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Autore: Ulissae    17/03/2011    6 recensioni
Io non sono mai stata una ragazza che crede alle favole... eppure ero capitata a Forks e volente o nolente non potevo scacciare il pensiero che qui, qualcuno aveva ambientato Twilight...
Non avrei mai creduto possibile catapultarmi dentro.
Qualcuno mi aveva trascinato lì, non so come, non so perché, forse qualcosa, fatto restava che non avrei mai e poi mai fatto in modo che quella, Isabella, si prendesse Jake. No.
Questa volta, almeno questa, potevo cambiare il corso degli eventi, e lo avrei fatto.
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Jacob Black, Quileute
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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20. Incontri inconsueti




La settimana seguente la passai in convalescenza; sia Billy che Jacob si presero cura di me e notai come entrambi, vivendo senza una donna a casa, avessero sviluppato delle abilità casalinghe da non sottovalutare. Jake aveva iniziato ad abituarsi all'idea di essere un licantropo -per quanto fosse possibile- e si divertiva nello sperimentare i suoi nuovi poteri. Alcune volte, se mi bardavo per bene riuscivo ad avvicinarmi alla finestra e osservarlo trasformarsi oppure spiccare assurdi salti verso l'alto.
Credo che per lui fosse un modo per esorcizzare la paura, per evitare che questa lo assalisse e riuscisse a impossessarsi di lui, nonostante mi rendessi conto quanto quel fardello potesse pesare sul suo cuore.
Sam era ormai un ospite fisso a casa e Billy ne sembrava contento, ma sicuramente non quanto lo ero io. Ripresi a passare molto più tempo con lui e il fatto che ora Jacob riuscisse a leggere nei suoi pensieri gli impedì di fare qualsiasi scenata di gelosia: né io né Sam provavamo dei sentimenti “romantici”. Eravamo solo ottimi amici e l'averlo ritrovato mi aveva procurato un piacere immenso.
Ma c'era qualcosa che sembrava rompere questo quadro idilliaco: il telefono.
Più volte Bella aveva chiamato e più volte Billy le aveva attaccato in faccia, in modo sbrigativo. Appena dopo le sue chiamate nella stanza calava un silenzio imbarazzato, Jake abbassava lo sguardo e si sentiva quanto fosse difficile per lui tagliare in un modo tanto brusco i rapporti con lei.
Cercavo di non dare a vedere che avevo notato in lui questo dolore, così tutte le volte gli stringevo una mano e parlavo di qualcosa di frivolo e stupido, qualcosa che gli facesse scordare il peso che ora era anche sulle sue spalle. Aveva capito sin da subito che aveva un branco di amici disposti e pronti ad aiutarlo e aveva me, ma sembrava come se tutto ciò non gli bastasse.
Siamo soli, effettivamente. Me ne rendevo conto quando lui si allontanava e si andava a trasformare nel bosco. Magari accanto a lui c'era Sam, ma si vedeva perfettamente che entrambi sapevano di essere soli.
Nel momento della trasformazione, mi diceva, non pensi. Ti annulli completamente per rinascere come animale.
Parlava come un uomo, anche se aveva un vocabolario da ragazzo. Sembrava come se all'improvviso qualcosa o qualcuno avesse messo nella sua testa pensieri e azioni più grandi di lui, che facevano fatica a essere contenute nel suo spirito.
Comunque, ogni volta che chiamava Bella la situazione si tendeva per un poco.
La mia malattia confermava quella di Jake, in qualche modo: io malata, lui malato. Baci, effusioni tra fidanzati, vivere nella stessa casa... non era poi così assurdo pensare che anche lui fosse stato infettato.
Ma Bella era odiosa proprio perché petulante: così non smise di chiamare per lunghi giorni, finché una volta non mi trovò a casa da sola.
Billy era uscito per andare da Harry -che a quanto pare stava piuttosto male, mentre Sam era venuto a prendere Jacob per farlo esercitare un po' con la trasformazione e il ritorno in uomo. Ero sola a casa quando il telefono squillò; istintivamente risposi, ma quando la sentii gelai.
«Pronto? Sono Bella»
Dannazione. Deglutii e cercai di sembrare ancora più raffreddata di quanto già non fossi.
«Ciao Bella, come stai?» una voce nasale perfetta, mi complimentai con me stessa.
«Io bene, voi? Non vi siete più fatti sentire, Jake... insomma, come state?»
Ah, e provava pure a usare il voi!
