Inguaribile
nella mia stupidità. Scrivo un’altra ff senza per
altro aver finito tutte le altre già iniziate .-.
Perdonate
questa sciocca che crede di saper scrivere.
Punishment
1. Come foglie d’autunno sugli alberi
Le foglie erano diventate di
un verde pallido.
Strano a dirsi, solitamente
rilucevano alla luce del sole. Eppure, ora avevano perso quel loro smalto
brillante, come se avessero intuito il malessere della loro padrona. Si erano
scolorite come si era scolorito il volto di Nami.
Ogni volta che Usopp si
ritrovava a fissare la navigatrice la gola gli si chiudeva. Un groppo enorme si
annodava e lui faceva fatica a respirare -annaspava alla ricerca di aria
fresca-.
La seguì con lo sguardo,
poggiato alla balaustra del castello di poppa. Un fantasma probabilmente
sarebbe parso più corporeo e meno malaticcio.
Il cecchino guardò di
sottecchi Rufy. Entrambi stavano seguendo le mosse della rossa, senza nemmeno
provare a nascondersi per paura di una disastrosa, almeno per loro, ritorsione.
Da settimane ormai l’equilibrio sulla Merry si era
rotto.
Niente urla, niente pugni.
Un clima surreale si era
andato a creare. E tutta colpa di uno stupido giornale.
Sospirando il cecchino tornò
a prestare attenzione al mare che lento percorrevano. Poggiando il mento sulle
braccia incrociate sentì Rufy allontanarsi silenzioso.
Il ponte sotto di loro era
tornato silenzioso.
“Abbiamo un problema…” borbottò piano Sanji mentre apriva l’ennesima
anta.
Zoro lo guardò chiuderla e
aprirne un'altra, poi tutto ricominciò da capo. Si portò una mano alle tempie
premendo appena i polpastrelli. Tutto quel rumore cominciava ad innervosirlo.
“Piantala” sibilò piano
mentre le dita compivano movimenti rotatori.
Niente. Il martellare
incessante continuava facendolo irritare sempre più.
“Cuoco, piantala!” nemmeno al
secondo richiamo da parte dello spadaccino Sanji si fermò.
Sembrava in trans, apriva e
chiudeva le ante di legno borbottando frasi masticate. La paglia che teneva tra
le labbra era spente.
Solo al sonoro pugno sbattuto
con forza sul tavolo mise fine a quella strana cerimonia intrapresa dal biondo.
“Che vuoi?” sbottò risentito
accendendosi la sigaretta. La fiamma guizzò per un attimo, poi venne spenta con
un movimento veloce del polso. “È tutta colpa di quel sacco di gomma” digrignò
i denti rischiando quasi di lacerare la paglia.
Zoro lo guardò come a voler
chiedere se era necessario fare tutto quel casino.
Erano di nuovo a corto di
cibo.
Niente di strano. Sbuffando
lo spadaccino si passò ancora una volta la mano sul volto. Schioccò la lingua
in un gesto risentito.
“Il capitano ha di nuovo
spazzolato tutto?” Robin emerse dalla porta. Lo scorcio che aveva aperto aveva
dato modo ai due di scorgere l’oscurità al di fuori.
Avrebbe piovuto? Non potè esimersi dal chiedersi Zoro con un pizzico di
preoccupazione. Un sopracciglio andò ad arcuarsi mentre aspettava una risposta
che sapeva non sarebbe arrivata.
“Già” fu la fugace risposta
che ricevette. Anche il biondo cuoco aveva guardato preoccupato fuori dalla
porta.
“Non ne sono sicura” cominciò
la mora prendendo posto al tavolo. Sul suo viso erano riconoscibili i segni
della preoccupazione. “Ma non dovrebbe piovere” mormorò infine cercando di
stirare le labbra in vago sorriso.
Vedendo come le espressioni dei
due non fossero cambiate, intuì che aveva fallito. Non riusciva a convincere
lei stessa, figurarsi i suoi compagni.
“Chi è di turno stanotte?”
mormorò atono Zoro tornando a chiudere gli occhi. Le braccia s’incrociarono sul
petto.
“Usopp ha fatto il turno oggi
con Rufy. Ieri notte è stato il turno di Sanji, mentre durante il giorno lo ha
fatto Chopper. Rimaniamo io e te” elencò calma Robin contando mentalmente i
vari componenti.
Lo spadaccino annuì solamente
mentre si alzava scavalcando la panca per poi uscire.
Il silenzio rimase lì,
rendendo stantia la stanza. Solo l’odore del tabacco bruciato e quello del
caffè, che Sanji era impegnato a preparare, sembravano riuscire in qualche modo
a farli rimanere nella realtà.
