotetto di Fierobecco con un’altra civile babbana… che non è stata morsa…

Tutti si aspettarono di vedere l’insegnante esplodere. Magari ripetendo un altro “Prego?” con voce tonante, oppure letteralmente, spargendo parti-di-Severus in giro per la cucina – dove indubbiamente nessuno avrebbe più mangiato per almeno sei o sette mesi.

E invece non reagì. Si limitò a continuare a fissare la sua sottoposta senza nemmeno sprecarsi in sguardi di disgusto.

- Sono costretto a rettificare. Le sue capacità di valutazione non sono sovrastimate né da lei né da chi la circonda. Sono autenticamente leggendarie in quanto totalmente inesistenti.

 

Aveva spedito Harry ad aiutare Ginny, e Tonks a dare man forte agli altri solo per non avere gente intorno. Poi si era girata a fissare quella figuretta singhiozzante aggrappata al collo del Licantropo. Non sapeva cosa fare. E stare così vicino a un Lupo Mannaro di certo non la rassicurava. Tuttavia era combattuta tra questo terrore e la curiosità di un comportamento così anomalo. Certo, era perfettamente conscia che l’intera comunità magica era nel complesso piuttosto licantrofobica, enclusi gli autori dei libri che aveva studiato, ma anche scremando dei pregiudizi le descrizioni lette, era convinta che in quel comportamento da cagnolino da salotto ci fosse qualcosa che non andava.

Si era accosciata per terra – il più lontano possibile – e aveva allungato una mano verso la spalla della ragazzina. Sotto le dita l’aveva sentita sottile come si immaginava.

- Ehi!

Lei aveva sobbalzato, si era girata, abbandonando lentamente quel collo peloso, si era sfregata gli occhi rossi e l’aveva fissata. In attesa.

Ed Hermione aveva taciuto. Cosa avrebbe potuto dirle? Nemmeno sapeva quanto parlava la sua lingua! Nemmeno sapeva chi fosse, cosa rappresentasse quel ragazzo per lei, da dove venisse, o come si chiamasse. Come si sentisse in quel momento. Cosa avrebbe potuto dirle?

- Hai capito cos’è successo? – sussurrò dopo un tempo inquantificabile.

Che frase fuori luogo!

Lei annuì incerta, evitando di guardare Hermione in faccia.

- Te la senti di tornare a casa? Oppure verresti… verreste con noi?

Una proposta spontanea, troppo poco ponderata per il carattere di Hermione. Ma del resto, non sapeva cosa fare.

La ragazza guardò prima il Licantropo, poi la strada deserta, nella direzione da cui era venuta. Esitò parecchio, osservando alternativamente ciò che la circondava, fissando lo sguardo prima su uno steccato, poi su un lampione, sulle scarpe di Hermione, su qualcosa di più lontano.

Poi aveva annuito. Un movimento solo, lento ma chiaro.

Hermione le allungò la mano, che la ragazza strinse con la stessa lentezza con cui aveva fatto il cenno col capo.

- Stringilo forte – bisbigliò la strega.

Un movimento convulso del braccio attorno al corpo del Lupo, afferrare forte quella mano tesa, un senso improvviso di compressione, e riaprire gli occhi in un’altra via, anch’essa buia e deserta.

Hermione barcollò un poco, appoggiandosi alla cancellata alle sue spalle. Doveva aver calcolato male la massa da trasportare, non immaginava un tale capogiro all’arrivo. Si rimise dritta e tornò a voltarsi verso la ragazza e il Lupo.

- Gli altri ragazzi arriveranno tra un po’… iniziamo a entra- - si interruppe, fissando qualcosa alle spalle della ragazza. Due biglie gialle sospese nel buio.

No. Due occhi gialli affatto sospesi nel buio!

Prima ancora di provare paura – prima di accorgersi di provarne – vide la sua compagna abbassarsi e allargare le braccia. La pantera nera si avvicinò e le strofinò il muso sul petto.

- La pantera… Me n’ero dimenticata… - bisbigliò la strega.

