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Autore: Joseph Bell    17/03/2011    1 recensioni
Una volta si riteneva che lavorare in banca fosse un mestiere tranquillo, sicuro e senza rischi. Samuel Donovan potrebbe non essere d’accordo. Tra cassette di sicurezza, bombardamenti della Luftwaffe, intrighi internazionali e nobiluomini eccentrici, un giovane impiegato di banca inglese e la sua amata moglie scoprono cosa è accaduto a Sherlock Holmes durante il cosiddetto Hiatus. Dimenticate le Reichenbach e preparatevi a viaggiare, parecchio.
Note dell’Autore: prima di qualsiasi cosa debbo ringraziare miss Bellis, senza di lei questa opera non sarebbe mai nata. Poi debbo precisare che quella che andrete a leggere è un’opera di fantasia liberamente ispirata ai personaggi di Sir Arthur Conan Doyle. Ogni altro personaggio, luogo o situazione è frutto della fantasia di chi scrive.
Tutti i personaggi realmente esistiti citati nel racconto non hanno mai preso parte a colpi di stato, distribuzione su larga scala di sostanze stupefacenti o sovvertimenti di governi legittimi. Solamente miss Bellis ed io, alle volte, ci dilettiamo a sovvertire il vassoio del tè procurando tanto rumore ed un congruo numero di cocci rotti. Per pura curiosità, chi fosse interessato agli eventi legati al crack della Banca Romana può consultare la pagina apposita di Wikipedia.
Buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VIII – L’avventura mancante

 

Il barone Verner si distese sulla poltrona ed allungò una mano verso il tavolino habillé che gli era accanto, le sue mani, che a dispetto della corporatura massiccia, erano molto sottili ed allungate, frugavano dentro un cofanetto di radica ed emersero brandendo un havana che mi fu porto con un sorriso.

“Prego signor Donovan, questi sono i sigari preferiti da sir Winston Churchill, sono certo che li apprezzerà”

“La ringrazio” dissi ansioso di ascoltare il racconto “ma fumo solo la pipa e, a dire il vero, è da tanto tempo che non la tocco più”

“Ah, come mio zio!” disse il barone mentre, come in un rituale, si accingeva ad accendere il suo sigaro ed a tirare le prime boccate “che tabacco fuma?”

“Fumavo un taglio classico, nulla di speciale, un comune con una aggiunta di latakia cipriota, ma, non vorrei sembrarle scortese…”

“Si, si, ho capito signor Donovan. Adesso arriveremo al punto. Questa storia ha avuto inizio più di settanta anni or sono, immagino che un’ ora di più non farà poi così tanta differenza.”

Reclinò il capo verso l’alto e sbuffò verso il soffitto una serie di volute azzurrine, poi rivolse il suo sguardo verso di me.

“Dunque, signor Donovan, lei è un impiegato di banca. Conosce  per caso come si sia evoluto il sistema bancario italiano?”

“Francamente no, signore, so che l’Italia possiede, come l’Inghilterra, una banca centrale che controlla tutti gli altri istituti di credito e che è la sola a battere moneta”

“Esatto Donovan, proprio così. Ma prima non era così, come lei sa l’Italia era un insieme di stati sovrani, ognuno con una banca centrale. Dopo l’unificazione, il diritto di stampare monete venne ancora concesso alle ex banche centrali dei singoli stati, si ebbe dunque un fenomeno per cui esistevano ben quattro banche che battevano moneta: il Regio Banco di  Torino, la Banca di Toscana, il Banco di Napoli e di Sicilia ed infine la Banca Romana. Deve sapere che proprio quest’ ultima, a differenza delle altre, non aveva stabilimenti tipografici, quindi la stampa delle banconote della Banca Romana  era affidata, su commissione alla Zecca di Londra, la quale provvedeva dietro richiesta alla produzione di determinati quantitativi di banconote con numeri di serie già predefiniti.” Il barone fece una pausa per poi riprendere “Non mi guardi in quel modo, queste informazioni saranno importanti in seguito e le serviranno per capire quanto è accaduto la notte del 6 maggio 1891”.