<< Ma la realtà non sempre è reale
>>
“Arriveremo domani in
giornata. Probabilmente prima del tramonto” parlava più a se stessa che a
qualcun altro.
Stirò appena le labbra in un
sorriso mentre il biondo le posava una tazza fumante davanti, ma solo un angolo
riuscì in quel grave intento. Il resto dei suoi muscoli sembravano congelati.
Sanji si ritrovò ancora una
volta ad annuire pensieroso.
Guardava fisso di fronte a
se. Le nuvole avevano nascosto la luna e le ombre avevano inghiottito ogni
singola cosa fondendo tutto assieme. Cielo, mare e nave compresa.
Dondolava lievemente seguendo
il lento muoversi della nave ad ogni onda che andava ad infrangersi contro lo
scafo.
Gettare l’ancora durante la
notte ormai era diventata un’azione abituale. Sospirando cercò di scorgere la
catena che andava ad immergersi nelle scure acque.
Il martellante mal di testa
che lo aveva colto si era attenuato, anche se ogni tanto riusciva ancora ad
infastidirlo. Lentamente si portò una mano alla tempia destra massaggiandola
piano. Gli occhi chiusi.
Tutta quella situazione lo
innervosiva.
Se non avessero dovuto
gettare l’ancora ogni notte, probabilmente sarebbero giunti all’isola ancora
giorni prima. Invece, si ritrovò a pensare che quella era solo una stupida
perdita di tempo.
Inutile e nociva.
Ma navigare di notte era un
grosso problema, soprattutto se c’era lui di guardia. Lui ed i punti cardinali
avevano un gran brutto rapporto, figurarsi lui ed il log-pose. Avrebbe potuto
far fare il turno di notte a Robin. Almeno lei era in grado di mantenere la
rotta.
“Baka”
il rumore dei passi strascicati del biondo si fecero sentire prima della sua
voce.
Rimase immobile tornando a
guardare il mare sotto di sé.
La compagnia non era delle
migliori, ma si sarebbe accontentato.
“Guardi il nulla?” continuò a
parlare Sanji mentre lentamente si affiancava al compagno copiandogli poi la
posa.
Scosse il capo Zoro mentre
l’odore di tabacco gli arrivava al naso. Un sorriso storto gli nacque spontaneo
sul volto.
“Guardo ciò che non posso
vedere” rispose infine alzando il capo e posando lo sguardo sul compagno.
Il suo sensei
amava dirgli frasi che sempre non riusciva a capire. Allenare la mente gli
ripeteva e lui come un allocco cadeva in trappola.
Anche quella frase era stata
udita uscire dalle sue labbra.
Solo ora, ora che molte cose
erano accadute, aveva finalmente compreso il significato.
“Ti arrovelli il cervello
insomma” striminzita e smozzicata fu la replica.
Sembravano due vecchie
comari, altro che gli eterni rivali sempre pronti ad azzuffarsi. Non c’era più
nemmeno il gusto nel prendersi a pugni. Forse solo una innata voglia di
scaricare la rabbia e la tensione che li schiacciava.
“Può essere” ammise lo
spadaccino stringendosi appena nelle spalle.
Sanji annuì mesto buttando la
sigaretta tra le acque.
Arrovellarsi il cervello era
tipico di quello stupido spadaccino. In un’altra occasione probabilmente lo
avrebbe preso in giro. Ma non quella notte.
“È tutto inutile” mormorò
infine ereggendosi in piedi e riacquistando la
posizione eretta.
Infilando le mani nelle tasche
del completo nero che portava s’incamminò lungo il ponte.
“Alza l’ancora” gli disse
infine infilandosi in cucina.
Il sole stava sorgendo.
“Io vado a far provviste”
Rufy annuì lentamente alla frase del biondo.
“Vengo con te Sanji-kun” aveva esclamato Robin alzandosi dallo scalino su
cui era seduta per poi incamminarsi di fianco al biondo.
Si stavano dividendo.
Usopp e Chopper erano già
scesi dalla nave diretti verso il centro della cittadina. Robin e Sanji si
stavano allontanando proprio in quel momento. Rimanevano solo lui e Zoro sul
ponte, e Zoro stava dormendo all’ombra.
“Vado pure io” mormorò a se
stesso più che rivolto a qualcuno il capitano.
Mentre scendeva lanciò
un’occhiata al vessillo raffigurante il teschio con il cappello di paglia. Non
c’era, niente sventolava alla leggera brezza che soffiava quel giorno.
Forse Robin aveva ragione.
Di guai ne avevano fin
troppi.