Il numero 12 apparve e la ragazzina non fece una piega – forse nemmeno stava guardando, si disse Hermione. Li condusse tutti dentro, e poi su per le scale, attraverso la casa deserta. La bacchetta salda in mano, sotto il mantello, perché non era in grado di prevedere quanto la dolcezza del Licantropo sarebbe durata. Scalino dopo scalino continuava a gettare indietro lo sguardo, metà per prudenza e metà per ospitalità: vedere quella ragazzina silenziosa salire le scale fiocamente illuminate, seguita da un grosso lupo e da una pantera nera era una scena malinconica e contemporaneamente dolce. Lo sguardo basso, lei non toglieva la mano dal capo morbido del Licantropo, che la guardava come fosse l’unica cosa al mondo; dietro la pantera procedeva guardinga, come proteggendoli. Arrivarono al sottotetto ed Hermione aprì una porta.

- Mi spiace dovervi lasciare qui, ma non tutti apprezzerebbero che lui… che loro – si corresse adocchiando la pantera in fondo alla rampa – vaghino per casa… – La ragazza scosse la testa, come a dire che non le importava – Ti lascio la porta socchiusa, se… - non sapeva che parole usare, non sapeva come lei percepisse il Lupo Mannaro – se non ti senti tranquilla, esci di corsa e urla: noi siamo in cucina, nel seminterrato.

Pensava sinceramente che non potesse morderla. E in ogni caso c’era la pantera a proteggerla; prima, davanti al cancello, la maniera in cui le aveva strofinato il muso addosso ricordava molto il modo in cui si coccolano i propri cuccioli.

Questa volta l’altra annuì.

- D’accordo, allora scendo ad aspettare gli altri… - a disagio, Hermione posava già il piede sul primo scalino mentre la ragazza era sulla soglia della porta, quando finalmente la strega si voltò e le chiese – Come ti chiami?

- Meshua – una voce piccola, come un pigolio.

- Io sono Hermione – sorrise, e allungò la mano, che venne stretta con la stessa forza di prima. Tornò a voltarsi per scendere.

- Hermione… - esitante. Hermione volse la testa verso MeshuaGrazie…

Le sorrise, e riprese a scendere le scale.

 

- Abbiamo davanti un comportamento totalmente anomalo! Una cosa del genere non era mai stata documentata! Voglio saperne di più--

Infervorata dalla sua curiosità, stava battagliando con tanta energia da supplire quella mancante dei suoi.

- Un-Lupo-Mannaro – scandì Piton, gelido – le è chiaro almeno questo?

- E’ questo il punto—

Finalmente qualcuno intervenne: Harry, visto che ragionare era per entrambi impossibile, optò per l’eliminazione di una delle due parti: mandare Piton alla successiva tappa della sua tabella di marcia.

- , quello che è fatto è fatto, oltre a noi stanotte non dovevano fare rapporto anche i gemelli? Hanno finito almeno da due ore: Kreacher dice che il loro gufo è arrivato prima di Hermione…

- Ripasserò domani… oggi – si corresse Piton guardando l’orologio alla parete – alle dieci del mattino.

Col mantello che svolazzava e senza salutare, il professore sparì su per le scale.

Hermione si voltò verso la sua squadra radunata in cucina, poco meno di due dozzine di ragazzi pressappoco suoi coetanei, i più giovani – e per certi versi inesperti – membri dell’Ordine della Fenice. Aveva due occhiaie particolarmente marcate, sembrava più pallida di quando era arrivata, e pareva anche tesa allo spasmo a causa del sonno mancante. La stanchezza la rendeva euforica, quasi eccitata, una parabola di tensione che affondava per necessità il suo ramo discendente interamente nel sonno.

- Avanti – sbottò – ditemi quello che mi dovete dire e poi fatemi dormire due ore!

Era la prima volta che chiedeva loro di esprimere il loro disappunto. Era la prima volta che loro erano in disaccordo con lei.

- Pensiamo tu abbia fatto una stronzata, non siamo sicuri con un Licantropo per casa, fosse anche sotto Petrificus, però non diremo altro perché ti riteniamo comunque una persona intelligente, ma non chiederci di uscire da questa cucina prima che la luna sia tramontata.

Il tono discorsivo di Ginny era micidiale.

- Grazie della sincerità – lapidò – Altro? – un mormorio generale le disse che erano d’accordo con Ginny - Bene. Avete fatto un ottimo lavoro. Buona notte – li salutava sempre con questa frase alla fine di una missione.

