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Autore: Dreaming_Archer    16/03/2011    4 recensioni
Le antiche leggende narrano che fin dall’inizio dei tempi, il mondo era governato da due entità: lo Splendente, il creatore; e l’Oscuro, il devastatore. Un tempo, il Regno era governato da re Mohran, un re né migliore né peggiore di altri, ma che aveva un oscuro e profondo desiderio: l’onnipotenza.
La magia entrò a far parte del mondo degli umani, ma fu usata per il male.
Da questo punto nasce la storia di Kay, un cavaliere obbligato a tradire la propria patria per salvare la sua famiglia. Ma ha la magia dalla sua parte, e cercherà di usarla nel modo migliore.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Oscura Parvenza - prologo - il potere che conduce al male

L’Oscura Parvenza

-Capitolo 3-

Colui Che Da Coraggio

Le leggende forse erano vere, quando raccontavano che i fuggitivi dalla guerra erano sopravvissuti alle cascate di Nahjs.

Si erano infatti stabiliti nelle grotte sotterranee dietro di essa, a strapiombo sul Mare Sconfinato che circondava l’Isola Universale.

I loro costumi, la loro società, la loro religione, tutto era diverso da quelli del Popolo Rivelato, gli abitanti dell’Isola. Tra il Popolo Celato infatti si poteva diventare cacciatori, maghi, oppure esploratori. Di questi ultimi ormai non se ne trovavano più, perché solo i primi Celati avevano esplorato le grotte: ora non serviva più.

Quindi, quando il giorno della scelta, un ragazzo aveva detto di voler diventare esploratore, tutti gli erano scoppiati a ridere in faccia.

Lui non si era lasciato prendere in giro, spiegando che i loro oracoli avevano raccontato che un giorno sarebbe arrivato un uomo dall’Isola che li avrebbe riportati in superficie, e lui lo voleva trovare.

Di nuovo, tutti scoppiarono a ridere. Quella dell’Isolano era una leggenda antica, e in pochi ormai ricordavano come fosse la superficie. –Io riporterò il nostro Popolo alla luce!- Urlò il ragazzo lasciando la grotta sotterranea. Si era tuffato in acqua, aveva superato la cascata, e con fatica era riuscito ad uscire all’aria.

Per lui non c’era niente di eroico in quel gesto, lo aveva fatto almeno una decina di volte. “Ma questa sarà l’ultima.” Si disse, arrampicandosi su alcuni scogli nei pressi della cascata. “Se il mio Popolo non mi vuole come esploratore, allora non mi avrà del tutto.” Decise, afferrando un sasso molto pesante e legandolo ad un capo di una corda.

Si rese conto solo allora che stava piangendo. Si fermò solo quando la corda fu ben legata alla pietra e l’altro capo alla sua caviglia.

Non sopportava più le prese in giro dei suoi compagni e di essere lo zimbello di tutto il Popolo Celato. Così era arrivato a fare quel gesto estremo. –Io non sono uno di voi!- Urlò verso la cascata. –Non lo sarò mai!!- Con il cuore che gli batteva forte in gola, allungò il collo per guardare al di là degli scogli, dove aveva intenzione di buttarsi. Rimase bloccato all’istante.

Poco sotto di lui c’era un uomo, vestito in modo molto strano, ma l’attenzione del ragazzo era tutta per la sua pelle, molto più scura di quella di chiunque altro avesse mai visto.

D’istinto estrasse un pugnale a lama corta e tagliò la corda, poi si tuffò agilmente per raggiungere l’Isolano.

 *

La prima cosa di cui Kay si accorse, fu che aveva freddo. Stava letteralmente congelando, perché era completamente bagnato, e il luogo in cui si trovava era umido e freddissimo. Provò a muovere una mano, e con meraviglia si accorse che il suo corpo rispondeva bene.

Gli venne di nuovo da piangere, perché era sopravvissuto alle cascate più alte di cui il suo Popolo era a conoscenza, e poteva ancora salvare la sua famiglia.

Una mano calda prese la sua, e per un attimo pensò alle mani di sua moglie, dolci e delicate.

