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Autore: sihu    07/04/2011    7 recensioni
La loro non era mai stata una vita facile, mai.
Fin da quando erano venuti al mondo avevano dovuto fare i conti con la crudeltà delle persone, sperimentando fin da subito l’isolamento e l’abbandono. Per gli altri non erano altro che rifiuti della società, i figli del demonio.
Trovare un motivo per tirare avanti ogni santo giorno, magari sorridendo, non per niente facile. A volte neppure per un tipo vulcanico come Rufy.
Era lui il vero fulcro del trio. Nei momenti peggiori ai due fratelli più grandi bastava guardarlo ridere, ingenuo come quando era bambino, per trovare il coraggio di continuare a sfidare il mondo. Tutto sommato si era sempre trattato di uno scambio piuttosto equo: i due fratelli più grandi insegnavano al piccolo a vivere, lui li faceva ridere e li metteva di buon umore.
Ora però, ogni cosa è andata persa; il trio è distrutto.
Tre uomini sull’orlo del baratro incontrano tre donne destinate ad influenzare le loro vite, sia nel bene che nel male. Riusciranno i tre fratelli a tenere fede alla promessa?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 6

SBARCO A LOGUE TOWN

- Circa sei mesi dopo gli avvenimenti di Marineford -

Una volta attraccati nel porto della piccola città, l’ultima prima della montagna che segnava l’inizio della Rotta del Grande Blu, Ace e Nojiko scesero dalla nave guardandosi attorno. Era pomeriggio inoltrato ma il sole splendeva come se fosse mezzogiorno, dando ai ragazzi l’illusione di avere tutto il tempo che volevano. I due scorsero degli ufficiali della marina dall’altra parte del porto, intenti a bere birra e a corteggiare qualche bella donna che stava rientrando a casa con le borse della spesa. Decisamente non prestavano attenzione a loro, ma Ace si allarmò lo stesso e decise che era il caso di tenere gli occhi ben aperti ed i problemi ben lontani. Certo, loro non avevano per nulla l’aspetto di una ciurma pirata, ma era sempre meglio andare cauti con la marina nei paraggi. Quelli erano famosi per essere pazzi e totalmente incapaci di prendere decisioni sensate. Era anche vero che probabilmente quelli radunati intorno al tavolo erano troppo giovani per riconoscerlo o avere partecipato alla guerra di qualche mese prima, ma se si fossero insospettiti avrebbero potuto chiamare un loro superiore. In quel caso Ace e Nojiko avrebbero rischiato di trovarsi con parecchie gatte da pelare ancora prima di imboccare la Rotta del Grande Blu e dare inizio alla loro ricerca. La ragazza, a dispetto dei pensieri che tormentavano il compagno di viaggio, era eccitata e curiosa. Con quel primo sbarco la sua avventura poteva ufficialmente dirsi iniziata, anche se non era successo nulla di speciale. A differenza di Nami lei non era partita con una sgangherata ciurma di pirati sempre pronti a cacciarsi nei guai, ma con uno strano e misterioso tipo che parlava poco e sembrava ancora più restio a cacciarsi nei guai. A parte questo particolare non aveva davvero nulla di cui lamentarsi. L’unico dubbio che la tormentava era circa la sorella, lontana e forse in difficoltà. Più Nojiko si guardava intorno e più si trovava a chiedersi se anche lei era passata per quell’isola ed aveva provato le stesse sensazioni all’idea che il suo grande viaggio stava finalmente per iniziare sul serio. Certamente Nami doveva avere meno pensieri e più sogni, ma per molti aspetti potevano dirsi simili.

Persa nei meandri della sua mente, Nojiko si accorse solo dopo un bel po’ che Ace stava fissando la loro nave con quella che aveva tutto l’aspetto di essere un’espressione davvero molto critica. La testa del ragazzo era inclinata di lato, una mano si torturava con fare pensieroso il mento. Decisamente c’era qualcosa che lo convinceva poco.

- Che ti prende?

Chiese Nojiko, preoccupata. Lo sguardo di Ahanu non prometteva nulla di buono.

- La nave..

Rispose enigmatico lui, indicando la polena leggermente scolorita. Si avvicinò, grattò appena un asse scolorito e subito emerse una grossa macchia che pareva di ruggine. Batté con poca forza un asse vicino e lo vide cedere, rivelandosi marcio.

- Non mi sembra danneggiata. Non è nuova, ma non se la passa male.

Replicò la ragazza, pratica, cercando di ignorare i danni che il suo amico aveva evidenziato in pochi minuti di osservazione attenta. Da quando erano partiti era la prima volta che Ahanu si fermava a guardare la nave. Fin dall’inizio era stata lei a occuparsi di tutti i dettagli del loro viaggio, organizzandolo in fretta e furia. Era stato un vecchio pescatore a dare loro quella nave. O meglio, Nojiko aveva dato per scontato che lui fosse d’accordo a concederla in prestito. Ace fin dall’inizio era sembrato dubbioso e aveva proposto di sceglierne un’altra, ma la compagna era stata irremovibile.

- Non credo faremo tanta strada con questa.

Obiettò alla fine Ace, scettico. Sapeva che quelle parole avrebbero creato scompiglio, ma era suo dovere fare in modo che non andassero incontro a morte certa.

- Sei sempre il solito pessimista.

Sbuffò Nojiko, indispettita, mettendo il broncio. Le era sempre piaciuta quella nave, fin da quando lei e Nami erano bambine. Per questo alla fine l’aveva scelta, nonostante il suo aspetto che non era certo dei più rassicuranti. Sicuramente aveva molti anni alle spalle e magari anche qualche toppa di troppo, ma era pur sempre una buona nave. Galleggiava ancora, tanto era bastato perché la ragazza si convincesse a prenderla.

- No, dico davvero. Preferirei tentare il suicidio in modi diversi e più sicuri piuttosto che annegare come un novellino.

Aggiunse Ace, divertito. Aveva intuito che la sua amica aveva un legame molto stretto con quella nave e non voleva certo essere duro con lei, ma allo stesso tempo non poteva nemmeno permetterle di credere che quella bagnarola li avrebbe portati lontano.

- Ma non ci sono falle!

