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Autore: LadyofDarkness    18/01/2006    6 recensioni
E’ una storia che tutti sanno, ma che realmente nessuno conosce. E’ la storia di Harry Potter, del bambino sopravvissuto. Un giovane uomo, oppresso dal proprio destino, dal destino celato in una profezia, in poche parole che possono stravolgere un’esistenza. Fu da quella profezia che tutto ebbe inizio, e fu con quella profezia che tutto avrebbe avuto fine. Siamo qui solo per raccontare quella storia, una storia fatta di amicizia, di amore, di tradimento, di seconde possibilità. Una storia di vita. Una storia di morte.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Amore, Tradimento e Morte

 

Amore, Tradimento e Morte

 

 

CAPITOLO 7

*Equilibri persi, equilibri ritrovati*

 

§§§§§§§

Dove non c'è tigre, anche la lepre spadroneggia. (Anonimo)

§§§§§§§

 

«Siamo i più forti, siamo i migliori, e vinceremo assolutamente questa partita! Non vorremo certo farci battere da quella banda scoppiata che sono i Serpeverde, vero?» esclamai con forza, rivolto ai giocatori della mia squadra che, compatti, mi risposero con un forte e sonoro «No!», mentre si scambiavano sguardi furbi e divertiti.

Il Quidditch sembrava essere una delle poche cose a colorire ancora il tono della mia voce, ad incantarmi e scuotermi.

Adoravo questo sport, mi dava un senso di libertà assoluto, a cui non avrei voluto rinunciare per nulla al mondo.

E per di più quell’anno ero stato eletto capitano, e non ero assolutamente intenzionato ad interrompere la serie di vittorie nella quale si stava cimentando Grifondoro negli ultimi anni. La squadra si era immersa in allenamenti decisamente massacranti (lo ammetto, ero stato contagiato io stesso dal morbo di Oliver Baston), ma tutto ciò aveva dato frutti assolutamente ottimi.

«Abbiamo tre cacciatrici che sono praticamente delle macchine macina punti, un portiere che è una saracinesca e due battitori che daranno il loro bel da fare alla squadra avversaria, tutti membri che loro non posso far altro che sognarsi» affermai convinto, indicando di volta in volta i vari membri del mio team.

Non stavo mentendo assolutamente per cercare di migliorare il loro giudizio su loro stessi, per cercare di aumentare la loro autostima in vista dell’incontro.

Katie (che aveva finito per rinunciare al ruolo di capitano, favorendo me in questo modo, che ero stato riabilitato a giocare dopo l’espulsione che avevo rimediato durante il quinto anno dalla Umbrige) aveva un’esperienza pari – se non superiore – alla mia sulle spalle, e si era sempre dimostrata un elemento più che ottimo; Ginny era stata una sorpresa davvero piacevolissima: era una cacciatrice decisamente ottima e ricopriva il ruolo in maniera migliore rispetto a quando era stata Cercatrice (calcolando il fatto che anche in quei panni era stata decisamente soddisfacente, si poteva capire quanto fosse brava); e poi c’era Natalie McDonald, acquisto di quell’anno, assolutamente spericolata ed intraprendete sulla scopa, era entrata subito negli schemi con le altre due.

Ron poi aveva preso più sicurezza in se stesso grazie alla vittoria dell’anno prima, e questo aveva migliorato le sue prestazioni in campo, mentre Andrew e Jack dovevano essersi allenati durante l’estate perché, nonostante non arrivassero sicuramente al livello dei gemelli Weasley, il numero di disastri che tendevano a compiere in campo era decisamente diminuito.

Avevamo messo su una bella squadra, più che competitiva.

«E poi non vorrai certo dimenticarti dell’ottimo cercatore che ci ritroviamo! Per fargli sbagliare un boccino sono dovuti intervenire i Dissenatori» ironizzò Katie, scompigliandomi bonariamente i capelli, facendo ridere e sorridere gli altri presenti.

«Bhè… si… anche lui non è male – risposi, utilizzando il medesimo tono della mia compagnia – e quindi, come vogliamo uscire da questa partita?»

«Vincitori!» gridarono gli altri, timorosi ed elettrizzati al contempo.

Si prospettava decisamente dura per i nostri avversari. Il nostro spirito di competizione era alle stelle.