Quasi senza accorgersene, Kay batté le palpebre e lentamente aprì i suoi occhi castani. Sopra di lui era buio: vedeva un po’ sfocato, ma si accorse subito che quello era il soffitto di una caverna. Capì all’istante il perché di quel freddo.

Subito gli tornarono alla mente i racconti sul Popolo Celato, che come lui dovevano essere sopravvissuti alle cascate.

Nel suo campo visivo comparve allora un viso ovale, di un pallore che Kay non aveva mai visto nemmeno a un morto. Capì subito che la mano che stava stringendo era quella di quello strano ragazzo, e la ritrasse velocemente.

-Sei sveglio, Isolano?- Chiese il ragazzo con uno strano accento.

Kay sbatté di nuovo le palpebre, e il viso pallido si ritrasse. –Sì, aiutami ad alzarmi.-

L’altro obbedì circospetto, finché Kay non lanciò un urlo acuto quando provò a muovere la gamba destra.

-Probabilmente è rotta.- Spiegò il ragazzo. –La forza della Lacrima dello Splendente è immensa.-

-La che cosa?- Domandò Kay, cercando di ignorare il dolore.

Il ragazzo si chinò a studiare la gamba di Kay, però non si dimenticò della domanda. –La Lacrima dello Splendente è come il mio Popolo chiama la cascata. Perché ci porta i doni del Dio.-

Il ragazzo stese le mani e chiuse gli occhi. Kay non riusciva a capire cosa stesse facendo, ma gli bastava sapere che il dolore si stava attenuando, fino a scomparire. Le palme delle mani del ragazzo si illuminarono di una luce dorata, che si spese lentamente.

Kay rimase sbalordito. Quel ragazzo sapeva usare la magia! D’istinto avrebbe voluto buttarsi ai suoi piedi e ringraziarlo in tutte le lingue che conosceva, perché aveva guarito la gamba come nemmeno i migliori guaritori del suo popolo erano in grado di fare. Avrebbe anche potuto provare a camminare: in fondo era un Guerriero, e sapeva lottare contro il dolore. –Dove sono?- Chiese, mentre si permetteva di studiare il suo inusuale salvatore. Oltre ad essere pallidissimo, il suo corpo aveva altre caratteristiche tipiche degli abitanti delle grotte sotterranee: era molto basso, come un bambino di dodici anni, anche se Kay era sicuro che fosse molto più grande, forse dell’età di sua figlia. Anche se basso, aveva un fisico atletico e agile, e aveva una discreta muscolatura. Di sicuro anche tra il Popolo Celato si usava allenare i giovani. I suoi occhi erano più grandi del normale, e brillavano di un verde accecante, sicuramente capaci di vedere al buio. Aveva poco di umano, anche per i suoi movimenti a carponi nella grotta.

Kay però non aveva paura di lui, anche se aveva alcuni coltelli legati al corpo, perché lo aveva guarito. Solo un pazzo avrebbe salvato il suo nemico per poi ucciderlo.

-Ben arrivato tra il mio Popolo, Isolano.- Rispose a bassa voce il ragazzo, muovendo il suo codino di lunghi capelli scuri, intrecciati fittamente con alcuni piccoli sassolini.

-Perché mi chiami così?- Domandò il Guerriero, che odiava i soprannomi. –Io sono Kay.-

-Perdonami, Kay.- Disse il Celato guardandolo con i suoi strani occhi verdi. –Ma una leggenda narra della tua venuta qui tra noi Celati. Tu ci riporterai alla luce.-

Kay rimase sbalordito. Quel ragazzo gli aveva salvato la vita, ma non sapeva di cosa stesse parlando. –Io ho una missione da compiere in superficie.- Disse lo stesso. –Come posso fare?-

-Ti porterò io via di qui.- Disse a sua volta il ragazzo.

Kay annuì, cominciando a muoversi.

-Io mi chiamo Reydhan. Nella mia lingua significa: Colui Che Da Coraggio.- Riferì il Celato con visibile soddisfazione.

-Credo proprio che ne avrò bisogno.- Rispose Kay mesto.

* * *
  
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