“Mi perdoni, Barone, ma non esiste un resoconto di questi fatti messo per iscritto?”

“No, Donovan. Il dottore lo voleva scrivere e lo avrebbe certamente fatto se la malattia glielo avesse permesso. Purtroppo ne esiste solo una versione orale, la mia!” disse toccandosi il petto “ma se lei mette in dubbio la mia obbiettività…”

“Oh, no barone, certamente no!”

“Molto bene!”

 

Alcune volute di fumo si aprirono come grandi fiori grigi verso il soffitto mentre il barone Verner raccoglieva le idee. Ad un tratto, come se avesse ultimato le prove per una sinfonia, si girò verso la finestra e cominciò a parlare:

“Nel 1886, un imprenditore privato di nome Andrew Lomackson acquisì il 70% del capitale azionario della “Manchester Channel & Docks” la quale fino a quel momento era stata una società controllata dal Tesoro. Per quell’ operazione venne staccato l’assegno dall’ importo più alto mai emesso da un privato, attraverso un pezzettino di carta di qualche centimetro quadrato passarono di mano un milione e settecentomila sterline. L’intestatario del conto corrente era un certo Eugene Simonaux e la banca era la Glynn & Mills1, precisamente la filiale al numero 67 di Lombard street. Inizia a ricollegare i fatti, Donovan? Le domande che nessuno si pose all’ epoca di questa transazione, sarebbero dovute essere: perché il Governo sta vendendo una propria società ad un privato? Come fa un privato cittadino a poter emettere un assegno per una cifra che all’epoca poteva rappresentare il bilancio interno di un piccolo stato come il Lichtenstein? Ed in ultimo, come mai la notizia non ha fatto alcun rumore?

Cominciamo a fare un po’di luce. Andrew Lomackson, un imprenditore americano, si incontra con il signor Eugene Simonaux, rampollo di una famiglia della nuova nobiltà creata da Napoleone, ma finita in disgrazia. Il signor Simonaux, pur non avendo molte possibilità economiche ha molte buone conoscenze, inoltre la sua ottima educazione unitamente ad un titolo di marchese gli garantiscono la simpatia delle anziane signore parigine, le quali lo invitano puntualmente nei loro salotti. Tra i velluti e le chiacchiere Simonaux si sente a proprio agio, riesce a barcamenarsi ed a mettere insieme il pranzo con la cena conquistando le simpatie delle annoiate mogli dei più potenti uomini di Francia. Visto così il nostro personaggio non sembra essere molto pericoloso, direi piuttosto che si tratta di un comune cicisbeo. Lomackson, al contrario di Simonaux è un uomo rude, venuto dal nulla e diventato milionario dopo una vita di sacrifici, non è quello che si dice uno stinco di santo e con sotterfugi più o meno delicati era riuscito a farsi assegnare dal Congresso degli Stati Uniti la commissione di una tratta ferroviaria che doveva collegare Boston, Chicago, Salt Lake City e Los Angeles. Logicamente, un’impresa del genere richiede dei fondi adeguati e l’idea di Lomackson era quella di reperirli in Francia. Come saprà, Donovan, le ferrovie di tutta l’America sono state costruite grazie ai soldi degli azionisti Britannici, ma la Francia rappresentava ancora un territorio vergine e non toccato dalle speculazioni statunitensi. Fu per un caso che nella hall dell’ Hotel du Louvre a Parigi, Lomacksons salvò dal carcere Simonaux che tentava di fuggire, vestito da cameriere, dopo aver rubato i gioielli di una facoltosa signora con cui aveva passato la notte. I due divengono amici, ovviamente fu un’amicizia interessata, giacchè Lomackson intuì subito le potenzialità di Simonaux, un ottimo passe-par-tout per i salotti della Parigi che conta. Quindi, in cambio di un tetto sulla testa e qualche vestito, Simonaux introdusse il suo compare al Gotha francese.

