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Autore: Cherry Berry    16/03/2011    1 recensioni
Disneyland acid trip. Perché?
Immaginiamo che la bella addormentata sia una ragazza qualunque con una grave malattia terminale, che per caso investe il cacciatore di Cappuccetto rosso e che quest'ultima sia una ragazzina decisamente strana... A cosa ci porterà questa mescolanza di fiabe che tutti conosciamo rivisitate in chiave moderna? Ad un disneyland acid trip, un viaggio piuttosto particolare fra le più famose fiabe di quando eravamo bambini.
"«Posso sapere perché ti porti dietro un fucile?»
L’uomo al suo fianco, infatti, aveva un fucile di precisione appoggiato sulle ginocchia.
«Ero a caccia.»
«A caccia di cosa?» A caccia nel pieno centro della città?!
«Cacciavo un lupo cattivo.»
Aurora non si voltò di nuovo nella sua direzione, pensando tra sé che quel tipo doveva essere completamente matto, oppure il suo trauma cranico era peggiore di quanto pensasse."
Genere: Azione, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Red like blood

Must have stabbed her fifty fucking times, 
I can't believe it, 
Ripped her heart out right before her eyes, 
Eyes over easy, eat it eat it eat it 

[A little piece of heaven, Avenged Sevenfold]

Una ragazzina dai corti capelli neri sedeva sulla sedia arancio scuro, dallo schienale rigido, in plastica. Il suo sguardo puntava verso il pavimento, gli occhi color cioccolato erano persi in chissà quale pensiero astratto e confuso.

«Akane?»

Il viso della giovane si rivolse verso la fonte che aveva prodotto quel suono così fastidioso. Il suo sguardo perso nel vuoto era diventato improvvisamente triste e bisognoso di conforto.

«Oh, sei qui quindi?»

Una donna dai lunghi capelli color caramello le si era avvicinata, accovacciandosi al fianco della sua sedia, rivolgendole un’occhiata carica di pietà e compassione.

«Piccola, stai bene?»

Erano domande da fare ad una ragazzina di soli dodici anni che aveva appena perso i genitori? Decisamente no! In tutta risposta la piccola mugugnò qualcosa, scostando il viso dallo sguardo dell’interlocutrice.

«Tra poco sarà tutto finito e potrai andare a tenere compagnia alla tua dolce nonna, eh? Stai tranquilla.»

Le fece un sorriso tutto zucchero e miele per poi sparire dietro la porta dai vetri oscurati. Lo sguardo di Akane seguì i suoi movimenti finché non si chiuse l’uscio alle spalle. A quel punto i suoi occhi scuri e alquanto inquietanti si fissarono nuovamente sul pavimento, risucchiandola in un vortice inconsueto di pensieri.

 

Una figuretta vestita di rosso camminava a passo svelto per le vie della città. Il suo viso era coperto da un cappello con la visiera, mentre macinava metri su metri senza soffermare il proprio sguardo su ciò che aveva intorno. Nessuno faceva caso a lei, dopo tutto era quasi Natale e tutti erano indaffarati con le loro faccende da sbrigare. Un sorrisetto strano comparì sulle sue labbra, mentre si fermava dinanzi ad un negozio di ferramenta. Fece un profondo respiro, entrando nel locale con l’espressione più innocente che una quattordicenne poteva mostrare. Sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, rivolgendosi al primo commesso che vide.

«Mi scusi!», esclamò con una vocetta timida e infantile.

«Dimmi cara.», rispose lui sorridendo.

«Io, ecco… La nonna mi ha chiesto di venire ad affilare i coltelli da cucina.» affermò con un sorriso e la convinzione che le avrebbero creduto, mentre porgeva dei coltellacci all’uomo.

«No problem.» ammiccò il ragazzo, andandosene nel retrobottega con i suoi adorati coltelli.

