Per
un istante le nostre vite si sono incontrate...le nostre anime si sono
sfiorate.
Oscar Wilde
Capitolo
Uno
Le
danze si aprirono al
suono della musica, i maggiordomi passavano ai lati dei tavoli con
piatti
d’argento sui quali erano poggiati alti calici ricolmi di
vino e numerose donne
di corte parlottavano tra loro nascondendo il viso con i loro ventagli
coloratissimi
e ricchi di merletti, mentre sedevano su dei divani posti agli angoli
della
sala.
Con un sospiro mi appoggiai ad un alta balaustra, vicino ad una
finestra che
dava sul ricco giardino della casa.
Naturalmente
i miei
genitori avevano organizzato un’ altra delle loro feste ed
avevano invitato i
baroni Owen, forse sperando che mi sarei finalmente interessato della
loro
unica figlia, che in questo momento volteggiava insieme ad un conte di
poco
conto e mi lanciava sguardi a volte timidi a volte vogliosi quando
ballando si
avvicinavano a me.
Sorrisi e inarcai un sopracciglio all’ennesima sua occhiata.
Era una bella
ragazza, con capelli lisci e neri e due occhi di un azzurro molto
acceso, ma
non m’interessava minimamente. Ero stufo delle continue
pressioni da parte di
mio padre di prendere moglie, proponendomi addirittura la mia migliore
amica.
Le volevo molto bene ma non volevo prenderla in moglie. In
realtà non ne volevo
nessuna, per quanto belle e intelligenti fossero, non volevo accasarmi
e far
sperperare dalla mia compagna tutto il mio denaro, così
preferivo di gran lungo
dilettarmi con le belle cortigiane che erano sempre pronte a farmi
compagnia
durante la notte.
<<
Duca, mi concede
questo ballo? >>
Abbassai
lo sguardo su
una dama molto bella, dai capelli neri, ricci e molto lunghi,
acconciati alla
perfezione con delle forcine.
<<
Con piacere
>>
Le
porsi il braccio che
lei artigliò con le sue dita in una presa ferrea.
Volteggiammo per qualche minuto e notai senza sorpresa che quella dama
mi
osservava con fin troppo desiderio.
Ci fermammo quando la musica cambiò e feci per congedarmi,
quando lei mi si
parò davanti intenzionata a non lasciarmi andare.
<<
Resti un po’ con
me Duca Cullen. >>
<<
Solo pochi
minuti, poi ho degli impegni improrogabili. >> mentii per
levarmela
presto di torno.
Era sempre la stessa storia, tutte cercavano di coinvolgermi in qualche
modo,
senza sapere che per mio stile avvicinavo io stesso le donne che mi
“
interessavano “ ma queste di certo non erano possibili
future mogli per il sottoscritto.
<<
Pochi minuti
saranno sufficienti. La vostra compagnia è talmente una
rarità che me li farò
bastare. >>
Sbattè
le palpebre un
paio di volte, forse in un gesto a suo dire seducente e io la guardai
con un
sopracciglio inarcato, mentre uscivamo nel giardino.
La sera era ormai scesa e l’aria era fresca e frizzante.
Osservai le stelle,
punti luminosi nel cielo privo di nubi e mi rasserenai di colpo. Era
sempre
stato il mio spettacolo preferito.
<<
Allora… cosa mi
dite di voi, Duca? Siete così giovane e bello, eppure
nessuna bella donna
sembra riuscita a far breccia nel vostro cuore. >>
Dritta
al punto, pensai
divertito. Mi fermai e la osservai attentamente. Era indubbiamente
bella con
quegli occhi di un verde acceso che contrastavano con i suoi capelli
scuri.
Aveva un viso delicato e un fisico piuttosto attraente.
<<
Potrei chiedere
a voi la stessa cosa. Siete una donna di raffinata bellezza.
>> le
sussurrai seducente.
<<
Siete un
adulatore, Duca. >> sussurrò di rimando.
<<
Solo sincero
>> ribattei con un sorriso.
Riprendemmo
a camminare
affiancati, fin quando non mi ricordai di una cosa importante.
<<
Perdonate la mia
leggerezza, non ho chiesto neppure il vostro nome. Posso rimediare?
>>
Le
presi una mano tra le
mie e lei arrossii leggermente.
<<
A voi si perdona
tutto, Duca. Il mio nome è Cheryl Oleman. >>
<<
Un nome dolce
quanto voi. >>
Le
feci un leggero
baciamano e poi mi allontanai.
<<
Il tempo passato
in vostra compagnia è davvero volato Miss Oleman, ma
adesso… >>
<<
Adesso il Duca
passerà il resto del suo tempo con me, non è vero
Edward? >>
Una
voce ben conosciuta
m’interruppe e io mi voltai con un sorriso verso la
bellissima donna che mi si
stava avvicinando. I lunghi capelli biondi e mossi le scendevano sulle
spalle e
sulla scollatura del vestito elegante che indossava. I suoi occhi
azzurri mi
guardavano complici e io allungai una mano per prendere la sua.