Esclamò la ragazza, affascinata ed allo stesso tempo infastidita da quel suo sorriso che si vedeva così poco. Certo, era affascinante vedere che Ahanu era riuscito ad uscire dalla sua solita apatia ma era anche seccante rendersi conto che lo aveva fatto per prenderla in giro.

- Non ancora. Vedi, per entrare nella rotta del Grande Blu dobbiamo superare quella montagna.

Spiegò pazientemente lui, mettendosi a sedere sopra un barile che doveva essere stato abbandonato da qualche pescatore. La ragazza seguì con lo sguardo il suo dito, ed impallidì. La vetta che indicava Ahanu era enorme, decisamente la più imponente che avesse mai visto.

- Non ci sono vie alternative?

Chiese Nojiko, spaventata. L’amico scosse lentamente la testa, con un movimento impercettibile.

- No, ne esiste una sola. Dobbiamo risalire quella montagna e scendere dalla parte opposta.

Continuò Ace, sicuro.

- Ovviamente scherzi..

Mormorò Nojiko con un filo di voce. Quella che stava descrivendo il suo compagno di viaggio era una follia, un suicidio bello e buono. Senza contare che ne parlava con calma, troppa perché potesse essere veramente così.

- Ovviamente ci serve una nuova nave.

Fece eco il ragazzo, pratico, facendo il verso alla compagna. Nojiko sbuffò.

- Ma, è una pazzia..

Esclamò la ragazza, lasciandosi prendere dall’isteria. Il loro viaggio era appena cominciato ed ecco che apparivano le prime difficoltà, enormi, che bloccavano loro la strada. Quella grossa montagna doveva essere solamente la prima di una lunga serie di seccature che si sarebbe frapposta tra lei e sua sorella. Forse anche una delle più semplici da superare.

- Anche se la nostra nave resistesse alla montagna non credo potrebbe portarci ancora per molto. Dovremo cercarne una dopo, ma credo che nel Grande Blu sarà più difficile.

Continuò Ace, paziente. Era essenziale che anche l’amica fosse preparata a quello a cui sarebbero andati incontro, oppure non avrebbe retto. Sarebbe impazzita e gli sarebbe toccato riportarla indietro prima ancora di arrivare a metà del loro viaggio.

- Cosa altro credi che ci potrebbe servire?

Chiese Nojiko, cercando di recuperare la calma. La volontà di ritrovare Nami era più forte della paura per quello che la aspettava. Ormai aveva preso la sua decisione ed era determinata a portarla avanti fino alla fine. Dopo tutto, non era sola ed il suo compagno di viaggio sembrava saperne molto più di lei. Questo bastava a darle abbastanza coraggio per non arrendersi e seguire Ahanu, per quanto sembrasse pazzo.

- Un log pose, il mio si è rotto tempo fa.

Disse Ace, tenendo la testa bassa e sfiorandosi appena il polso dove una volta teneva il log pose che gli aveva dato Dadan tanti anni prima che lui partisse dalla sua isola, lasciando indietro il suo fratellino ancora troppo piccolo per andare per mare. Barbanera glielo aveva strappato dal polso e lo aveva calpestato poco prima di consegnarlo alla marina. Il primo di una lunga serie di abusi, umiliazioni e vergognose torture che aveva dovuto subire dagli ufficiali della marina che vedevano in lui la reincarnazione del male.

- Un cosa?

Chiese la ragazza, stupita e curiosa. Non aveva mai sentito parlare di nulla con un nome simile e non aveva la minima idea circa i suoi potenziali utilizzi.

- Nel Grande Blu non ci si orienta con le bussole ma con il magnetismo delle isole. Il log pose serve per registrarlo ed a indicare la rotta.

Disse lui, voltando lo sguardo verso il mare. Ripensare a Barbanera alla fine aveva riportato alla mente anche tutto il resto, specie i dettagli che lo facevano soffrire. Per quanto provasse a concentrarsi sul viaggio che li attendeva, sui mostri marini, sulla montagna da superare e sul log pose da trovare non riusciva a togliersi da davanti al volto il viso sorridente di Rufy che si trasformava in una maschera di sangue e dolore.

- Sembri sapere molte cose..

Mormorò Nojiko, pensierosa, distogliendo inconsapevolmente l’amico dalle sue tristi memorie. Ace non rispose subito, limitandosi ad annuire appena.

- In passato ho navigato parecchio per mare.

Disse Ace, asciutto.

- Mio dio, non dirmi che sei un pirata!

Esclamò Nojiko, fingendosi inorridita. Sapeva che il compagno non amava parlare di sé e del suo passato e quello era un banale tentativo di fargli tornare il sorriso. Di fronte a quella reazione teatrale Ace scoppiò a ridere di gusto, come non faceva da un bel po’ di tempo. La ragazza lo guardò stupita, prima di scoppiare a ridere insieme a lui.

- Che hai contro i pirati? Mica sono tutti come quelli che hanno ucciso tua madre.

Disse poi Ace, fissando la ragazza che aveva anche fatto un balzo all’indietro. In fondo non odiava i pirati, non tutti almeno. Come per tutto il resto ne esistevano di buoni e di cattivi. Certo, era conscia che sua sorella e la sua ciurma costituivano un’eccezione, ma sapeva anche che non era giusto generalizzare.

- Gli uomini pesce sicuramente.

Sbuffò Nojiko, offesa per la scarsa comprensione che Ahanu mostrava per lei.

- Ti assicuro che ce ne sono anche di simpatici.

Sospirò Ace, pensando a Jimbei. Anche lui all’inizio aveva provato antipatia ed astio per lui, ma si era dovuto ricredere. Negli ultimi mesi, a Impel Down, quel grosso uomo pesce aveva costituito la sola compagnia degna di questo nome. Si era dimostrato un pirata che sapeva cosa fosse l’onore e la riconoscenza e si era detto pronto a morire per fermare quella assurda quella che alla fine era stata combattuta lo stesso.

- Vuoi dire che nel Grande Blu ne incontreremo parecchi?

Chiese Nojiko, ancora più terrorizzata di quando aveva scoperto dell’esistenza della Reverse Mountain. Fino a quel momento aveva sempre pensato al Grande Blu come una rotta piena di pericoli e fenomeni strani, ma non piena di uomini pesce. Quel dettaglio la rendeva improvvisamente più oscura e più pericolosa.

