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Autore: Bitter_sweet    07/04/2011    4 recensioni
Niente urla, niente pugni.
Un clima surreale si era andato a creare. E tutta colpa di uno stupido giornale.
Sospirando il cecchino tornò a prestare attenzione al mare che lento percorrevano. Poggiando il mento sulle braccia incrociate sentì Rufy allontanarsi silenzioso.
Il ponte sotto di loro era tornato silenzioso.

Perchè c'è sempre un conto in sospeso con il passato e questi prima o poi torna a pareggiare i conti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Secondo capitolo, per la gioia di chi? Di certo non vostra…

Mettiamo i puntini sulle i : codesta ff, che si presenta assai strana già ai miei occhi, non tratta la classica battaglia. Nel senso che è qualcosa di più profondo (seee profondo), nel senso che tratta di demoni del passato che tornano a far visita.

Nulla a che vedere con la vecchia battaglia degli uomini pesce.

Mi sa che mi spiego da schifo.

Intanto vi lascio al capitolo, più sotto le spiegazioni.

 

 

 

 

2. Anestetico

 

 

Quel posto di certo non profumava di rose.

Zoro storse il naso mentre metteva piede dentro l’ennesima locanda per poi ritornare sui propri passi ed uscire. Aveva ancora una volta sbagliato.

Gli abitanti dell’isola lo guardavano incuriositi, altri invece divertiti.

Mugugnando una qualche maledizione lo spadaccino svoltò a destra. Lui le strade non le capiva proprio.

Si accodò a quella che sembrava una massaia. Almeno sarebbe finito da qualche parte.

 

 

 

“Trovato nulla dottore?” Chopper sussultò.

Si era totalmente estraniato da non ricordare nemmeno che Robin era andata assieme a lui in biblioteca.

“Niente” mormorò afflitto ed il cappello sembrò calare sui suoi occhi.

Tacque Robin.

Anche se avesse voluto dire qualcosa per risollevare il morale del medico, dubitava che le sue parole avrebbero sortito alcun effetto. Non riusciva a convincere nemmeno se stessa.

I tomi aperti sul tavolo in legno non erano altro che frutto di ricerche errate. Nulla sembrava portare ad una conclusione o almeno a capire cosa fare per risolvere il loro problema.

Guardare nei libri era sempre stato il suo modo per capire i problemi che incontrava e poterli così superare. Aveva trovato sempre almeno una risposta. Cosa c’era, allora, di sbagliato quella volta? Forse aveva guardato nei libri sbagliati, o forse semplicemente, non c’era una soluzione precisa.

Quella volta non sarebbe bastato prendere una medicina.

Sospirando la mora richiuse l’ennesimo libro scartandolo e posandolo sulla lunga fila posizionata al suo fianco. Ogni cosa di quei libri sembrava gridare disfatta. Avrebbero perso la battaglia?

“E se stessi sbagliando?” chiese flebile il piccolo medico osservando ostinatamente il libro che aveva davanti agli occhi.

“Perché dici questo?” Robin sollevò appena un sopracciglio posando lo sguardo sul compagno.

Stavano arrivando i dubbi e quelli, non erano mai un buon segno.

L’archeologa aveva visto più di una ciurma disfarsi a causa di dubbi. Erano fedeli i compagni? Avrebbe mantenuto la promessa? Sarebbero stati pagati?

Non portavano mai a nulla, solo a dispiaceri.

“Non riesco a trovare una soluzione” si asciugò una lacrima che furtiva era scesa lungo la guancia.

“Forse sbagliamo metodo” sussurrò lentamente l’altra. Quella volta riuscì a far assumere alle sue labbra un sorriso più convincente del solito.

“Non sono cose semplici da superare. E poi, credo che ci sia altro dietro” alla mente le tornava sempre l’espressione malinconica del capitano.

Cosa poteva esser successo di così grave in passato da far oscurare perfino il volto di Rufy?

 

 

 

“E tu che ci fai qui?” il biondo palesò la sua sorpresa inarcando un sopracciglio.

