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Autore: Haibara Stark    21/03/2011    10 recensioni
Sentii distintamente il suono delle ossa che scricchiolavano,mischiato al suono delle urla di quello che,un attimo prima,mi era parso l’essere più temibile che avessi mai visto.
E ciò mi preoccupava ancora di più. [...] « C- cosa…cosa stai facendo? » La risposta mi arrivò pronta e decisa nell’attimo in cui sentii i suoi denti affondare nella mia carne.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walking in an Alternate Universe.'
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Twelfth.

 

Strane figure riempivano la mia mente.
Il dolore era talmente acuto,che non riuscivo più a distinguerne la fonte e le orecchie fischiavano paurosamente.
Iniziai a riprendere conoscenza lentamente,quando capii che le voci che udivo non erano solamente nella mia testa.
Aprii piano gli occhi,scontrandomi con la luce al neon attaccata al soffitto.
Una fitta mi percorse il cervello,portandomi a stringere gli occhi e storcere la bocca per il dolore.

« Si sta svegliando »
« Non stategli addosso,gli levate l’aria »
« Sembra sofferente »
« Te come ti sentiresti se ti avessero perforato una spalla? »
« Smettetela. Immediatamente »

Riprovai nell’impresa e riuscii ad aprire gli occhi.
Downey 1 – Luce 0.
Oh,yeah!

Schiusi piano le labbra,cercando di immagazzinare aria ed ingoiando a vuoto. Avevo la bocca arsa e provocai un leggero schiocco con la lingua sul palato.
Sbattei le palpebre e cercai di guardarmi intorno,muovendo solo gli occhi ed intravedendo delle sagome accanto a me.
Tentai di voltarmi,ma un dolore lancinante mi percorse dal collo fino alla punta delle dita.

« Non sforzarti… »

Era Ewan. Stava seduto accanto al mio letto ed incominciò ad accarezzarmi pigramente i capelli,scostandomene alcune ciocche falla fronte.

« Sei ancora debole »

Feci schioccare nuovamente la lingua.

« Da quanto tempo sono qui?....E dov’è qui? »

La voce mi uscii flebile e roca,tanto che stentai a credere di essere stato io a parlare.

« Siamo a casa di Caine. Hai perso molto sangue e la ferita era molto profonda. Abbiamo temuto di perderti,eroe »
« Ma da quant- »
« Una settimana » Jamie.

Provai nuovamente a voltare leggermente il capo e notai,con piacere,che il dolore era diminuito.
Erano tutti li,in piedi dalla porta,che mi guardavano. La cosa mi mise un po’ in imbarazzo,ma cercai di non pensarvi troppo. In quel momento doveva essere l’ultimo dei miei problemi.
Iniziai a far vagare lo sguardo su di loro,sentendo che c’era qualcosa che non andava. Che c’era qualcosa che mancava.

 
… vidi Jude sgranare gli occhi ed accasciarsi di fronte a me…


Scattai improvvisamente in avanti,provocandomi stilettate atroci in tutto il corpo e un feroce capogiro,che mi fece ri atterrare,gemendo,sui cuscini.
Mi portai le mani alla testa,coprendomi gli occhi,e quando tornai a guardarli vidi che erano tutti avanzati verso di me allarmati.

« Robert »

Ewan mi poggiò una mano sul braccio.

« Non agitarti »
« Dov’è Jude? »

Lo vidi esitare,contraendo i muscoli.

« Non devi fare questi movimenti brus- »
« Dove cazzo è Jude?! »

Alzai la voce,senza volerlo realmente fare.
Ma quella sensazione opprimente,che mi aveva preso all’altezza dello stomaco,era troppa.
Avevo bisogno di sapere.

« Non lo so »

Rispose secco.

« Non- non lo sai? »
« No. Ma posso assicurarti che è uscito di qui sulle sue gambe »

Sentii il petto dolermi,come strinto in una morsa.

« Se ne è andato… »

Dissi,flebile.
Ewan annuii piano,stando in allerta,nel timore che potessi farmi del male.
Ma non mi mossi.
Rimasi a guardarlo,senza farlo davvero.

Era vivo.
Ed era andato via.

Dopo tutto quello che avevamo passato e,soprattutto,dopo tutto quello che avevo fatto per salvarlo,mi aveva lasciato li,senza alcuna spiegazione.
La sofferenza che provai in quel momento non era neanche lontanamente simile a quella che avevo provato fin’ora.
No. Era molto peggio.
Avrei preferito morire per mano di Ralph o tra atroci pene fisiche,pur di non sentire più quel male devastante. Quel vuoto immenso.