- Non credo, di solito non si allontanano molto dalla loro isola.

Disse Ace, distratto.

- Esiste un’isola abitata solo da quei cosi?

Chiese la ragazza, perplessa. Ahanu la guardò e scoppiò ancora a ridere.

- Beh, ci sono anche le sirene ed i tritoni.

Aggiunse lui, alzando le spalle. Nojiko lo fissò intensamente, scrutando con attenzione ogni dettaglio del suo volto.

- Come è possibile?

Chiese alla fine, con un tono completamente diverso. Di colpo si era calmata ed era diventata anche più dolce. La paura per gli uomini pesce sembrava di colpo passata.

- Che le sirene abitino con gli uomini pesce?

Chiese Ace, sorpreso da quella domanda apparentemente senza senso.

- No, che un uomo allegro e spensierato come te abbia lasciato il mare e la vita libera per finire a fare il vagabondo nel mio campo di mandarini.

Disse lei, con un sussurro. A quelle parole Ace si bloccò, quasi smise di respirare. Ci mise un bel po’ prima di riuscire a rispondere. Aveva temuto quella domanda fin dal primo giorno che erano partiti e forse da ancora prima, quando lei lo aveva accolto in casa sua e gli aveva offerto un tetto, del cibo ed un lavoro.

- È successo e basta, non mi va di parlarne.

Sussurrò Ace, abbassando lo sguardo e chiudendo i pugni. Cercava di far tacere quella vocina che gli diceva fallito ed allo stesso tempo voleva chiudere quel discorso prima che seguissero altre domande, e poi altre ancora che lo avrebbero di sicuro portato a raccontare di Barbabianca, di Sabo, di Rufy e dei suoi fallimenti.

- Avevi una ciurma? Prima, intendo..

Chiese ancora Nojiko, vinta dalla curiosità. Sapeva che si trattava di un discorso pericoloso da affrontare con Ahanu ma voleva stesso capire fino a che punto poteva spingersi.

- Si, ma di solito viaggiavo da solo.

Rispose lui, sintetico, costringendosi a rispondere invece di scappare lontano da tutto e da tutti per meditare in silenzio su quello che era stata fino a quel momento la sua vita.

- Non è pericoloso?

Si stupì lei, inclinando appena la testa. Dai racconti di alcuni avventurieri che erano passati per il villaggio e dagli articoli di giornale aveva imparato che la Rotta del Grande Blu, e ancora di più il Nuovo Mondo, sono dei posti assolutamente terribili. Pericolosi anche per le ciurme più forti, figurarsi per un pirata solitario.

- So difendermi, dolcezza.

Esclamò Ace, sorridendo. Nojiko rimase per un po’ incantata a guardarlo, stupendosi della sua faccia tosta e dei suoi modi assolutamente lunatici. Fino a poco prima sembrava depresso, l’ombra di se stesso, ora invece rideva come un folle.

- Anche io, cosa credi!

Sbuffò la ragazza, brontolando qualcosa circa il fatto che era impossibile riuscire sul serio a capirlo ed avere a che fare con lui.

- Va bene, che ne dici di fare un giro prima di metterci a cercare una nave ed un log pose?

Propose Ace, guardando ancora verso il porto per assicurarsi che non ci fosse la marina in circolazione. Nonostante non fosse la sua isola preferita doveva ammettere che Logue Town aveva il suo fascino, soprattutto per coloro che vi arrivavano per la prima volta.

- Perfetto, così potrò comprare qualcosa..

Sospirò Nojiko, con fare sognante. Il compagno di viaggio la guardò, critico.

- Comprare? Non credevo avessi con te dei soldi..

Si stupì Ahanu, con fare innocente.

- Fatti gli affari tuoi!

Ringhiò la ragazza, diventato una furia. Dalla reazione Ace intuì che era meglio non fare domande. Forse la sua amica aveva la stessa passione della sorella: i soldi, i mandarini e le belle cose a poco prezzo.

- Come vuoi, divertiti. Ci vediamo alla nave tra qualche ora.

Mormorò il ragazzo, allontanandosi di qualche passo. Aveva voglia di stare un po’ da solo, per pensare. Una volta partiti sarebbe stato a stretto contatto con Nojiko per molto tempo e non sarebbe più riuscito ad assaporare il silenzio e la solitudine. Pensare di passeggiare per quelle vie, le stesse che almeno una volta doveva aver solcato anche il suo fratellino, gli faceva un effetto strano e non voleva nessuno con cui condividere quelle sensazioni e quei pensieri.

- Ehi, Ahanu.. niente pazzie!

Lo ammonì la ragazza, prima di lasciarlo andare. Ace sorrise, stupito dall’affetto che quella piccola mocciosa sembrava provare per lui nonostante lo conoscesse così poco.

- Te l’ho già promesso. Sta tranquilla!

Rispose lui, rassicurandola con un gesto della mano prima di sparire nella folla.

Ace si allontanò calandosi un cappuccio sul viso. Certo, la marina lo credeva morto ma era meglio non sfidare la sorte più di quanto non fosse necessario. Non si sarebbe mai perdonato se la sua imprudenza avesse messo in pericolo Nojiko.

Vagabondando a caso non poté fare a meno di notare un sacco di rimandi al Re dei Pirati, suo padre. Quella era decisamente una città che viveva nel passato, nella gloria di un’era lontana in cui si credeva che ogni cosa fosse possibile. Veneravano un uomo come un dio, senza chiedersi se avesse davvero fatto di tutto per la sua famiglia o se avrebbe potuto fare di più, magari mettendo da parte qualcuno dei suoi sogni per il figlio e per la compagna.

Il ragazzo sbuffò ed entrò nella prima locanda che trovò, un po’ per il caldo e un po’ per non vedere oltre la faccia da schiaffi di Gol D Roger. Una pinta di birra era quello che ci voleva ad aggiustare la giornata, poi si ricordò che non aveva con sé denaro ed imprecò.

- Che hai ragazzo, non sei felice all’idea di stare in un posto pieno di storia?