Zoro dal canto suo si strinse nelle spalle. Un modo come un altro per dirgli che non ne aveva la più pallida idea.

Alzando gli occhi al cielo Sanji riprese il proprio cammino tra le bancarelle gettando ogni tanto uno sguardo alla merce esposta. Se non altro aveva altre due braccia per trasportare il primo carico di spesa.

Altri ne sarebbero seguiti prima di imbarcarsi nuovamente.

Nonostante tutto, quel giorno il sole splendeva alto nel cielo. Una leggera brezza rinfrescava l’aria altrimenti secca. Forse quell’isola era tranquilla.

Si chiese se Robin e Chopper avessero fatto progressi.

“Che guardi?” lo spadaccino si era fermato.

Era facile capire quando il compagno si arrestava, i foderi delle spade finivano di cozzare tra loro ad ogni passo ed il silenzio calava.

Sanji si voltò ad osservare Zoro che a sua volta osservava un vicolo posto alla loro destra.

“Mi sembrava di aver visto qualcuno…” borbottò quello poco convinto e tornando a camminare, superando il biondo che rimase impalato per qualche istante perplesso prima di seguirlo.

“Qualcuno chi?” domandò affiancando l’amico.

Mentre l’odore di tabacco bruciato lo circondava, Zoro ripensò a quella figura tra le ombre che aveva visto.

Forse era solo la sua stupida immaginazione a giocargli brutti scherzi.

Scosse il capo cercando di scacciare dalla mente ogni pensiero. Cercò di concentrarsi sull’odore della sigaretta di Sanji, ma serviva a poco. Altro che calmante come lo definiva il cuoco.

“Solo un’ombra” si strinse nelle spalle sentendo lo sguardo indagatore di Sanji sul volto. “Hai ancora molto da fare qua?”

Se fosse stato un altro giorno, Sanji avrebbe risposto per le rime cercando in tutti i modi di far sentire in imbarazzo il compagno, o forse avrebbe protratto ancora a lungo il giro sfinendolo e caricandolo di borse.

“Quasi” si limitò a rispondere indicando con un cenno una bancarella. “Facciamo tappa al porto e poi torniamo alla locanda.”

 

 

 

“Che vuol dire sparita?” Usopp si fece piccolo piccolo mentre il cuoco avanzava a passo di carica.

“Sanji” lo richiamò all’ordine Zoro bloccandolo.

Gli strinse forte la spalla che aveva arpionato cercando al tempo stesso di calmarsi. La mano libera era già posata sull’elsa della wado ichimonji, ma ancora la lama era al sicuro nel fodero.

“Parla Usopp” ordinò poi mentre Sanji stringeva le labbra in una linea dura.

N-non so come sia successo. Voi non c’eravate e quando siamo saliti per vedere se era ancora in stanza e volesse mangiare qualcosa, bhè…non c’era più” mormorò afflitto portandosi le mani tra i capelli ricci.

“E Rufy?” chiese atono Sanji cercando in tutti i modi di riprendere il controllo della sua mente.

Lasciarsi trasportare dall’ira non era un bene, soprattutto se rischiavano così di mettere ancora più in pericolo Nami.

“Non lo so, quando mi sono voltato non c’era più” ricordava ancora quando si era voltato e non aveva più visto il ragazzo al suo fianco.

Sarebbe corso pure lui a cercarla, ma sapeva anche che doveva aspettare gli altri.

Era colpa sua? Si chiese mentalmente mentre maledizioni volavano rivolte verso se stesso e la sua stupida sbadataggine.

Forse sì.

Come aveva fatto a non accorgersi che la navigatrice era scesa e se ne era andata? Le scale portavano alla sala dove lui e Rufy erano appostati. L’avrebbe dovuta vederla in tutti i casi. Doveva prestare più attenzione.

“Che succede?” Sanji si voltò riconoscendo la voce di Robin.

“Nami è sparita” fu Zoro però a rispondere, mentre Usopp era ancora seduto a terra, le mani tra i capelli ed il volto rivolto verso terra. “Rufy credo che la stia cercando.”