<<
Vi aspettavo con
ansia. >> mormorai divertito.
<<
Oh, ne ero
certa. >>
Cheryl
osservava il
nostro scambio di battute quasi irritata.
<<
Vogliate
scusarmi… vi auguro una buona serata. >>
La
giovane Oleman andò
via fulminando con lo sguardo Sophie.
<<
Un'altra delle
tue vittime, mio caro Duca. >> disse divertita,
schiacciandomi l’occhio.
<<
Naturalmente…
per fortuna la mia migliore amica tiene a bada queste scocciatrici.
>>
dissi, stringendole la mano che ancora tenevo tra le mie.
Sophie
era una ragazza
molto bella ed elegante, ambita da molti nobili di tutte le
età. Da anni i
nostri genitori speravano che le cose tra noi cambiassero e che ci
sposassimo
ma così non sarebbe stato.
Ci conoscevamo fin da bambini ed eravamo inseparabili.
<<
Certo, sono
molto gelosa lo sai. >> mormorò dolcemente.
<<
Non hai motivo
di esserlo, nessuna può competere con te. Sarai sempre la
donna più importante
della mia vita. >> dissi sicuro.
<<
Non dirlo,
Edward, potrei crederci davvero. Ti voglio molto bene, lo sai, ma
presto arriverà
una bella donna e tu ti dimenticherai di me. >>
La
sua voce triste mi
sorprese e mi affrettai a raggiungerla, dato che mi aveva superato e
stava
passeggiando per il giardino.
<<
Sophie, non mi
dimenticherò mai di te. >>
La
fermai, prendendola
per le spalle e guardai i suoi incredibili occhi azzurri.
<<
Lo prometti?
>> disse con la sua voce da gatta, che tanto faceva
impazzire gli uomini.
Dovevo
ammettere che
Sophie mi piaceva, ma le volevo bene come ad un amica e nulla di
più.
<<
Lo prometto.
>>
Le
baciai la fronte e
quando quel breve attimo di tensione fu allentato, parlammo di cose
futili e
spettegolammo sugli ospiti della serata, come facevamo sempre.
Stare con lei mi faceva stare bene e non avrei mai rinunciato alla sua
compagnia.
<<
I tuoi genitori
saranno molto delusi, per non parlare dei Baroni Owen. La loro figlia
non ti
staccava gli occhi di dosso. >>
<<
Già. >>
risposi sovrappensiero.
Eravamo
quasi rientrati
in sala ma a me non andava per nulla. Vidi mio fratello Emmett alle
prese con
la contessa Rosalie Hale, una bella bionda che si lasciava ancora
desiderare da
lui, anche se era chiaro che era molto interessata, e mia sorella Alice
da
tempo infatuata del fratello di Rosalie, Jasper.
Sorrisi, osservandoli. In realtà ero stato adottato molto
piccolo, dopo la
morte prematura dei miei genitori a causa di una brutta malattia che
colpì
entrambi, ma li sentivo davvero come i miei fratelli, così
come consideravo
Esme e Carlisle i miei genitori.
In quel momento stavano parlando animatamente con la famiglia dei Conti
Hale.
Sia Alice che Emmett gli stavano dando grandi soddisfazioni. Gli Hale
erano una
famiglia nobile molto conosciuta, quindi non potevano che essere
entusiasti se
c’erano delle così buone prospettive di unione con
loro in futuro.
Io
ero l’unico che
nonostante dovesse a loro molto di più rispetto ai miei
fratelli, non era
riuscito a soddisfarli. Sapevo che loro mi adoravano lo stesso ma
più volte ero
stato tentato di prendere una delle qualunque donne che mi proponevano
pur di
accontentarli.
Solo che avevo la grande fortuna di avere una madre come Esme, che
capiva
subito quando non desideravo qualcosa e mi tranquillizzava sempre,
dicendomi
che avrebbe trovato la donna giusta per me.
Sentii
una mano sulla
spalla e mi ricordai della presenza di Sophie al mio fianco.
<<
So a cosa stai
pensando, Edward. La tua famiglia ti ama e sono certa che troverai
presto la
donna della tua vita. >>
Le
sorrisi sinceramente e
le cinsi la vita con un braccio.
<<
Cosa farei senza
di te? >>
<<
Non devi
pensarci, perché non sarai mai senza di me. >>
Il
mio sguardo si fece
serio e ci osservammo in silenzio per lunghi minuti. Avevo a volte la
sensazione che per Sophie rappresentassi qualcosa di più di
un amico. Lei era
davvero bella e meravigliosa ma non pensavo a lei come a una moglie.