«Non benissimo...»
Prima che potessi finire di rispondere subito lei partì con una domanda.
«Puoi passarmi Jacob?» secca, diretta e irritante.
Strinsi le labbra, inacidita e feci finta di niente; con tutta la calma possibile cercai di non attaccarle la cornetta in faccia.
«È andato in ospedale con Billy, giusto per un controllo» risposi annoiata. Era la scusa standard che avevamo prefissato.
Sentii un suo gemito insoddisfatto e abbattuto, poi, senza troppa vita, farfugliò dei convenevoli e chiuse la conversazione.
Da quel giorno, però, le telefonate non cessarono, continuarono ininterrotte finché non ci fu un culmine.
Ero guarita, anche se ancora piuttosto deboluccia, ma io e Jake avevamo deciso di andare comunque al cinema: a lui sarebbe servito come distrazione.
Quando tornammo a casa andò direttamente a letto -passare intere notti a correre per la foresta lo sfiniva- mentre io mi ritrovai a chiacchierare con il signor Black.
Non so cosa trovasse in me, capace di renderlo il padre perfetto, in ogni caso mi disse che Bella aveva nuovamente chiamato, che lui gli aveva detto che io e Jacob eravamo usciti e lei si era ritrovata senza parole, piuttosto delusa.
«Ragazza, voglio essere sincero» sospirò pesantemente, sfiorandomi una mano «sono felice che tu e Jake stiate insieme. Molto felice. Gli fai bene» sorrise dolcemente e non aggiunse altro, guardandomi con occhi furbi, mentre andava in camera sua, lasciandomi sola in cucina.
Mi aveva dato la benedizione o qualcosa del genere, pensai.
Oppure un avvertimento? Magari conosceva il figlio meglio di me e sapeva come funzionava il suo cervello?
Ma non era stato lui che in passato mi aveva detto di fidarmi di Jake?
Oppure stava ritrattando? Aveva capito che la situazione stava prendendo una brutta piega?
Dalla sera del cinema avevo cercato di eliminare la discussione tra lui e Bella, riuscendoci più o meno bene; ma ora, nuovamente, i pensieri iniziarono a inondarmi come un torrente, lasciandomi numerosi lividi in mente, che ora dopo ora pulsavano sempre di più.
Una volta che mi rimisi in sesto iniziai a uscire con il branco nel mio tempo libero -il lavoro al caffé di La Push era sempre lo stesso e piuttosto monotono- e quella fu di sicuro una delle esperienze più emozionanti della mia vita.
Quando Jake stava con il branco sembrava un altro, totalmente spensierato: Paul era capace di attirare l'azione di tutti con poche parole, magari mandando frecciatine o proponendo scommesse; Sam, ora più che mai, sfoggiava un modo di fare da fratello maggiore che gli rendeva onore.
La cosa peggiore di tutte, però, era Embry.
Avevo passato un lungo periodo di tempo senza avere a che fare con lui. Speravo che si fosse ripreso dalla cotta, che il suo rapporto con Jacob fosse migliorato fino a ritornare al vecchio splendore. Ma niente.
Sembrava gelarsi quando noi arrivavamo e sciogliersi solo dopo alcuni minuti dopo che lasciavamo il gruppo. Mi guardava cupo e tetro, sempre taciturno, oppure masticando parole a mezzabocca con Jared.
Lo avevo scordato, in quel periodo assurdo, in cui Bella mi aveva procurato una massiccia dose di stress, ma allo stesso tempo mi ritrovavo a fantasticare su come la mia vita sarebbe potuta essere migliore con lui, senza preoccupazioni.
Mi maledivo ogni volta che lo vedevo. Una volta tentai perfino di parlargli, con scarsi risultati: immediatamente si era voltato e dopo un saluto sbiascicato se ne era andato inventando una scusa stupida e senza senso.
Non sapevo cosa fare ed egoisticamente pensai che tutto ciò di cui avevo bisogno era di pensare a me. A me e basta. Alla mia vita, una volta tanto.
Nonostante questo, però, cercai di mantenere i rapporti con Quil, che rimaneva tagliato fuori dal branco e tale doveva rimanere.
Era sempre più cupo e tetro, nonostante il suo corpo sembrava stesse fiorendo, giorno dopo giorno, alzandosi e diventando più robusto e imponente.