Fu durante una festa che Lomackson fece un altro incontro, stavolta con un personaggio della sua stessa taglia, un anziano armatore italiano, anche lui venuto dal nulla e divenuto ricchissimo: Raffaele Rubattino. Costui, attraverso conoscenze politiche era riuscito ad ottenere numerose commesse statali, che lo portarono rapidamente ad essere uno degli uomini più ricchi del suo paese, ricco a tal punto che potè permettersi di comprare dal Governo Eritreo l’intera baia di Assab. Capirà, Donovan, che un trio così ben assortito non poteva non dedicarsi da subito all’attività che gli riesce più congeniale, ovvero produrre soldi, senza alcun limite dettato dall’ etica o dal buon senso, del resto gli affari sono affari!

Lomackson spiegò al collega italiano il suo intento di recepire fondi per la realizzazione della tratta ferroviaria transcontinentale. Si trovava in grande svantaggio rispetto alle imprese concorrenti come la West Railways o la Union Pacific, le quali avevano saturato la borsa di Londra con le loro azioni. L’unica speranza per lui di non perdere l’appalto statale era di recuperare fondi nel vecchio Continente. A quanto pare l’anziano finanziere italiano, sentendo quella storia scoppiò a ridere facendo notare come sarebbe stato impossibile spremere anche un solo fiorino dalle tasche francesi già duramente provate dal recente crollo del secondo Impero. La soluzione di Rubattino apparve semplice, quasi al limite della banalità: vendere a terzi la società concessionaria per la costruzione delle ferrovie un momento prima di dichiarare fallimento, quindi trasferirsi sul vecchio continente per non incorrere nelle sanzioni derivate dalla bancarotta fraudolenta. Uno schema molto astuto, ma qui entra in ballo un nuovo elemento.”

Verner si distese, tirò una boccata dal sigaro e riprese

“Si, un nuovo elemento”

Ad un tratto un terribile rumore di ceramiche in frantumi attirò la nostra attenzione, Verner, giratosi verso di me disse:

“Se non fosse che è andata via direi che si tratta di…”

Un’esile figura fece la sua comparsa nel salotto scortata dalla arcigna donna di servizio, la quale disse laconicamente: “ Miss Bellis Neamar, signor barone”

La giovane ragazza si fece avanti a piccoli passettini con il visino basso

“Sir, mi spiace, le avevo portato un nuovo servizio da tè per rimpiazzare quello che ho rotto stamattina” dei lacrimoni si affacciavano al piccolo viso “ma la scatola che lo conteneva mi è caduta ed è andato tutto in frantumi”

Verner scoppiò a ridere “Ma miss! Non importa, non doveva disturbarsi, venga qui, si sieda. Le presento il signor Samuel Donovan, signor Donovan, la signorina Neamar. Miss, stavo raccontando al nostro ospite la storia del porto”

La ragazza battè le mani divertita “Oh, è una delle mie preferite! A che punto è arrivato?”

Rimasi stupito, cosa voleva dire con “è una delle mie preferite”? ce ne erano delle altre? E poi, non dovevano essere informazioni riservate? Il giovane barone era un tipo veramente bizzarro ed ancor di più la sua amica.

“Siamo quasi giunti all’ acquisto del porto, miss”

“Ah, si, il signor Strofina-un-piccolo-pipistrello sta per…”

Verner scoppiò a ridere “Miss, la prego! Si dice Rubattino, tutto attaccato, con la “o” alla fine”

“Ed io cosa ho detto? Rubbattiny, Strofinaunpiccolopipistrello”

“Va bene, ci rinuncio!” disse Verner continuando a ridere

“Allora, come dicevo, Rubattino riconsidera il piano e chiama Lomackson per esporgli il suo progetto:

 

“Lei dovrà vendere la sua società ferroviaria falsificando i bilanci, in modo da farla apparire solida. Cerchi di ottenere la cifra più alta possibile, abbiamo bisogno di due milioni di sterline”

“Abbiamo? Forse lei ne ha bisogno e non vedo perché”

“Voglio entrare in società con lei, Lomackson. Voglio comprare il porto di Manchester”

“Cosa? Ma non le basta la baia che ha comprato in Eritrea? Cosa ci deve fare con il porto di Manchester?”

