CAPITOLO
6
SBARCO A
LOGUE TOWN
-
Circa sei mesi dopo gli avvenimenti di Marineford -
Una
volta attraccati nel porto della piccola
città, l’ultima prima della montagna che segnava
l’inizio della Rotta del
Grande Blu, Ace e Nojiko scesero dalla nave guardandosi attorno. Era
pomeriggio
inoltrato ma il sole splendeva come se fosse mezzogiorno, dando ai
ragazzi
l’illusione di avere tutto il tempo che volevano. I due
scorsero degli
ufficiali della marina dall’altra parte del porto, intenti a
bere birra e a
corteggiare qualche bella donna che stava rientrando a casa con le
borse della
spesa. Decisamente non prestavano attenzione a loro, ma Ace si
allarmò lo
stesso e decise che era il caso di tenere gli occhi ben aperti ed i
problemi
ben lontani. Certo, loro non avevano per nulla l’aspetto di
una ciurma pirata,
ma era sempre meglio andare cauti con la marina nei paraggi. Quelli
erano
famosi per essere pazzi e totalmente incapaci di prendere decisioni
sensate. Era
anche vero che probabilmente quelli radunati intorno al tavolo erano
troppo
giovani per riconoscerlo o avere partecipato alla guerra di qualche
mese prima,
ma se si fossero insospettiti avrebbero potuto chiamare un loro
superiore. In
quel caso Ace e Nojiko avrebbero rischiato di trovarsi con parecchie
gatte da
pelare ancora prima di imboccare
Persa
nei meandri della sua mente,
Nojiko si accorse solo dopo un bel po’ che Ace stava fissando
la loro nave con
quella che aveva tutto l’aspetto di essere
un’espressione davvero molto
critica. La testa del ragazzo era inclinata di lato, una mano si
torturava con
fare pensieroso il mento. Decisamente c’era qualcosa che lo
convinceva poco.
-
Che ti prende?
Chiese
Nojiko, preoccupata. Lo sguardo
di Ahanu non prometteva nulla di buono.
-
La nave..
Rispose
enigmatico lui, indicando la
polena leggermente scolorita. Si avvicinò, grattò
appena un asse scolorito e
subito emerse una grossa macchia che pareva di ruggine.
Batté con poca forza un
asse vicino e lo vide cedere, rivelandosi marcio.
-
Non mi sembra danneggiata. Non è
nuova, ma non se la passa male.
Replicò
la ragazza, pratica, cercando
di ignorare i danni che il suo amico aveva evidenziato in pochi minuti
di
osservazione attenta. Da quando erano partiti era la prima volta che
Ahanu si
fermava a guardare la nave. Fin dall’inizio era stata lei a
occuparsi di tutti
i dettagli del loro viaggio, organizzandolo in fretta e furia. Era
stato un
vecchio pescatore a dare loro quella nave. O meglio, Nojiko aveva dato
per
scontato che lui fosse d’accordo a concederla in prestito.
Ace fin dall’inizio
era sembrato dubbioso e aveva proposto di sceglierne
un’altra, ma la compagna
era stata irremovibile.
-
Non credo faremo tanta strada con
questa.
Obiettò
alla fine Ace, scettico.
Sapeva che quelle parole avrebbero creato scompiglio, ma era suo dovere
fare in
modo che non andassero incontro a morte certa.
-
Sei sempre il solito pessimista.
Sbuffò
Nojiko, indispettita, mettendo
il broncio. Le era sempre piaciuta quella nave, fin da quando lei e
Nami erano
bambine. Per questo alla fine l’aveva scelta, nonostante il
suo aspetto che non
era certo dei più rassicuranti. Sicuramente aveva molti anni
alle spalle e magari
anche qualche toppa di troppo, ma era pur sempre una buona nave.
Galleggiava
ancora, tanto era bastato perché la ragazza si convincesse a
prenderla.
-
No, dico davvero. Preferirei
tentare il suicidio in modi diversi e più sicuri piuttosto
che annegare come un
novellino.
Aggiunse
Ace, divertito. Aveva
intuito che la sua amica aveva un legame molto stretto con quella nave
e non
voleva certo essere duro con lei, ma allo stesso tempo non poteva
nemmeno
permetterle di credere che quella bagnarola li avrebbe portati lontano.
-
Ma non ci sono falle!
Esclamò
la ragazza, affascinata ed
allo stesso tempo infastidita da quel suo sorriso che si vedeva
così poco.
Certo, era affascinante vedere che Ahanu era riuscito ad uscire dalla
sua
solita apatia ma era anche seccante rendersi conto che lo aveva fatto
per
prenderla in giro.
-
Non ancora. Vedi, per entrare nella
rotta del Grande Blu dobbiamo superare quella montagna.
Spiegò
pazientemente lui, mettendosi
a sedere sopra un barile che doveva essere stato abbandonato da qualche
pescatore. La ragazza seguì con lo sguardo il suo dito, ed
impallidì. La vetta
che indicava Ahanu era enorme, decisamente la più imponente
che avesse mai
visto.
-
Non ci sono vie alternative?
Chiese
Nojiko, spaventata. L’amico
scosse lentamente la testa, con un movimento impercettibile.
-
No, ne esiste una sola. Dobbiamo
risalire quella montagna e scendere dalla parte opposta.
Continuò
Ace, sicuro.
-
Ovviamente scherzi..
Mormorò
Nojiko con un filo di voce.
Quella che stava descrivendo il suo compagno di viaggio era una follia,
un
suicidio bello e buono. Senza contare che ne parlava con calma, troppa
perché
potesse essere veramente così.
-
Ovviamente ci serve una nuova nave.
Fece
eco il ragazzo, pratico, facendo
il verso alla compagna. Nojiko sbuffò.
-
Ma, è una pazzia..
Esclamò
la ragazza, lasciandosi
prendere dall’isteria. Il loro viaggio era appena cominciato
ed ecco che
apparivano le prime difficoltà, enormi, che bloccavano loro
la strada. Quella
grossa montagna doveva essere solamente la prima di una lunga serie di
seccature che si sarebbe frapposta tra lei e sua sorella. Forse anche
una delle
più semplici da superare.
