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Autore: Diana924    20/03/2011    0 recensioni
Nizza. Irene si trova a Nizza per fare ordine nella sua vita. Tra le meraviglie della cittą e il suo amore per il cioccolato
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina mi alzai con la strana consapevolezza che quello era l’ultimo giorno che avrei passato a Nizza. In poco tempo mi ero ambientata in quella cittą, e mi dispiaceva lasciarla. Il mio aereo partiva da Cannes alle 14:50, cosģ avevo il tempo di farmi una cioccolata calda, riflettevo, mentre camminavo.

Quando entrai nella solita fui sorpresa di non notare Pierre. << Dov’č Pierre? >> chiesi a una delle cameriere. Oggi č il suo giorni libero >> mi rispose la ragazza. Doveva avere sui diciotto, vent’anni, aveva i capelli a caschetto e un’aria di superioritą che m’indispettģ subito. << Perché lo cercavi? >> mi chiese, in Germania ci rivolgevamo a chiunque non conosciamo con il lei, e lei mi dava del tu! << Era stato gentile con me >> risposi.

La veritą era che avrei voluto rivederlo, perché … perché … perché volevo rivederlo. Forse era per ringraziarlo, forse per parlare un po’, forse perché volevo baciarlo. Non lo sapevo bene. << Cosa vuole ordinare? >> << Un latte macchiato >> risposi, senza pensarci. Lo segnņ e si allontanņ. Perché non avevo preso una cioccolata calda, eppure la desideravo, ne avevo bisogno, ma non l’avevo ordinata, avevo scelto del latte macchiato.

Stavo per chiamare la cameriera dirle che ci avevo ripensato, che volevo la cioccolata calda, ma ebbi un altro ripensamento e non la chiamai, sebbene avessi quasi alzato il braccio.

Mentre aspettavo giocherellai con il mio cellulare, giusto per ingannare il tempo, osservando le foto che avevo fatto.

La cameriera fu di ritorno, con la tazza di latte macchiato che avevo richiesto, ma che non ero impaziente di bere.

La sorbģ in silenzio, mentre i ricordi fluivano nella mia mente, liberi di sovrapporsi come volevano, almeno loro dovevano essere liberi.

Fu solo quando la terminai che mi resi conto che era gią mezzogiorno, e  che dovevo correre, altrimenti avrei perso l’aereo.

Arrivata il albergo pagai, ringraziando mentalmente gli euro, e mi precipitai nel taxi. Per un secondo pensai alla valigia che avevano smarrito, ma mi aveva chiamato mio padre la sera prima, per dirmi che era arrivata  casa dei miei, e che dovevo solo andare a prenderla.

Fu strano sedersi, allacciare la cintura, sentivo che avevo lasciato lģ a Nizza una parte di me. Adieu Nice. Verabschiedet Nice. Oraģo antģo.

ringrazio coloro che hanno recensito, aggiunto la mia storia, o anche semplicemente letto

   
 
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