 

*

 
Passavano i giorni.
Michael si prendeva cura di me come se fossi un figlio e si premurava di farmi avere sempre scorte di sangue per farmi riabilitare,ma che era costretto ad iniettarmi direttamente in vena. Mi rifiutavo di cibarmi. Volevo morire. Ma al tempo stesso non avevo la forza per ribellarmi a lui e così finivo comunque per prendere la mia dose giornaliera.
Passavo il tempo fissando il muro dalla parte opposta al mio letto,oppure il soffitto.
Non lasciavo mai il letto e non parlavo mai,neanche quando i ragazzi venivano a trovarmi.
Ero diventato il fantasma di me stesso.
Il tempo mi scivolava addosso. E mano a mano,incominciai a perderne la cognizione.

Poi,un pomeriggio,il tempo si fermò.

Aprii pigramente gli occhi,risvegliandomi da un breve assopimento,come accedeva ormai molto spesso a quell’ora della giornata. Il sole si estendeva lungo il soffitto attraverso una fessura delle tende ed io rimasi a fissarlo con gli occhi socchiusi. Lasciai poi che le palpebre ricadessero pesantemente e sospirai,sperando che anche quel maledetto giorno finisse in fretta.
Restai li,in quella posizione per quella che mi parve l’eternità,prima di sentirlo.
Quel profumo aveva invaso la stanza. Era ovunque. Ma mi ci volle un po’ per capire che non lo stavo sognando.
Spalancai gli occhi e mi voltai verso la porta.
Non era possibile. Doveva essere il frutto della mia immaginazione.
Eppure lui era li,appoggiato allo stipite della porta,che mi guardava.
Mi misi seduto,senza mai staccare lo sguardo da lui,terrorizzato dall’idea che potesse scomparire.

« Sei tu »

Quasi lo sussurrai,ma lui parve capire ugualmente.
Si avvicinò al letto e sedette nella stessa sedia su cui si trovava Ewan il giorno in cui mi ero svegliato.

« Dove sei stato? »
« Ho avuto da fare »
« Questa non è una risposta »
« Oh sì che lo è »
« No invece »
« Posso asserire il contrario »

Rimasi un attimo in silenzio a guardarlo.
Non era cambiato per niente.

« Come stai? »

Domandai senza riflettere.

« Benissimo. Ho solo preso una botta in testa,niente di grave »

Ricordai quando ero stato colpito a tradimento mentre lo stavo cercando.
Portai istintivamente la mano sulla nuca.

« Però fa male »
« Sì,è vero »

Mi sorrise appena.

« Mi dispiace di essere andato via »

Rimasi interdetto.
Non avrei mai creduto di sentirglielo dire.

« Beh,se l’hai fatto significa che avevi qualcosa di meglio a cui pensare »

Risposi acido.

« Infatti è così »

Mi sentii vacillare,come se mi avesse dato un pugno.
Ma perché,perché non lo faceva davvero? Mi avesse picchiato avrei sofferto meno.

« Però è stato solo una conseguenza di quello a cui realmente pensavo »

Frugò nella tasca destra della giacca e ne estrasse una piccola fiala di vetro,contenente un liquido ambrato. Me la porse.

« Cos’è? »

Chiesi,prendendola fra le dita e guardandola attentamente.

« E’ il siero »

Rialzai lo sguardo su di lui.

« Il siero? Intendi…quel siero?! »

Annuì.

« Ma perché? Perché hai questo coso?? »

Poggiò i gomiti sulle ginocchia ed intreccio le dita.

« Ho passato la vita viaggiando,prendendomi ciò che volevo e facendomi temere da tutti,senza mai avere nessuno di cui render conto,nemmeno mio padre. E poi sei arrivato tu »

Mi regalò un sorriso velato d’imbarazzo.

« Io…non sono bravo con le parole,quindi verrò subito al dunque. Con questo abbiamo la possibilità di tornare umani e di condurre una vita normale…insieme »

Fece una pausa,in cui mi guardò dritto negli occhi.

« Se tu lo vuoi,io prenderò quel siero ad occhi chiusi. O se vorrai prenderlo da solo,io non ti tratterò »

Calò il silenzio.
Rimasi immobile a guardarlo,per poi passare lo sguardo sulla fialetta.
Tornare umano? Adesso?

« Sei proprio un’idiota »

Tornai a guardarlo e vidi che si era accigliato.

« Ed io che credevo di averti già detto che non avrei mai preso questo siero »

Distese i muscoli.

« Tu non vuoi tornare umano. E non lo voglio neanche io »

Lasciai scivolare la fiala lungo le pieghe della coperta.