-
Anche se la nostra nave resistesse
alla montagna non credo potrebbe portarci ancora per molto. Dovremo
cercarne
una dopo, ma credo che nel Grande Blu sarà più
difficile.
Continuò
Ace, paziente. Era
essenziale che anche l’amica fosse preparata a quello a cui
sarebbero andati
incontro, oppure non avrebbe retto. Sarebbe impazzita e gli sarebbe
toccato
riportarla indietro prima ancora di arrivare a metà del loro
viaggio.
-
Cosa altro credi che ci potrebbe
servire?
Chiese
Nojiko, cercando di recuperare
la calma. La volontà di ritrovare Nami era più
forte della paura per quello che
la aspettava. Ormai aveva preso la sua decisione ed era determinata a
portarla
avanti fino alla fine. Dopo tutto, non era sola ed il suo compagno di
viaggio
sembrava saperne molto più di lei. Questo bastava a darle
abbastanza coraggio
per non arrendersi e seguire Ahanu, per quanto sembrasse pazzo.
-
Un log pose, il mio si è rotto
tempo fa.
Disse
Ace, tenendo la testa bassa e
sfiorandosi appena il polso dove una volta teneva il log pose che gli
aveva
dato Dadan tanti anni prima che lui partisse dalla sua isola, lasciando
indietro il suo fratellino ancora troppo piccolo per andare per mare.
Barbanera
glielo aveva strappato dal polso e lo aveva calpestato poco prima di
consegnarlo alla marina. Il primo di una lunga serie di abusi,
umiliazioni e
vergognose torture che aveva dovuto subire dagli ufficiali della marina
che
vedevano in lui la reincarnazione del male.
-
Un cosa?
Chiese
la ragazza, stupita e curiosa.
Non aveva mai sentito parlare di nulla con un nome simile e non aveva
la minima
idea circa i suoi potenziali utilizzi.
-
Nel Grande Blu non ci si orienta
con le bussole ma con il magnetismo delle isole. Il log pose serve per
registrarlo ed a indicare la rotta.
Disse
lui, voltando lo sguardo verso
il mare. Ripensare a Barbanera alla fine aveva riportato alla mente
anche tutto
il resto, specie i dettagli che lo facevano soffrire. Per quanto
provasse a
concentrarsi sul viaggio che li attendeva, sui mostri marini, sulla
montagna da
superare e sul log pose da trovare non riusciva a togliersi da davanti
al volto
il viso sorridente di Rufy che si trasformava in una maschera di sangue
e
dolore.
-
Sembri sapere molte cose..
Mormorò
Nojiko, pensierosa,
distogliendo inconsapevolmente l’amico dalle sue tristi
memorie. Ace non
rispose subito, limitandosi ad annuire appena.
-
In passato ho navigato parecchio
per mare.
Disse
Ace, asciutto.
-
Mio dio, non dirmi che sei un
pirata!
Esclamò
Nojiko, fingendosi inorridita.
Sapeva che il compagno non amava parlare di sé e del suo
passato e quello era
un banale tentativo di fargli tornare il sorriso. Di fronte a quella
reazione
teatrale Ace scoppiò a ridere di gusto, come non faceva da
un bel po’ di tempo.
La ragazza lo guardò stupita, prima di scoppiare a ridere
insieme a lui.
-
Che hai contro i pirati? Mica sono
tutti come quelli che hanno ucciso tua madre.
Disse
poi Ace, fissando la ragazza
che aveva anche fatto un balzo all’indietro. In fondo non
odiava i pirati, non
tutti almeno. Come per tutto il resto ne esistevano di buoni e di
cattivi.
Certo, era conscia che sua sorella e la sua ciurma costituivano
un’eccezione,
ma sapeva anche che non era giusto generalizzare.
-
Gli uomini pesce sicuramente.
Sbuffò
Nojiko, offesa per la scarsa
comprensione che Ahanu mostrava per lei.
-
Ti assicuro che ce ne sono anche di
simpatici.
Sospirò
Ace, pensando a Jimbei. Anche
lui all’inizio aveva provato antipatia ed astio per lui, ma
si era dovuto ricredere.
Negli ultimi mesi, a Impel Down, quel grosso uomo pesce aveva
costituito la
sola compagnia degna di questo nome. Si era dimostrato un pirata che
sapeva
cosa fosse l’onore e la riconoscenza e si era detto pronto a
morire per fermare
quella assurda quella che alla fine era stata combattuta lo stesso.
-
Vuoi dire che nel Grande Blu ne
incontreremo parecchi?
Chiese
Nojiko, ancora più
terrorizzata di quando aveva scoperto dell’esistenza della
Reverse Mountain.
Fino a quel momento aveva sempre pensato al Grande Blu come una rotta
piena di
pericoli e fenomeni strani, ma non piena di uomini pesce. Quel
dettaglio la
rendeva improvvisamente più oscura e più
pericolosa.
-
Non credo, di solito non si
allontanano molto dalla loro isola.
Disse
Ace, distratto.
-
Esiste un’isola abitata solo da
quei cosi?
Chiese
la ragazza, perplessa. Ahanu
la guardò e scoppiò ancora a ridere.
-
Beh, ci sono anche le sirene ed i
tritoni.
Aggiunse
lui, alzando le spalle.
Nojiko lo fissò intensamente, scrutando con attenzione ogni
dettaglio del suo
volto.
-
Come è possibile?
Chiese
alla fine, con un tono
completamente diverso. Di colpo si era calmata ed era diventata anche
più
dolce. La paura per gli uomini pesce sembrava di colpo passata.
-
Che le sirene abitino con gli
uomini pesce?
Chiese
Ace, sorpreso da quella
domanda apparentemente senza senso.
-
No, che un uomo allegro e
spensierato come te abbia lasciato il mare e la vita libera per finire
a fare
il vagabondo nel mio campo di mandarini.
Disse
lei, con un sussurro. A quelle
parole Ace si bloccò, quasi smise di respirare. Ci mise un
bel po’ prima di
riuscire a rispondere. Aveva temuto quella domanda fin dal primo giorno
che
erano partiti e forse da ancora prima, quando lei lo aveva accolto in
casa sua
e gli aveva offerto un tetto, del cibo ed un lavoro.
-
È successo e basta, non mi va di
parlarne.
