Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: DarkAeris    05/04/2011    2 recensioni
Un pensiero ai Creatori e, in particolare, una mia visione personale del rapporto Godric/Salazar.
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una donna dai grandi occhi azzurri e dalle carnose labbra pesantemente truccate di rossetto rosso sedeva su una vecchia poltrona marrone, che aveva tutta l’aria di essere costata una cifra non indifferente, davanti ad una scrivania del medesimo colore, che risplendeva al sole cocente di una giornata di inizio giugno.
La donna ammirava un anello dorato, che aveva al centro un enorme smeraldo, e lo ondeggiava tra le dita, sorridendo ogni volta che il sole lo faceva brillare e accarezzandolo dolcemente, come se volesse accertarsi che non scomparisse da un momento all’altro.
Mentre era tutta intenta in questa adorazione, nella stanza entrò un uomo alto, dai lineamenti duri e dagli scurissimi occhi neri, che le si avvicinò senza far rumore e le sussurrò nell’orecchio:
- Tranquilla, non è un miraggio. Anzi, è solo il primo di una lunga serie di gioielli che ti regalerò. -
La donna sussultò, portando subito la mano tra i capelli biondi e rispondendo con un sorriso forzato:
- Voglio crederlo bene, non si trova facilmente una donna più attraente da sposare! -
- Difatti, non ho nessuna intenzione di cambiare idea, perciò puoi pure alzarti e baciare il tuo futuro marito, cara Elen-
Elen si alzò e si avvicinò al compagno, accarezzandogli le labbra, prima di unirsi insieme a lui in un bacio appassionato, che venne però bruscamente interrotto da un ragazzo sui diciotto anni, dai lunghi capelli corvini e i grandi occhi verdi, che, dopo essere entrato nella stanza, palesò subito la sua presenza dicendo:
- Mamma, non trovo il mio maglione verde. -
Elen si allontanò subito dall’uomo e guardò il figlio con aria di rimprovero, per poi rispondergli:
- A cosa ti serve esattamente quel maglione in piena estate, Salazar? -
Salazar si scostò una ciocca di capelli dal volto e con l’aria furiosa le rispose che il maglione gli serviva, PER FORZA, dato che lei e quel suo “caro tesoro” avevano deciso di trasferirsi in un grande castello, di proprietà del suo “futuro paparino”.
La madre, allora lo sgridò per il tono irrispettoso e gli disse di non disturbarla più e di uscire immediatamente dal salone.
Salazar si voltò innervosito, aprì la porta e si diresse verso la sua stanza, per poi sdraiarsi sul letto ed afferrare una foto che aveva sul comodino.
- Padre, non capisco come quella stupida di mia madre possa solo prendere in considerazione l’idea di sposare quel mezzosangue patetico!- disse, rivolgendosi alla foto.
L’uomo che la madre voleva sposare, infatti, sarebbe stato il secondo marito, che aveva incontrato dopo il divorzio dal primo, con il quale ormai non voleva più avere contatti e che odiava con tutto il suo cuore.
Il suo “caro tesoro”, invece, lavorava al Ministero ed era molto ricco, ma, come Salazar ricordava continuamente alla madre, aveva sangue babbano nelle vene e questo era assolutamente impossibile da tollerare.
Elen non aveva mai avuto problemi razzisti, e infatti quello era stato uno dei motivi per i quali si era lasciata con il padre di Salazar, che invece, sotto questo punto di vista, era maniacale.
Dopo essersi rivolto alla figura del padre, che dentro alla foto, sbuffava, aggrottando la fronte, Salazar lanciò un cuscino contro la finestra, lanciando un piccolo urlo di rabbia.
La madre, dopo qualche momento, entrò nella sua stanza, e si sedette sul letto, vicino al figlio e gli disse:
- Abbiamo deciso, io e Mark, di mandarti ad un campo studio, questa estate. Il motivo è il tuo comportamento irrispettoso e la tua intolleranza a questo trasloco.
Perciò potrai passare tre mesi via da casa, e non dovrai preoccuparti di mettere via le tue cose, ma solo ad allenarti con la tua magia, sei contento? -
Salazar sgranò gli occhi e scoppiò a ridere:
- Stai scherzando, voglio sperare! -
Ma dopo aver visto l’espressione della madre, aggiunse:
- Ma sai che ti dico? Va bene, almeno non dovrò vedere le vostre brutte facce per tre mesi e potrò fare a meno dei vostri bacini da coppietta felice… sì, non vedo l’ora! -
Probabilmente si aspettava una sgridata dalla madre, oppure una ritirata della proposta che gli era stata fatta, ma invece Elen annuì, complimentandosi con lui per averla presa per il verso giusto e uscì dalla stanza, tutta sorridente.
Il ragazzo si scostò i capelli dal viso, grugnendo quasi, ma, senza fiatare, cominciò a sistemare i propri abiti dentro una grande valigia, che avrebbe portato con sé.