“Caro ragazzo, lei vede troppo poco lontano. Inizieremo ad importare oppio in Inghilterra, le occorre che le spieghi come?”

“Penso di si, signore, perché o lei è un genio o, parola mia, lei è pazzo da legare!”

“Bene, Lomackson, visto che sono arrivato a questa età credo che la sua prima ipotesi sia quella corretta. Lei sa che l’Inghilterra esporta oppio in Cina dall’ India? Certo che lo sa, hanno combattuto due guerre per questo, bene, adesso rifletta. Noi compreremo l’oppio in Cina e lo faremo arrivare ad Assab. Li cambieremo i documenti del carico e trasformeremo l’oppio cinese in vasi indiani o in qualsiasi altra cosa. A questo punto invieremo la merce al porto di Manchester e da li a tutte le fumerie del Regno Unito. Che ne dice?”

“Signore, con tutto il rispetto, ma la sua strategia fa acqua ovunque. Per comprare il porto ci vorranno due milioni almeno, e per comprare e rivendere l’oppio guadagnandoci sopra dovremmo fare dei prezzi troppo alti rispetto a quelli della concorrenza. Non saremmo mai competitivi! In ultimo, signore, lei è certo un uomo assai ricco, ma dove crede di trovare tutti questi soldi?”

“Molto semplice, li farò stampare!”

“Vuole falsificare la sterlina?”

“No, intendo aprire un conto corrente in Inghilterra con autentiche lire italiane, non copie, ma banconote vere!”

Inutile che vi dica quanto il povero americano rimase spiazzato, ma non curandosi di nulla, Rubattino seguitò:

“Lomackson, ci rincontreremo tra una settimana alle dieci in punto al Credit Mobilier di Place Vendome a Parigi. Ci saranno delle persone importanti, venga e non ne rimarrà deluso. Porti con se quel suo amico sciocco, come si chiama? Ah, Simonaux!”

 

Passò una settimana. Lomackson e Simonaux entrarono nell’ imponente salone del Credit Mobilier, una delle banche più grandi d’Europa, chiesero del signor Rubattino e vennero fatti accomodare in un salotto ovattato. Dopo poco li raggiunsero tre persone, una di queste era Rubattino, che presentò gli altri due.

“Signori, vi presento il signor Bernardo Tanlongo, governatore della Banca Romana e Lord Randolph Churchill, che credo non necessiti di presentazioni”

Mentre Simonaux strinse cordialmente la mano ai nuovi venuti ignorando profondamente chi loro fossero, Lomackson rimase impietrito, davanti a se aveva il ministro delle finanze della nazione più potente della Terra ed il governatore di una banca di stato. Rubattino rise gelidamente.

“Ha visto, Lomackson? Niente male per un pazzo, eh?” L’armatore si rivolse a Churchill

“Milord, sono certo che il suo Ministero sarà lieto di vendere al signor Lomackson il porto della città di Manchester, egli ha di recente venduto delle commissioni per la costruzione di ferrovie in America, ricavando… quanto ha ricavato? Ah, bene, centocinquantamila sterline, che verranno versate a lei personalmente per essersi preso la briga di venire qui stamane ad accordarci questo piccolo favore. Il prezzo del distretto portuale sarà fissato in un milione e settecentomila sterline che verranno versate all’ Erario in soluzione unica a mezzo di un assegno bancario”

“Qui immagino di entrare in gioco io, vero?” disse Tanlongo

“Precisamente, lei opererà una commissione per quattro milioni di lire alla zecca di Londra, le banconote arriveranno in Italia con corriere diplomatico, da li, ripartiranno per Londra dove il nostro caro signor Simonaux aprirà un conto corrente presso la Glynn & Mills di Lombard street ed emetterà un assegno a favore dell’ Erario Britannico per l’acquisto del distretto portuale.”