Sussurrò
Ace, abbassando lo sguardo e
chiudendo i pugni. Cercava di far tacere quella vocina che gli diceva
fallito
ed allo stesso tempo voleva chiudere quel discorso prima che seguissero
altre
domande, e poi altre ancora che lo avrebbero di sicuro portato a
raccontare di
Barbabianca, di Sabo, di Rufy e dei suoi fallimenti.
-
Avevi una ciurma? Prima, intendo..
Chiese
ancora Nojiko, vinta dalla
curiosità. Sapeva che si trattava di un discorso pericoloso
da affrontare con
Ahanu ma voleva stesso capire fino a che punto poteva spingersi.
-
Si, ma di solito viaggiavo da solo.
Rispose
lui, sintetico,
costringendosi a rispondere invece di scappare lontano da tutto e da
tutti per
meditare in silenzio su quello che era stata fino a quel momento la sua
vita.
-
Non è pericoloso?
Si
stupì lei, inclinando appena la
testa. Dai racconti di alcuni avventurieri che erano passati per il
villaggio e
dagli articoli di giornale aveva imparato che
-
So difendermi, dolcezza.
Esclamò
Ace, sorridendo. Nojiko
rimase per un po’ incantata a guardarlo, stupendosi della sua
faccia tosta e
dei suoi modi assolutamente lunatici. Fino a poco prima sembrava
depresso,
l’ombra di se stesso, ora invece rideva come un folle.
-
Anche io, cosa credi!
Sbuffò
la ragazza, brontolando
qualcosa circa il fatto che era impossibile riuscire sul serio a
capirlo ed
avere a che fare con lui.
-
Va bene, che ne dici di fare un
giro prima di metterci a cercare una nave ed un log pose?
Propose
Ace, guardando ancora verso il
porto per assicurarsi che non ci fosse la marina in circolazione.
Nonostante
non fosse la sua isola preferita doveva ammettere che Logue Town aveva
il suo
fascino, soprattutto per coloro che vi arrivavano per la prima volta.
-
Perfetto, così potrò comprare
qualcosa..
Sospirò
Nojiko, con fare sognante. Il
compagno di viaggio la guardò, critico.
-
Comprare? Non credevo avessi con te
dei soldi..
Si
stupì Ahanu, con fare innocente.
-
Fatti gli affari tuoi!
Ringhiò
la ragazza, diventato una
furia. Dalla reazione Ace intuì che era meglio non fare
domande. Forse la sua
amica aveva la stessa passione della sorella: i soldi, i mandarini e le
belle
cose a poco prezzo.
-
Come vuoi, divertiti. Ci vediamo
alla nave tra qualche ora.
Mormorò
il ragazzo, allontanandosi di
qualche passo. Aveva voglia di stare un po’ da solo, per
pensare. Una volta
partiti sarebbe stato a stretto contatto con Nojiko per molto tempo e
non
sarebbe più riuscito ad assaporare il silenzio e la
solitudine. Pensare di
passeggiare per quelle vie, le stesse che almeno una volta doveva aver
solcato
anche il suo fratellino, gli faceva un effetto strano e non voleva
nessuno con
cui condividere quelle sensazioni e quei pensieri.
-
Ehi, Ahanu.. niente pazzie!
Lo
ammonì la ragazza, prima di
lasciarlo andare. Ace sorrise, stupito dall’affetto che
quella piccola mocciosa
sembrava provare per lui nonostante lo conoscesse così poco.
-
Te l’ho già promesso. Sta
tranquilla!
Rispose
lui, rassicurandola con un
gesto della mano prima di sparire nella folla.
Ace
si allontanò calandosi un
cappuccio sul viso. Certo, la marina lo credeva morto ma era meglio non
sfidare
la sorte più di quanto non fosse necessario. Non si sarebbe
mai perdonato se la
sua imprudenza avesse messo in pericolo Nojiko.
Vagabondando
a caso non poté fare a
meno di notare un sacco di rimandi al Re dei Pirati, suo padre. Quella
era
decisamente una città che viveva nel passato, nella gloria
di un’era lontana in
cui si credeva che ogni cosa fosse possibile. Veneravano un uomo come
un dio,
senza chiedersi se avesse davvero fatto di tutto per la sua famiglia o
se
avrebbe potuto fare di più, magari mettendo da parte
qualcuno dei suoi sogni
per il figlio e per la compagna.
Il
ragazzo sbuffò ed entrò nella
prima locanda che trovò, un po’ per il caldo e un
po’ per non vedere oltre la
faccia da schiaffi di Gol D Roger. Una pinta di birra era quello che ci
voleva
ad aggiustare la giornata, poi si ricordò che non aveva con
sé denaro ed
imprecò.
-
Che hai ragazzo, non sei felice
all’idea di stare in un posto pieno di storia?
Chiese
un vecchio dietro il bancone,
intento a lustrare dei bicchieri che sembravano già
perfettamente puliti. A
giudicare da questo gesto, così come dalla polvere che
ricopriva ogni cosa, Ace
immaginò che quella bettola non doveva avere avuto molti
clienti negli ultimi
tempi tranne forse qualche ratto e parecchi ragni.
-
Parli dell’idiota che hanno
giustiziato tanti anni fa?
Chiese
Ace, indifferente
all’entusiasmo che sentiva nella voce dell’uomo
ripensando a Gol D Roger. Si
guardò attorno, osservando a lungo le pareti spoglie sulle
quali facevano bella
mostra avvisi di taglia di pirati di un’altra epoca, lontana.
Quel vecchio
doveva averlo conosciuto davvero Roger, così come doveva
aver incontrato anche
Barbabianca. Anche lui, come tutti del resto, viveva nel passato per
sfuggire
al grigiore e alla banalità di quello che gli riservava il
presente.
-
Credevo fossi un pirata.
Osservò
l’oste, fissando il nuovo
arrivato con curiosità. Sembrava un tipo sorprendente, uno
di quelli che si devono
conoscere per forza. Ne erano passati tanti per il suo locale, ma mai
nessuno
gli era sembrato tanto misterioso. Era palese che il giovane nascondeva
una
storia incredibile, che non aspettava altro se non una pinta di birra
per
essere raccontata.
-
Lo sono, o forse lo ero.