Chiese un vecchio dietro il bancone, intento a lustrare dei bicchieri che sembravano già perfettamente puliti. A giudicare da questo gesto, così come dalla polvere che ricopriva ogni cosa, Ace immaginò che quella bettola non doveva avere avuto molti clienti negli ultimi tempi tranne forse qualche ratto e parecchi ragni.

- Parli dell’idiota che hanno giustiziato tanti anni fa?

Chiese Ace, indifferente all’entusiasmo che sentiva nella voce dell’uomo ripensando a Gol D Roger. Si guardò attorno, osservando a lungo le pareti spoglie sulle quali facevano bella mostra avvisi di taglia di pirati di un’altra epoca, lontana. Quel vecchio doveva averlo conosciuto davvero Roger, così come doveva aver incontrato anche Barbabianca. Anche lui, come tutti del resto, viveva nel passato per sfuggire al grigiore e alla banalità di quello che gli riservava il presente.

- Credevo fossi un pirata.

Osservò l’oste, fissando il nuovo arrivato con curiosità. Sembrava un tipo sorprendente, uno di quelli che si devono conoscere per forza. Ne erano passati tanti per il suo locale, ma mai nessuno gli era sembrato tanto misterioso. Era palese che il giovane nascondeva una storia incredibile, che non aspettava altro se non una pinta di birra per essere raccontata.

- Lo sono, o forse lo ero.

Sospirò Ace, incerto. Aveva smesso di sapere chi era quando si era svegliato sulla nave di Shank e aveva capito che Rufy era morto, o forse ancora prima, quando era stato catturato da Barbanera e aveva intuito che il suo gesto imprudente aveva finito con il segnare il suo destino e quello di suo padre Barbabianca, condannando entrambi.

- Avanti, bevi. Si vede che sei confuso. Deve essere il caldo.

Disse il vecchio, avvicinando un grosso calice al ragazzo che aveva ancora il cappuccio ben calato su viso.

- Grazie mille, ma non ho soldi per pagare.

Mormorò Ace con un filo di voce. Una volta non si sarebbe fatto problemi a bere, magari anche mangiare, e poi scappare via. Ora qualcosa era cambiato, anche in questo.

- Fa lo stesso, offro io. Sai, un anno fa ho visto un moccioso che era il tuo esatto contrario.

Sorrise il vecchio, sedendosi vicino al suo ospite forse per studiarlo meglio o forse solamente perché era sordo e da lontano sentiva poco.

- Fammi indovinare, un pazzo esaltato che non vedeva l’ora di replicare le avventure di Roger anche a costo di farsi ammazzare?

Ipotizzò Ace, ironico, sorseggiando la birra. L’anziano oste sorrise.

- Esatto.

Confermò, finendo con il ripensare a quel esagitato ragazzino che voleva a tutti i costi vedere il patibolo dove era morto il Re dei Pirati prima di partire per il suo viaggio. Allora aveva riso di quella sua determinazione, ma aveva immaginato che sarebbe diventato grande. E così era stato. Isola dopo isola aveva finito con il rivelarsi un grosso grattacapo per la marina e per il governo mondiale, senza che nessuno dei due riuscisse per davvero a mettere freno alle sue avventure. Aveva seguito le sue avventure sul giornale con la stessa emozione e la stessa impazienza con cui un bambino segue i suoi fumetti preferiti, settimana dopo settimana, gioendo di ogni vittoria e di ogni aumento di taglia.

- Beh, era uno dei tanti.

Sbuffò Ace, alzando le spalle. Ne aveva visti tanti di ragazzi che credevano nei loro sogni al punto da mollare tutto e partire, ma nessuno aveva fatto una bella fine. Neppure Rufy.

- Non credo, quel ragazzo aveva una strana luce negli occhi. Mi stava simpatico, forse anche per via di quel cappello..

Continuò il vecchio, fissando intensamente il suo interlocutore negli occhi. A quelle parole per poco Ace non si strozzò per la sorpresa.

- Cappello?

Chiese, frenetico, incredulo che quel vecchio avesse sul serio incontrato il suo fratellino prima che questi partisse per il suo viaggio, prima che il suo sogno venisse spezzato.

- Si, di paglia. Dimmi Pugno di Fuoco, che ci fa un morto nella mia locanda?

 Chiese il vecchio oste, con una luce diversa negli occhi.

 

- Circa un anno dopo gli avvenimenti di Marineford –

Circa sei mesi più tardi rispetto all’arrivo di Ace e Nojiko un’altra misteriosa nave entrò silenziosamente nel porto di Logue Town. Niente era cambiato rispetto a pochi mesi prima, persino i marine di guardia al porto era sempre gli stessi ed erano sempre fermi al loro tavolo tra birra, carte e qualche donna che si concedeva loro attratta dal fascino della divisa o forse dalla possibilità di ottenere qualche informazione. Ancora una volta si trattava di una nave che non aveva nessuna bandiera, ne pirata ne di altro genere. Sabo aveva passato gran parte del viaggio a spiegare a Kaja tutti gli imprevisti che avrebbero potuto dover affrontare e tutte le cose che avrebbero dovuto procurarsi. Quando erano giunti a Logue Town, prima tappa del loro viaggio, la ragazzina era preparata a quello che stavano per affrontare.

- Dove si compra un log pose?

Aveva chiesto la ragazza appena sbarcata, pratica. Sabo la guardò, sorpreso e fiero dei risultati dei suoi insegnamenti. Nel corso di quelle settimane, giorno dopo giorno, il ragazzo aveva capito che di fronte a se aveva una ragazza determinata non una frignona pronta a scappare di fronte alla prima difficoltà.

- Non si comprano, è illegale venderli.

Rispose Sabo, coprendosi il viso con un cappello perché nessuno potesse riconoscerlo. Era una vecchia abitudine che gli era rimasta dai tempi in cui andava in giro con Dragon e l’imperativo era per forza di cose non dare troppo nell’occhio. Adesso non faceva più parte dell’armata rivoluzionaria, ma sulla sua taglia pendeva ancora una grossa taglia che avrebbe fatto gola sia ai marine perdigiorno che a qualche avido cacciatore di taglie.

- Perché?