Si alzò, ma vide che nessuno la imitava.

- Ginny l’ha detto che non ci saremmo mossi dalla cucina… - osservò Ron.

- Per favore! Avete bisogno di dormire! Volete una guardia sulle scale?

- La ritieni necessaria? – chiese Ginny.

- No!

- Bene, la faremo lo stesso. Harry mi fai compagnia? – il ragazzo annuì alzandosi e la seguì fuori dalla cucina. Passando dietro a Hermione le strinse il braccio sopra il gomito per salutarla. E incoraggiarla.

- Buonanotte – ripeté il comandante. E questa volta pian piano la cucina si svuotò.

 

La finestra del sottotetto era spalancata sul cielo nero di una città che non conosceva. La luna gialla e rotonda stava esattamente al centro di quel quadro naturale quando si era appoggiata alla parete per lasciarsi scivolare a terra.

Mowgli si era guardato un po’ in giro, poi l’aveva raggiunta abbandonando il muso sul suo grembo, il corpo steso sul legno polveroso del pavimento. Bagheera invece aveva minuziosamente esplorato la stanza, prima di classificarla come innocua e stendersi su bauli e casse coperte da teli. La coda nera dondolava nell’ombra con un ritmo costante.

Meshua aveva spostato lo sguardo in basso, su Mowgli. Non pensava a nulla, nulla di particolare. Si sentiva come svuotata, la sua testa non riusciva a muoversi oltre l’istante presente, non che ci provasse.

Così, ancorata a quella stanza di legno scheggiato, aveva preso confidenza con quel nuovo corpo che le stava addosso. Aveva spostato le labbra per poter vedere quei denti bianchi e affilati; aveva piegato la cartilagine delle orecchie, seguendo con le dita la nuova forma; aveva intravisto nel pelo l’ultimo morso sulla spalla, senza osare sfiorarlo per non fargli male; aveva toccato la articolazioni degli arti, ora così diverse da gomiti e ginocchia; era arrivata fino ai cuscinetti sotto le zampe: li aveva premuti dolcemente e aveva visto spuntare le punte degli artigli. Aveva fissato a lungo anche la coda, come se non capisse bene cosa ci facesse lì; alla fine l’aveva accarezzata più volte, lisciando il pelo scuro.

In ginocchio ora guardava quel corpo nel suo insieme – quando si era alzata con delicatezza gli aveva posato a terra la testa per non svegliarlo, e nella sua lenta riscoperta si era spostata attorno alla sagoma addormentata. Non aveva domande nella mente. Solo ciò che aveva appena visto e toccato.

Ancorata al pavimento come il suo stesso corpo, inchiodata al momento presente come solo i sensi sanno inchiodare.

 

 

Niente paura, niente paura,

Niente paura si vede la luna persino da qui.

 

(Ligabue, Niente Paura)

***

 

 

 

 

La luna era sparita dalla finestra e non doveva mancare molto all’alba quando Meshua sentì dei passi salire le scale. Non che fosse un’impresa impossibile, considerato lo scricchiolare che facevano. Di nuovo lasciò dolcemente a terra la testa di Mowgli che aveva ripreso in grembo e fece per accostarsi alla porta socchiusa. Bagheera aveva alzato il capo, allerta; quando la ragazza le fece segno di non far rumore portandosi l’indice alle labbra, la pantera abbassò la testa ma non la guardia.

Meshua fece ondeggiare lo sguardo dalla maniglia sui cui teneva la mano alla pantera inquieta dall’altra parte della stanza. Alla fine si arrese e le fece segno di seguirla. Aperta la porta vide Hermione sul pianerottolo sotto di lei, vestiti diversi da – dal giorno? – prima, capelli raccolti e due occhiaie piuttosto evidenti. All’improvviso si accorse di dover essere in uno stato quantomeno pietoso; si ravviò i capelli, intrecciandoli velocemente ma senza fermare la capigliatura con un nastrino: si accorse in quel momento di non avere nulla ai polsi.

- Non ti preoccupare, è stata una notte lunga per tutti – sorrise Hermione – Visto che il sonno non vuole arrivare nemmeno da te, che ne dici di scendere in cucina e scambiare due parole?