Sospirò
Ace, incerto. Aveva smesso di
sapere chi era quando si era svegliato sulla nave di Shank e aveva
capito che
Rufy era morto, o forse ancora prima, quando era stato catturato da
Barbanera e
aveva intuito che il suo gesto imprudente aveva finito con il segnare
il suo
destino e quello di suo padre Barbabianca, condannando entrambi.
-
Avanti, bevi. Si vede che sei
confuso. Deve essere il caldo.
Disse
il vecchio, avvicinando un
grosso calice al ragazzo che aveva ancora il cappuccio ben calato su
viso.
-
Grazie mille, ma non ho soldi per
pagare.
Mormorò
Ace con un filo di voce. Una
volta non si sarebbe fatto problemi a bere, magari anche mangiare, e
poi
scappare via. Ora qualcosa era cambiato, anche in questo.
-
Fa lo stesso, offro io. Sai, un
anno fa ho visto un moccioso che era il tuo esatto contrario.
Sorrise
il vecchio, sedendosi vicino
al suo ospite forse per studiarlo meglio o forse solamente
perché era sordo e
da lontano sentiva poco.
-
Fammi indovinare, un pazzo esaltato
che non vedeva l’ora di replicare le avventure di Roger anche
a costo di farsi
ammazzare?
Ipotizzò
Ace, ironico, sorseggiando
la birra. L’anziano oste sorrise.
-
Esatto.
Confermò,
finendo con il ripensare a
quel esagitato ragazzino che voleva a tutti i costi vedere il patibolo
dove era
morto il Re dei Pirati prima di partire per il suo viaggio. Allora
aveva riso
di quella sua determinazione, ma aveva immaginato che sarebbe diventato
grande.
E così era stato. Isola dopo isola aveva finito con il
rivelarsi un grosso
grattacapo per la marina e per il governo mondiale, senza che nessuno
dei due
riuscisse per davvero a mettere freno alle sue avventure. Aveva seguito
le sue
avventure sul giornale con la stessa emozione e la stessa impazienza
con cui un
bambino segue i suoi fumetti preferiti, settimana dopo settimana,
gioendo di
ogni vittoria e di ogni aumento di taglia.
-
Beh, era uno dei tanti.
Sbuffò
Ace, alzando le spalle. Ne
aveva visti tanti di ragazzi che credevano nei loro sogni al punto da
mollare
tutto e partire, ma nessuno aveva fatto una bella fine. Neppure Rufy.
-
Non credo, quel ragazzo aveva una
strana luce negli occhi. Mi stava simpatico, forse anche per via di
quel
cappello..
Continuò
il vecchio, fissando
intensamente il suo interlocutore negli occhi. A quelle parole per poco
Ace non
si strozzò per la sorpresa.
-
Cappello?
Chiese,
frenetico, incredulo che quel
vecchio avesse sul serio incontrato il suo fratellino prima che questi
partisse
per il suo viaggio, prima che il suo sogno venisse spezzato.
-
Si, di paglia. Dimmi Pugno di
Fuoco, che ci fa un morto nella mia locanda?
Chiese il vecchio oste, con
una luce diversa
negli occhi.
-
Circa un anno dopo gli avvenimenti di Marineford –
Circa
sei mesi più tardi rispetto
all’arrivo di Ace e Nojiko un’altra misteriosa nave
entrò silenziosamente nel
porto di Logue Town. Niente era cambiato rispetto a pochi mesi prima,
persino i
marine di guardia al porto era sempre gli stessi ed erano sempre fermi
al loro
tavolo tra birra, carte e qualche donna che si concedeva loro attratta
dal
fascino della divisa o forse dalla possibilità di ottenere
qualche
informazione. Ancora una volta si trattava di una nave che non aveva
nessuna
bandiera, ne pirata ne di altro genere. Sabo aveva passato gran parte
del
viaggio a spiegare a Kaja tutti gli imprevisti che avrebbero potuto
dover
affrontare e tutte le cose che avrebbero dovuto procurarsi. Quando
erano giunti
a Logue Town, prima tappa del loro viaggio, la ragazzina era preparata
a quello
che stavano per affrontare.
-
Dove si compra un log pose?
Aveva
chiesto la ragazza appena
sbarcata, pratica. Sabo la guardò, sorpreso e fiero dei
risultati dei suoi
insegnamenti. Nel corso di quelle settimane, giorno dopo giorno, il
ragazzo aveva
capito che di fronte a se aveva una ragazza determinata non una
frignona pronta
a scappare di fronte alla prima difficoltà.
-
Non si comprano, è illegale
venderli.
Rispose
Sabo, coprendosi il viso con
un cappello perché nessuno potesse riconoscerlo. Era una
vecchia abitudine che
gli era rimasta dai tempi in cui andava in giro con Dragon e
l’imperativo era
per forza di cose non dare troppo nell’occhio. Adesso non
faceva più parte
dell’armata rivoluzionaria, ma sulla sua taglia pendeva
ancora una grossa taglia
che avrebbe fatto gola sia ai marine perdigiorno che a qualche avido
cacciatore
di taglie.
-
Perché?
Chiese
Kaja, ingenuamente, puntano
gli occhi addosso al compagno che appariva seccato.
-
Chi vuole compra un log pose vuole
entrare nella Rotta del Grande Blu e questo fa di lui un nemico della
Marina,
pirata o rivoluzionario che sia.
Spiegò
pazientemente il
rivoluzionario, con una vena polemica nella voce. Personalmente aveva
sempre
trovato quella legge molto ingiusta, specie per le persone che non
erano ne
pirati, ne rivoluzionari o nemici del governo. Di certo erano loro i
più
penalizzati visto che un malintenzionato avrebbe in ogni caso trovato
un modo
per procurarsene uno. Molti onesti cittadini invece si arrendevano. In
larga
parte era meglio così, perché questo risparmiava
loro pericoli e sofferenze, ma
era anche profondamente ingiusto. In un mondo libero tutti dovevano
avere il
sacrosanto diritto di andare dove gli pare, senza limitazioni.
-
Non è giusto, se un semplice
cittadino volesse andarci?
Chiese
la ragazza, imbronciandosi.
Era assurdo che la marina etichettasse chiunque avesse un minimo di
intraprendenza come pericoloso pirata nemico del governo prima ancora
di capire
perché voleva andare nel Grande Blu.