A questo punto lord Churchill intervenne

“Mi auguro solo che l’operazione non porti a danni consistenti per l’economia del Paese, mi dia del tempo per riflettere, Rubattino, non posso…”

“Lei deve!” alzando improvvisamente la voce per poi ridurla “Milord, sappiamo benissimo che quando lo scandalo relativo alla sua incresciosa avventura nelle Indie verrà a galla, lei sarà costretto non solo alle dimissioni, ma alla damnatio memoriae . Non vorrebbe avere qualche soldino da parte prima di andare per sempre in esilio e vivere serenamente quel poco che la sua scandalosa malattia le consentirà di vivere? Segua il mio consiglio, faccia quello che deve!”

 

Lomackson fu sconvolto dall’ indole spietata dell’affarista italiano. Ne aveva viste e fatte egli stesso di tutti i colori, ma mai era arrivato a muovere delle leve tanto in alto.

Il 6 agosto del 1886 avvenne la transazione ed il porto di Manchester fu proprietà di Andrew Lomackson. A dicembre dello stesso anno Lord Churchill fu costretto alle dimissioni per cattiva gestione del patrimonio pubblico, morì di sifilide dopo poco tempo. Raffaele Rubattino, il grande artefice del diabolico piano, morì nel gennaio del 1887 lasciando la sua opera incompiuta. Eugene Simonaux, non capendo la pericolosità del gioco in cui era stato tirato dentro, si mise a ricattare Lomackson minacciandolo di raccontare l’affaire dell’oppio alla stampa, venne trovato morto a febbraio del 1887 nella pensione Des Beaux Arts a Montmartre, per aver assunto una eccessiva dose di cocaina.

 

Verner guardò con un sorriso la sua amica “Come vado? Le piace?”

“Oh, sir, questa storia mi emoziona sempre, è così piena di colpi di scena!”

“Barone” chiesi perplesso “mi faccia capire, ma la signorina conosce tutto?”

“Oh, si! Lei sa tutto, fino a ieri era la sola persona al mondo a sapere queste cose”

“Capisco” dissi “vada avanti, ancora non capisco in tutto questo cosa c’entri suo zio?”

“Porti pazienza Donovan e vedrà che capirà tutto. Lomackson è rimasto da solo a gestire l’affaire, ma senza Rubattino il flusso di denaro italiano si è interrotto e quello che sembrava essere un piano brillante rischia di sfumare.

L’americano però non si perde d’animo e riesce a contattare i soci in affari del suo defunto amico: il banchiere Ettore Consulich, l’industriale Erasmo Piaggio ed il principe Vincenzo Florio di Favignana. Essi avevano fondato una società, la Generale Italiana Navigazione che aveva rilevato il porto di Assab alla morte di Rubattino.  Lomackson incontrò i capi della società nel meraviglioso Hotel Hassler di Roma alla fine del febbraio 1887.

 

“Sappiamo, signor Lomackson” Esordì Florio “che il nostro compianto amico aveva molta fiducia in lei tanto da renderla socio in una vantaggiosa speculazione di cui aveva tenuto all’ oscuro finanche noi, i suoi più cari amici”

Lomackson, avvezzo al duro lavoro che lo aveva forgiato in gioventù, non amava le dietrologie e concepiva, come unica via diplomatica, il piombo della sua pistola. Non c’è da stupirsi quindi se rispose a quegli eleganti gentiluomini:

“Quanto volete?”