Meshua annuì e, quando anche la coda di Bagheera scivolò fuori dalla stanza, chiuse la porta. Notando lo sguardo di Hermione sul felino, le ragazza si affrettò ad aggiungere:

- E’ dolcissima, è nata in cattività non fa del male a nessuno.

Hermione le sorrise di nuovo e con un gesto invitò entrambe a seguirla.

- Non spaventarti, in cucina troverai una ventina di persone. Chi siamo e cosa facciamo è una lunga storia, direi che per ora parliamo solo di te. Abbiamo avuto tutti una nottata pessima, quindi non far caso se qualcuno è particolarmente di malumore – spiegava mentre scendevano i gradini.

Rampa dopo rampa scricchiolavano sempre meno, i piani più utilizzati dovevano in qualche modo essere stati risistemati. Meshua non colse molto della casa, solo ombre e antri bui; la luce delle candele si posava sempre su qualcosa di polveroso.

Arrivata nel seminterrato Meshua pensò che dire venti persone era meno che vederle. Si sentiva osservata, e percepiva un’aura ostile, come una grossa campana di vetro spesso che la faceva indietreggiare verso l’uscio. Era a disagio.

L’ingresso di Bagheera catalizzò l’attenzione, un’attenzione piuttosto terrorizzata, che portò Meshua a dire subito:

- E’ nata in gabbia, è stato l’uomo a darle da mangiare non sua madre. Non farebbe male a una mosca… - la pantera, dal canto suo, annusò l’aria prima di andarsi a sdraiare accanto al muro, senza togliere lo sguardo dalla ragazza, incurante di quelli diffidenti posati su di lei.

Hermione la fece accomodare su una sedia attorno al tavolo, dove era seduta la maggior parte dei ragazzi; altri stavano appoggiati alla cucina o sprofondati in qualche vecchia poltrona; Hermione si sedette di fronte a lei.

Una ragazza coi capelli rossi le posò di fronte una tazza di tè fumante, dalle finestre aperte entravano i primi raggi del sole: l’aria era tiepida, conseguenza di una notte particolarmente calda.

- Oddio, non so nemmeno da dove iniziare… - si lamentò Hermione, affondando la testa nelle braccia incrociate sul tavolo. Ma la rialzò subito di scatto e riprese decisa – Siamo streghe e maghi. Ti è impossibile crederlo?

Meshua vide con la coda dell’occhio delle teste scuotersi.

- No – rispose semplicemente.

Era vero. Non aveva mai pensato seriamente alla magia e mai ne era venuta in contatto, ma era cresciuta in un mondo superstizioso, che se l’era presa anche con lei. Non le risultava affatto difficile credere davvero che chi aveva davanti fossero tutti maghi e streghe.

- Hai capito cos’è successo ‘sta notte, no?

Meshua annuì lentamente, con la stessa lentezza con cui aveva annuito poche ore prima, in quella strada buia.

- Lupi Mannari – rispose. Pensò che se le avessero chiesto “Hai mai creduto ai Lupi Mannari?” sarebbe scoppiata a ridere in modo isterico e convulso. Non avrebbe saputo dire perché, ma era una domanda familiare e dolorosa, che l’avrebbe fatta ridere per non piangere.

- E sai anche cosa comporta?

Meshua fece oscillare la testa: – Più o meno – rispose.

Hermione annuì più volte, come se stesse disponendo al giusto posto nella sua mente le risposte che riceveva e le loro conseguenze implicite, ordinando il tutto prima di continuare a parlare.

- Mowgli è un Licantropo – mormorò la ragazza all’improvviso, fissando la tazza senza vederla. Le sembrò di svegliarsi pian piano, come se fino a quel momento fosse stata una sonnambula. Era come se il presente stesse pian piano riprendendo le sue relazioni con un passato e un futuro.

- Mowgli è un Licantropo – ripeté a voce un poco più alta, come se finalmente vedesse ciò che aveva sempre avuto davanti. Era come se tutti i singoli istanti di presente che aveva vissuto si mettessero in ordine in un abbagliante rapporto di causa-effetto.

- Mowgli è un Licantropo - disse di nuovo, con voce piena, in una lingua che quasi tutti i presenti non capirono. Era una cosa così semplice!