“Hai qualche posto in
particolare da visitare Robin-chan?” passeggiavano
con calma tra le vie affollate della cittadina.
Nonostante fosse quasi il
tramonto la gente era ancora intenta in vari acquisti ed altro. Molti gruppetti
di persone erano fermi a chiacchierare lungo la strada.
“Voglio cercare una locanda”
mormorò incerta.
Chissà se Nami sarebbe scesa.
“Credi che sia meglio dormire
in una locanda?” borbottò piano il biondo continuando a guardare davanti a se
ma senza realmente vedere la strada.
“Non lo so” fu sincera la
risposta che ricevette.
Annuì lentamente estraendo
l’ennesima sigaretta dal pacchetto ormai finito.
Di certo, un cambio d’aria
sarebbe stato l’ideale. O almeno questo era ciò che credeva. Aveva davvero
creduto che scendere su di una nuova isola gli sarebbe stato d’aiuto. Il
confondersi tra la folla, il camminare su di uno spazio lastricato, il vedere
volti nuovi.
Si era forse sbagliato?
E allora perché non sentiva
alcun cambiamento? Perché gli sembrava di udire ancora i singhiozzi della
navigatrice soffocati nel cuscino nell’oscurità della sua stanza?
Soffiò fuori una nuvoletta di
fumo mentre seguiva Robin tra le varie vie fino a fermarsi davanti ad una
piccola locanda.
“Scendiamo tutti?” Usopp
guardò incredulo il biondo.
“Qualche problema?” fu
l’acida replica che ricevette in risposta.
Il cecchino si nascose dietro
a Rufy. Chopper al contrario sembrava assorto in qualche strano pensiero. Come
se stesse soppesando parole mediche.
“Un cambio d’aria forse le
farebbe bene” mormorò infine rivolgendo lo sguardo prima verso Robin e Sanji,
poi verso Rufy, attendendo una risposta.
“Ok” fu tutto quello che
disse il moro per poi dirigersi sotto coperta.
Zoro, che fino a quel momento
era rimasto immobile in un angolo, seguì il capitano sottocoperta. Lo trovò di
fronte alla camera delle ragazze.
La porta di legno era chiusa,
ma sapevano bene che potevano entrare in qualsiasi momento. Sempre se la
ragione fosse stata importante.
“Credi che le farà bene?” fu
Rufy il primo a parlare, lo sguardo puntato sul legno.
Zoro rimase in silenzio. Non
era di certo un medico, quello era il ruolo di Chopper e se lui diceva che
poteva giovarle, chi era lui per dire il contrario? Sperava solo che davvero il
loro piccolo medico avesse ragione e non torto.
Sospirando infine annuì e
Rufy si apprestò a bussare alla porta il più delicatamente possibile, anche se
la cosa risultò difficile. Senza aspettare di ricevere risposta aprì l’uscio.
Tanto non sarebbe giunto nulla se non il silenzio assoluto.
“Nami” si avvicinò lentamente
all’angolo dove la navigatrice era rannicchiata. “Dobbiamo scendere” le mormorò
inginocchiandosi di fronte a lei.
Un lieve movimento del capo
gli fece intuire che la rossa lo aveva ascoltato. L’aiutò ad alzarsi porgendole
una mano, ma lei la rifiutò issandosi da sola in piedi.
Zoro, in piedi vicino alla
porta, una spalla poggiata allo stipite, osservò la compagna camminare fino a
lui. Non la fermò quando gli passò di fianco, ma spostò lo sguardo verso il suo
capitano. Lo trovò fermo dove prima c’era Nami, nel pugno teneva stretto quella
che sembrava essere un foglio di giornale, anche se poteva sembrare una carta
stropicciata ed accartocciata, come se fosse stata spiegazzata e lisciata più
volte.
Si avvicinò lentamente
curioso di capire cosa aveva attirato l’attenzione di Rufy, anche se poteva già
intuire cosa fosse.
Un foglio di giornale di
quasi tre settimane prima.
Sospirò quando lesse il
titolo dell’articolo.
Isola
del mare blue distrutta dagli uomini pesce.
§
Sadica? Ma anche sì voi
direte di sì, io dico bho.
L’idea è nata dalla mia mente malata.
Lo so, sono inguaribile, ma credo anche che sia originale.
Tutti sappiamo che l’infanzia
della rossa è stata assai travagliata. Credo che sia quella che abbia passato
cose peggiori, non che gli altri abbiano avuto rose e fiori per tutto questo
tempo. Ma davvero, il numero 9 del manga è stato il primo numero di OP che ho
letto e se devo essere sincera è quello che reputo in assoluto il migliore.
Trita e ritrita forse questa
storia degli uomini pesce.
Ma ci provo.