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Autore: Rodelinda    17/03/2011    0 recensioni
Tre di tre: un Illuso, un Illusionista e un Puro.
Colui che si inganna, colui che inganna, e colui che si accorge di ciò che accade: ma, da rendersi conto a impedirlo, c'è un abisso.
La Coppia/non Coppia, e il terzo incomodo.
E molto di più.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Albus/Gellert
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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L'illusionista
L’Illuso, l’Illusionista e il Puro
L’Illusionista
Labbra. Le tue.
Le ho osservate per ore, mentre parlavano. Ridevano, ironiche. Discutevano, appassionate; la lingua che, talvolta, faceva capolino per inumidirle.
Ora sussurrano maledizioni. Imprecazioni, le rare volte in cui riesco a penetrare le tue difese con una fattura.
Poi, forse senza nemmeno pronunciare quell’ultima parola, tendi la bacchetta verso di me – un gesto elegante, leggero, definitivo.
Cado a terra, disarmato. In un secondo, dal potere assoluto alla totale debolezza.
Ti guardo, le grandi pozze azzurre dei tuoi occhi a fissarmi – forse, non sono più così impotente.
« Avanti, finiscimi! »
Ma le tue labbra si aprono, e dicono: « No ».
Solo ora, ricordo come fosse baciarle.

***

Rodelinda alla tastiera senza coerenza

Questa drabble, seconda parte della prima, è dedicata a Gellert Grindelwald.
Come ho già detto, secondo la mia opinione il dialogo che aveva contribuito alla nascita dell’amore tra lui e Dumbledore quando avevano diciassette anni non ha taciuto con il tempo. E sono altresì convintissima che il pentimento finale di Grindelwald non sarebbe mai potuto avvenire, senza il suo rapporto costante con Albus.
A questo proposito, vorrei spendere due parole per criticare la versione cinematografica de “I doni della morte”. Con una scena di trenta secondi circa, il regista è riuscito a sconvolgere in gran parte il senso finale della fede di Albus Dumbledore nell’amore come potere più forte della morte e della Magia (quindi superiore a qualsiasi altro potere). Non solo Grindelwald non tenta nemmeno di fingere di non aver mai posseduto la Bacchetta di Sambuco, ma confessa  Voldemort dove si trova, e quest’ultimo lo risparmia. Niente sacrificio eroico, e Grindelwald è dipinto come un essere meschino, annullando completamente il subtext psicologico sotteso alla storia.
Perché questa scelta? La sceneggiatura avrebbe funzionato comunque lasciando IC il personaggio di Grindelwald. Dopo l’abominevole trattamento riservato all’adattamento filmico de “Il prigioniero di Azkaban” non mi aspettavo granché da un’impresa difficile come la sceneggiatura di un romanzo lungo e complesso come “I doni della Morte”. Ma, Santa Paletta, perché cambiare una scena che non aveva bisogno né di essere tagliata né cambiata?
Credo che passerò ore, come tutte le fan del grindeldore, a chiedermene il motivo.
Ora passo a rispondere alla recensione di ELY79!
Ciao! Chiedo perdono ginocchioni sui ceci per aver tralasciato di commentare le tue storie, che comunque in massima parte seguo e leggo. A mia discolpa posso addurre che l’incontro/scontro con l’ambiente universitario è stato choccante. L’incontro/scontro subito giusto martedì da parte di alcune individue che presumevo mie amiche (specialmente una, che mi ha mortalmente deluso) è stato ancor peggiore. Prometto che recensirò copiosamente nelle prossime settimane…
Riguardo al mio nuovo affacciarmi nel fandom di Harry Potter, come ho già detto per “Scalcia”, il mio contributo nel Potterverse – per quanto modestissimo – era circoscritto agli inizi della mia attività di autrice. Dopo, ho in massima parte letto soltanto: ma stavolta sentivo di dover dare una qualche forma di contributo al Grindeldore, che sta diventando uno dei miei pairing preferiti.
L’atmosfera rarefatta della drabble precedente è voluta: si rifà all’idea che l’Albus da me “creato” ha del duello con l’uomo – nel bene e nel male – della sua vita. Una specie di ibrido tra sogno, illusione ed incubo, in cui non riesce a separare la visione che ha del ragazzo amato nella giovinezza, con l’uomo che ora tenta di ucciderlo. Ed è mescolato ad abbondanti palate di senso di colpa: perché l’uomo che ama e odia, è un mostro.
La drabble dedicata a Gellert, invece, è molto più circostanziata e precisa. I flashback sono delimitati, e razionalizzati. C’è contrasto, come puoi constatare.
Alla prossima, e grazie per essere passata di qui!
   
 
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