« Ormai è questa la mia vita e non potrei esserne più soddisfatto. A me basta sapere che ci sarai. Solo questo conta per me »

Mi sentii terribilmente melenso e stupido,ma dovevo essere schietto.
Senza avere la certezza che non sarebbe scomparso nuovamente – e magari senza più far ritorno – non potevo lanciarmi in nessuna impresa.
Se lui non mi avesse dato almeno questa garanzia,mi sarei ucciso.
Perché quella che avevo passato in quei giorni non era vita.

« Io ci sarò sempre… »

Disse,piano.

« Anche perché ormai mi è impossibile liberarmi di te! Se un tipo appiccicoso,sai? »

Sorrisi della sua ironia e mi sporsi verso di lui,portando una mano dietro la nuca per spingerlo verso di me. Lui non si oppose e poggio le labbra sulle mie.
Mi strinse a se,nascondendo il viso nell’incavo del mio collo,in silenzio.

« Ti amo »

Sussurrai.

Non mi aspettavo alcuna risposta,che,infatti,non arrivò.

Ma andava bene così.
Quelle dimostrazioni d’affetto da parte di Jude già bastavano.

*

 
E’ trascorso un anno da quel giorno.
Con la morte di Ralph Fiennes,New York è potuta rinascere,senza il terrore e i soprusi dei Bloody Vampires.

Michael ha cancellato ogni traccia esistente dei codici e di ciò che riguardava la cura,riuscendo a salvare tutte le fotografie,che ritraevano lui e Jude,dietro cui aveva scritto. L’unica fiala esistente – quella che era entrata in mio possesso – l’ho distrutta con le mie stesse mani,lanciandola dall’Empire mentre facevamo una gara di salti con Jack.
Il team è tornato alla solita routine,anche se spesso Val mi rinfaccia il fatto di aver rotto la loro quiete e che quel giorno avrebbe dovuto lasciarmi vagare da solo per la città. Ma so benissimo che non lo pensa davvero. O almeno così spero…
Jude ed io,invece,ci siamo trasferiti a Los Angeles. La cara vecchia New York era troppo carica di ricordi e noi avevamo bisogno di un posto nuovo dove ricominciare. E quale posto migliore della California? Assolutamente nessuno!

Spesso,però,mi sorprendo a ripensare a quei momenti e alle cose straordinarie che abbiamo fatto.
Se qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei salvato l’America dalla distruzione probabilmente gli avrei riso in faccia.
Io? Salvare l’America? Ma per favore!
Ed invece eccomi qui.

Quel giorno,nel vicolo,qualcuno di più grande aveva realmente mandato Jude da me e mi ha dato la possibilità di riscattarmi.

Bene. Il mio racconto termina qui.
Siete felici vero? Dite la verità!
Non è esattamente simpatico stare tutto questo tempo ad ascoltare un racconto di questa portata,soprattutto se il narratore sono io,quindi sentitevi liberi di urlare e festeggiare se ne avete voglia!
Anche perché certamente vi starete chiedendo: E la morale?
Ed io quindi vi rispondo: Morale? Quale morale? Non è mica una favola questa!
Ma se ritenete che il dirvi “non è mai troppo tardi per cambiare ed essere quello che si vuole essere” * una morale,allora prendetela per buona.

Adesso vi saluto. Ho delle cose da sbrigare.
Perché,beh,sapete,l’unica cosa che ci siamo portati via da New York…è stato il letto.

Arrivederci!
E buona vita.

 

 

 

 

E così siamo giunti al termine della nostra corsa.
Sto passando un periodo di non soddisfazione,quindi scusatemi se vi dico che anche questo capitolo mi fa orrore XD Anche perché in verità sarebbe dovuto essere molto più breve,ma sono subentrate delle idee nuove e quindi ho fatto qualche aggiunta. Addirittura mi è venuto in mente un finale alternativo,cosa molto normale dopo aver passato otto mesi – cavolo,sono proprio tanti! - a pensare sempre allo stesso finale XD
Sì,sto vaneggiando,ve lo concedo.

La morale finale (*) è spudoratamente ispirata/ripresa da Il curioso caso di Benjamin Button,il quale dice “non è mai troppo tardi,o nel mio caso troppo presto,per essere quello che vuoi essere”.

 

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito almeno una volta questa storia e tutti i lettori,che hanno avuto il coraggio di giungere fino a qui x)
E,naturalmente,ringrazio chi la inserita tra le seguite,tra le preferite e/o tra le ricordate.

Non riesco ancora a credere di essere giunta alla fine…Infatti mi sto dilungando all’infinito XD

Adesso me ne vado davvero!

Grazie ancora.
Vi amo.

 
Erica.

  
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