«Quil?» nelle pause tra le varie lezioni cercavo di chiacchierare con lui, lasciando Jake da parte -a quanto pare gli era stato vietato frequentarlo, per paura che dicesse qualcosa; Sam aveva tentato di farlo anche con me, ma con scarsi risultati.
«Laura?» si voltò, con un gesto flemmatico e privo di passione. Totalmente privo di vita.
«Cosa hai? Sei stranissimo questi giorni» lo fermai per un polso, guardandolo con fare indagatore.
Lui sorrise amaro e mugugnò: «Io? Voi! Non vi fate più sentire! Jake neanche mi risponde al cellulare. E vorrei farti leggere i tuoi, di messaggi»
Effettivamente cercavo di rispondere nel modo più criptico e secco possibile, per paura che qualcosa di troppo potesse scapparmi.
 «Ora uscite con quelli, vero?» quasi sputò le parole. Quelli... lo disse con rabbia e agitazione. «Come Embry, avete preso e ve ne siete andati! Bravi! Cos'è? Una prova di iniziazione?» gonfiò il petto e capii che cercava di imitare Sam, tant'è che fece un vocione severo: «molla i tuoi amici, unisciti a noi!»
Fece una faccia schifata e si fece lasciare da me. Lo guardai con occhi vuoi, tristissimi.
«E dai, Quil...»
«E dai cosa, Laura?!» sbottò, furioso, inchiodandomi.
Sospirai, capendo che andare avanti era inutile, alzai una mano e lo salutai. Mi sentivo triste, distrutta e con una voglia di piangere che mi faceva male alla gola e agli occhi.
Quando arrivai a casa la mia faccia non era cambiata di molto e Jacob mi fissò stranito; non riusciva a capire perché stessi così e io non volevo assolutamente fargli pesare sulle spalle anche il disagio di Quil.
Si avvicinò a me, che stavo buttata sul divano a leggere pigramente un libro, e mi iniziò a fissare intensamente, con le sopracciglia aggrottate: «Che cosa hai?»
«Niente» mugugnai, posando il libro sul ventre e ricambiando lo sguardo. «E tu, cosa hai?»
Lui sorrise, stringendomi una mano delicatamente: spariva tra le sue, che erano enormi e bollenti.
«Niente» sorrise un poco, facendomi il verso e tentando di stendersi accanto a me, ma essendo troppo grande dopo alcuni tentativi si rimise seduto, sbuffando.
«Che farai oggi pomeriggio?» domandai, tirandomi su e posando il libro sul tavolino davanti al caminetto acceso.
«Sam mi ha chiesto se volevo andare con loro in ricognizione» sospirò, posando i piedi lì accanto.
Ci fu un attimo di silenzio e poi mi voltai verso di lui, sorridendo allegra.
«Una passeggiata per il bosco, quindi?» dissi lentamente.
«Bhè, non proprio una passeggiata... ma alla fine non credo che ci saranno grandi problemi; è pur sempre giorno, no?» scrollò le spalle, alzandosi e stiracchiandosi. Vederlo sempre a mezze maniche e in pantaloncini jeans era piuttosto strano, visto che io ero avvolta in strati e strati di maglioni e magliette.
Tossicchiai; un'idea insana mi era nata in mente e mi stuzzicava: andare con loro.
«Allora posso venire?» mi alzai accanto a lui e gli sorrisi, allegra.
Mi guardò strabuzzando gli occhi e bloccandosi con le braccia per aria, stupito.
«Stai scherzando?» balbettò, sconvolto.
«No, affatto. Perché non posso venire con voi? Tanto hai detto anche tu che non ci sono problemi, no?» lo supplicai, abbracciandolo e cercando di convincerlo.
«Sam non me lo permetterà mai!»si staccò, tutto rosso in viso e si avvicinò alla porta.
Lo seguii, infilandomi le scarpe che lasciavo sempre all'entrata per non infangare casa, e continuai a chiedergli veementemente di portarmi con lui: «Ti prego, dai! Qui mi annoio tantissimo ora che non posso parlare con nessuno! Leah lavora pure! E oggi è il mio giorno libero, non so che fare!»
Fece finta di ignorarmi e aprì la porta, uscendo.
Uscii con lui e quasi correndo, per reggere le sue lunghe falcate, che mostravano quanto fosse agitato.
«Ma non devi studiare» mi fulminò, prima di addentrarsi nel bosco, e iniziare a togliersi la maglietta.