Dopo pochi minuti di attesa trepidante l’uomo tornò, dandole le armi e dicendole che no, non c’era mica bisogno di pagare. Il sorriso della giovane era dolce ed innocente, mentre salutava e fuggiva da quel postaccio. E che diavolo, doveva sbrigarsi, mica aveva tempo da perdere con commessi troppo espansivi, lei! Tornò a ritroso su suoi passi, con la visiera calcata sugli occhi e un sorrisetto a deturparle il viso.

Quando giunse a destinazione, la nonna le aprì accogliendola con un abbraccio affettuoso. La ragazza ricambiò, mentre entrava in casa.

Quella sera le sirene di un’ambulanza risuonarono nel quartiere, svegliando tutto il vicinato, ma per la sua adorata nonnina non c’era più nulla da fare. Un pazzo omicida le aveva piantato cinquanta coltellate al costato, mentre la povera nipote era andata a prendere il cibo al ristorante dietro casa. Probabilmente quella ragazza era perseguitata, un altro dei suoi familiari era morto! Venne affidata dunque ai servizi sociali, che cercarono di trovarle una casa. Visti, però, i suoi precedenti, erano pochi i genitori interessati a lei. Nessuno voleva una figlia con problemi mentali, a quel mondo. Ed una bambina che si è vista morire dinanzi i genitori e la nonna non doveva stare sicuramente bene. Quegli anni per lei furono duri, affidata a istituti o orfanotrofi, circondata da gente che la trattava come una lebbrosa. Poco le importava, in effetti. Lei aveva sempre quel sorriso dolce e la voglia di conquistare tutti, di mostrare al mondo che nonostante tutto dentro di lei aveva ancora la forza per combattere. O, almeno, così pareva.

 

Ormai era maggiorenne. Quanto aveva aspettato quel momento? Quanto aveva bramato che arrivasse nel minor tempo possibile? Si era sentita morire più volte, in quegli orfanotrofi di merda, dove doveva sottostare a regole che non le piacevano, dove doveva mostrarsi sempre allegra e sorridente. Adesso era giunto il momento di mostrare al mondo chi fosse la vera Akane. Chi in realtà si celasse dietro quel berretto con la visiera rossa, chi era stata lei per tutti quegli anni, mentre l’indifferenza la circondava e si sentiva opprimere da tutti quegli sconosciuti che la giudicavano senza conoscerla. Cosa cazzo volevano da lei? Non potevano fare a meno di guardarla, se li infastidiva così tanto il fatto che tutti i suoi familiari fossero morti? Un brivido le correva lungo la schiena al pensiero degli anni passati, e non era di certo un brivido di piacere. Era un brivido di rabbia. Rabbia cieca. Rabbia rossa che si riversava di lei come una cascata, che la colpiva in pieno e la trascinava verso il fondo. Dove lei amava stare. Il profondo rosso.*

 

Gli occhi della donna si ridussero a due fessure. Dove cazzo era andato quel coglione? Non le sarebbe sfuggito così in fretta, lo sapeva anche lui. Lei era in grado di trovarlo ovunque. Non doveva fuggire, le rendeva soltanto le cose più difficili. Anzi, le rendeva difficili ad entrambi, che cazzo. Era nel suo interesse fare in modo che la sofferenza si protraesse per il minor tempo possibile. Oh, va bè. A lei personalmente non interessava. Che si comportasse come voleva. L’avrebbe trovato, lo sapevano entrambi.

Un rumore la fece voltare di scatto. C’era qualcosa che non andava. Si fermò, appoggiandosi a un lampione. Vedeva un uomo andare verso di lei, ma lui probabilmente non la vedeva ancora. Si nascose nell’alcova formata da un portone, osservandolo. Oh merda. Merda merda merda. Fissò la figura scura avvicinarsi e passarle oltre, senza vederla fortunatamente. Un cacciatore di taglie proprio non ci voleva, al momento. Lei però sapeva esattamente come comportarsi, quindi non c’erano problemi. Sorrise a se stessa, incamminandosi nella direzione opposta percorsa dal cacciatore. Ora, la cosa importante, era ritrovare quella testa di cazzo. Poi tutto il resto sarebbe stato estremamente facile, anche se avrebbe preferito finire la serata a modo suo. Purtroppo non poteva fare nulla al riguardo, aveva anzi già perso troppo  tempo.