Chiese Kaja, ingenuamente, puntano gli occhi addosso al compagno che appariva seccato.

- Chi vuole compra un log pose vuole entrare nella Rotta del Grande Blu e questo fa di lui un nemico della Marina, pirata o rivoluzionario che sia.

Spiegò pazientemente il rivoluzionario, con una vena polemica nella voce. Personalmente aveva sempre trovato quella legge molto ingiusta, specie per le persone che non erano ne pirati, ne rivoluzionari o nemici del governo. Di certo erano loro i più penalizzati visto che un malintenzionato avrebbe in ogni caso trovato un modo per procurarsene uno. Molti onesti cittadini invece si arrendevano. In larga parte era meglio così, perché questo risparmiava loro pericoli e sofferenze, ma era anche profondamente ingiusto. In un mondo libero tutti dovevano avere il sacrosanto diritto di andare dove gli pare, senza limitazioni.

- Non è giusto, se un semplice cittadino volesse andarci?

Chiese la ragazza, imbronciandosi. Era assurdo che la marina etichettasse chiunque avesse un minimo di intraprendenza come pericoloso pirata nemico del governo prima ancora di capire perché voleva andare nel Grande Blu.

- Secondo la marina quella rotta è troppo pericolosa per i semplici cittadini, solo i pazzi ci vanno.

Sospirò Sabo, presagendo che quella discussione sarebbe andata per le lunghe. Kaja odiava le ingiustizie ed ogni volta che ne sentiva una protestava, tuttavia contro quella legge al momento loro due potevano fare poco.

- Quindi noi siamo pazzi?

Chiese Kaja, imbronciata. Odiava la marina e odiava anche il governo. Odiava tutti quelli che etichettavano il suo sogno di diventare medico e trovare Usop come una pazzia. Condannavano delle persone senza conoscerle, scivolando quasi senza rendersene conto dalla parte del torto.

- Io forse un po’, tu sicuramente.

Rispose il compagno di viaggio, sorridendo.

- Come credi di fare, simpaticone?

Sbuffò la ragazzina, alzando gli occhi al cielo. Sabo era bravissimo a strapparle un sorriso quando era imbronciata, non c’era nulla da fare. Prima di lui l’unico che c’era riuscito era stato il suo amico Usop, tanto tempo prima.

- Lascia fare a me.

Disse Sabo, senza dilungarsi in spiegazioni. Il ragazzo si guardò intorno, studiò attentamente il gruppo di marine e concluse che non costituivano un problema. Era meglio ignorarli piuttosto che combattere con loro. Se lo avessero creduto un timido e indifeso viaggiatore sarebbe di sicuro stato meglio per tutti, in primis per Kaja.

- Spiega..

Mormorò Kaja, preoccupata che Sabo avesse in mente qualcosa di pericoloso o illegale. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, esasperato da tutte quelle domande.

- Un vecchio trucco di quando ero Rivoluzionario.

Continuò Sabo, vago.

- Rubare?

Chiese la ragazza, curiosa e stupita. Il rivoluzionario si voltò verso l’amica, stupito da tante intraprendenza.

- No, quello è un vizio che ho preso dopo!

Rispose Sabo, sorridendo ed alzando le spalle. Buttare ogni cosa sul ridere e non prendere mai nulla troppo sul serio era un modo di fare che aveva imparato dai suoi fratelli, tanto tempo prima. Ormai tutto quello che gli restava di loro non era altro che ricordi, racconti e immagini sfuocate che si inseguivano nella memoria. Non voleva dimenticarli, ma era conscio che doveva andare avanti. Loro erano il passato, Kaja il presente. Forse un giorno di sarebbero incontrati e forse allora avrebbero riso ancora insieme, ma per il momento doveva pensare alle cose concrete.

- Riesci a restare serio per cinque minuti?

Chiese ancora Kaja, esasperata da quel suo strano modo di fare. Il ragazzo annuì, cercando quanto più possibile di tornare serio.

- Dobbiamo andare nelle vecchie locande e parlare con gli osti.

Spiegò alla fine Sabo, appena infastidito per essere stato costretto a rivelare il suo grande segreto. Come tutti i rivoluzionari anche a lui piaceva fare il misterioso, usando frasi ad effetto e tirando fuori dal nulla l’oggetto dei desideri del suo interlocutore. Kaja invece lo aveva costretto a rivelare tutto.

- Tutto qua?

Esclamò la ragazza, stupita. Si era aspettata chissà quale grande segreto e invece si era vista propinare un consiglio che avrebbe potuto dargli chiunque.

- Molti di loro hanno dei log pose a ricordo dei loro viaggi, se gli stai particolarmente simpatico può essere che te lo regalino.

Continuò il rivoluzionario, indicando una fila di vecchietti seduti fuori da altrettanti locali che davano sul porto. Quasi tutti guardavano verso di loro, chiedendosi se la loro fosse o meno una nave pirata. Stare lì, osservare gli sconosciuti e ripensare ai loro viaggi era la loro unica ragione di vita. L’unica cosa che li manteneva ancora vigili e arzilli.

- Andiamo, allora.

Disse la ragazza, prendendolo sotto braccio e lasciandosi condurre per le via della piccola cittadina. Dividersi e fare un giro da sola era fuori discussione. Sabo nei giorni prima dello sbarco aveva dichiarato che non l’avrebbe persa di vista neppure per un istante, qualunque cosa fosse successa. Kaja era onorata di tutte quelle attenzioni, ma era anche convinta che l’amico esagerasse. Certo, il mondo era cattivo e lei era indifesa, ma era anche vero che non potevano incontrare solo persone che avrebbero voluto fare loro del male.

I due ragazzi girarono un po’ prima di trovare la locanda che sembrava fare al caso loro.

- Come fai ad essere sicuro che sia il posto giusto?

Chiese Kaja, guardando scettica la vecchia insegna scolorita che di certo non invitava ad entrare. Sembravano anni che nessuno ci metteva piede, o forse decenni.

- Non lo so infatti, proviamo.

Rispose Sabo, spingendo appena la porta. Se da fuori sembrava un posto poco frequentato, l’interno poco curato e la polvere sui tavoli confermava che quel locale non riceveva clienti da molto tempo, forse mesi.