«Sai bene che ho fatto anche i tuoi, di compiti» dissi allegra, ormai correvo per stargli dietro «vedi, me lo devi. Dai, ti prego...» lo fermai, tenendolo per una mano.
Era così caldo, non mi sarei abituata mai.
«Jake, mi fido di te, so che non mi faresti mai del male, amore»
Ci zittimmo entrambi e poi lui sospirò, scuotendo la testa cupo, mi guardò severo e poi annuì.
«Va bene, va bene... ma... ma aspetta qui, mi trasformo più in là»
«Direi che...» iniziai, maliziosamente.
«Non si tratta del vedermi  nudo» mugugnò tetro «la trasformazione è... una cosa difficile»
Mi morsi un labbro, quasi vergognandomi della leggerezza con la quale avevo trattato l'argomento e mi sedetti a terra, sospirando: «sì, scusami... ti aspetto qui, okay? Non mi muovo» gli sorrisi e gli mostrai la mano destra sul cuore, in segno di giuramento.
Lo vidi sparire tra le fronde degli alberi più bassi e rimasi in silenzio; lo scricchiolio dei ramoscelli che cedevano sotto i suoi piedi piano piano fu sempre più fievole e lontano.
Aspettai giocherellando con l'erba verde e bagnata, e quando lo vidi riemergere dalla foresta si alzai lentamente; dentro di me avevo ancora l'istinto di temere quell'enorme animale dall'aria poco rassicurante, ma non appena il suo alito caldo e il suo muso umidiccio mi sfiorarono sorrisi rassicurata.
Affondai una mano nella folta pelliccia e lo lasciai fare, lo vidi abbassarsi e subito mi misi sulla sua schiena. Era caldo e piacevole al tatto, premetti il viso contro il pelo rossiccio e rimasi sorpresa nel notare che profumava. Immaginavo che sapesse di cane bagnato o qualche altro olezzo fastidioso, invece manteneva l'odore che aveva da umano.
Quando si mosse rischiai di cadere, mi tenni più stretta e poco alla volta mi abituai all'andatura e al movimento del suo corpo.
Si mosse adagio, senza correre troppo e in breve giungemmo in una sorta di piccola radura, dove altri quattro lupi ci aspettavano. Nonostante la sembianze canine vidi gli occhi si Sam spalancarsi e fissarmi sconvolti; Jake indietreggiò a testa china, come se quell'ondata di stupore l'avesse spinto.
Feci per parlare ma la cosa mi risultò strana, mi sforzai molto per farmi uscire la voce: «Sam, calmo, gliel'ho chiesto io»
Lui grugnì e Jacob sembrò scollare le spalle. Embry -non avrei mai potuto scordare la sua figura animalesca- si voltò e iniziò a camminare lentamente, profondamente scocciato.
Paul, al contrario, sembrava divertito dalla situazione, e mostrava quello che a me pareva un ghigno, con numerosi denti affilati.
Dopo un primo momento in cui io potei udire solo brontolii e grugniti, e qualche ringhio sommess,o tutti quanti si mossero e io riuscii a rimanere attaccata al mio lupo, contenta del fatto che non mi avessero cacciato.
Poco alla volta l'andatura di Jake si fece sempre più veloce e alla fine mi ritrovai a aggrappata a lui, sentendo il rumore martellante del suo cuore.
Il paesaggio intorno a me si faceva sempre più indistinto e strinsi le labbra, l'aria gelata mi sferzava il viso ma il piacere che provai in quei momenti non mi fece preoccupare per il freddo. Ogni tanto piccoli lampi di colore più scuro, che erano gli altri ragazzi, ci sfrecciavano accanto e degli ululati sguaiati rompevano il silenzio naturale del bosco.
Non so quanto tempo passai stando stretta a lui, ma all'improvviso Jacob si bloccò; scivolai a terra, presa alla sprovvista.
Lo guardai agitata, completamente coperta di terriccio e foglie morte e umide.
«Cosa è successo, Jake?» chiesi allarmata, alzandosi un po' a fatica: avevo urtato un ginocchio contro una radice e mi faceva male.
Lui mi guardò seriamente e mi fece cenno di zittirmi, seguii il suo ordine e mi tenni al tronco di un albero.
Davanti a noi si apriva una radura piuttosto ampia, che però sembrava essere priva di bellezza, visto che la terra sostituiva in più punti l'erba. In lontananza si potevano sentire due voci: una era maschile e parlava in modo molto suadente, con frasi secche e tranquille; l'altra, inconfondibile al mio orecchio, era quella tremante e agitata di Bella.