-
Secondo la marina quella rotta è
troppo pericolosa per i semplici cittadini, solo i pazzi ci vanno.
Sospirò
Sabo, presagendo che quella
discussione sarebbe andata per le lunghe. Kaja odiava le ingiustizie ed
ogni
volta che ne sentiva una protestava, tuttavia contro quella legge al
momento
loro due potevano fare poco.
-
Quindi noi siamo pazzi?
Chiese
Kaja, imbronciata. Odiava la marina
e odiava anche il governo. Odiava tutti quelli che etichettavano il suo
sogno
di diventare medico e trovare Usop come una pazzia. Condannavano delle
persone
senza conoscerle, scivolando quasi senza rendersene conto dalla parte
del
torto.
-
Io forse un po’, tu sicuramente.
Rispose
il compagno di viaggio,
sorridendo.
-
Come credi di fare, simpaticone?
Sbuffò
la ragazzina, alzando gli
occhi al cielo. Sabo era bravissimo a strapparle un sorriso quando era
imbronciata, non c’era nulla da fare. Prima di lui
l’unico che c’era riuscito
era stato il suo amico Usop, tanto tempo prima.
-
Lascia fare a me.
Disse
Sabo, senza dilungarsi in
spiegazioni. Il ragazzo si guardò intorno, studiò
attentamente il gruppo di
marine e concluse che non costituivano un problema. Era meglio
ignorarli
piuttosto che combattere con loro. Se lo avessero creduto un timido e
indifeso
viaggiatore sarebbe di sicuro stato meglio per tutti, in primis per
Kaja.
-
Spiega..
Mormorò
Kaja, preoccupata che Sabo
avesse in mente qualcosa di pericoloso o illegale. Il ragazzo
alzò gli occhi al
cielo, esasperato da tutte quelle domande.
-
Un vecchio trucco di quando ero
Rivoluzionario.
Continuò
Sabo, vago.
-
Rubare?
Chiese
la ragazza, curiosa e stupita.
Il rivoluzionario si voltò verso l’amica, stupito
da tante intraprendenza.
-
No, quello è un vizio che ho preso
dopo!
Rispose
Sabo, sorridendo ed alzando
le spalle. Buttare ogni cosa sul ridere e non prendere mai nulla troppo
sul
serio era un modo di fare che aveva imparato dai suoi fratelli, tanto
tempo
prima. Ormai tutto quello che gli restava di loro non era altro che
ricordi,
racconti e immagini sfuocate che si inseguivano nella memoria. Non
voleva
dimenticarli, ma era conscio che doveva andare avanti. Loro erano il
passato,
Kaja il presente. Forse un giorno di sarebbero incontrati e forse
allora
avrebbero riso ancora insieme, ma per il momento doveva pensare alle
cose
concrete.
-
Riesci a restare serio per cinque
minuti?
Chiese
ancora Kaja, esasperata da
quel suo strano modo di fare. Il ragazzo annuì, cercando
quanto più possibile
di tornare serio.
-
Dobbiamo andare nelle vecchie
locande e parlare con gli osti.
Spiegò
alla fine Sabo, appena
infastidito per essere stato costretto a rivelare il suo grande
segreto. Come
tutti i rivoluzionari anche a lui piaceva fare il misterioso, usando
frasi ad
effetto e tirando fuori dal nulla l’oggetto dei desideri del
suo interlocutore.
Kaja invece lo aveva costretto a rivelare tutto.
-
Tutto qua?
Esclamò
la ragazza, stupita. Si era
aspettata chissà quale grande segreto e invece si era vista
propinare un
consiglio che avrebbe potuto dargli chiunque.
-
Molti di loro hanno dei log pose a
ricordo dei loro viaggi, se gli stai particolarmente simpatico
può essere che
te lo regalino.
Continuò
il rivoluzionario, indicando
una fila di vecchietti seduti fuori da altrettanti locali che davano
sul porto.
Quasi tutti guardavano verso di loro, chiedendosi se la loro fosse o
meno una
nave pirata. Stare lì, osservare gli sconosciuti e ripensare
ai loro viaggi era
la loro unica ragione di vita. L’unica cosa che li manteneva
ancora vigili e
arzilli.
-
Andiamo, allora.
Disse
la ragazza, prendendolo sotto
braccio e lasciandosi condurre per le via della piccola cittadina.
Dividersi e
fare un giro da sola era fuori discussione. Sabo nei giorni prima dello
sbarco
aveva dichiarato che non l’avrebbe persa di vista neppure per
un istante,
qualunque cosa fosse successa. Kaja era onorata di tutte quelle
attenzioni, ma
era anche convinta che l’amico esagerasse. Certo, il mondo
era cattivo e lei
era indifesa, ma era anche vero che non potevano incontrare solo
persone che
avrebbero voluto fare loro del male.
I
due ragazzi girarono un po’ prima
di trovare la locanda che sembrava fare al caso loro.
-
Come fai ad essere sicuro che sia
il posto giusto?
Chiese
Kaja, guardando scettica la
vecchia insegna scolorita che di certo non invitava ad entrare.
Sembravano anni
che nessuno ci metteva piede, o forse decenni.
-
Non lo so infatti, proviamo.
Rispose
Sabo, spingendo appena la
porta. Se da fuori sembrava un posto poco frequentato,
l’interno poco curato e
la polvere sui tavoli confermava che quel locale non riceveva clienti
da molto
tempo, forse mesi.
-
Salve, è aperto?
Chiese
il rivoluzionario, cercando il
proprietario quello strambo locale.
-
Certo, venite avanti e fatevi
guardare.
Rispose
un vecchio oste, accoccolato
su una sedia a pochi passi dal bancone. Portava gli occhiali, e aveva
un
giornale di fronte a sé. Il suo sguardo annoiato si era
illuminato non appena
li aveva visti entrare dalla porta, forse felice di passare una
giornata
diversa.
-
Come?
Esclamò
Sabo, perplesso dalla
richiesta. Il vecchio sospirò.
-
Vedi, non mi capita spesso di avere
clienti da queste parte ma quei pochi che capitano sono sempre tipi
interessanti.