 

«Ed ora, dopo l’ingresso dei Serpeverde, ecco a voi la squadra dei campioni in carica, i Grifondoro! Bell, Weasley, McDonald, Kirke, Sloper, Weasley e Potter!!» la voce squillante di Colin Canon risuonò forte in ogni dove mentre facevamo il nostro ingresso trionfale in campo.

«In posizione – richiamò le due squadre Madama Bumb – I capitano si stringano le mani»

Io e Malfoy ci facemmo avanti, avvicinandoci l’un l’altro e, scambiandoci un’occhiata di sfida, dopo il tradizionale saluto, inforcammo le scope e ci librammo in volo.

La professoressa, per quel giorno arbitro, liberò i bolidi ed il boccino d’oro che, dopo aver fatto il giro intorno a noi cercatori, sparì nella vastità del campo.

Io e Malfoy, tuttavia, rimanemmo a fissarci, sfidandoci ancora con lo sguardo, finché l’arbitro non diede il via all’incontro.

Rompemmo in contemporanea il nostro contatto visivo, ed io girai la scopa, prendendo a perlustrare il campo in lungo ed il largo, per riuscire a portare a termine il mio compito.

La partita intanto sembrava andare avanti, entrando sempre più nel vivo.

Ron se la stava cavando egregiamente, aveva parato tre pluffe particolarmente difficili, anche se poi si era fatto fregare da due tiri che invece erano fin troppo semplici.

I due battitori inoltre non se la stavano cavando poi troppo male. Effettivamente dall’anno prima erano decisamente migliorati, e non avevano ancora fatto disastri troppo eclatanti. Per di più il nostro tridente magico (le tre cacciatrici), stava macinando punti su punti, bucando più e più volte la porta dei verde-argento, che non si stavano rivelando poi una squadra troppo problematica, fin troppo frammentata all’interno.

E così, frammista da qualche colpo basso, la prima mezz’ora di gioco passò decisamente in fretta.

Del boccino però non sembrava esserci traccia e, a parte sorvolare il campo scrutandole ogni più piccolo anfratto, non è che avessi avuto poi molto da fare.

Poi… fu un attimo.

Nel momento in cui ci incontrammo con Malfoy in aria e ci fummo scambiati un’occhiata storia, lo vedemmo passare tra di noi, un brillio fugace pronto a fuggir via.

Subito partimmo all’attacco, girando le scope e muovendoci alla sua conquista.

Tuttavia rimanevamo pur sempre Harry Potter e Draco Malfoy, acerrimi vali.

Il biondo, a testa bassa, fece scontrare lateralmente la sua Nimbus 2001 con la mia Firebolt, rifilandomi una gomitata per cercare di scavalcarmi.

A colpo basso fu risposto colpo bacco, in un susseguirsi di leggere scorrettezze e tanta voglia di vincere.

«E’ inutile che ci provi Malfoy! Tanto a spuntarla sarò sempre io!» gli urlai, superandolo di poco grazie ad una svolta brusca che la pallina fece e che finì per favorirmi.

Malfoy smozzicò una mezza imprecazione tra i denti, mettendosi al mio inseguimento nel vano tentativo di recuperarmi.

Dovevo vincere, volevo vincere!

Ed ecco, l’ennesima svolta del boccino che questa volta prese a dirigersi in picchiata verso il suolo.

Una mossa che, tuttavia, nonostante avrebbe potuto essermi avversa, non mi fece perdere il vantaggio che possedevo sull’avversario.

Intraprendemmo entrambi una veloce e rischiosa picchiata, quasi in verticale, verso il basso, sempre più vicini alla nostra preda, io con un lieve vantaggio su di lui, così vicino da poter quasi sfiorare quella pallina preziosa, quando…

SBAM!

Avvertì distinto alle mie spalle il rumore di qualcosa che si spezza e, girandomi un attimo, distratto, vidi cadere oltre di me il corpo del mio avversario.

Allungai una mano per afferrarlo, più per riflesso che per reale intenzione, tuttavia era assolutamente fuori dalla mia portata.

Lo mancai, riuscendo semplicemente a sfiorarlo.

Fortuna volle che non fossimo ancora a così grande distanza dal terreno, e che cadde non di testa bensì in ginocchio… l’impatto non fu comunque uno scherzo.

Per un attimo a vederli lì, immobile, tutto lo stadio ammutolì, in un silenzio inverosimile.