 

Che poi fottere i tipi come lui era facile da morire. Bastava fare gli occhi dolci, mostrarsi una quindicenne sprovveduta e il gioco era fatto. Le sue fattezze giocavano a suo favore, non appariva affatto una diciannovenne, il suo viso mostrava al massimo sedici anni. Oh, eccolo finalmente! Corse nella sua direzione, brandendo la pistola come se stesse maneggiando un cono gelato.

«Te l’avevo detto che scapparmi non sarebbe servito.»

L’uomo sobbalzò, voltandosi. Cazzo, l’aveva trovato. Sentì una morsa stringergli il petto, mentre con passo sicuro quella carogna andava verso di lui. Come aveva potuto farsi ingannare dalle apparenze a quel modo? Stava per cercare di fuggire di nuovo, quando uno sparo risuonò nell’aria. Ma non proveniva dalla ragazza che, a quanto pareva, era sconvolta quanto lui. Nascose in fretta l’arma, voltandosi verso l’uomo che aveva sparato. Il cacciatore finalmente li aveva trovati! Alleluja! L’uomo prese il mostro, trascinandoselo dietro, dicendo alla ragazza di non preoccuparsi, che era in salvo, di seguirlo e tutto sarebbe andato bene. Certo, bla bla bla… Le solite palle. Quando giunsero dinanzi all’auto Akane aveva un sorriso compiaciuto all’estremo e… No, non si era aspettata di trovarsi dinanzi una donna bionda, alta e slanciata, che la guardava come se avesse avuto le corna. Il suo sorriso però restò saldo al suo posto. Voleva metterle un po’ di paura, in effetti. Non poteva mai mostrare a nessuno la sua vera natura. Una piccola soddisfazione ogni tanto se la doveva pur concedere.

 

*

Aurora fissava sconcertata quella creatura. Quella ragazza dai tratti delicati, il viso di porcellana, gli occhi grandi e luminosi… Appariva una maschera dell’orrore, deturpata da un sorriso terrificante e a dir poco indelebile per i poveri occhi della fanciulla. Non si sarebbe mai dimenticata quell’espressione. Era l’espressione terrena della malvagità, era quella terribile crudeltà che non ti fa dormire la notte mentre pensi a tutte le vittime che il serial killer di turno sta mietendo in città. E magari la prossima potresti essere proprio tu. Il viso della ragazzina davanti a lei non mostrava più di sedici anni, ma in quello sguardo sinistro e agghiacciante la donna leggeva la cattiveria millenaria di un demone. Chiuse gli occhi, sperando che riaprendoli si sarebbe trovata dinanzi ad una povera creatura spaventata e indifesa dall’attacco di un maniaco. Eppure quando il suo sguardo si posò nuovamente sulla donna vestita di rosso, nulla era cambiato.

Sentì la portiera chiudersi, mentre Brian diceva:

«Dobbiamo portare questo delinquente al commissariato.»

Gli occhi increduli di Aurora assistettero al cambiamento più repentino di tutta la sua vita. La ragazza, presentatasi come Akane, che poco prima sorrideva come se un mostro l’avesse posseduta, ora era sull’orlo delle lacrime, con un’espressione contrita e spaventata. Eppure la donna vedeva ancora in quello sguardo la consapevolezza di Akane di averle messo paura. Una paura vera, un terrore indicibile. Nessun essere umano l’aveva mai spaventata così tanto. Brian arrivò al suo fianco, poggiandole una mano sulla spalla e sussurrandole:

«Parlo io con lei, tu intanto sali in macchina.»