Spiegò
l’oste, chiudendo il giornale
per dedicarsi esclusivamente ai due nuovi arrivati.
-
Allora forse noi rovineremo questo
suo primato.
Mormorò
timidamente Kaja. Loro due
non erano certo due tipi strani, forse Sabo ma sicuramente non lei. La
cosa più
assurda che gli era capitata nella vita era stata finire al centro di
un
assurdo intrigo voluto dal suo maggiordomo che si era alla fine
rivelato un
pericoloso pirata. Quella volta, tuttavia, non era stata lei a tirarsi
fuori da
quel pasticcio. Erano stati Usop ed i suoi nuovi amici, prima di
prendere il
mare.
-
Perché dici così, bella signorina?
Chiese
l’anziano signore, passando lo
sguardo da Sabo alla ragazza. All’apparenza sembrava una
ragazza normale, forse
persino di buona famiglia, ma lui era convinto che c’era
dell’altro. Una storia
intricata, losca e assurda che spiegava perché avrebbe preso
il mare. Questo
faceva di lei una ragazza speciale.
-
Beh, siamo due persone normali.
Rispose
lei, incerta. Non sapeva come
altro definire lei e Sabo.
-
Tutti credono di esserlo, ma molti
sono speciali. Siete pirati?
Chiese
l’oste, piegando appena la
testa come a studiarli meglio.
-
No.
Rispose
Sabo, deciso. Diventare
pirata e navigare con i suoi fratelli era il suo sogno ma non era mai
riuscito
a realizzarlo. La vita lo aveva portato prima ad essere un
rivoluzionario, poi
a perdere tutto e a non essere più nulla.
-
Lo eravate?
Chiese
ancora il vecchio,
accigliandosi.
-
Nemmeno.
Rispose
ancora Sabo, cercando di
capire dove volesse andare a parare il vecchio.
-
Le cose si fanno interessanti.
Mormorò
l’oste, sorridendo appena e
buttando giù un sorso di rum.
-
Il mio amico era un rivoluzionario,
io invece vorrei diventare un dottore.
Spiegò
Kaja, per mettere fine a
quello strano interrogatorio apparentemente senza senso.
L’uomo li fissò ancora,
senza mostrarsi stupito o incredulo.
-
Una coppia bizzarra, non c’è che
dire. State andando nel Grande Blu?
Si
informò lui, sicuro che due tipi
del genere non potevano andare in un luogo diverso.
-
Ci stiamo provando, ma prima
dobbiamo trovare un log pose.
Spiegò
la ragazza, mentre Sabo si
guardava in giro per capire dove fossero finiti. Era fin troppo
evidente che il
vecchio aveva un debole per i pirati, c’era solo da capire
cosa ne pensasse dei
rivoluzionari. Non sembravano esserci ritagli di giornale o avvisi di
taglia in
bella vista, ma non voleva dire molto. Appendere l’avviso di
taglia di Gol D
Roger a mo’ di poster non faceva perdere le staffe alla
marina come invece
succedeva con quello di Dragon. Per qualche ragione quei vecchi pazzi
erano
convinti che bastasse vedere la foto del capo dei rivoluzionari per
unirsi alla
loro causa e quindi meritarsi la morte.
-
Ne avevo uno da qualche parte, ma
l’ho regalato qualche mese fa ad un brontolone.
Disse
l’oste, sorridendo al ricordo
di quel breve incontro che risaliva a sei mesi prima.
-
Anche lui era un tipo strano?
Chiese
Kaja, curiosa. Quello strano e
misterioso tizio cominciava ad affascinarla. Era solo alla prima tappa
del
viaggio, ancora ben lontana dall’essere diventata un bravo
medico o avere
trovato Usop, ma aveva già incontrato una persona speciale.
-
Naturalmente, tutti lo sono. Anche
voi cara la mia dottoressa.
Rispose
l’oste, sicuro, battendo il
bicchiere ormai vuoto sul bancone.
-
Sarei felice se mi chiamasse Kaja.
Mormorò
la ragazza, sorridendo. Quel
vecchietto dopo tutto le stava simpatico, molto. Sarebbe stato bello
poter
restare a lungo a parlare con lui, ascoltando tutte le sue storie come
faceva
con quelle del suo amico Usop tanto tempo prima.
-
Bel nome, davvero. Invece il
rivoluzionario è Sabo, dico bene?
Chiese
l’oste, sicuro, voltandosi
verso il ragazzo ancora impegnato a cercare di capire qualcosa di
quello strano
posto. Il rivoluzionario trasalì a quelle parole.
-
Come fa a saperlo?
Chiese,
spaventato. Non aveva detto
nulla di sé, ne mostrato eccessivamente il suo viso. Era
semplicemente
impossibile che avesse tirato ad indovinare e che ci avesse preso. Il
vecchio
scoppiò a ridere.
-
Quasi un anno fa un vecchio amico
mi ha portato questo. Credo fosse preoccupato per te e mi ha anche
chiesto di
riferire a lui in caso fossi passato di qua.
Raccontò
lui, tirando fuori da sotto
il bancone un avviso di taglia sul quale c’era il suo nome e
la sua foto. La sua
compagna di viaggio prese l’avviso tra le mani e lo
guardò con attenzione,
rapita, paragonando la foto al viso dell’amico. Non doveva
essere passato molto
tempo da quando la foto era stata scattata, eppure Sabo appariva del
tutto
diverso. Sembrava più grande, più stanco ed anche
più preoccupato. Nella foto
aveva un’aria spensierata e leggera che nella
realtà il suo amico aveva perso.
-
Un amico, dice?
Mormorò
Sabo, perplesso, fissando
distratto l’avviso di taglia. Lui non aveva amici, solo
compagni di lotta e di
armi che tuttavia gli avevano voltato le spalle. Non aveva nemmeno una
famiglia, non più almeno. Le parole del vecchio sembravano
davvero assurde.
-
Si tratta di Monkey D Dragon.
Disse
l’oste, senza aggiungere altro.
In pochi avrebbero ascoltato quel nome senza reagire, e quel ragazzo
era uno di
quelli. Probabilmente doveva conoscerlo per bene, magari anche di
persona. Kaja
invece impallidì, sconvolta.
-
Quel vecchio non si fa mai i fatti
suoi.