Sciolse definitivamente la presa dalla spalla del cuoco e si diresse verso una panca all’esterno di quella locanda.

“E noi?” chiese spaventato Chopper. I libri presi dalla biblioteca gli scivolarono dalle mani finendo a terra ed aprendosi su pagine imprecisate. “Dobbiamo trovare Nami, se le succ-

“C’è Rufy” fu la risposta che diede Sanji bloccando così ogni singola risposta che potevano dare tutti gli altri.

Si scambiò uno sguardo corrucciato con Robin prima di portare l’ennesima sigaretta alle labbra ed accenderla. Lasciandosi scivolare a terra, seduto sui calcagni, a fianco del cecchino, lanciò un’occhiata di sbieco verso Zoro.

Ma…” provò ancora Chopper vedendo che anche Robin si era seduta ad un’altra panca libera.

“Chopper, abbi fiducia in Rufy” lo rimproverò piano Sanji guardandolo intensamente.

Il piccolo medico raccolse i libri caduti trattenendo a stento l’ennesima protesta.

Certo, si fidava di Rufy, ma aveva lo stesso paura per la rossa. Per di più, conoscendo il suo capitano, potevano passare ore prima che riuscisse a trovarla.

Zoro si passò ancora una volta una mano sul volto. Quel giorno si era dimenticato di farsi la barba ed ora il suo volto pungeva lievemente.

“È colpa mia” i mugugni di Usopp lo stavano infastidendo.

Ma lo lasciò parlare ancora, e ancora, e ancora. Lui per primo si stava maledicendo per aver deciso di farsi un giro per la città invece di rimanere di guardia.

Si maledì anche per non aver dato retta al suo istinto quando aveva scorto quella figura vicino al mercato catalogandola come un’allucinazione della sua mente.

 

 

 

“Signorina?” alzò di scatto la testa a quella voce.

Tremava appena rannicchiata tra un paio di casse nel vicolo dove si era rifugiata.

“Tutto bene?” chiese ancora quella voce che ben presto scoprì appartenere ad un bambino di poco più di dieci anni.

Forse, a giudicare da come parlava, poteva averne al massimo dodici.

Annuì frettolosamente rintanandosi ancora. Sprofondare nell’oscurità che il vicolo le donava sembrava la cosa più semplice. Strinse ancora più forte la maglia che portava tra i pugni affondando di nuovo la testa tra le braccia incrociate.

Non aveva idea di dove si trovasse. Ma non le importava.

Un singhiozzo le scappò.

“Signorina rimanga qui, vado a cercare qualcuno” aveva sentito i passi affrettati allontanarsi, ma aveva ostinatamente mantenuto lo sguardo serrato cercando di nascondersi ancor di più.

Rimase immobile per quelle che le parvero ore, cercando di regolarizzare il respiro mentre lacrime salate scendevano lentamente lungo le sue guance arrossate e calde.

Piangere non era la soluzione giusta, ma non sapeva cos’altro fare.

Le parole di quell’articolo lampeggiavano continuamente davanti ai suoi occhi. Bruciavano come se fossero state incise a fuoco sulla pelle.

Sarebbe tornato quel ragazzino?

Una vocina, nella sua testa le diceva che era meglio così. Affrontare i problemi con le sue uniche forze. Lo aveva fatto per otto lunghi anni cercando in tutti i modi di sconfiggere un nemico grazie alla propria astuzia, l’ingegno ed una buona dose di egoismo.

Aveva fallito però.

Ora, l’incubo si era fatto di nuovo vivido. Il passato era tornato a tirare le somme rubandole anche l’unica casa che aveva e con essa, tutte le persone che vi abitavano.

Nami…” riconobbe subito la voce di Rufy.

Inginocchiato a pochi centimetri da lei, il capitano la fissava ansioso. Il fiato lievemente affannato dovuto alla corsa, la ricerca costante della propria navigatrice.

