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Autore: EffieRiot    25/03/2011    1 recensioni
Quando, di preciso, siamo arrivati a questo punto? Forse quando abbiamo cominciato a sbagliare... ma sono sicura che non sia così. E' cominciato tutto, semplicemente quando abbiamo cominciato a mentire a noi stesse e, senza rendercene conto, anche agli altri.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Banner by me. In foto, Rashel




Una volta, da piccola, ho visto la morte.
Me la ricordo molto bene... non era male come dicono. Era semplicemente un equilibrio perfetto, niente di più e niente di meno. Nessuna luce, nessun calore, nessun corpo, nessuna anima, nessun gelo e nessun inferno, nessun paradiso e nessuna grazia. Però la coscienza rimaneva, ed è solo a causa sua che quell'equilibrio non è durato per sempre.
Nessuno sa di questa cosa, e chi lo sa non vuole parlarne. Il passato è passato, e l'alzheimer aiuta.
Non consiglierei a nessuno di passare quello che ho passato io, ma lo rifarei. Ora non ci sarebbero medici insistenti, mamme pedanti e religiosi incalzanti che vogliono sapere come si sente, come si è sentita e come finirà il mondo. La terza era prerogativa dei bigotti, ovviamente.
Liz lo sa. Sa anche che è uno dei momenti meno importanti della mia vita, insieme alla conoscenza di tanti parenti che poi nessuno ha mai più rivisto. Spesso mi chiede di spiegarle cosa ho provato in quei due minuti e trentasette secondi di morte, e sempre le rispondo che è una sensazione troppo difficile da spiegare. È la sensazione d'essere dentro il tratto del gessetto sulla lavagna di quando, a quattordici anni, avevi appena iniziato a frequentare le scuole superiori e la professoressa di storia tracciava la linea del tempo. Un puntino nella linea del tempo, tanto unico da non preoccuparsi nemmeno di tutto il resto. Equilibrio.
Da quel momento ho provato a rompere l'equilibrio il più possibile, fino a quando ho capito che basta un pensiero a farlo. L'equilibrio è più fragile di un segreto. Equilibrio, morte. Sorelle.
Le mie, di sorelle, sono ovunque attorno a me. L'equilibrio non mi piace poi così tanto.

***

«Con che artisti vi piacerebbe collaborare, nei prossimi anni?»
Domanda interessante, per una volta. Più che interessante, intelligente forse. Inaspettata. Guardo Iko e Dana, alla mia destra, e Katherine alla mia sinistra. È lei a prendere parola per prima.
«Per quanto riguarda me, gli ABBA.»
La presentatrice ha una faccia soncertata.
«Ma... gli ABBA sono un gruppo pop.»
«Li ascoltavo da bambina, sono il gruppo preferito di mia madre... preferisce loro a noi!»
Tutti ridacchiano, divertiti dalla battuta. Ironica verità, però. Fortunatamente, riguardante una ironica, bionda e arzilla donna. Immagino la reazione della stessa: le guanciotte rosse già normalmente increspate dalle rughe dell'età ripiegarsi in un sorriso che le appiattisce le labbra minuscole e perennemente truccate. «Una donna non può definirsi “a posto” senza il suo rossetto.» solea dire, ma non ricorda mai che usare solo quello non la rende certo una diva.

***

«Eva parla. Parlami.»
Vedo Liz sedermisi davanti, tenendo lo schienale della sedia davanti a se e le braccia a penzoloni da esso. Tenere le sedie vicine al divano serve anche a questo.
«So chi era al telefono.»
«Non è niente.»
«Tua madre non è “niente”.»
Ci guardiamo un attimo, capisco esattamente che vuole dire. Non è importante che sia mia madre, quello non ha peso né per me né per lei, i rapporti di parentela non sono esattamente la nostra specialità. È proprio per questo che è preoccupata... quando è mia madre, a chiamare, non c'è mai qualcosa di buono. Lei lo sa, lei lo sa sempre. Lo dicevano anche le t.A.T.u., “Everything she said running trough my head.”... solo che loro non si amavano davvero. Peccato, sarebbero state una coppia carina.
«Evangeline!»
Forse mi sono distratta troppo, Liz ancora aspetta una risposta.
«Ha un tumore.»
***

Devo essere onesta: quella notte non dormii. Non sono sicura se fosse per la notizia, o per il fatto che la notizia non mi aveva lasciata ne stupita ne dispiaciuta.
«Evangeline, ho un tumore al polmone.» mi aveva detto.
«Perchè mi hai chiamata?» vuoi farmi soffrire, mamma?
«Ma, Evangeline...»
«Non posso aiutarti, mi dispiace. Ho una vita ormai.»
In fondo lei non è sola. Ha mia sorella Angelia, e anche mia sorella Veronika. Ha lo zio. Tutti sanno come stanno le cose. Tutti giudicano, ma nessuno ha il coraggio di dire nulla e vivono nella loro ipocrisia, mandando regali di natale a Liz da parte di mamma. Eppure, quella scrittura è tanto simile a quella di zia Charlie...!

«Mi dici sempre che non bisogna pensare a chi non pensa a te, ma curarsi solo di chi ti sta affianco... se continui a non dormire comincerò a pensare che sei una che predica bene e razzola male»
Mi giro e stringo a me più forte che posso il corpo magro e caldo di Liz. Lei mi salva, tutte le volte. Bastano frasi come quelle a cambiare le cose, dentro di me. Sento le sue mani poggiarsi leggere sui miei fianchi. È finita, finalmente è finita. Ora posso dormire.

Le ciglia si incollano, nella calma del sonno.

Note d'Autrice: sono già arrivata con un secondo capitolo, arrivato tanto improvvisamente quanto il primo. Beh, che dire... il primo non l'ha recensito nessuno, ma i commenti ricevuti tramite altri mezzi sono positivi quindi spero che piaccia ai lettori invisibili XD
Di nuovo, grazie agli Skunk <3
  
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