Sbuffò
Sabo, infastidito
dall’invadenza dell’uomo che lo aveva praticamente
fatto cacciare dalla sua
nave qualche tempo prima.
-
Conosci Dragon?
Chiese
Kaja, a metà tra il sorpreso e
lo spaventato. Aveva sentito spesso parlare di lui, ma mai con
così tanta
tranquillità. Sapeva che era un uomo potente e terribile che
tutti temevano e
che nessuno riusciva a tenere a bada. Persino la marina ed il governo
mondiale
non avevano la minima idea di dove fosse o cosa stesse combinando.
-
È il capo dei rivoluzionari, mi ha
praticamente fatto da padre.
Spiegò
il rivoluzionario, alzando le
spalle quasi quella conversazione avesse poca importanza per lui. Era
evidente
che non gli andava di parlare del suo passato.
-
Visto Kaja, che avevo detto io..
Sussurrò
il vecchio, ridacchiando. Aveva
ascoltato le parole del ragazzo con avidità, soddisfatto di
avere un altro
incontro degno da essere raccontato.
-
Le capitano spesso incontri come
questi?
Chiese
la ragazza, sorpresa da quello
che aveva appena scoperto sul suo compagno di viaggio. L’uomo
annuì,
sorridente.
-
Di continuo, anni fa capitò qui
niente meno che Roger in persona.
Raccontò
l’oste, con gli occhi pieni
di orgoglio.
-
Accidenti.
Esclamò
Kaja, sorpresa. Non si era
mai interessata troppo di pirateria, ma persino lei conosceva il nome
del Re
dei Pirati, l’uomo che aveva dato inizio alla grande era
della pirateria e che
aveva spinto molti giovani, tra cui Usop, a partire.
-
Niente foto alle pareti?
Chiese
Sabo, ironico, guardandosi
intorno. Il vecchio tossì e mandò giù
altro rum.
-
Non sono quel tipo di persona, ma
ammetto che gli avvisi di taglia dei loro figli li ho tenuti.
Rispose
il vecchio signore, indicando
dei fogli apparentemente buttati a caso. Sabo lanciò un
occhiata sul banco e
gli si strinse il cuore nel vedere gli avvisi di taglia dei suoi due
fratelli
mischiati a quelli di altri pirati famosi.
-
Rufy, lei lo conosce?
Chiese
Kaja, studiando con attenzione
la foto del ragazzo che tanto tempo prima era partito con Usop.
L’altro ragazzo
non lo conosceva, ma sembrava che Sabo fosse rimasto colpito dalle
parole
dell’oste. Tanto da non notare che lei aveva preso il
manifesto di taglia di
Rufy in mano e che sembrava conoscerlo.
-
Ho conosciuto entrambi, anche Ace.
È stato a lui che ho dato il mio log pose, sei mesi fa.
Spiegò
il vecchio. A quelle parole
Sabo ebbe un fremito.
-
Ace è stato qui sei mesi fa? È
impossibile, lui è morto.
Esclamò
Sabo, sicuro, fissando il
vecchio oste negli occhi.
-
Anche io mi sono sorpreso, ma le
assicuro che non si trattava di un fantasma. Credo che la marina abbia
preso
parecchi granchi, ma non sarò certo io a dirglielo. Io sto
dalla parte dei
pirati, e dei rivoluzionari..
Aggiunse
il vecchio, ridacchiando e
facendo un occhiolino ai due ragazzi.
-
Può raccontarmi di Ace e di Rufy,
la prego. È importante.
Implorò
Sabo, di colpo di gentile con
il vecchio oste. Quell’incontro si stava facendo
interessante, anche se quel
tipo non avesse nessun Log Pose da dare loro. Kaja fissava interessata
l’amico,
chiedendosi il perché di quel cambiamento improvviso. Doveva
esserci qualcosa
sotto che era legato al passato del suo amico.
-
Rufy l’ho incontrato parecchio
tempo fa, prima che entrasse nella Rotta del Grande Blu. Era
spensierato e
allegro, l’esatto contrario di suo padre.
Iniziò
a raccontare il vecchio,
giocherellando con il bicchiere ormai vuoto.
-
Rufy è il figlio di Dragon?
Chiese
Kaja, sorpresa, guardando
prima Sabo e poi il vecchio signore.
-
Certo Kaja, ormai lo sanno tutti
dopo quello che è successo l’anno scorso.
Rispose
l’oste, sorridendo. Sabo fissava
l’uomo, impaziente. Era evidente che voleva che andasse
avanti a raccontare
senza perdere altro tempo.
-
Mi parli di Ace..
Implorò
Sabo, cercando di tenere a
freno l’emozione.
-
Era venuto qui per caso. È stata
dura riconoscerlo, si nascondeva sotto un mantello ed era piuttosto
seccato, ma
alla fine l’ho riconosciuto.
Disse
l’oste, cercando di ricordare i
dettagli di quello strano incontro.
-
Aspetta, tu conosci il mio fratellino?
Aveva
chiesto Ace, incredulo, lasciando che il cappuccio
gli ricadesse sulle spalle. Ormai era stato riconosciuto, tanto valeva
mostrarsi e mettere le cose in chiaro.
-
Si, lo conosco.
Aveva
detto l’oste, annuendo. Era stupito per la reazione
del suo ospite: era bastato nominare Rufy perché Ace
riprendesse vita e uscisse
da quello strano stato di apatia.
-
Lo conosceva, lui non c’è più.
Aveva
sussurrato Ace con un filo di voce, diventando
all’improvviso triste. A quelle parole il vecchio aveva
sorriso e gli aveva
appoggiato una mano sulla spalla. Il pirata più giovane si
era stupito di quel
contatto, ma non si era allontanato.
-
Caro ragazzo, solo perché la marina dice che un pirata
è
morto questo non vuole dire che sia davvero così. Anche tu
dovresti essere
passato all’altro mondo, eppure sei qui di fronte e mi stai
parlando. È
sorprendente, sai?
Aveva
mormorato il vecchio, pieno di comprensione per il
ragazzo che aveva di fronte. Dopo tutto, non capitava certo tutti i
giorni di
incontrare il figlio di Gol D Roger.
-
Credi davvero che mio fratello sia ancora vivo?