Non era una risposta, perché di domande non se ne era poste. Era solo un dato di fatto, il ponte che ora finalmente vedeva e che la collegava con la realtà.

Realizzò tutte le paure che avrebbe dovuto provare – tornerà umano? cos’è diventato? si ricorda di me? mi farà del male? – ora che le vedeva fugare. Tutto ciò che aveva provato era invece la gioia di avere ancora accanto Mowgli. Vivo.

Perché sapeva che quello era Mowgli, e nient’altro. Una consapevolezza viscerale, lontana millenni dalla mente. L’unica cosa che sapeva, in quel sonno senza passato né futuro.

Ora che tornava alla realtà, la trovava così semplice!

Una mano sulla bocca a coprire un sorriso che non riusciva a trattenere, guardò di nuovo Hermione aspettando che riprendesse a parlare, vagamente cosciente degli sguardi sbalorditi che le si posavano addosso.

 

Vedere all’improvviso quegli occhi così spauriti spalancarsi e brillare sopra quel sorriso nascosto, spinse Hermione ad andare direttamente al punto, senza più giri di parole. Fu contenta di quel cambiamento: temeva altrimenti che la ragazza potesse andare in frantumi come un fragile oggetto di vetro.

- Insomma, crediamo – qualcuno sbuffò, ed Hermione trapassò tutti i ragazzi con un rapido sguardo di ghiaccio - credo sia opportuno che vi fermiate qui per un paio di giorni, sia per potervi informare meglio, sia perché io ne possa sapere qualcosa di più. Pensaci su.

Lo sguardo di Meshua si incuriosì: - Sono così rari i casi di Licantropia? – ricordava l’attacco di un branco numeroso.

- Affatto! – sentì sbottare alla sua sinistra, ma non riuscì a voltarsi perché Hermione riprese subito a parlare, attirando di nuovo la sua attenzione.

- Non è quello, è che Mowgli – Meshua sorrise nel sentirglielo nominare senza che gliel’avesse mai presentato – ha avuto un comportamento insolito. Insomma, c’è un motivo se nessuno qui era a suo agio con un Lupo Mannaro in soffitta.

- Mi dispiace, non volevo-

- Shhht! – la interruppe Hermione – non dipende da te, ho fatto tutto di testa mia. Bene, e ora: hai bisogno di tornare a casa prima di dormire un po’? In un letto – aggiunse.

Meshua spalancò gli occhi.

- Santo cielo! – si portò le mani al viso – Non ho chiuso casa! E le finestre aperte! I vestiti di Mowgli sono ancora in mezzo alla strada! E devo dire qualcosa alla signora! E devo chiamare al lavoro! – all’improvviso tutti i dettagli le si riversarono in testa, come se vedesse le vicende della notte passata in terza persona.

- Calma – rise Hermione – Non sono nemmeno le quattro e mezza del mattino! Potrai fare tutto più tardi, per ora tornerei solo a casa tua per sistemare ciò che è meglio la gente non veda.

Meshua annuì, ancora con gli occhi spalancati, ed Hermione la raggiunse dall’altro lato del tavolo.

- Bagheera può restare? Giuro è innocua-

- Bagheera resta - la interruppe di nuovo Hermione – Sono troppo stanca per trasportare anche la sua mole!

E mentre un brusio non troppo contento si diffuse tra i ragazzi, Hermione porse la mano a Meshua. Lei l’afferrò con la stessa forza della prima volta.

- Oddio un pantera…

- A me fa più paura Grattastinchi.

- Come diavolo fa a sentirsi così dopo una roba del genere!

Un istante dopo si erano smaterializzate.

 

- Non far caso a lei…

Si erano materializzare esattamente dove erano partite la notte prima. Ora il sole stava sorgendo in fretta, confinando il buio di una notte nelle sagome di qualche ombra.

- Come? – Meshua aveva raccolto da terra gli indumenti di Mowgli. Non aveva fatto in tempo a darsi pena del sangue sulla camicia, che Hermione stava già parlando.