Aspettò pazientemente che Nami alzasse lo sguardo solo per scoprire che i suoi occhi erano lucidi di lacrime. Mentre una morsa ferrea lo attanagliava all’altezza dello sterno, mozzandogli il respiro, allungò una mano aspettando che lei la prendesse.

“Andiamo” mormorò infine mentre sentiva la mano della rossa stringere la sua debolmente.

Voltandosi la fece salire sulle proprie spalle ed il cappello calava sul suo viso nascondendo gli occhi scuri.

“Mi puoi guidare fino alla locanda?” domandò poi rivolgendo un lieve sorriso al bambino che lo aveva accompagnato fino a quel luogo.

“Di qua” rispose al tiepido sorriso di quel pirata e cominciò a far strada.

 

 

<< Aiutami… >>

 

 

 

 

“Quanto impiega il log-pose a registrare il magnetismo Robin-chan?”

L’archeologa alzò lo sguardo dal proprio piatto, abbandonando anche la forchetta su di essa.

Se ne era dimenticata pensò sbattendo per un attimo gli occhi. Non nel senso vero e proprio, l’aveva chiesto alla bibliotecaria il tempo che impiegava il log-pose a registrare, ma si era totalmente dimenticata di informare il resto della ciurma.

“Tre giorni più o meno” mormorò tornando a posare lo sguardo sul piatto.

Ormai erano lì già da una giornata. Nonostante tutto, le ore sarebbero passate in fretta e ad essere sinceri, preferivano riprendere il mare. Almeno sulla Merry avrebbero avuto la situazione sottocontrollo.

“Vado a dare il cambio a Chopper” mormorò infine la mora alzandosi e dirigendosi verso le stanze.

Usopp la seguì con lo sguardo finché non sparì. Chopper era rimasto in camera con Nami da quando Rufy l’aveva riportata alla locanda.

Sospirando mangiò un altro boccone della sua cena mentre anche Sanji posava le posate per poi accendersi una sigaretta.

Al tavolo della locanda ora erano solo loro quattro. La stanza era quasi vuota fatta eccezione per una decina di persone intente a bere.

“Che dobbiamo fare?” la domanda di Rufy sembrava più rivolta a se stesso che ai suoi compagni.

Tutti e tre si guardarono tra loro cercando negli occhi degli altri una risposta, ma sapevano bene che non esisteva. Non c’era un nemico da dover sconfiggere, non c’era una battaglia da intraprendere. C’erano solo demoni dal passato.

Zoro posò una mano sulla spalla del capitano cercando così di fargli forza.

“Ho letto il giornale oggi” disse ad un certo punto il cuoco spegnando la sigaretta. “La marina ha catturato diversi uomini pesce, ma non c’è riportato nulla sull’isola.”

“Credete che si sia salvato qualcuno?” ad Usopp tremò la voce mentre poneva quella domanda.

Non era sicuro di voler una risposta.

“Sai anche tu che odiano gli umani” fu tutto quello che disse Sanji poggiando i gomiti sul tavolo. “Domani vado ancora al mercato. Chi rimane qua?”

“Io” mormorò Zoro agguantando la bottiglia di sakè e svuotandola nel bicchiere. “Robin e Chopper andranno ancora in biblioteca, e voi due andate pure a farvi un giro per l’isola” disse infine riferendosi a Usopp e Rufy.

 

 

 

 

§

 

Decisamente la mia mente va a banane.

Credetemi se vi dico che questa cosa è assurda, già di suo è una cosa assurda.

Pensavo, mentre scrivevo, a cosa farei io al posto di Nami sapendo che la propria isola, dopo tutta la sofferenza patita per otto lunghi anni, è stata attaccata ancora dagli uomini pesce. Il giornale riporta notizie frammentarie, ma la cosa che sembra più saltare all’occhio è che è stata totalmente rasa al suolo.

Ora, la cosa diventa un po’ complicata, nel senso che non c’è un nemico vero e proprio come lo era Arlong, quindi non c’è nessuno da combattere.

Sarà più che altro una battaglia interna.

 

 

 

   
 
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