Ebbi un fremito, la situazione era tesa, e non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
Jake fece un passo avanti e parallelo a lui potei notare Paul, poco più avanti Embry e Jared. Sam era già sparito oltre gli alberi, emettendo un ringhio sommesso.
Stavo stretta all'albero, grattando la corteccia muschiosa.
Respiravo velocemente, con gli occhi spalancati; quasi senza rendermene conto mi spinsi in avanti, verso il limite della foresta, e finalmente potei vedere tutto.
Bella stava immobile, dietro di lei, in una formazione a V il branco avanzava, mentre un uomo, dalla pelle leggermente olivastra aveva gli occhi spalancati, fissando quegli animali tanto giganti.
Il tempo di battere le palpebre ed era sparito, mi voltai e anche il gruppo di lupi era sparito, sollevando la terra dietro di loro.
Deglutii e chiusi gli occhi: era un vampiro. Temetti per la salute di tutti i miei amici, per la loro vita.
La ragazza era caduta in ginocchio, tremava per la paura e probabilmente sarebbe scoppiata da un momento all'altro a piangere, con tutta l'adrenalina che aveva accumulato.
Non sapevo cosa fare: una parte di me voleva correre da lei e farla alzare, stringerla e rassicurarla; un'altra mi faceva notare come tutto ciò fosse sbagliato e che avrei potuto creare dei problemi a Sam e agli altri.
Come avrei potuto giustificare il mio essere nella foresta? E se mi avesse chiesto qualcosa riguardo ai lupi?
La guardai, respirando velocemente, sembrava non volersi rialzare e pensai a mesi prima, a cosa le era successo. Pareva chiamare qualcuno, in modo sommesso e costante.
Chiusi gli occhi: avrei inventato qualcosa e avrei trovato una scusa con Sam.
Uscii dagli alberi e mi avvicinai a lei, ci mise un po' prima di rendersi conto di me; mi inginocchiai accanto a lei e le sfiorai una spalla.
Spaventata si ritrasse subito, e solo dopo un po' riuscì a realizzare.
Le sorrisi nel modo più amichevole possibile.
«Bella?» mormorai.
«Laura?»
«Stai bene? Tutto bene?»
Il ginocchio aveva iniziato a pulsarmi fastidiosamente, feci una smorfia e cercai di sopprimere il dolore.
«C'era...» si bloccò, all'istante. Sicuramente stava per dirmi qualcosa riguardo al vampiro, rimanemmo entrambe in silenzio.
Non sapeva niente di me né del fatto che sapessi il segreto di Edward né dei licantropi. Però, in un istante, capimmo entrambe che era meglio non fare domande.
«Meglio andare, no?» suggerii.
Lei annuì, sospirando e un po' traballante mi seguì. Mi gelai rendendomi conto che non avevo la più pallida idea di come tornare.
«H... Hai una bussola o una  mappa?» mormorai veloce, agitata.
Ci mise un po' prima di afferrare la mia domanda, poi annuì, rapida, e se le tolse dalle tasche del giaccone. Con il suo aiuto capimmo dove ci trovavamo e riuscimmo a tracciare una strada di ritorno.
Camminavamo lentamente, e il tempo sembrava non volerci aiutare, poiché faceva sempre più buio. Uscimmo dalla foresta che ormai era notte. La sua macchina era parcheggiata dalla parte opposta della strada, iniziò a piovere e velocemente entrammo.
Respirava in modo irregolare, con gli occhi ancora spalancati. Accese immediatamente il riscaldamento: i vestiti umidi e l'aria glaciale ci stava facendo gelare.
Fu lei a rompere per prima il silenzio.
«D... dove sta la tua macchina?»
Deglutii e dissi, sorridendo un po' a disagio: «sono arrivata a piedi, una passeggiata...» provai a scherzare e sviare il discorso.
«Ho sentito dei rumori e mi sono spaventata... correndo ho perso la mappa e la bussola» spiegai, lenta.
Bella annuì, sembrava troppo pensierosa per preoccuparsi se stessi dicendo una bugia o meno.
Mise in moto dopo poco e subito partì diretta verso casa sua; non avevo neanche coraggio di dirle che magari avrebbe dovuto riaccompagnarmi.
Solo a metà strada inchiodò e mi fissò, a lungo. Per fortuna da quelle parti le macchine erano rade e la sua azione non portò a nessuna conseguenza grave.