Non c’era stato neanche Silente a poter far qualcosa, vista la sua assenza alla partita (si trovava al Ministero a discutere di non so che con Percy, a sorpresa neo-ministro dopo le elezioni avvenute qualche giorno prima), e per tutti noi altri il tutto era avvenuto troppo velocemente per poterci porre rimedio in qualche modo.

Dagli spalti, nel momento in cui il biondo prese nuovamente a muoversi cominciando a tirarsi su a sedere con un po’ di fatica, si poterono udire sospiri di sollievo, frammisti a qualche sbuffo fintamente scocciato, quasi si sperasse effettivamente che Malfoy si fosse fatto male.

Lui intanto si era messo seduto – abbastanza faticosamente da sembrare impossibilitato ad usare una delle gambe – voltandosi a guardare oltre le mie spalle, un sorrisetto divertito e di sfida ben stampato sulle labbra fini.

Voltatomi a guardare nella direzione della serpe mia rivale, finii per posare gli occhi su Blaise Zabini, con ancora la mazza da battitore sottratta a Goyle stretta in pugno ed un sorrisino sgradevole ad illuminargli gli occhi blu oltremare.

«Fatto male?» domandò quello, fingendo un tono preoccupato.

«Oh, non eccessivamente… Anche se credo di doverti dei ringraziamenti, Blaise» sentii dire ad alta voce dal biondo mentre, rivoltandomi nuovamente a guardare nella sua direzione, lo vidi sventolare davanti al volto il boccino d’oro.

Un boato partì dagli spalti verde-argento: Serpeverde aveva vinto.

 

Non se ne poteva più! Da quando Grifondoro aveva perso, Ron sembrava in perenne lutto, non faceva che lamentarsi ancora e ancora.

Harry invece sembrava non preoccuparsene troppo esteriormente, anche se immaginavo la cosa gli avesse dato un certo fastidio. Dopotutto era stato Malfoy a batterlo, e solo per un banale tiro della fortuna: come chiamare l’esser riuscito a recuperare il boccino in caduta libera, disarcionato dalla scopa da un suo stesso compagno di casa?

Anche se sicuramente tutto ciò alla fine non era stato poi un casuale incidente visto e considerato che a disarcionarlo con un bolide era stato non un compagno di casa qualsiasi, ma Zabini, che notoriamente giocava nel luogo del Cacciatore e non in quello del Battitore nella squadra dei Serpeverde.

Per quanto mi riguardava era ciò ed i continui disordini che scuotevano la scuola a causa dell’instabilità che regnava giù nei sotterranei ad impensierirmi.

Se solo fossi stata ancora prefetto avrei sicuramente dato una mano in più rispetto a quello che potevo fare ora come semplice studentessa!

Mmmmh… non importava… Ginny si stava comunque comportando in maniera egregia, anche se sembrava esaurirsi ogni giorno di più.

«Harry?» mormorò Ron, rompendo l’atmosfera pensosa e silenziosa che regnava tra noi mentre, al solito con un leggero ritardo dovuto alla permanenza di Harry qualche minuto in più nell’aula di Pozioni, giusto il tempo di farsi assegnare da Piton la punizione per quella sera (il motivo? Meglio sorvolare…), ci dirigevamo verso la Sala Grande per il pranzo.

«Ma se stasera sei in punizione, come puoi partecipare all’allenamento?» gli domandò il rosso.

«Non preoccuparti Ron» mormorò il ragazzo in risposta, con quel suo tono praticamente incolore, che mi faceva preoccupare sempre di più.

Che cosa sarebbe stato se Remus non fosse riuscito ad oltrepassare quella barriera che Harry si era costruito intorno durante l’estate?

Io e Ron alla fine ci eravamo rivelati inutili…

«Bhè, ma come facciamo senza capitano? Dovevamo ripassare quei nuovi schermi, come possiamo se tu non ci sei? Dobbiamo assolutamente prepararci per l’incontro di fine gennaio con i Corvonero! Mancano poco più di due mesi. Quella partita dobbiamo vincerla assolutamente con un vantaggio decisamente sostanzioso…» si infervorò il mio rosso amico.

Tsk! Uomini! Sempre e solo a pensare alla pluffa! Anche se probabilmente Ron era proprio un caso patologico.