- Dico la ragazza coi capelli gialli. Intendo non biondi, letteralmente gialli. Stava seduta sul ripiano vicino al piano cottura, alla tua sinistra – Meshua continuava a guardarla, ripiegando automaticamente gli indumenti che aveva in mano, così Hermione continuò – Ha fatto qualche uscita brusca durante la chiacchierata, e mentre ce ne stavamo andando via ha sbottato qualcosa sulle tue reazioni… Qualcosa tipo “come fa a sentirsi così”…

Meshua scosse la testa: - Non ci ho fatto caso… Cioè, non saprei dire chi ha detto cosa…

Si incamminò lentamente nella direzione da cui era arrivata affannata e sconvolta solo poche ore prima, ed Hermione la seguì.

- Non per giustificarla, ma è che lei ha una relazione con un Licantropo.

Pausa.

- Ed è piuttosto suscettibile riguardo tutto ciò che tocchi questo tema…

Un’altra pausa.

- Come mai? – Chiese allora Meshua, sembrava averci pensato su un po’.

- Bè… Innanzi tutto, una persona morsa da un Lupo Mannaro, quando è sotto l’influsso della luna piena è assolutamente fuori di testa. Intendo, non ricorda nulla dalla sua vita umana, delle sue relazioni, dei suoi affetti… E’ solo alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, da mordere…

Inspirò: stava per aggiungere “da sbranare” ma non le sembrò il caso.

Meshua la fissava attenta. Non aveva paura, non sembrava meravigliata o scandalizzata, semplicemente stava raccogliendo quelle informazioni nuove.

- Ma… com’è possibile? – chiese infine – ‘sta notte Mowgli-

- E’ per questo che vi ho chiesto di fermarvi. L’ideale sarebbe che vi fermaste fino alla prossima luna piena, o creare l’occasione di rivederci.

- Se possiamo aiutarvi, ci fermiamo volentieri… Del resto credo che avremo bisogno anche noi di un “porto franco” per un paio di giorni… Un mese è lungo! Ma se è per qualche giorno, invece… Grazie dell’ospitalità! – sorrise.

- La casa è grande – Hermione si strinse nelle spalle, con una smorfia allegra.

- Quindi Mowgli ha avuto un comportamento del tutto anomalo?

- Esatto!

Una nuova pausa.

- Non ne hai una vaga idea del motivo? Intendo, un qualcosa che sai che potrebbe spiegarlo?

Meshua scosse la testa.

- No, anzi…

Hermione sospirò pensierosa.

- Tornando alla ragazza che ti dicevo prima… E’ che c’è altro, oltre al solo fatto di essere Licantropi.

- In che senso? Effetti collaterali?

- Più o meno… Chiamiamoli “effetti sociali” – e nella sua voce c’era della rabbia insieme all’ironia – Nella comunità magica i Lupi Mannari non sono visti di buon occhio. Ci sono stati periodi con delle leggi discriminatorie, e tutt’oggi il registro dei Licantropi è nella sezione delle creature magiche al ministero, mentre il servizio di supporto è nella sezione degli esseri umani… e poi continuano a esistere pregiudizi: il risultato è che si fa fatica a trovare lavoro, a relazionarsi con gli altri… Insomma, è come stare a metà strada tra un appestato e uno straniero!

- Dev’essere terribile… - l’espressione era triste, ma non sembrava stesse pensando al futuro di Mowgli in quel momento. Del resto se tutte le notti sarebbero state come quella passata, di sicuro non avrebbero avuto problemi, si disse Hermione.

- Oddio che figura! Tu non sei nata in Inghilterra, vero?

Meshua realizzò a cosa si riferisse e scoppiò a ridere: - Sono arrivata qui tramite la scuola… No, non mi sento un’ “emarginata”, se è questo che intendi. Non mi sono offesa!

Rise anche Hermione e poi concluse: - Ti ho detto tutto questo per farti capire la rabbia di quella ragazza, tutto qui. Non credo che queste cose vi riguarderanno mai. Lei non è cattiva e non ce l’ha con te… In effetti penso ce l’abbia col mondo!

- Che brutto sentirsi così. Mi dispiace per lei… Ma, adesso noi- Mowgli fa in qualche modo parte della comunità magica?

- Non dovrebbe… Anche se, che io sappia, è la prima volta che un babbano, una persona senza potenziale magico, viene morsa da un Lupo Mannaro… Non so come reagirà il ministero, se ha intenzione di reagire! Ma se ci sono precedenti credo si baseranno sul common law: farò qualche ricerca per prevedere le conseguenze.

