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Autore: skeight    21/01/2006    0 recensioni
Una nuova fan-fiction, un prequel sulla vita di Onigumo, il ladro che ha dato vita a Naraku. Commentate numerosi!
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il gruppo degli sterminatori di demoni si fermò a trascorrere la notte in un villaggio

 

Il gruppo degli sterminatori di demoni si fermò a trascorrere la notte in un villaggio. Misero due uomini a guardia del carro e, con mio stupore, vari altri a controllare gli ingressi del paese, come se si sentissero sotto qualche minaccia. Questo accorgimento era molto seccante per me e Onigumo, perché ci complicava di molto il furto della sfera degli Shikon. Tuttavia decidemmo di provarci lo stesso quella notte, visto che non potevamo continuare a seguire gli sterminatori nel loro cammino senza destare sospetti.

“Vicino a questo villaggio c’è una vasta area di monti e dirupi” disse Onigumo “Se anche fossimo inseguiti sarebbe pressoché impossibile trovarci là”

Decidemmo così di tentare un assalto violento e improvviso: gli sterminatori erano tutti impegnati a proteggere la sfera, ma non avevano messo la stessa cura nel controllare le loro armi, così fu facile per noi rubare alcuni dei loro esplosivi. Quando l’oscurità calò sul villaggio, ci avvicinammo furtivamente al carro dove era custodita la sfera; le due guardie erano molto tese, ma sembravano preoccupate da qualcosa, perché lanciavano continui e nervosi sguardi ai boschi che circondavano il paesino. Ma a me la cosa non interessava, l’importante era che non badassero a noi. Ad un mio cenno, Onigumo accese la miccia di un ordigno e la lanciò contro il carro, e lo stesso feci io. L’esplosione fu tremenda, dilaniò le due guardie, colte di sorpresa, e squarciò il carro. Gli altri sterminatori accorsero, ma non abbastanza in fretta da impedirci di balzare fra i resti del carro, rubare la sfera e darci alla fuga. Dopo l’iniziale stordimento gli uomini iniziarono ad inseguirci, ma avevamo dalla nostra il buio, un buon vantaggio iniziale e la nostra abilità di briganti nel nasconderci nelle foreste. Per farla breve, dopo qualche ora riuscimmo a far perdere le nostre tracce, e raggiungemmo i monti. Qui ci rilassammo e, dopo esserci complimentati a vicenda per la bravura, demmo un’occhiata alla nostra preda: la sfera era di certo un oggetto particolare, si vedeva da come brillava, ma anche tenendola fra le mani non ci sentivamo più forti, né altro.

“Come si usa questa cosa?” dissi.

Onigumo non fece in tempo a rispondere: all’improvviso sentimmo un rumore come se tutte le fronde degli alberi intorno a noi si fossero mosse all’unisono, e insieme ad esso un forte e strano sibilo, da far accapponare la pelle. Intimoriti, ci guardammo intorno, ma non vedevamo nessuno. Intanto, ogni suono era cessato. Ma proprio mentre stavamo per tranquillizzarci, ecco che i ramo sopra di noi si ruppero con uno schianto, e dall’alto ci piombò vicinissimo un ragno gigantesco, grande almeno quanto questa stanza. Ma oltre alle dimensioni anche un’altra cosa ci riempì di terrore, e cioè che quell’essere mostruoso aveva un volto di uomo, un volto orribile, scuro, con grandi occhi rossi e denti acuminati. Un demone.

Io e Onigumo eravamo bloccati, paralizzati dalla paura. E quella creatura infernale ci parlò, con una voce che ancora oggi mi risuona nella mente:

“Datemi... la sfera... degli Shikon

   
 
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