Vidi Harry girarsi verso di lui, con un sorrisino ironico e vagamente esasperato «Non preoccuparti, dovrei fare a tempo. Intanto vai e cominciate con il riscaldamento, vi guiderà Katie. Così, quando arrivo, possiamo cominciare direttamente lo studio dei nuovi schemi, e recuperare il tempo perso. Per l’incontro con i Corvonero saremo più che preparati» concluse, con uno strano luccichio negli occhi.

Trattenei a stento un leggero sorrisino alla faccia preoccupata di Ron… aveva appena risvegliato lo spirito competitivo/schiavista di Harry.

Mi domandai in quanti sarebbero sopravvissuti alla seduta intensiva di allenamento che li attendeva quella sera.

«Basta! Harper, Baddock! Smettetela! Che diavolo pensate di fare, vi ho detto di smetterla!» la voce di Ginny risuonò forte e decisamente arrabbiata nel corridoio.

Ci guardammo tra di noi, sorpresi, propendendo poi per raggiungere la rossa, e darle in caso una mano.

Disordini.

Certamente.

Non era molto lontana, ma quando arrivammo noi era rimasta praticamente solo lei in mezzo al corridoio, che sbraitava contro la stupidità di certa gente.

«Emh…» Ron si girò verso di noi, in cerca di supporto. Gli facemmo cenno di andare… dopotutto era lui il fratello, no?

Sospirando raggiunse la sorella, che si girò verso di lui, ancora decisamente “agitata”.

«Che… che è successo?» le domandò.

«Niente… niente… la solita rissa tra elementi di due fazioni. Naturalmente Serpeverde» mormorò, sospirando esausta lei, avvicinandosi sottobraccio al fratello a noi.

«Dai, vieni a mangiare… Purtroppo non serve a nulla che ti ci avveleni il sangue» le mormorò Harry, girandosi e precedendoci.

Si diresse verso un arazzo e ci fece segno di seguirlo attraverso quello che appariva essere una scorciatoia, una delle tante che lui insieme a pochi altri conoscevano.

«Siamo sicuri ci condurrà dove dobbiamo andare, e non ci ritroveremo in mezzo all’ennesima rissa? Non ce la faccio più… potrei ucciderti se succedesse!» esclamò Ginny, decisamente provata.

«Per l’essere sicuri della meta si, non temere – tranquillizzò la rossa Harry, concedendosi però poi una leggera smorfia – per le risse non so, considerato che è un passaggio abbastanza conosciuto e sfruttato da un buon numero di Serpeverde»

La mia amica si lasciò scappare un leggero verso esasperato e disgustato, e la vidi stringere gli occhi, come a pregare che non succedesse niente.

Povera, mi veniva un po’ da sorridere a guardarla…

Percorremmo con tranquillità il corridoio, non incrociando praticamente nessuno (tutto ciò andava a rafforzare l’ipotesi e la disperazione di Ron sul fatto che, arrivati in Sala Grande, non avremmo trovato nulla, visto che i nostri voraci compagni avrebbero provveduto a spazzolare tutto quello che i poveri elfi domestici avevano provveduto a preparare per il nostro pranzo).

In fondo sembrava tutto tranquillo.

Sembrava…

Avvertii un leggero rumore provenire alla mia destra, ma ci feci appena caso: non doveva essere nulla di grave. Qualche quadro che mormorava, oppure qualche armatura che, spostandosi leggermente, aveva cigolato. Insomma, nulla di cui preoccuparsi, nulla degno di nota.

Non era raro sentire qualche rumore apparentemente sopraggiunto dal nulla ad Hogwarts, anzi, era il male minore.

Peccato che non fosse affatto nulla di grave.

Un grido, subito soffocato, udibile solo per un attimo, ci gelò sul posto, preoccupandoci.

Harry si guardò intorno, con cipiglio serio, cercando, come tutti noi, di trovare il punto da cui esso era arrivato.

Diverse porte si aprivano su quel corridoio, e cominciammo, silenziosamente e con attenzione, a spalancarle una dopo l’altra, nel tentativo di trovare chi sembrava aver bisogno di aiuto.

Mi fermai davanti all’ennesimo uscio, udendo un leggero verso e due voci maschili al contempo.

Mi voltai verso gli altri, richiamandoli con un gesto della mano, senza parlare, per evitare di essere sentita.