- C’è un modo che permette al vostro Ministero di sapere di ogni persona che viene morsa?

- No, qualcuno dovrebbe denunciare il caso, oppure se ci fosse un’improbabile fuga di notizie – perché se non altro noi siamo discreti! – e il fatto diventasse di dominio pubblico. In queste circostanze lo verrebbe a sapere, ma in ogni caso non posso immaginare gli eventuali provvedimenti.

Meshua sospirò: - Mi devo preoccupare?

- Direi di no: il registro a conti fatti è solo un pro forma… la vita sociale rovinata è tutto un fattore squisitamente culturale!

Meshua rise a quell’ironia pungente.

- Siamo arrivati, la casa è questa.

Aveva fatto bene a preoccuparsi: cancelletto aperto, porta spalancata. Era una piccola bifamiliare con attorno un giardino pieno di fiori: una cosa seria con tanto di stecche per sostenere le rose o i rampicanti.

Entrarono in casa, e Meshua fece segno a Hermione di fare silenzio portandosi un dito alle labbra; erano in una piccola anticamera con un’altra porta dall’aria massiccia e delle scale che salivano di sopra. Richiuse la porta cercando di non fare rumore ma senza serrarla con la chiave. Indicò all’altra ragazza di seguirla sulle scale. Al piano superiore una terza porta nuovamente spalancata: si intravedeva subito un salotto con le portefinestre aperte, le tende si muovevano seguendo la corrente. Meshua entrò ed Hermione la seguì.

- Scusami, ma la signora al piano di sotto di sicuro dorme ancora… Accomodati!

La fece sedere sul divano ed Hermione si sedette nel punto accanto a dove stava lei la sera prima a guardare la tele, dove avrebbe voluto si sedesse Mowgli. Benchè si sentisse tranquilla, benché sapesse che Mowgli stava bene, benché si fidasse di Hermione, quel ricordo le fece male.

- Santo cielo, la tele va ancora! – era la replica di un quiz show diurno; la spense pensando che se fosse stato un film porno non avrebbe saputo se ridere a crepapelle o scomparire dall’imbarazzo – Dammi cinque minuti per chiudere per bene la casa e lasciare una nota per la signora di sotto… Devo prendere qualcosa di particolare?

- Prendi il cambio per un paio di giorni, se vuoi farti una doccia hai tutto il tempo che vuoi, ma se hai premura di tornare da lui potrai benissimo farla da noi.

- Grazie! – sorrise, poi guardò i vestiti che aveva in mano – ho tempo di lavare via il sangue?

- Posso pensarci io con un incantesimo.

- No grazie… vorrei farlo da sola… a mano…

Hermione le sorrise annuendo: - Fai con comodo, non mi muovo da qui!

 

Mowgli si era svegliato all’improvviso, sollevandosi impaziente con l’irreprimibile bisogno di muoversi, di stirarsi il più possibile. E mentre si tendeva come mai aveva fatto dopo il sonno vide i suoi artigli allungarsi seguiti dalla pelle fino a diventare unghie piccole in modo imbarazzante sulla punta di dita affusolate, quasi da donna. Non aveva più le proporzioni per stare su quattro zampe, se ne accorse quando ricadde di lato sul legno scheggiato e polveroso.

Era infinitamente stanco. Pensò di dormire ancora. Lì c’era l’odore di Meshua e da poco lontano alle sue spalle arrivava anche quello di Baaghera. Non c’era quello del sangue, tranne il suo che veniva dalla ferita alla spalla. La spalla. Avrebbe dovuto darci un occhio. Ma non gli doleva abbastanza, così in poco tempo si riaddormentò.

 

Meshua aveva sistemato in una borsa due cambi di vestiti e quel poco di occorrente che poteva servire per un paio di giorni. Poi si era chiusa in bagno e si era messa a lavere via il sangue dagli indumenti raccolti per strada.

L’acqua rossa che scorre nel lavello, lo strofinare forte sulle nocche fino sentire fastidio, il colore della camicia che torna insieme all’impronta delle zanne che hanno ferito la carne sotto.

Tutte cose spiacevolmente familiari.

E anche questa volta era vivo. Era fottutamente vivo.

