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Autore: Bitter_sweet    04/04/2011    5 recensioni
Niente urla, niente pugni.
Un clima surreale si era andato a creare. E tutta colpa di uno stupido giornale.
Sospirando il cecchino tornò a prestare attenzione al mare che lento percorrevano. Poggiando il mento sulle braccia incrociate sentì Rufy allontanarsi silenzioso.
Il ponte sotto di loro era tornato silenzioso.

Perchè c'è sempre un conto in sospeso con il passato e questi prima o poi torna a pareggiare i conti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Inguaribile nella mia stupidità. Scrivo un’altra ff senza per altro aver finito tutte le altre già iniziate .-.

Perdonate questa sciocca che crede di saper scrivere.

 

 

Punishment

 

1. Come foglie d’autunno sugli alberi

 

 

Le foglie erano diventate di un verde pallido.

Strano a dirsi, solitamente rilucevano alla luce del sole. Eppure, ora avevano perso quel loro smalto brillante, come se avessero intuito il malessere della loro padrona. Si erano scolorite come si era scolorito il volto di Nami.

Ogni volta che Usopp si ritrovava a fissare la navigatrice la gola gli si chiudeva. Un groppo enorme si annodava e lui faceva fatica a respirare -annaspava alla ricerca di aria fresca-.

La seguì con lo sguardo, poggiato alla balaustra del castello di poppa. Un fantasma probabilmente sarebbe parso più corporeo e meno malaticcio.

Il cecchino guardò di sottecchi Rufy. Entrambi stavano seguendo le mosse della rossa, senza nemmeno provare a nascondersi per paura di una disastrosa, almeno per loro, ritorsione. Da settimane ormai l’equilibrio sulla Merry si era rotto.

Niente urla, niente pugni.

Un clima surreale si era andato a creare. E tutta colpa di uno stupido giornale.

Sospirando il cecchino tornò a prestare attenzione al mare che lento percorrevano. Poggiando il mento sulle braccia incrociate sentì Rufy allontanarsi silenzioso.

Il ponte sotto di loro era tornato silenzioso.

 

 

 

“Abbiamo un problema…” borbottò piano Sanji mentre apriva l’ennesima anta.

Zoro lo guardò chiuderla e aprirne un'altra, poi tutto ricominciò da capo. Si portò una mano alle tempie premendo appena i polpastrelli. Tutto quel rumore cominciava ad innervosirlo.

“Piantala” sibilò piano mentre le dita compivano movimenti rotatori.

Niente. Il martellare incessante continuava facendolo irritare sempre più.

“Cuoco, piantala!” nemmeno al secondo richiamo da parte dello spadaccino Sanji si fermò.

Sembrava in trans, apriva e chiudeva le ante di legno borbottando frasi masticate. La paglia che teneva tra le labbra era spente.

Solo al sonoro pugno sbattuto con forza sul tavolo mise fine a quella strana cerimonia intrapresa dal biondo.

“Che vuoi?” sbottò risentito accendendosi la sigaretta. La fiamma guizzò per un attimo, poi venne spenta con un movimento veloce del polso. “È tutta colpa di quel sacco di gomma” digrignò i denti rischiando quasi di lacerare la paglia.

Zoro lo guardò come a voler chiedere se era necessario fare tutto quel casino.

Erano di nuovo a corto di cibo.

Niente di strano. Sbuffando lo spadaccino si passò ancora una volta la mano sul volto. Schioccò la lingua in un gesto risentito.

“Il capitano ha di nuovo spazzolato tutto?” Robin emerse dalla porta. Lo scorcio che aveva aperto aveva dato modo ai due di scorgere l’oscurità al di fuori.

Avrebbe piovuto? Non potè esimersi dal chiedersi Zoro con un pizzico di preoccupazione. Un sopracciglio andò ad arcuarsi mentre aspettava una risposta che sapeva non sarebbe arrivata.

“Già” fu la fugace risposta che ricevette. Anche il biondo cuoco aveva guardato preoccupato fuori dalla porta.

“Non ne sono sicura” cominciò la mora prendendo posto al tavolo. Sul suo viso erano riconoscibili i segni della preoccupazione. “Ma non dovrebbe piovere” mormorò infine cercando di stirare le labbra in vago sorriso.

Vedendo come le espressioni dei due non fossero cambiate, intuì che aveva fallito. Non riusciva a convincere lei stessa, figurarsi i suoi compagni.

“Chi è di turno stanotte?” mormorò atono Zoro tornando a chiudere gli occhi. Le braccia s’incrociarono sul petto.

“Usopp ha fatto il turno oggi con Rufy. Ieri notte è stato il turno di Sanji, mentre durante il giorno lo ha fatto Chopper. Rimaniamo io e te” elencò calma Robin contando mentalmente i vari componenti.