“Oh, signore! Come siete diretto!” rispose sdegnoso Florio, subito interrotto da Consulich, che essendo di sangue austriaco apprezzava i caratteri forti

“Lei mi piace Lomackson, saremo franchi con lei, si tenga pure il porto, noi le forniremo il denaro attraverso il governatore Tanlongo e le garantiremo anche il transito doganale nella baia di Assab, ma in cambio vogliamo il 75% degli introiti. Niente se e niente ma. O così o nulla!”

“Immagino che mi convenga accettare, e va bene, facciamo così”

Gli affari di Lomackson ripresero alla grande, la banca di Londra avviò un’ inchiesta sul misterioso conto corrente della Glynn & Mills che ospitava svariati milioni in valuta estera, ma grazie all’ intervento del console italiano a Londra tutto venne insabbiato.

Per riassumere, Donovan, Lomackson importava oppio dalla Cina e il terzetto della Generale Navigazioni incassava una lauta percentuale da dividere con il governatore della Banca Romana Bernardo Tanlongo, il ministro delle Finanze Luigi Miceli ed il capo del Governo italiano Francesco Crispi. La macchina sembrava perfetta e tutto sarebbe andato a meraviglia se ad un certo punto non fosse arrivato mio zio.

 

La giovane signorina Neamar iniziò a battere le mani: “E adesso ci divertiamo! Pensate, signor Donovan che Sherlock Holmes scopre l’oppio italiano per caso in una fumeria, poi arriva Watson ed insieme risolvono un altro caso, ma non dimenticano il primo… oh, scusate sir, forse volevate continuare voi?”

Verner rise “Grazie, miss, per avermi dato il modo di introdurre la storia. Fu per caso che nel 1889, mio zio, analizzando due campioni di oppio provenienti da due fumerie di Londra in cui erano avvenute due morti sospette, scoprì una perfetta identità tra le due sostanze. Mi spiego: stessi eccipienti, stesso trattamento, perfino stesso sistema di confezionamento. Eppure il gestore di una delle due fumerie gli aveva confidato, come saprà mio zio sapeva essere molto persuasivo, che l’oppio da lui venduto proveniva dall’ Italia, era di ottima qualità ed aveva un prezzo assai minore di quello indiano.

Per chiarire il dilemma il caro zietto si mise a girare per tutte le fumerie di Londra e in una di queste risolse il caso dell’ uomo dal labbro spaccato, di sicuro ne avrà sentito parlare.

In breve capì che esisteva un mercato parallelo dell’ oppio indiano, che però, non si sa come, veniva venduto ad un prezzo ridicolo e veniva creduto di provenienza italiana.

Il dottor Watson e mio zio si misero subito sulle tracce dell’ oppio italiano, e finirono per arrivare al porto di Manchester, dove una sera videro il brigantino “Pantelleria” sbarcare in modo piuttosto insolito delle casse lungo il Manchester Channel. Dai registri del porto risultò che la Pantelleria trasportava pigmenti per stoffe e proveniva dal porto di Assab.  Subito venne mobilitato zio Mycroft il quale si interessò del lato, per così dire, spionistico della vicenda. Grazie ad alcuni informatori nella Somalia Britannica si venne a sapere che delle navi solcavano costantemente la rotta tra la Cina e Assab trasportando oppio. Lei capisce che il mistero rimaneva in una sola domanda che assillava la mente dei miei zii e del dottor Watson: “Da dove prendevano i soldi?” A questa domanda rispose mio padre, in una bella mattina di marzo del 1891 mentre, da poco arrivato dall’ Italia, faceva colazione con i suoi cugini al Diogenes Club.

 

“Ah, cari cugini, l’Inghilterra è un’ altra cosa” disse “si mangia male, ma almeno non rischi che i tuoi risparmi vengano rubati da una banca!”