<<
Ti voglio bene,
Sophie. >>
Lei
non rispose ma
abbassò lo sguardo, con un mezzo sorriso.
L’abbracciai e le baciai i capelli,
mentre lei stringeva le mani sul mio petto.
Fu
lei la prima ad
allontanarsi dall’abbraccio e mi sorrise teneramente.
<<
Avevi davvero
qualche impegno? >> domandò curiosa.
<<
Non saprei…
penso che uscirò per una passeggiata. >>
Lei
scosse il capo, ben
sapendo in cosa consistevano le mie passeggiate ma quella volta non
avevo
secondi fini!
<<
No, sul serio
stavolta. >>
<<
Capisco… in
effetti ti conviene scappare, anche se non sarà un gesto
elegante nei confronti
dei Baroni. >>
<<
Tornerò prima
che finisca la festa. >>
<<
Farò finta di
crederci. >> ribattè subito.
Risi
e dopo averle accarezzato
la guancia con una mano, mi avviai dall’altra parte del
giardino ed uscì,
inoltrandomi nella città.
Londra
era meravigliosa,
aveva quel fascino elegante e misterioso che la rendeva unica e
speciale. Io
ero nato in America ma Esme e Carlisle, nativi anch’essi
americani, si erano
trasferiti ormai da molti anni a Londra, così
anch’ io ero giunto lì e non
potevo che esserne felice. Chicago mi mancava, ma ero molto piccolo
quando ero
andato via e avevo pochi ricordi legati ai miei veri genitori.
Camminai
a lungo per i
marciapiedi, incrociando uomini e donne ben vestiti, carrozze che
procedevano
lungo le strade e le insegne luminose dei vari boudoir.
Procedetti
lungo la
strada principale fino ad arrivare alla piazza più
importante di Londra,
Trafalgar Square. Adocchiai il locale dove alle volte andavo con alcuni
amici e
decisi di passarci.
Non appena entrai, notai senza sorpresa che Jonathan era seduto al suo
solito
posto. Nell’ultimo tavolo, vicino alla porta del retro. Stava
bevendo da un
grosso boccale di birra e lo raggiunsi senza che lui se ne accorgesse.
Gli
detti una pacca forte sulla spalla, facendolo trasalire. Scoppiai in
una risata
fragorosa quando lo vidi sputare fuori la birra dalla bocca e tossire
convulsamente. Mi sedetti accanto a lui e lo guardai con ancora un
sorriso
vittorioso sulle labbra.
<<
Edward,
maledizione, vuoi uccidermi? >> sbottò
cercando di portare la
respirazione ad un livello normale.
<<
Mio caro amico
ti ho semplicemente reso il favore. >>
A
quelle parole ridemmo
entrambi.
<<
Accidenti, me l’
avevi promesso e ci sei riuscito! >>
<<
Mantengo sempre
le promesse. Quella volta sono stato il divertimento di tutto il
locale.
>>
Jonathan
era un ragazzo
incredibile. Ci conoscevamo fin da bambini e nonostante fossimo due
uomini di
ventisei anni non rinunciavamo a quegli scherzi che avevano
caratterizzato la
nostra infanzia.
<<
Ah! Che tu sia
maledetto! Amico, mi stavo godendo una birra dopo una giornata
massacrante e
sei arrivato tu a rovinarmi tutto! >>
Tuttavia
mi sorrise e si
appoggiò allo schienale della sedia su cui era seduto.
<<
Allora… stavi
facendo una passeggiata eh? >>
Scossi
il capo con un
sorriso e lo guardai eloquente.
<<
Hai boicottato
una festa in tuo onore a quanto vedo! Non sarà colpa di
Janet vero? >>
Oh
no! Janet era una
donna di trent’anni, sposata con un uomo di sessanta, che
pensava solo a
ubriacarsi tutte le sere.
Ero a dir poco stufo di sentire tutte le sue lamentele e i suoi
piagnistei,
eppure alle volte mi faceva pena. Era una donna dalle forme
prorompenti… forse
troppo e amava la mia compagnia, quindi spesso la sera quando il marito
non
c’era mi implorava di farle “ compagnia “
per non rimanere sola.
Beh
di sicuro non mi
dispiaceva farle compagnia, ma fuggivo quando capivo che ricominciava
con una
delle sue crisi. Ecco… io non volevo una moglie neppure per
questo. Sarebbe
stata a piangere, a pregarmi di stare con lei tutto il tempo? Ah no, io
ero uno
spirito libero. Odiavo le restrizioni.
<<
Per carità,
Janet no! Che tu ci creda o no sono uscito per prendere un
po’ d’aria >>
<<
Sì,certo.
>>
<<
No, Jonathan sul
serio! Perché non mi credete? >> chiesi
sbuffando.