Lo spadaccino annuì solamente mentre si alzava scavalcando la panca per poi uscire.

Il silenzio rimase lì, rendendo stantia la stanza. Solo l’odore del tabacco bruciato e quello del caffè, che Sanji era impegnato a preparare, sembravano riuscire in qualche modo a farli rimanere nella realtà.

 

<< Ma la realtà non sempre è reale >>

 

“Arriveremo domani in giornata. Probabilmente prima del tramonto” parlava più a se stessa che a qualcun altro.

Stirò appena le labbra in un sorriso mentre il biondo le posava una tazza fumante davanti, ma solo un angolo riuscì in quel grave intento. Il resto dei suoi muscoli sembravano congelati.

Sanji si ritrovò ancora una volta ad annuire pensieroso.

 

 

 

Guardava fisso di fronte a se. Le nuvole avevano nascosto la luna e le ombre avevano inghiottito ogni singola cosa fondendo tutto assieme. Cielo, mare e nave compresa.

Dondolava lievemente seguendo il lento muoversi della nave ad ogni onda che andava ad infrangersi contro lo scafo.

Gettare l’ancora durante la notte ormai era diventata un’azione abituale. Sospirando cercò di scorgere la catena che andava ad immergersi nelle scure acque.

Il martellante mal di testa che lo aveva colto si era attenuato, anche se ogni tanto riusciva ancora ad infastidirlo. Lentamente si portò una mano alla tempia destra massaggiandola piano. Gli occhi chiusi.

Tutta quella situazione lo innervosiva.

Se non avessero dovuto gettare l’ancora ogni notte, probabilmente sarebbero giunti all’isola ancora giorni prima. Invece, si ritrovò a pensare che quella era solo una stupida perdita di tempo.

Inutile e nociva.

Ma navigare di notte era un grosso problema, soprattutto se c’era lui di guardia. Lui ed i punti cardinali avevano un gran brutto rapporto, figurarsi lui ed il log-pose. Avrebbe potuto far fare il turno di notte a Robin. Almeno lei era in grado di mantenere la rotta.

Baka” il rumore dei passi strascicati del biondo si fecero sentire prima della sua voce.

Rimase immobile tornando a guardare il mare sotto di sé.

La compagnia non era delle migliori, ma si sarebbe accontentato.

“Guardi il nulla?” continuò a parlare Sanji mentre lentamente si affiancava al compagno copiandogli poi la posa.

Scosse il capo Zoro mentre l’odore di tabacco gli arrivava al naso. Un sorriso storto gli nacque spontaneo sul volto.

“Guardo ciò che non posso vedere” rispose infine alzando il capo e posando lo sguardo sul compagno.

Il suo sensei amava dirgli frasi che sempre non riusciva a capire. Allenare la mente gli ripeteva e lui come un allocco cadeva in trappola.

Anche quella frase era stata udita uscire dalle sue labbra.

Solo ora, ora che molte cose erano accadute, aveva finalmente compreso il significato.

“Ti arrovelli il cervello insomma” striminzita e smozzicata fu la replica.

Sembravano due vecchie comari, altro che gli eterni rivali sempre pronti ad azzuffarsi. Non c’era più nemmeno il gusto nel prendersi a pugni. Forse solo una innata voglia di scaricare la rabbia e la tensione che li schiacciava.

“Può essere” ammise lo spadaccino stringendosi appena nelle spalle.

Sanji annuì mesto buttando la sigaretta tra le acque.

Arrovellarsi il cervello era tipico di quello stupido spadaccino. In un’altra occasione probabilmente lo avrebbe preso in giro. Ma non quella notte.

“È tutto inutile” mormorò infine ereggendosi in piedi e riacquistando la posizione eretta.

Infilando le mani nelle tasche del completo nero che portava s’incamminò lungo il ponte.

“Alza l’ancora” gli disse infine infilandosi in cucina.

Il sole stava sorgendo.

 

 

 

“Io vado a far provviste” Rufy annuì lentamente alla frase del biondo.

“Vengo con te Sanji-kun” aveva esclamato Robin alzandosi dallo scalino su cui era seduta per poi incamminarsi di fianco al biondo.

Si stavano dividendo.

Usopp e Chopper erano già scesi dalla nave diretti verso il centro della cittadina. Robin e Sanji si stavano allontanando proprio in quel momento. Rimanevano solo lui e Zoro sul ponte, e Zoro stava dormendo all’ombra.

“Vado pure io” mormorò a se stesso più che rivolto a qualcuno il capitano.

Mentre scendeva lanciò un’occhiata al vessillo raffigurante il teschio con il cappello di paglia. Non c’era, niente sventolava alla leggera brezza che soffiava quel giorno.