- Salve, è aperto?

Chiese il rivoluzionario, cercando il proprietario quello strambo locale.

- Certo, venite avanti e fatevi guardare.

Rispose un vecchio oste, accoccolato su una sedia a pochi passi dal bancone. Portava gli occhiali, e aveva un giornale di fronte a sé. Il suo sguardo annoiato si era illuminato non appena li aveva visti entrare dalla porta, forse felice di passare una giornata diversa.

- Come?

Esclamò Sabo, perplesso dalla richiesta. Il vecchio sospirò.

- Vedi, non mi capita spesso di avere clienti da queste parte ma quei pochi che capitano sono sempre tipi interessanti.

Spiegò l’oste, chiudendo il giornale per dedicarsi esclusivamente ai due nuovi arrivati.

- Allora forse noi rovineremo questo suo primato.

Mormorò timidamente Kaja. Loro due non erano certo due tipi strani, forse Sabo ma sicuramente non lei. La cosa più assurda che gli era capitata nella vita era stata finire al centro di un assurdo intrigo voluto dal suo maggiordomo che si era alla fine rivelato un pericoloso pirata. Quella volta, tuttavia, non era stata lei a tirarsi fuori da quel pasticcio. Erano stati Usop ed i suoi nuovi amici, prima di prendere il mare.

- Perché dici così, bella signorina?

Chiese l’anziano signore, passando lo sguardo da Sabo alla ragazza. All’apparenza sembrava una ragazza normale, forse persino di buona famiglia, ma lui era convinto che c’era dell’altro. Una storia intricata, losca e assurda che spiegava perché avrebbe preso il mare. Questo faceva di lei una ragazza speciale.

- Beh, siamo due persone normali.

Rispose lei, incerta. Non sapeva come altro definire lei e Sabo.

- Tutti credono di esserlo, ma molti sono speciali. Siete pirati?

Chiese l’oste, piegando appena la testa come a studiarli meglio.

- No.

Rispose Sabo, deciso. Diventare pirata e navigare con i suoi fratelli era il suo sogno ma non era mai riuscito a realizzarlo. La vita lo aveva portato prima ad essere un rivoluzionario, poi a perdere tutto e a non essere più nulla.

- Lo eravate?

Chiese ancora il vecchio, accigliandosi.

- Nemmeno.

Rispose ancora Sabo, cercando di capire dove volesse andare a parare il vecchio.

- Le cose si fanno interessanti.

Mormorò l’oste, sorridendo appena e buttando giù un sorso di rum.

- Il mio amico era un rivoluzionario, io invece vorrei diventare un dottore.

Spiegò Kaja, per mettere fine a quello strano interrogatorio apparentemente senza senso. L’uomo li fissò ancora, senza mostrarsi stupito o incredulo.

- Una coppia bizzarra, non c’è che dire. State andando nel Grande Blu?

Si informò lui, sicuro che due tipi del genere non potevano andare in un luogo diverso.

- Ci stiamo provando, ma prima dobbiamo trovare un log pose.

Spiegò la ragazza, mentre Sabo si guardava in giro per capire dove fossero finiti. Era fin troppo evidente che il vecchio aveva un debole per i pirati, c’era solo da capire cosa ne pensasse dei rivoluzionari. Non sembravano esserci ritagli di giornale o avvisi di taglia in bella vista, ma non voleva dire molto. Appendere l’avviso di taglia di Gol D Roger a mo’ di poster non faceva perdere le staffe alla marina come invece succedeva con quello di Dragon. Per qualche ragione quei vecchi pazzi erano convinti che bastasse vedere la foto del capo dei rivoluzionari per unirsi alla loro causa e quindi meritarsi la morte.

- Ne avevo uno da qualche parte, ma l’ho regalato qualche mese fa ad un brontolone.

Disse l’oste, sorridendo al ricordo di quel breve incontro che risaliva a sei mesi prima.

- Anche lui era un tipo strano?

Chiese Kaja, curiosa. Quello strano e misterioso tizio cominciava ad affascinarla. Era solo alla prima tappa del viaggio, ancora ben lontana dall’essere diventata un bravo medico o avere trovato Usop, ma aveva già incontrato una persona speciale.

- Naturalmente, tutti lo sono. Anche voi cara la mia dottoressa.

Rispose l’oste, sicuro, battendo il bicchiere ormai vuoto sul bancone.

- Sarei felice se mi chiamasse Kaja.

Mormorò la ragazza, sorridendo. Quel vecchietto dopo tutto le stava simpatico, molto. Sarebbe stato bello poter restare a lungo a parlare con lui, ascoltando tutte le sue storie come faceva con quelle del suo amico Usop tanto tempo prima.

- Bel nome, davvero. Invece il rivoluzionario è Sabo, dico bene?

Chiese l’oste, sicuro, voltandosi verso il ragazzo ancora impegnato a cercare di capire qualcosa di quello strano posto. Il rivoluzionario trasalì a quelle parole.

- Come fa a saperlo?

Chiese, spaventato. Non aveva detto nulla di sé, ne mostrato eccessivamente il suo viso. Era semplicemente impossibile che avesse tirato ad indovinare e che ci avesse preso. Il vecchio scoppiò a ridere.

- Quasi un anno fa un vecchio amico mi ha portato questo. Credo fosse preoccupato per te e mi ha anche chiesto di riferire a lui in caso fossi passato di qua.

Raccontò lui, tirando fuori da sotto il bancone un avviso di taglia sul quale c’era il suo nome e la sua foto. La sua compagna di viaggio prese l’avviso tra le mani e lo guardò con attenzione, rapita, paragonando la foto al viso dell’amico. Non doveva essere passato molto tempo da quando la foto era stata scattata, eppure Sabo appariva del tutto diverso. Sembrava più grande, più stanco ed anche più preoccupato. Nella foto aveva un’aria spensierata e leggera che nella realtà il suo amico aveva perso.

- Un amico, dice?

Mormorò Sabo, perplesso, fissando distratto l’avviso di taglia. Lui non aveva amici, solo compagni di lotta e di armi che tuttavia gli avevano voltato le spalle. Non aveva nemmeno una famiglia, non più almeno. Le parole del vecchio sembravano davvero assurde.