Fu Harry infine ad aprire la porta, rivelandoci quanto si celava dietro di essa: due ragazzi, Serpeverde del quinto anno, tenevano immobilizzata a terra una bambina del primo, della loro stessa casa, una mano sulla bocca per evitare che strillasse, con tutta l’intenzione di farle quanto più male possibile.

Grossi lacrimoni scendevano sulle sue guance arrossate, ed i capelli corti e neri, spettinati le ricadevano sugli occhi.

Harry con un gesto molto rapido estrasse la bacchetta, schiantandoli entrambi lontani dalla ragazza, e lasciandoli lì, afflosciati, svenuti, senza alcun riguardo.

La bambina, vedendosi libera, si tirò su a sedere, cercando di appiattisti contro una delle pareti della stanza, le gambe strette a sé, gli occhi ancora rossi e pieni di pianto.

Ci guardava con occhi spauriti, completamente spaventata.

Ron le si avvicinò per aiutarla a tirarsi in piedi, ma appena si abbassò verso di lei con l’intento di prenderla, la piccola si ritirò al suo tocco, incrociando i suoi occhi scuri con quelli azzurri di Ron, terrorizzata.

Non era di certo questo il modo migliore per trattarla.

Era scioccata, provata, nel panico più totale, me ne rendevo conto.

Ron si girò verso di noi, cercando un qualche consiglio su cosa fare, come comportarsi, ma io… non sapevo. Non avrei saputo che digli.

Non ero mai stata brava nei rapporti con gli altri, e soprattutto, non ero in gradi di far qualcosa per una persona che soffrisse. Bastava vedere come mi ero (o meglio, non mi ero) occupata di Harry.

L’unica che riuscì a muoversi, a tentare qualcosa, fu Ginny.

Si avvicinò, piegandosi poi sulle gambe per abbassarsi e poterla guardare negli occhi.

Un sorriso leggero le piegava le labbra e, meglio che poteva, stava cercando di trasmettere tranquillità a quello scricciolo tremante.

«Ti portiamo fuori di qui…» mormorò semplicemente lei, dopo qualche secondo, allungandole una mano, aspettando tuttavia che fosse lei a prenderla, senza metterle alcuna fretta.

Alla paura, sul volto della Serpeverde, si sostituì dapprima la meraviglia, e poi il sollievo mentre, prendendo la mano della ragazza, la rossa la accoglieva fra le sue braccia, lasciandola sfogare in un pianto liberatorio.

Era una vista che stringeva il cuore.

Ginny la trascinò fuori, sussurrandole parole di conforto che noi non eravamo in grado di udire, carezzandole dolcemente i capelli.

Fu così che le trovò Malfoy.

Era spuntato da un corridoio laterale, giungendo di corsa, fermandosi immediatamente quando giunse a vederci.

I suoi occhi corsero subito alla sua compagnia di casa, mentre si ricomponeva velocemente, tornando con la sua solita aria tipica ben stampata in volto.

«Helén…» mormorò, richiamandola.

Lei si voltò verso di lui, rimanendo però tra le braccia di Ginny, senza alcuna apparente intenzione di raggiungerlo.

Lui però non ne sembrò scosso, rimanendo impassibile.

«Malfoy, forse dovresti andare… La tua compagna ha subito uno shock e sembrerebbe che preferisca rimanere tra le braccia di Ginny e…» mi mordicchiai leggermente il labbro inferiore, scambiandomi uno sguardo con Ron che, con un leggero cenno delle spalle, sembrò darmi ragione.

Il biondo Serpeverde rimase immobile per un attimo sorpreso dalle mie parole, fino a convincersene, ma quando fece per girarsi ed allontanarsi, inaspettatamente fu la voce di Ginny a fermarlo.

«Aspetta!» esclamò lei, voltandosi a fissarlo, occhi negli occhi.

Un attimo che sembrò stirarsi nel tempo.

Qualche secondo dopo la bambina si staccò dalla rossa, avvicinandosi al ragazzo con testa bassa, le spalle ancora scosse da leggeri singhiozzi, fino a fermarsi davanti a lui.

«Andiamo» mormorò semplicemente Malfoy, senza inflessione, con un cenno del capo ad indicare la direzione da intraprendere.

Lei annui solamente, cominciando a camminare nella via indicata.