 

Hermione era rimasta seduta a guardarsi intorno finché la sua attenzione non era stata attratta dalle foto sul ripiano sopra la tele. Si era alzata per guardarle bene: ritraevano per lo più quella che Hermione identificò come la famiglia di Meshua: una coppia giovane, un signore anziano e una bambina. Ma in nessuna delle foto più recenti erano ritratte queste persone, non c’erano in quelle dove Meshua era già una signorina. Non erano venuti in Inghilterra con lei? Non li era mai tornati a trovare? Era venuta con la scuola, le aveva detto: non avrebbe dovuto avere problemi di spostamenti e soggiorno.

Aveva continuato a curiosare osservando riproduzioni e puzzle appesi alle pareti, e mentre valutava se dare un occhio alla cucina sarebbe stato troppo indiscreto passò davanti alla porta del bagno dove le parve di sentire dei singhiozzi.

Entrò piano, mormorando il nome della ragazza. L’aveva trovata in piedi davanti al lavandino, i vestiti ormai puliti abbandonati sotto l’acqua che ancora scorreva dal rubinetto, a piangere con le mani bagnate a coprirle il viso.

Aprì del tutto la porta e le fu accanto. La abbracciò di slancio senza preoccuparsi di farla voltare. Meshua le si abbandonò addosso, le lacrime che continuavano a scorrere non più coperte dalle mani.

- Stupido – ripeteva a bassa voce – non è la prima volta che me lo fai…

Hermione non la lasciò finché non si fu calmata. Ninnandola leggermente le passava una mano sui capelli aspettando che tornasse serena.

 

 

 

 

“In the land of twilight, under the moon

We dance for the idiots

Ring-around-the-roses, jump to the moon

we sing with the castanets.

 

(Yuki JajiuraIn the land of twilight under the moon)

 

 

 

 

@@@@

 

BHA, BUBBOLE!!!

 

YEEE!!! Sono tornata!!! Peppereppeppe!!! Gloriosamente [?] laureata, libera [per ora – forse!] dall’università, libera di scrivere!!! Che combini davvero qualcosa dopo anni di triste inattività?

 

Nuovamente GRAZIE INFINTE a PAOLA, che si è sciroppata tutto questo chappy, e ha attualmente in mano il resto della storia (non illudetevi, due chap al massimo!). Come d’accordo, verrai ricompensata con soldi del monopoli a breve, o in lire italiane ma solo dopo febbraio 2012, mi spiace =P

 

E anche GRAZIE INFINITE a VOI che avete commentato! È anche merito vostro se ho preso a testate il blocco dello scrittore (testate molto lente, viste le tempistiche…) e ho preteso la betawriter (quindi Paola, prenditela con loro =P) per questa storia! In genere sono sufficientemente testarda e incosciente da rileggere a malapena ciò che pubblico!

Quindi…

GRAZIE INFINITE a Mina85: Troppo gentile!!! Ora mi gonfio come un pallone!!! Il primo commento che mi ha mandato il morale alle stelle!!! Grazie davvero!

GRAZIE INFINITE a ferao: Grazie mille! =) Ho corretto appena ho letto il tuo post, ma solo ora ti posso ringraziare per la correzione, sorry!!!

GRAZIE INFINITE a Furiarossa: Leggere il tuo commento è stato un colpo al cuore! AMO i commenti lunghi e vedere che la mia storia veniva spezzettata e ripercorsa è stato emozionante! Chiedo scusa per la poca chiarezza, ma la stesura di questo primo cap è stata abbastanza istintiva… Tant’è che temevo di non saper gestire quelli successivi! Cosa mi dici di questo???

No, purtroppo la donna non è Bagheera, è Meshua, che nel libro è la madre di Natoo, il ragazzo scomparso con cui Mowgli viene scambiato quando va al villaggio la prima volta, mentre nell’anime giapponese è la ragazzina con cui fa amicizia. Essendo più affezionata al cartone animato, tenderò a preferirlo al libro originale, scusate ^^”

Dico “purtroppo” perché sarebbe davvero una magnifica idea!!! Bagheera che diventa umana… mmm… Devo farci un pensierino…

Che dire??? GRAZIE ancora!!!

GRAZIE INFINITE a Paola, che oltre a correggere ha anche apprezzato questo secondo capitolo ^.^ *cuoricino*

 

   
 
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