Forse Robin aveva ragione.

Di guai ne avevano fin troppi.

 

“Hai qualche posto in particolare da visitare Robin-chan?” passeggiavano con calma tra le vie affollate della cittadina.

Nonostante fosse quasi il tramonto la gente era ancora intenta in vari acquisti ed altro. Molti gruppetti di persone erano fermi a chiacchierare lungo la strada.

“Voglio cercare una locanda” mormorò incerta.

Chissà se Nami sarebbe scesa.

“Credi che sia meglio dormire in una locanda?” borbottò piano il biondo continuando a guardare davanti a se ma senza realmente vedere la strada.

“Non lo so” fu sincera la risposta che ricevette.

Annuì lentamente estraendo l’ennesima sigaretta dal pacchetto ormai finito.

Di certo, un cambio d’aria sarebbe stato l’ideale. O almeno questo era ciò che credeva. Aveva davvero creduto che scendere su di una nuova isola gli sarebbe stato d’aiuto. Il confondersi tra la folla, il camminare su di uno spazio lastricato, il vedere volti nuovi.

Si era forse sbagliato?

E allora perché non sentiva alcun cambiamento? Perché gli sembrava di udire ancora i singhiozzi della navigatrice soffocati nel cuscino nell’oscurità della sua stanza?

Soffiò fuori una nuvoletta di fumo mentre seguiva Robin tra le varie vie fino a fermarsi davanti ad una piccola locanda.

 

 

“Scendiamo tutti?” Usopp guardò incredulo il biondo.

“Qualche problema?” fu l’acida replica che ricevette in risposta.

Il cecchino si nascose dietro a Rufy. Chopper al contrario sembrava assorto in qualche strano pensiero. Come se stesse soppesando parole mediche.

“Un cambio d’aria forse le farebbe bene” mormorò infine rivolgendo lo sguardo prima verso Robin e Sanji, poi verso Rufy, attendendo una risposta.

“Ok” fu tutto quello che disse il moro per poi dirigersi sotto coperta.

Zoro, che fino a quel momento era rimasto immobile in un angolo, seguì il capitano sottocoperta. Lo trovò di fronte alla camera delle ragazze.

La porta di legno era chiusa, ma sapevano bene che potevano entrare in qualsiasi momento. Sempre se la ragione fosse stata importante.

“Credi che le farà bene?” fu Rufy il primo a parlare, lo sguardo puntato sul legno.

Zoro rimase in silenzio. Non era di certo un medico, quello era il ruolo di Chopper e se lui diceva che poteva giovarle, chi era lui per dire il contrario? Sperava solo che davvero il loro piccolo medico avesse ragione e non torto.

Sospirando infine annuì e Rufy si apprestò a bussare alla porta il più delicatamente possibile, anche se la cosa risultò difficile. Senza aspettare di ricevere risposta aprì l’uscio. Tanto non sarebbe giunto nulla se non il silenzio assoluto.

“Nami” si avvicinò lentamente all’angolo dove la navigatrice era rannicchiata. “Dobbiamo scendere” le mormorò inginocchiandosi di fronte a lei.

Un lieve movimento del capo gli fece intuire che la rossa lo aveva ascoltato. L’aiutò ad alzarsi porgendole una mano, ma lei la rifiutò issandosi da sola in piedi.

Zoro, in piedi vicino alla porta, una spalla poggiata allo stipite, osservò la compagna camminare fino a lui. Non la fermò quando gli passò di fianco, ma spostò lo sguardo verso il suo capitano. Lo trovò fermo dove prima c’era Nami, nel pugno teneva stretto quella che sembrava essere un foglio di giornale, anche se poteva sembrare una carta stropicciata ed accartocciata, come se fosse stata spiegazzata e lisciata più volte.

Si avvicinò lentamente curioso di capire cosa aveva attirato l’attenzione di Rufy, anche se poteva già intuire cosa fosse.

Un foglio di giornale di quasi tre settimane prima.

Sospirò quando lesse il titolo dell’articolo.

 

Isola del mare blue distrutta dagli uomini pesce.

 

 

 

§

 

Sadica? Ma anche sì voi direte di sì, io dico bho.

L’idea è nata dalla mia mente malata. Lo so, sono inguaribile, ma credo anche che sia originale.

Tutti sappiamo che l’infanzia della rossa è stata assai travagliata. Credo che sia quella che abbia passato cose peggiori, non che gli altri abbiano avuto rose e fiori per tutto questo tempo. Ma davvero, il numero 9 del manga è stato il primo numero di OP che ho letto e se devo essere sincera è quello che reputo in assoluto il migliore.

Trita e ritrita forse questa storia degli uomini pesce.

Ma ci provo.

   
 
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