<<
Crediamo?
>>
<<
Sì, tu e Sophie.
>>
<<
Beh, sei poco
credibile caro mio! Tu non sai stare senza una donna, da quando ti
conosco hai
sempre pensato a spassartela e ogni scusa è buona!
>>
Sorrisi
e mi rilassai
anch’ io sulla sedia.
<<
Che mi dici di
Sophie, invece? >>
<<
Che ti devo
dire? >> chiesi curioso.
<<
Quando la
sposerai? >> disse con un sorriso sornione.
<<
Oh, non ti ci
mettere anche tu. Non sposerò mai Sophie. >>
<<
Tra voi c’è un
legame speciale, ammettilo! >>
<<
Certo, ma è la
mia migliore amica e con questo il discorso è chiuso.
>>
Non
sapevo perché ogni
volta quell’argomento mi faceva innervosire. Non ero
innamorato di lei come
tutti si ostinavano a pensare e non avrei assecondato nessuna delle
loro
stupide proiezioni mentali.
Mi
alzai e feci per
andarmene, quando il braccio del mio amico mi fermò.
<<
Non te la sarai
presa, vero? Stavo scherzando! >>
<<
No figurati,
solo che voglio fare ancora due passi. Ho promesso a Sophie che sarei
tornato
prima della fine della festa. >>
<<
E ci risiamo…
>> disse lui lasciandomi.
Non
gli risposi neppure e
dopo avergli dato una spinta che quasi lo fece cadere a terra, uscii
sentendo
le sue risate soffocate dietro di me.
Mi chiusi la porta del locale con il sorriso sulle labbra e ripresi la
mia
passeggiata.
Respirai
a pieni polmoni
l’aria fredda della sera e mi incamminai verso il Tamigi. Ci
andavo sempre
quando volevo stare da solo.
Misi le mani in tasca e osservai distrattamente ciò che
avevo intorno. Ero
quasi arrivato al parapetto che si affacciava sul fiume, quando mi
bloccai sul
posto.
Una
ragazza bellissima
era appoggiata al parapetto e guardava il fiume. Il suo corpo era
leggermente
inclinato in avanti e io vidi i suoi seni schiacciati dal corpetto
dell’abito.
Tuttavia questo non era ben fatto o elegante. Avvicinandomi di qualche
passo,
vidi che era logoro e sporco in alcune parti.
Il
suo viso invece era
qualcosa di stupendo ed etereo. Nonostante vedessi solo il suo profilo,
ammirai
quel visino leggermente a forma di cuore, la pelle bianca e candida che
stonava
con il suo aspetto e la bocca carnosa appena socchiusa.
Sembrava
persa nei suoi
pensieri e non si accorse nemmeno che ero a pochi passi da lei. Mi misi
nella
sua stessa posizione, per poterla osservare meglio.
Fu
più forte di me e il
mio sguardo cadde sui suoi seni, stretti in quella costrizione, che si
sollevavano appena con il suo respiro.
Ritornai al suo viso e spostai una ciocca di capelli che con un leggero
soffio
di vento le era finito tra le ciglia.
A
quel contatto si
sollevò e mi guardò prima con paura e poi con
curiosità.
A
quella vista mi sentii
quasi male. Di donne belle ne avevo viste ma lei aveva qualcosa di
innocente e
sensuale al tempo stesso. Se dal suo profilo avevo ipotizzato quanto
fosse
bella ora ne avevo l’assoluta certezza. Era stupenda ogni
oltre limite nella
sua semplicità.
Lineamenti
gentili e
decisi, naso fine e leggermente all’insù, due
profondi occhi nocciola e delle
labbra che mi attiravano come una calamita.
Era
assurdo come quella
ragazza che non poteva avere più di vent’anni, in
quel suo aspetto trasandato
quasi, mi stesse facendo quell’effetto sconvolgente.
Continuai
ad osservarla
imperterrito, fin quando non la vidi sorridere appena. Venni
letteralmente
catturato dal suo sguardo, non sapendo che quegli occhi sarebbero
diventate le
mie catene.
************************
Rieccoci!
Ringrazio
tantissimo quelli che mi hanno commentato! Non sapete quanto ne sia
rimasta
entusiasta quindi spero che mi direte ancora cosa ne pensate,
perchè senza di
voi tutto questo non avrebbe senso!
Dunque,
con questo primo
capitolo vediamo un Edward che come tutti i ragazzi non si sente pronto
ad
avere delle responsabilità importanti, come quelle del
matrimonio. Non conosce
naturalmente l’amore ma solo il grande affetto per i suoi
amici e per Sophie.
Lei la rivedremo spesso… quindi fateci attenzione ;-)
Detto
questo, aspetto con
ansia le vostre impressioni! Per cui, cosa ne dite?
Un
bacio!