«Bella?»
La vidi paralizzarsi e poi dire, velocemente: «ti porto a casa».
Nei suoi occhi vidi un barlume di un'idea, probabilmente era riuscita a capire che accompagnandomi avrebbe potuto vedere Jake. Mi gelai e la guarda.
«No, fa niente...» risposi, rapida. Eravamo sulla provinciale, in mezzora sarei riuscita ad arrivare a La Push. Aprii la portiera e slacciai la cintura di sicurezza.
«No, Laura... sta piovendo» insistette.
Scossi la testa; avevo fatto fin troppi danni per oggi e ci mancava solo che la portassi a casa per cena.
«Fa niente... mi serve una doccia fredda» tentai di scherzare, chiudendo la porta e salutandola con la mano da oltre il finestrino appannato.
La vidi provare a ribattere, ma io mi ero già voltata e avevo iniziato a camminare velocemente verso la parte opposta.
Diluviava e in breve mi ritrovai completamente zuppa. A metà strada vidi tra la boscaglia due enormi occhi gialli che mi fissavano, spaventata mi ritirai, finendo proprio al centro della carreggiata, deglutii e sperai che si trattasse di uno dei ragazzi e non di un vero lupo.
La figura nera avanzò e riconobbi l'enorme stazza di Sam; tranquillizzata mi avvicinai e mormorai: «Mi sono preoccupata... l'ho riaccompagnata»
Emise un grugnito scocciato e mi fulminò, ma si stese subito a terra, per farmi cenno di salire su di lui. Senza lamentarmi o protestare feci come voleva ed esausta usai le mie ultime forze per tenermi aggrappata fino a casa.
Rimasi sorpresa nel vedere quanta gente ci fosse dentro, lasciai che Sam si ritrasformasse ed entrai.
Immediatamente tutto il branco si voltò verso di me, nei loro volti c'era un misto di eccitazione e preoccupazione.
Per un attimo calò il silenzio e gli occhi scuri di Jake mi raggiunsero; sapevo che l'avevo sicuramente fatto preoccupare.
«È viva e sta bene, ve l'avevo detto» esultò Paul, guardando con aria soddisfatta Sam, che stava dietro di me.
Nonostante sapessi che Sam e Jake mi avrebbero fatto la testa quadrata a forza di rimproveri, capii che tutto era andato per il meglio e perfino Embry, sempre taciturno negli ultimi mesi, sembrava sprizzare soddisfazione da tutti i pori.
Billy mi vene incontro e sospirò: «grazie a Dio stai bene» mi lanciò un'occhiata severa e aggiunse: «è l'ultima volta che li segui».
Stordita come non mai annuii: desideravo solo andare a dormire, la testa mi faceva tremendamente male e i vestiti bagnati mi davano fastidio.
«Co... cosa è successo?» chiesi.
Jake si avvicinò, stringendomi un braccio, sorrise e mi baciò leggermente sulle labbra.
«Abbiamo ucciso...» iniziò.
«un succhiasangue» concluse emozionato Paul, emettendo una sorta di ululato soddisfatto.
Sorrisi a tutti, anche se iniziavo a sentire sempre di più la stanchezza.
Il signor Black si avvicinò, notandolo.
«Su, vai a letto... sei distrutta»
Lo guardai riconoscente e salutando tutti salii in camera. Eppure, dentro di me, capii che quell'occhiata di Jake era significativa.
Aveva rivisto Bella e ciò non poteva che portare a qualcosa di tremendamente pericoloso.



Angolo Autrice:
stavolta ho superato ogni limite, ma non capisco proprio come mai non mi venga di andare avanti con questa storia. Non voglio abbandonarla, quindi mi spingo a continuare ad aggiornare, anche se con una tempistica che fa raggelare il sangue di un bradipo.
Non posso far altro che scusarmi e sperare che ci sia ancora qualcuno che mi segua.
Non ho molto da dire, quindi vi saluto (: alle recensioni vi sto rispondendo o vi ho già risposto nel nuovo modo :)


Ho deciso di farmi un account facebook per chiunque mi volesse aggiungere e fare una chiacchierata Ulissae EFPaggiungetemi (:
Se avete un livejournal, questo è il mio: [info]ulissae
Idem per anobii (ha trovato il giochino, la bimba): Ulissae anobii
 

Se invece volete farmi una qualsivoglia domanda, ecco il mio formspring: Ulissae
 
   
 
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