Malfoy però rimase fermo per alcuni secondi, puntando lo sguardo su di noi, affermando poi «Vi devo un favore. A buon rendere».

Subito dopo si allontanò, senza aggiungere altro, seguito dalla sua compagnia che, girandosi, sillabò un sentito «Grazie…»

Rimanemmo tutti per qualche istante in silenzio, tra il sorpreso ed il turbato, finché un problema non balzò nella mia mente pronta e razionale.

«Che ne facciamo di quei due?» domandai, voltandomi verso i miei amici.

«Qualcosa in mente forse ce l’ho io» mi rispose Ginny, con gli occhi ridotti a due fessure ed un sorrisino che non prometteva nulla di buono.

Quasi quasi mi facevano pena quei due.

Quasi.

 

Caro Remus

Come va? Qui tutto ok per quanto è possibile, anzi, la situazione rispetto a quanto ti raccontavo nelle altre lettere sembra addirittura migliorata.

Giù a Serpeverde le cose sembrano essere tornate nella norma: a quanto pare Malfoy sembra aver ripreso la sua autorità, imponendosi sugli altri che gli stavano dando fastidio ultimamente.

Credo si sia praticamente ritrovato costretto ad una simile scelta, considerando quanto successo ad una ragazza a cui pare essersi particolarmente legato.

Ironia della sorte… Malfoy che riprende il controllo sui suoi ottusi compagni purosangue in quanto loro hanno fatto del male ad una Nata Babbana.

Dovevi vederlo quando è sopraggiunto sulla scena, decisamente trafelato, e ha visto quella bambina piangere tra le braccia di Ginny.

Prima di indossare nuovamente la sua maschera di gelida ironia (anche se in realtà la luce che gli brillava negli occhi era estremamente seria) gli è passato un lampo di rabbia e paura in essi…

Lo capisco perfettamente. Personalmente avrei perso totalmente ed irrimediabilmente il controllo.

Per guanto riguarda me, bhè… in realtà anche io sto meglio.

La compagnia di Ron ed Hermione mi fa bene, mi rilasso con loro, spesso riesco anche a dimenticare tutti i pensieri tristi ed assolutamente inutili che mi ritrovo in testa.

Solo un ragazzo normale… posso illudermi di essere solo un ragazzo normale, intento a scherzare, a studiare con i suoi amici, senza alcuna preoccupazione tranne le interrogazioni del giorno dopo o la ragazza di cui sono innamorato (in realtà non sono innamorato, preciso prima che tu cominci a chiedermi informazioni su una persona in realtà inesistente. Era per farmi capire…).

Mi basta anche solo stare in silenzio con loro, per sentirmi bene.

C’era stato un periodo in cui l’assenza di parole tra noi creava solo imbarazzo, mi urtava i nervi, ma ora mi sento cullare dalla loro semplice presenza.

Mi basta saperli lì, con me, per stare bene.

Insomma Remus, il mio cuore non sembra più un caso così disperato, che dici?

E – al solito – alla fine mi ritrovo a doverti ringraziare, a rendermi conto per l’ennesima volta di quanto sia stata preziosa la tua presenza, le tue parole, i tuoi consigli quest’estate.

Non posso negarlo, mi avrebbe fatto piacere rivederti, passare con te il Natale.

Sarebbe stato indubbiamente uno splendido regalo.

La signora Weasley mi aveva anche invitato a passare le vacanze alla Tana, ma Silente preferisce di gran lunga che io resti qui, ad Hogwarts, sotto la sua custodia.

Probabilmente fa bene, qui sono più protetto, e decisamente anche meno pericoloso.

Con la mia sola presenza tendo a mettere in pericolo chiunque mi stia accanto, e non è di certo con questa atmosfera che vorrei far passare il Natale a Ron e alla sua famiglia (no, non si tratta di vittimismo, e neanche di insalubre pessimismo, quindi non allarmarti. L’ho detto che sto meglio. Il mio in questo momento è semplice realismo, considerato che Voldemort mi vuole morto, e se mi sapesse in un luogo non protetto non credo ci metterebbe molto a decidersi a venire a farmi una visita. L’unico luogo rimasto sicuro per me è questa scuola e… bhè, hai capito).