- Si tratta di Monkey D Dragon.

Disse l’oste, senza aggiungere altro. In pochi avrebbero ascoltato quel nome senza reagire, e quel ragazzo era uno di quelli. Probabilmente doveva conoscerlo per bene, magari anche di persona. Kaja invece impallidì, sconvolta.

- Quel vecchio non si fa mai i fatti suoi.

Sbuffò Sabo, infastidito dall’invadenza dell’uomo che lo aveva praticamente fatto cacciare dalla sua nave qualche tempo prima.

- Conosci Dragon?

Chiese Kaja, a metà tra il sorpreso e lo spaventato. Aveva sentito spesso parlare di lui, ma mai con così tanta tranquillità. Sapeva che era un uomo potente e terribile che tutti temevano e che nessuno riusciva a tenere a bada. Persino la marina ed il governo mondiale non avevano la minima idea di dove fosse o cosa stesse combinando.

- È il capo dei rivoluzionari, mi ha praticamente fatto da padre.

Spiegò il rivoluzionario, alzando le spalle quasi quella conversazione avesse poca importanza per lui. Era evidente che non gli andava di parlare del suo passato.

- Visto Kaja, che avevo detto io..

Sussurrò il vecchio, ridacchiando. Aveva ascoltato le parole del ragazzo con avidità, soddisfatto di avere un altro incontro degno da essere raccontato.

- Le capitano spesso incontri come questi?

Chiese la ragazza, sorpresa da quello che aveva appena scoperto sul suo compagno di viaggio. L’uomo annuì, sorridente.

- Di continuo, anni fa capitò qui niente meno che Roger in persona.

Raccontò l’oste, con gli occhi pieni di orgoglio.

- Accidenti.

Esclamò Kaja, sorpresa. Non si era mai interessata troppo di pirateria, ma persino lei conosceva il nome del Re dei Pirati, l’uomo che aveva dato inizio alla grande era della pirateria e che aveva spinto molti giovani, tra cui Usop, a partire.

- Niente foto alle pareti?

Chiese Sabo, ironico, guardandosi intorno. Il vecchio tossì e mandò giù altro rum.

- Non sono quel tipo di persona, ma ammetto che gli avvisi di taglia dei loro figli li ho tenuti.

Rispose il vecchio signore, indicando dei fogli apparentemente buttati a caso. Sabo lanciò un occhiata sul banco e gli si strinse il cuore nel vedere gli avvisi di taglia dei suoi due fratelli mischiati a quelli di altri pirati famosi.

- Rufy, lei lo conosce?

Chiese Kaja, studiando con attenzione la foto del ragazzo che tanto tempo prima era partito con Usop. L’altro ragazzo non lo conosceva, ma sembrava che Sabo fosse rimasto colpito dalle parole dell’oste. Tanto da non notare che lei aveva preso il manifesto di taglia di Rufy in mano e che sembrava conoscerlo.

- Ho conosciuto entrambi, anche Ace. È stato a lui che ho dato il mio log pose, sei mesi fa.

Spiegò il vecchio. A quelle parole Sabo ebbe un fremito.

- Ace è stato qui sei mesi fa? È impossibile, lui è morto.

Esclamò Sabo, sicuro, fissando il vecchio oste negli occhi.

- Anche io mi sono sorpreso, ma le assicuro che non si trattava di un fantasma. Credo che la marina abbia preso parecchi granchi, ma non sarò certo io a dirglielo. Io sto dalla parte dei pirati, e dei rivoluzionari..

Aggiunse il vecchio, ridacchiando e facendo un occhiolino ai due ragazzi.

- Può raccontarmi di Ace e di Rufy, la prego. È importante.

Implorò Sabo, di colpo di gentile con il vecchio oste. Quell’incontro si stava facendo interessante, anche se quel tipo non avesse nessun Log Pose da dare loro. Kaja fissava interessata l’amico, chiedendosi il perché di quel cambiamento improvviso. Doveva esserci qualcosa sotto che era legato al passato del suo amico.

- Rufy l’ho incontrato parecchio tempo fa, prima che entrasse nella Rotta del Grande Blu. Era spensierato e allegro, l’esatto contrario di suo padre.

Iniziò a raccontare il vecchio, giocherellando con il bicchiere ormai vuoto.

- Rufy è il figlio di Dragon?

Chiese Kaja, sorpresa, guardando prima Sabo e poi il vecchio signore.

- Certo Kaja, ormai lo sanno tutti dopo quello che è successo l’anno scorso.

Rispose l’oste, sorridendo. Sabo fissava l’uomo, impaziente. Era evidente che voleva che andasse avanti a raccontare senza perdere altro tempo.

- Mi parli di Ace..

Implorò Sabo, cercando di tenere a freno l’emozione.

- Era venuto qui per caso. È stata dura riconoscerlo, si nascondeva sotto un mantello ed era piuttosto seccato, ma alla fine l’ho riconosciuto.

Disse l’oste, cercando di ricordare i dettagli di quello strano incontro.

 

- Aspetta, tu conosci il mio fratellino?

Aveva chiesto Ace, incredulo, lasciando che il cappuccio gli ricadesse sulle spalle. Ormai era stato riconosciuto, tanto valeva mostrarsi e mettere le cose in chiaro.

- Si, lo conosco.

Aveva detto l’oste, annuendo. Era stupito per la reazione del suo ospite: era bastato nominare Rufy perché Ace riprendesse vita e uscisse da quello strano stato di apatia.

- Lo conosceva, lui non c’è più.

Aveva sussurrato Ace con un filo di voce, diventando all’improvviso triste. A quelle parole il vecchio aveva sorriso e gli aveva appoggiato una mano sulla spalla. Il pirata più giovane si era stupito di quel contatto, ma non si era allontanato.

- Caro ragazzo, solo perché la marina dice che un pirata è morto questo non vuole dire che sia davvero così. Anche tu dovresti essere passato all’altro mondo, eppure sei qui di fronte e mi stai parlando. È sorprendente, sai?

Aveva mormorato il vecchio, pieno di comprensione per il ragazzo che aveva di fronte. Dopo tutto, non capitava certo tutti i giorni di incontrare il figlio di Gol D Roger.