Aveva
chiesto Ace, smarrito. Aveva bisogno di conferme e
forse anche di un buon motivo che lo spingesse a mettersi di nuovo
sulle tracce
del fratello, dandogli sul serio la speranza di trovarlo.
-
Tu no?
Aveva
ribattuto l’oste, senza rispondere in modo chiaro.
-
Lo credevo, l’ho anche cercato ma nessuno sa darmi sue
notizie.
Aveva
spiegato Ace, raccontando al vecchio tutta la sua
disperazione e la sua frustrazione. Ancora una volta l’altro
non aveva risposto
subito.
-
Questo forse può aiutarti. Guarda bene, sono abbastanza
convinto che nasconda un messaggio, ma non so dirti quale.
Aveva
risposto l’oste, mostrando un ritaglio di giornale
che risaliva a qualche mese prima. C’era una grossa foto
nella quale c’era
Rufy, vivo, a qualche settimana dalla fine della guerra. Questo provava
che era
vivo, o che per lo meno non era morto durante la guerra come avevano
detto a
lui.
-
Grazie mille, ora so cosa devo fare.
Aveva
esclamato Ace, sicuro, alzandosi in piedi per
dirigersi verso il porto. Dovevano partire, andare nel Grande Blu e
trovare sia
Rufy che Nami. Ora ci credeva anche lui.
-
Ferma un attimo, avrai bisogno di questo se vuoi andare
a cercare tuo fratello..
Aveva
aggiunto il vecchio, porgendo al ragazzo un vecchio
Log Pose ancora funzionante.
Una
volta terminato il racconto il
vecchio prese un lungo sorso da una bottiglia, poi la porse ai due
ragazzi.
Kaja scosse la testa, Sabo sembrava non avere nemmeno notato il gesto
del
vecchio oste impegnato come era a mettere in moto il cervello.
-
Ace è vivo.
Continuava
a ripetere, come una
litania. Non gli importava di altro, improvvisamente la sua vita aveva
di nuovo
senso.
-
È sorprendente, ma a te perché
interessa tanto?
Chiese
il vecchio, curioso. Quel
ragazzo conosceva Dragon ed era felice di sapere Ace vivo. Le cose
cominciavano
a farsi veramente interessanti.
-
È mio fratello, anche Rufy lo era..
credevo fossero entrambi morti, invece forse Ace è ancora
vivo. Devo trovarlo.
Esclamò
Sabo, sicuro, lasciando Kaja
interdetta e sorpresa. Era la prima volta che il compagno parlava del
passato,
rivelando cose sorprendenti.
-
Ti dirò quello che ho detto ad Ace:
per me, anche Rufy è vivo. Guarda qui.
Disse
l’oste, mostrando a Sabo lo
stesso ritaglio di giornale che sei mesi prima aveva mostrato ad Ace.
Il ragazzo
si fiondò su quel pezzo di carta, leggendolo avidamente
più e più volte. Scrutò
la foto, cercando sul viso del suo fratellino tracce del suo luminoso
sorriso
senza tuttavia trovarne.
-
Posso tenerlo?
Chiese
Sabo, alzando lo sguardo sul
padrone della locanda. L’uomo annuì, sorridendo.
-
Certo, prendi anche questo.
Aggiunse
l’uomo, prendendo da sotto
il bancone un vecchio log pose e mettendolo nelle mani della ragazza
che lo
guardava sorpresa ed incredula.
-
Credevo lo avesse dato ad Ace..
Sussurrò
Kaja, ricordando le parole
che lo stesso oste aveva pronunciato solo poco prima.
-
Ne ho sempre tenuto uno di scorta,
per le occasioni speciali.
Rispose il vecchio, ridacchiando, prima di buttare giù un ultimo sorso di rhum.
ANGOLO DELL'AUTRICE
per prima cosa, GRAZIE!!! in questo capitolo ho deciso di non parlare di Rufy e della ciurma per poter ambientare l'intero capitolo a Logue Town. come avete visto le tre storie iniziano ad incrociarsi, toccarsi ed entrare in contatto. il prossimo capitolo, per non fare torti a nessuno, sarà dedicata solo a Rufy ed alla sua ciurma!
Akemichan: onestamente anche a me è mancata una parte un po' più "profonda" quando si sono incontrati, ma immagino che Oda avrà in mente qualcosa per recuperare più avanti. :D spero che questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente!
Niki96: direi che sono tutti decisamente migliorati. nella prima parte ho volutamente esagerato per sottolineare come Ace e Sabo incontrano Nojiko e Kaja nel momento peggiore della loro vita. per il nome ho pensato che se Ace non voleva dirgli quello verò Nojiko doveva pur inventarsi qualcosa. nel senso, tu viaggeresti per mesi con uno che devi chiamare Ehi, tu? :D
Tre 88: beh, grandi cambiamenti in questo capitolo! Ace è convinto che Rufy è vivo. per il nome ho deciso che Ace lo dirà a Nojiko solo quando incontrerà i suoi fratelli, non prima. fino ad allora aveva proprio bisogno di un nome nuovo. mi sono imbattuta in Ahanu dopo qualche ricerca è l'ho trovato assolutamente perfetto! per quanto riguarda la ciurma, beh nelle mie storie Rufy e Zoro hanno sempre un rapporto di amicizia speciale. non potevo non metterci una delle loro chiaccherate! :D
Brando: grazie a te per avermelo suggerito. mi rendo conto che per me è semplice seguire la storia visto che l'ho bene in mente ma che non è altrettanto semplice per voi!
Katy93: innanzitutto, grazie per aver seguito la scorsa storia. il ciondolo, beh.. lo vedrai! non dico altro che se visto che hai letto la scorsa storia potresti anche tirare ad indovinare.. :D
Kuruccha: grazie mille!!! in questo capitolo niente Rufy, ma recupero nel prossimo!
Smemo92: Ace e Nojiko sono una coppia silenziosa. fanno casino, ridono, ma non si fanno domande che potrebbero far soffrire l'uno o l'altra. Sabo e Kaja parlano decisamente di più, con meno segreti. nel prossimo capitolo in cui compariranno Kaja racconterà a Sabo di conoscere Rufy. sono felice che ti piaccia la ciurma, nel prossimo capitolo si replica!