Inoltre approfittando del fatto che a scuola rimarremo in pochissimi, per questo periodo vuole anche che mi impegni in alcuni allenamenti (non chiedermi di cosa, considerato che non so neanche chi me li impartirà), ed inoltre ha deciso di incrementare il numero delle lezioni di Occlumanzia con Piton (si si, lo so. Mi si prospettano magnifiche vacanze. Grazie, puoi essere invidioso di me).

Direi che per ora dovrò accontentarmi di questo scambio di lettere, almeno fino alla prossima estate.

E’ un peccato, non posso negarlo, ma dopotutto non dovrebbe essere una così gran rinuncia se è per la mia sicurezza… per il mio bene… o almeno credo.

Ok, lo ripeto un altro paio di volte e vedo di convincermi di star dicendo una cosa veramente sensata.

Per ora ti saluto, Edwige vuole sbrigarsi ad uscire, ed io devo scendere a salutare Ron ed Hermione, in partenza.

Buon Natale.

Harry.

 

«Sei sicuro?» mi voltai a domandare ad Harry, girandomi per l’ennesima volta, arrivato davanti il portone.

«Si Ron… te l’ho già detto. Non preoccuparti, preferisco rimanere a scuola»

Ah ah, si, ci dovevo anche credere?

No, cioè, mi credeva sciocco?!

Sapevo esattamente che rimaneva ad Hogwarts perché Silente non voleva che si allontanasse dalla scuola, lo sapevo perfettamente io come lo sapeva Hermione.

«Guarda, se vuoi resto e non parto!» proposi per l’ennesima volta.

Non potevo negarlo, mi dispiaceva enormemente pensare ad Harry da solo ad Hogwarts, mentre noi ce ne andavamo in vacanza con dalle nostre famiglie. In fondo sarebbe stato il primo Natale che avrebbe passato ad Hogwarts da solo.

«Si Harry, lo sai… se vuoi restiamo. Anzi, a me neanche va di andare in montagna… Sciare non è che sia poi così divertente» mi diede manforte Hermione, storcendo il naso sull’ultima affermazione.

Harry roteò gli occhi, puntando poi su di noi uno sguardo divertito «No, vi prego! Ed io che avevo già calcolato di passare un Natale finalmente libero! Vi scongiuro, andate, non potrei sopportare ancora la vostra presenza» ci prese in giro il ragazzo.

Rimasi completamente ad occhi aperti. In realtà per un attimo c’ero cascato.

Hermione diede un leggero (parola grossa) schiaffo su una spalla al nostro amico, per poi abbracciarlo dandogli un bacio su una guancia.

«Mi raccomando, qualunque cosa scrivici, e siamo subito qui» gli mormorò.

Lui la teneva per la vita, guardandola con un leggero sorrisino in volto «Ok mamma... piuttosto, state attenti» mormorò semplicemente, lasciandola poi andare.

Salutai con un semplice cenno del capo Harry, girandomi per andarmene, trascinando la mia valigia e quella che Hermione mi aveva costretto a portare in cambio dell’aiuto per un tema qualche giorno prima, quando finii quasi per scontrarmi con un’altra persona.

«Scus-»

Sbattei gli occhi, quando mi ritrovai ad osservare lo sguardo limpido e sorridente di Lupin davanti a me.

 

 

Continua…

 

 

Scusate l’obbrobriosità, ma ho dovuto ponderare molto se pubblicare o meno questo capitolo.

Non mi convinceva e, a dire il vero, continua pienamente a non convincermi, ma vabbè, non potevo certo continuare a non aggiornare ancora, considerando i miei già terribili ritardi.

-.- perdonate la mediocrità di questo capitolo, spero con i prossimi di farmi perdonare.

Ringrazio coloro che, nonostante tutto, continuano a seguirmi. Se continuo a scrivere è per voi, per i commenti che mi lasciate o anche per il solo fatto di sapere che ci siete e leggete, e che mi fanno sentire che  il mio lavoro, in fondo, non è totalmente sprecato.

 

Ora vi lascio ragazzi… Un bacione a tutti!

Ciao ciao

 

 

Marcycas – the Lady of Darkness

 

 

 

 


Nota al 31/07/2014: Se voleste leggere altro scritto da me, ho pubblicato un libro a quattro mani che potrete trovare a questo link http://www.amazon.it/Guilty-Pleasure-Ludovica-Valle-Marcella-ebook/dp/B00K37549M. Dateci un'occhiata mi raccomando!
  
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