- Credi davvero che mio fratello sia ancora vivo?

Aveva chiesto Ace, smarrito. Aveva bisogno di conferme e forse anche di un buon motivo che lo spingesse a mettersi di nuovo sulle tracce del fratello, dandogli sul serio la speranza di trovarlo.

- Tu no?

Aveva ribattuto l’oste, senza rispondere in modo chiaro.

- Lo credevo, l’ho anche cercato ma nessuno sa darmi sue notizie.

Aveva spiegato Ace, raccontando al vecchio tutta la sua disperazione e la sua frustrazione. Ancora una volta l’altro non aveva risposto subito.

- Questo forse può aiutarti. Guarda bene, sono abbastanza convinto che nasconda un messaggio, ma non so dirti quale.

Aveva risposto l’oste, mostrando un ritaglio di giornale che risaliva a qualche mese prima. C’era una grossa foto nella quale c’era Rufy, vivo, a qualche settimana dalla fine della guerra. Questo provava che era vivo, o che per lo meno non era morto durante la guerra come avevano detto a lui.

- Grazie mille, ora so cosa devo fare.

Aveva esclamato Ace, sicuro, alzandosi in piedi per dirigersi verso il porto. Dovevano partire, andare nel Grande Blu e trovare sia Rufy che Nami. Ora ci credeva anche lui.

- Ferma un attimo, avrai bisogno di questo se vuoi andare a cercare tuo fratello..

Aveva aggiunto il vecchio, porgendo al ragazzo un vecchio Log Pose ancora funzionante.

 

Una volta terminato il racconto il vecchio prese un lungo sorso da una bottiglia, poi la porse ai due ragazzi. Kaja scosse la testa, Sabo sembrava non avere nemmeno notato il gesto del vecchio oste impegnato come era a mettere in moto il cervello.

- Ace è vivo.

Continuava a ripetere, come una litania. Non gli importava di altro, improvvisamente la sua vita aveva di nuovo senso.

- È sorprendente, ma a te perché interessa tanto?

Chiese il vecchio, curioso. Quel ragazzo conosceva Dragon ed era felice di sapere Ace vivo. Le cose cominciavano a farsi veramente interessanti.

- È mio fratello, anche Rufy lo era.. credevo fossero entrambi morti, invece forse Ace è ancora vivo. Devo trovarlo.

Esclamò Sabo, sicuro, lasciando Kaja interdetta e sorpresa. Era la prima volta che il compagno parlava del passato, rivelando cose sorprendenti.

- Ti dirò quello che ho detto ad Ace: per me, anche Rufy è vivo. Guarda qui.

Disse l’oste, mostrando a Sabo lo stesso ritaglio di giornale che sei mesi prima aveva mostrato ad Ace. Il ragazzo si fiondò su quel pezzo di carta, leggendolo avidamente più e più volte. Scrutò la foto, cercando sul viso del suo fratellino tracce del suo luminoso sorriso senza tuttavia trovarne.

- Posso tenerlo?

Chiese Sabo, alzando lo sguardo sul padrone della locanda. L’uomo annuì, sorridendo.

- Certo, prendi anche questo.

Aggiunse l’uomo, prendendo da sotto il bancone un vecchio log pose e mettendolo nelle mani della ragazza che lo guardava sorpresa ed incredula.

- Credevo lo avesse dato ad Ace..

Sussurrò Kaja, ricordando le parole che lo stesso oste aveva pronunciato solo poco prima.

- Ne ho sempre tenuto uno di scorta, per le occasioni speciali.

Rispose il vecchio, ridacchiando, prima di buttare giù un ultimo sorso di rhum.

ANGOLO DELL'AUTRICE

per prima cosa, GRAZIE!!! in questo capitolo ho deciso di non parlare di Rufy e della ciurma per poter ambientare l'intero capitolo a Logue Town. come avete visto le tre storie iniziano ad incrociarsi, toccarsi ed entrare in contatto. il prossimo capitolo, per non fare torti a nessuno, sarà dedicata solo a Rufy ed alla sua ciurma!

Akemichan: onestamente anche a me è mancata una parte un po' più "profonda" quando si sono incontrati, ma immagino che Oda avrà in mente qualcosa per recuperare più avanti. :D  spero che questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente!

Niki96: direi che sono tutti decisamente migliorati. nella prima parte ho volutamente esagerato per sottolineare come Ace e Sabo incontrano Nojiko e Kaja nel momento peggiore della loro vita. per il nome ho pensato che se Ace non voleva dirgli quello verò Nojiko doveva pur inventarsi qualcosa. nel senso, tu viaggeresti per mesi con uno che devi chiamare Ehi, tu? :D

Tre 88: beh, grandi cambiamenti in questo capitolo! Ace è convinto che Rufy è vivo. per il nome ho deciso che Ace lo dirà a Nojiko solo quando incontrerà i suoi fratelli, non prima. fino ad allora aveva proprio bisogno di un nome nuovo. mi sono imbattuta in Ahanu dopo qualche ricerca è l'ho trovato assolutamente perfetto! per quanto riguarda la ciurma, beh nelle mie storie Rufy e Zoro hanno sempre un rapporto di amicizia speciale. non potevo non metterci una delle loro chiaccherate! :D

Brando: grazie a te per avermelo suggerito. mi rendo conto che per me è semplice seguire la storia visto che l'ho bene in mente ma che non è altrettanto semplice per voi!

Katy93: innanzitutto, grazie per aver seguito la scorsa storia. il ciondolo, beh.. lo vedrai! non dico altro che se visto che hai letto la scorsa storia potresti anche tirare ad indovinare.. :D

Kuruccha: grazie mille!!! in questo capitolo niente Rufy, ma recupero nel prossimo!

Smemo92: Ace e Nojiko sono una coppia silenziosa. fanno casino, ridono, ma non si fanno domande che potrebbero far soffrire l'uno o l'altra. Sabo e Kaja parlano decisamente di più, con meno segreti. nel prossimo capitolo in cui compariranno Kaja racconterà a Sabo di conoscere Rufy. sono felice che ti piaccia la ciurma, nel prossimo capitolo si replica!

  
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