Non se lo fece ripetere due volte, mentre il cacciatore cercava di consolare la povera creatura sull’orlo delle lacrime, e lei sedeva in silenzio con il maniaco. Preferiva quello, che avere a che fare di nuovo con quel demone.

«Ti ha incastrato, vero?»

L’uomo sul sedile posteriore fu sinceramente stupito nel sentirla parlare. Soprattutto nel sentirle dire quelle parole. Che avesse visto quale mostro si celava dietro le dolci apparenze?

«Sì.», disse semplicemente, con voce roca, tacendo poi. Il silenzio si allargò come una pozza d’acqua scura nell’auto, con la consapevolezza che entrambi erano entrati a contatto con la malvagità pura, venendone terrorizzati come due bambini spaventati inconsciamente dal buio.

Aurora stava zitta, riflettendo, quando Brian aprì la porta anteriore del passeggero, facendo salire la donna vestita di rosso. Un brivido corse lungo la sua spina dorsale, ma le parve stupido quando vide il viso della giovane. Un’espressione triste e sconvolta vi capeggiava, mentre la donna si domandava con quale forza di volontà ella fingesse a quel modo. Brian salì sul retro, per controllare che il maniaco non decidesse di fare qualche colpo di testa azzardato.

 

Inchiodando davanti al commissariato, Aurora trasse un sospiro di sollievo. Finalmente quella storia era finita, poteva tornarsene a casa con diciannove pesanti anni sulle spalle e la paura di poter morire da un momento all’altro. Brian, invece, le disse di restare ancora un po’, voleva che tenesse con sé Akane mentre lui portava dentro il criminale, per poi tornarla a prendere per la testimonianza. E infine avrebbe lasciato la ragazzina alla polizia, andando da lei per ricambiare il favore che gli aveva fatto scarrozzandolo in giro. Lei disse che non era necessario, ma lui non volle sentir ragioni. Così scosse le spalle, osservando le sue braccia muscolose trascinare verso le sbarre di una cella sicura quell’uomo. Mentre lei sarebbe rimasta con la vera bestia, la fanciulla vestita di rosso che sedeva silenziosa al suo fianco, guardando fuori dal finestrino.

«Guarda che mica ti mangio, non c’è bisogno che tremi di paura.»

Aurora si voltò a guardarla, mentre stringeva con tutte le sue forze il volante fino a farsi diventare le nocche livide.

«Non sono commestibile per te?»

La ragazzina ridacchiò, portandosi una mano alla bocca.

«No, non direi. E poi stasera ho mangiato abbastanza.» affermò sorridendo. Lo sguardò di Aurora corse su di lei, allarmato. Non si sentiva al sicuro, lì. Mille voci nella sua testa le gridavano di fuggire, e lei avrebbe voluto ascoltarle. Senonché poi avrebbe dovuto rendere conto del suo comportamento a Brian, che l’avrebbe sicuramente presa per pazza. Scosse la testa, facendo ondeggiare la chioma di capelli dorati.

«Su dai, resisti giusto dieci minuti. Il tuo principe sarà qui a soccorrerti tra poco.» esclamò Akane con un sorrisetto da lupo cattivo.

*Akane significa, in giapponese, profondo rosso.

Nda

Nyah a tutti. Eccomi col secondo e frammetario capitolo. Spero si sia capito che Akane sarà un personaggio complicatissimissimo, quindi cercherò di farvi presto comprendere meglio la sua storia, anche se penso si intuisca abbastanza. Probabilmente nel prossimo capitolo vi svelerò i segreti del nostro caro Brian... E lo descriverò un po' meglio ;D Bene, un grazie ai miei A7X per avermi sempre dato l'ispirazione e alla Mocch per avermi dato la voglia di finire in tempi brevi. Lov ya girl <3

Spero che vi sia piaciuto e che leggerete questa storiella a cuor leggero ;D

  
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