Piegò tutte le sue magliette preferite, quasi tutte di colore verde brillante, e poi andò a cercare nell’armadio dei jeans e qualche tunica, nel caso al campo richiedessero abiti specifici.
Dopo aver sistemato tutto, prese la valigia e si recò dalla madre, in attesa che lei gli spiegasse per bene dove si trovasse questo campo, quando sarebbe iniziato e cosa esattamente avrebbe fatto in quei mesi estivi.
La madre gli disse che il campo era già iniziato il primo di giugno, e che quindi avrebbe potuto portarlo là subito e che in questo campo, che si trovava in una radura verde in Irlanda, avrebbe imparato tantissimi nuovi incantesimi, in compagnia di tanti ragazzi della sua età.
Salazar, in realtà, sperava che la partenza non sarebbe stata così immediata, ma per non far vedere alla madre che questo lo infastidiva, le disse di sbrigarsi ad accompagnarlo, perché non vedeva l’ora di cominciare.
Elen salutò Mark e si smaterializzò, insieme al figlio per poi apparire in una radura, situata vicino ad un bosco, dove vi era una abitazione molto grande, dove i ragazzi, probabilmente, dormivano durante la notte.
La donna accompagnò il figlio all’interno della casa e si rivolse ad un signore magrolino alla quale rivolse parole, che Salazar non sentì, perché troppo intento a studiare ogni minimo particolare della stanza, che presentava una scrivania al centro, dalla quale a destra e a sinistra dipartivano due scale a chiocciola verso due botole di media grandezza, che però erano chiuse e non lasciavano intravedere nulla dei piani superiori.
Mentre il ragazzo si guardava intorno, la madre lo aveva già iscritto e, dopo averlo abbracciato e salutato, si smaterializzò, lasciandolo solo con l’uomo magrolino.
Questi gli disse che era il benvenuto e che, visto che ormai la giornata era iniziata e non poteva raggiungere gli altri ragazzi a studiare, poteva cenare e recarsi nelle stanze superiori a riposare.
Salazar annuì, un po’ disorientato, e lo seguì attraverso un corridoio, che si era aperto, dopo che l’uomo, che aveva scoperto chiamarsi Ted, aveva schiacciato un bottone che si trovava sulla scrivania, che il ragazzo aveva notato prima.
Alla fine di questo corridoio c’era una enorme stanza piena di tavoli da sei posti e su uno di questi era apparso un piatto con bistecca, patatine e piselli.
Salazar, affamato, si accomodò a quel tavolo e consumò la sua cena con estremo fervore, senza curarsi del fatto che, nel frattempo, erano entrati due ragazzi, che lo guardavano con curiosità.
In breve tempo la stanza si riempì di ragazzi, che, prima di occuparsi della loro cena, lanciavano occhiate al nuovo arrivato, seguite da brevi parlotti con le persone che avevano a fianco.
Salazar si guardò intorno, ma si curò poco della reazione che aveva procurato e si limitò ad addentare un pezzo del dolce, che gli era apparso nel piatto.
I primi due ragazzi che erano entrati nella sala si avvicinarono al suo tavolo e presero i posti accanto al suo, sorridendogli e chiedendogli chi fosse e se era lì come studente anche lui.
Salazar si presentò, raccontando ai due ragazzi, entrambi dal fisico slanciato e i capelli biondi, che l’idea di portarlo in quel posto era stata della madre.
Uno dei due giovani sorrise e, tra una boccata di bistecca e l’altra, raccontò che anche i suoi genitori l’avevano praticamente costretto ad iscriversi a quel campo scolastico, anche se, doveva ammetterlo, non era poi tanto male, come aveva pensato all’inizio.
- Puoi unirti a noi, nei dormitori, perché siamo solo in due e credo che un altro letto ci entri tranquillamente. -
Aggiunse sempre lo stesso ragazzo, che, notò Salazar aveva un colore blu degli occhi che non ammetteva altre sfumature e un sorriso talmente grande che mostrava tutta la dentatura.
L’altro ragazzo, che era più basso rispetto al primo e aveva gli occhi marroni, annuì alle parole dell’amico e tese una mano verso Salazar, dicendo:
- Perfetto amico, lascia che mi presenti. Io sono Joshua Mendez e questo è il terzo anno che vengo in questo campo estivo, perciò per qualsiasi segreto che riguardi questo posto chiedi pure a me!-
Salazar strinse la mando a Joshua e guardò l’altro ragazzo, che, invece stava divorando letteralmente il dolce e solo dopo una botta da Joshua notò l’interesse del moro a conoscere il suo nome.
- Oh, perdonami! Io, come ti ho detto prima sono arrivato solo questo anno, ma mi sto ambientando molto bene ed il mio nome è Godric Grifondoro. Ah, non ci hai detto il tuo cognome, sono curioso…-
- Serpeverde. -
- Wow, è un cognome particolare, complimenti! Bene, Serpeverde, d’ora in poi a te ci pensiamo noi!-
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: DarkAeris