“Come, scusa?” chiese turbato zio Sherlock

“Ma si, non avete saputo di quel banchiere italiano, Tanlongo, che stampa moneta senza avere il corrispettivo aureo nei caveau? Pensate che ha fatto un buco di centocinquantaquattro milioni di lire! Qui da voi queste cose non succedono”

“No, infatti, noi con quei soldi ci ricompriamo il nostro oppio” rispose placido zio Mycroft mentre il fratello si alzava da tavola per correre dal dottor Watson

In poco tempo l’ affaire dell’ oppio venne smantellato,  ma zio non ebbe mai la gioia di vedere Lomackson occupare una suite a Dartmoor perché il farabutto aveva preparato un attento piano di fuga, aveva trasferito le sue finanze in una banca spagnola, e così facendo aveva causato il fallimento della Glynn & Mills, che dal giorno alla notte si era vista priva della sua maggiore quota in capitale liquido, e si era procurato un passaporto svedese a nome di Edvard Lomosson. La sera del 5 maggio 1891 mio zio lo intercettò mentre saliva su uno sloop della Generale Navigazioni, che lo avrebbe portato a Bilbao. In un’ accanita lotta sulla passerella dell’ imbarcazione Lomackson aprì il fuoco contro mio zio che cadde in acqua fortunatamente illeso.

 Dell’ americano non si seppe più nulla, morì dopo qualche mese, lo trovarono impiccato in un bagno d’albergo di Madrid. Ma l’avventura non era finita, rimaneva in piedi tutta la branca italiana dell’ organizzazione, mi riferisco non solo a Tanlongo, ma anche a tutta la corte di disonesti che gravitava attorno a lui. A nulla valsero le indagini dell’ onesto funzionario Gustavo Biagini promosse dal senatore Rudinì, ogni tentativo di far emergere lo scandalo veniva puntualmente insabbiato. Fu solo nel 1894 che mio zio, grazie all’ aiuto di un audace militare italiano, il colonnello Pintauro, riuscì a portare in tribunale i responsabili del più grande crack finanziario della storia d’Italia. Ma la sua opera servì solo a formalizzare l’arresto di Bernardo Tanlongo, mentre tutti i personaggi coinvolti, politici, amministratori, faccendieri e funzionari corrotti, rimasero a piede libero.  Come dire, Donovan, tanto rumore per nulla! Ma c’era ancora un dato importante da considerare per mio zio: fuggire illeso dall’ Italia. Certamente egli avrebbe potuto ancora usare i documenti e le prove raccolte come arma nei confronti di coloro che volevano fargli del male, ma fintanto che si trovava in Italia correva dei grandi pericoli, tanto lui che zio Mycroft e, ovviamente, mio padre.”

 

Il barone sorrise verso la sua amica e poi verso me chiedendomi “Bene, ci sono domande?” 

“A dire il vero si, barone” dissi ripensando alla rocambolesca catena di eventi “la mia copia del viaggio in Italia di Watson è mutila, se fosse possibile ne vorrei conoscere la conclusione”

il barone si alzò e si diresse ad un massiccio bureau di mogano da cui trasse un fascicolo

“Ecco, questa è la bozza del viaggio in Italia” fece una pausa “ la stesura definitiva è quella che ha lei, ma non è mai stata completata, se riesce a leggere nonostante le cancellature ed i ripensamenti del dottore, la troverà una storia molto interessante. A proposito, Donovan, non tenga conto di quanto le ho detto prima, pubblichi pure tutto ciò che riterrà opportuno, faccia attenzione però, aspetti qualche anno, aspetti che tutti coloro che hanno un legame con questa storia siano trapassati” rise “in fondo non dovrà attendere parecchio! Dopodiché, mio caro, faccia ancora sognare la gente che aspettava settimane intere per poter leggere le avventure di mio zio. Questa sarà l’ultima storia di Sherlock Holmes.”

 

1, Nel 1887 la Glynn & Mills di Lombard Street pagò effettivamente per un assegno dal valore di 1.710.000 sterline emesso per l’acquisto della società Bridgewater Navigation Company che controllava il Manchester Ship Canal. Ad oggi rimane l’assegno dall’importo più alto mai emesso da un privato cittadino.


  
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