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Autore: D a p h n e    28/03/2011    1 recensioni
E se ciò che detto in Twilight non bastasse a reprimere la voglia di conoscere i personaggi inventati da zia Steph?
Una serie di one-shot sui Volturi per come li immagino io. Episodi della loro vita e piccoli spaccati quotidiani! :)
Spero vi piaccia!! ^_^
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aro, Volturi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Contesto generale/vago
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Mi scuso per l’epocale ritardo, ho fatto schifo lo so, ma questa one-shot è stata molto difficile da partorire! Le idee c’erano, ma delineare il carattere di Caius senza eccedere è stato come fare un viaggio sulla Luna più ritorno!! :)
Spero vi piaccia!! :)




Occhi rossi.

     Era il 783 a.C. quando Aro lo trovò. Non aveva idea di chi, o cosa lui fosse ma sicuramente ne era attratto da una forza incontrollabile, e soprattutto, inspiegabile.
     Quell’uomo dal primo momento, diede prova di conoscere tutto di lui, sembrava lo stesse cercando da anni e con pazienza l’aveva seguito da quando ne aveva sedici, fino a quando ne compì venti. Lo vedeva tutti i giorni, era per lui qualcosa a metà fra e un fratello maggiore e un maestro zen, lo aiutava da sempre e lui, non capiva perché. Ma gli si era affezionato e ormai, e nella sua ingenuità, non poteva più fare a meno di lui.
     Qualcosa in quell’uomo però, l’aveva da sempre impaurito e allo stesso tempo, affascinato: il suo non cambiare aspetto negli anni, i suoi lisci capelli nero corvino, la sua pelle fredda come il ghiaccio e, ovviamente, i suoi occhi rosso sangue. Sapeva che era un brav’uomo e ci era così abituato che per lui era diventato normale, anzi, cercava occhi come quelli ovunque, senza trovarne mai. Solo una volta ne aveva visti di simili: nei suoi sogni, prima di conoscere Aro.
 
     Quella notte era andato a letto molto agitato, senza riuscire a comprendere la sensazione di ansia che lo invadeva, e al risveglio ricordava solo di aver sognato una donna bellissima, dai ricci capelli rossi, la pelle candida come la neve e dei glaciali occhi del color vermiglio più acceso che avesse mai visto. Sapeva che c’era qualcosa di cattivo e paurosamente sbagliato in quel sogno e in quello che stava per fare, ma era testardo come un mulo e molto, forse troppo, istintivo.
     Uscì all’alba quel giorno, non l’aveva mai fatto e la brezza mattutina lo sorprese, frustandogli il viso e scompigliando i suoi biondi capelli. Fece un grosso respiro, si abituò al freddo gelido di quella mattina invernale e poi, rimuginando continuamente sul suo sogno, cominciò a cercare ovunque occhi come quelli. Voleva trovarli, ammirarli, sprofondarci dentro. Aveva cercato in lungo ed in largo, anche in quei quartieri dove, un ragazzo della sua importanza non pensava neppure di entrare. Tutto fu vano però.
     Ritrovò quegli occhi in casa sua. Non erano di una donna questa volta, ma di un uomo. Appartenevano ad un mercante all’apparenza molto ricco, il quale raccontava che tutti i suoi schiavi erano morti per difenderlo da una rapina e ora, perso, cercava riparo.
     Nella famiglia, nessuno mai e poi mai avrebbe accettato di far entrare a palazzo, qualcuno che non avesse un certo prestigio e trovarlo lì, lo colse di sorpresa. I suoi genitori erano stati mossi da un atto di improvvisa generosità? Impossibile, erano troppo avidi, forse, erano attratti dal suo seppur bagnato, ricco vestiario, un po’ come le gazze dagli oggetti luccicanti. Forse era stata l’intercessione di Apollo e Atena, oppure era semplicemente destino. A questa domanda, nemmeno dopo tutti questi anni, nessuno ha mai trovato risposta, ma ciò che è certo, è che da quel giorno, la vita di Caius cambiò irrimediabilmente.
     Dopo un breve soggiorno a palazzo, l’uomo –Aro si chiamava- annunciò che era stanco di viaggiare e che i pericoli da mercante, si erano fatti troppo gravi per lui. Chiese perciò, ad alcuni servi dei Signori di portare lì gli averi e le due schiave che aveva lasciato ad Atene.
     Quando questi –dopo settimane di viaggio- arrivarono, sorpresero tutti. Erano tre anonime carrozze con le ruote, piene però, di ogni oggetto immaginabile. Manufatti lussuosi, raffinati e costosissimi. Erano pietre preziose, eleganti tappeti orientali e piccoli cimeli provenienti da ogni parte del mondo. Le due serve però, furono ciò che sconvolsero tutto il paese: erano bellissime, simili e allo stesso tempo diverse. Una – Athenodora l’aveva chiamata Aro- aveva il naso piccolo, i capelli castani con delle piccole sfumature rosse, alta e longilinea, Didyme invece era più bassina, con il viso a cuore e i capelli di un nero intensissimo. Sarebbe potuta passare per la sorella gemella di Aro se avesse voluto, ma non solo per il colore dei suoi capelli. Le due serve infatti, avevano molti tratti in comune con il loro padrone: la pelle bianca e splendente, gli zigomi stanchi e soprattutto, gli occhi rossi.
 
     Tutto questo però, non lo ricordava. Non ricordava il momento in cui la serva Athenodora l’aveva affascinato, non ricordava più l’amicizia che lo legava ad Aro con una corda a doppio filo, non riusciva a pensare a quando Didyme gli aveva confessato di non essere una serva, promettendogli anche una vita di cambiamenti e di potere.
     In quel momento pensava solo al dolore, bruciante e lancinante. Pensava al fuoco che gli ardeva nel petto, che raggiungeva il cuore e gli diminuiva i battiti, alla gola che si stava disidratando tanto da impedirgli di respirare e all’odio che provava per chi gli avesse fatto ciò. Non ricordava di chi fosse la colpa, ma non importava. Fosse stato uomo, donna, animale o dio l’avrebbe pagata. Anche contro Zeus in persona si sarebbe vendicato. Avrebbero vissuto il suo stesso dolore, avrebbe implorato di morire o di non essere mai nato. Si sarebbe pentito di avergli fatto questo.
     Ora però, doveva solo capire come fermare il dolore. Doveva capire come bloccare le proprie sofferenze, prima di infliggerle a quel bastardo.
    Poi, vide gli occhi di Didyme sorridergli, Athenodora stringergli la mano e Aro battere le mani.
 

Scusate se rompo ancora, ma volevo annunciarvi che in una delle prossime fic capirete chi sia la donna sognata da Caius e perché Aro ha trasformato proprio lui… per ora, godetevi questa! :)
Baci D*

   
 
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